lunedì 13 luglio 2009
25 e...sentirli!
Incredibili, strabilianti, stratosferici preparitivi fervono da circa un mese in casa mia.
E questo non perchè è prevista la visita di Obama o perchè, da un pò di tempo a questa parte, si mormora più del solito la parola "laurea" abbinata al mio nome.
No, niente di tutto questo. Il motivo è che tra meno di una settimana arriveranno qui, a casa mia, in Abruzzo i miei amati parenti pugliesi. In verità una parte dei miei amati parenti verrà dalla Puglia, mentre l'altra atterrerà dritta dritta da Francoforte.
Una storia complicata, lunga. Insomma, per farla breve, questa è un'altra storia.
La storia di cui vi voglio parlare riguarda invece il motivo per cui verranno i miei parenti e per cui la casa sta venendo messa a soqquadro dai miei genitori.
L'evento è uno di quelli irripetibili, unici: i 25 anni di matrimonio dei miei.
Già, 25 anni di matrimonio. Le famose nozze d'argento che ormai sempre meno coppie riescono a raggiungere.
Avete presente tutte quelle coppie che se ne vanno al mare lasciando il proprio figlio a godersi la solitudine del focolare, che non rompono i cosiddetti, che non rovesciano da cima a fondo la propria casa e che non stressano?
Ecco, quelle coppie lì a 25 anni di matrimonio non ci arrivano.
I miei invece sì.
Già da un mese a questa parte, mia madre era tutto un turbinio di fiori, copridivani, centro tavola, tappeti, trapunte singole, trapunte ad una piazza e mezza, trapunte matrimoniali, lenzuola, coperte e ricchi premi a cotillon.
E fin qui, niente di male.
Ma pian piano le cose sono andate peggiorando. Mio padre, durante il solito riposino pomeridiano della durata media di 4-5 ore, a vedere mia madre che si agitava per la casa, ha avuto il vago sospetto che dovesse darsi da fare anche lui. E così ha deciso, di colpo, di svuotare tutti gli armadi, mensole, cassetti, mobili e quant'altro ci fosse nella nostra cucina, ammassare tutto nel tinello, fare un inventario approssimativo e poi risistemare tutto secondo un ordine che, secondo lui, potesse finalmente garantire a quell'angolo della casa la praticità mentale di cui mia madre è abbondantemente sprovvista. Per due tre giorni abbiamo vissuto in una sorta di bazar da cui, a casaccio, ogni tanto venivano ripescati oggetti così vecchi che nessuno ricordava più. E allora via, a riempire buste di immondizia che poi il sottoscritto andava a buttare ogni volta che usciva. Anche perchè, diciamocelo chiaro, i miei in quei giorni erano come soldati asserragliati in un bunker da cui era impossibile uscire.
Più o meno succedeva così: io, quando dovevo uscire, cercavo di passare davanti al tinello facendo il meno rumore possibile, salutando, se proprio dovevo con un gesto della mano solo mia madre. Con passo felpato mi dirigevo silenziosamente verso la porta, sperando in silenzio di riuscire a farcela. Ma, puntualmente, la voce di mio padre mi chiamava dal terrazzo: "Ah, ma stai uscendo??? Benebenebene! Capiti a proposito! Vieni qui che mi devi buttare giusto quelle quattro, cinque buste di immondizia! Ma hai fretta? Ah, hai fretta? Va bè, ma tanto ci metti due minuti! Sei un uomo forte e vigoroso, tu!" (Tutto questo con tono palesemente da presa per il culo). Non ho ben capito se, laureandomi in psicologia, mio padre prevede per me un futuro da disoccupato e vuole cercare di farmi imparare un altro mestiere, ma vi assicuro che ormai a buttare le immondizie sto diventando piuttosto bravo.
Dopo qualche giorno, però, finalmente la cucina venne sistemata. E questo secondo il sistema di catalogazione di mio padre, comprensibile da lui e da nessun altro. Dovevo capirlo già da quando mia madre provò a illustrarmi la nuova disposizione:
"Allora, guarda bene come abbiamo messo le cose: qui c'è la pasta chiusa (e apriva una mensola), qui c'è la pasta aperta da consumare (e apriva un'altra mensola di un altro mobile dell'altra parte della cucina), qui ci sono patatine e prodotti salati (e apriva un'altra ulteriore mensola di un altro ulteriore mobile di un'altra ulteriore stanza), qui invece robe per la colazione (e apriva un cassetto di un mobile che si trovava da tutt'altra parte rispetto al tavolo dove facciamo colazione). Qui, invece (e indicava le mensole vicine al tavolo per la colazione) ci mettiamo portaghiaccio, pentole e un servizio di piatti". In tutta questa visita guidata alle meraviglie della mia casa, mi venne solo un piccolo dubbio: "mamma, ma le pentole per quando dobbiamo cucinare?". Il tempo di finire la domanda che mia mamma mi stava già guardando con l'espressione smarrita di chi è messa di fronte ad un dilemma atroce. "Dici che dovremmo metterle tutte in un posto???", mi chiede con un filo di voce. Penso che, in fondo, vista l'encomiabile risistemazione della cucina, sarebbe stato meglio che un paio di pentole le mettessi sotto il mio letto, ma poi le suggerisco che forse era meglio. La lascio lì, davanti alle mensole, indecisa se spostare il portaghiaccio o la teiera. Finalmente, però, dopo giorni e giorni di lavoro mio padre ha finalmente trovato la giusta soluzione: ha disegnato una piccola mappa della casa con tutte le mensole e i cassetti vari, in modo che possiamo ritrovare tutto nel minor tempo possibile.
Quest'ultima settimana, però, è stata tra tutte la più intensa (leggi: la peggiore).
Mentre mio padre, da bravo manovale, si è dedicato agli ultimi ritocchi, mia madre ha pensato bene di impiegare il suo tempo nella pulizia delle camere.
E così, mentre mio padre sistemava vicino alla finestra del bagno un fornelletto per le zanzare, mia madre si aggirava nelle stanze come un soldato determinato a portare a termine una missione vitale. Senza neanche accorgermene, in tutti questi giorni ho visto la mia camera cambiare, svuotarsi, inghiottire oggetti sparpagliati sulla scrivania che ora non ritroverò mai più. Al disordine è subentrato l'ordine di mia madre, un ordine fatto di oggetti sistemati e di scrivanie svuotate. Lentamente, però, andavo conservando la speranza che quella di mia madre fosse solo una guerra lampo, consumata in pochissimi giorni e volta ad infliggere al nemico dei piccoli, ma letali attacchi. Niente di eccessivamente preoccupante, pensavo. Ma, ovviamente, mi sbagliavo.
Questa mattina, infatti, non contenta dei risultati già ottenuti (peraltro notevoli, visto il livello medio della mia stanza), il soldato ha deciso di sferrare l'attacco finale. Mentre facevo finta di studiare in camera, barricato per difendere strenuamente la linea di difesa, i primi attacchi sono giunti sottoforma di sistemazione delle borse per l'università e delle varie cartelle sparse per terra. Io, spazientito, esco dalla stanza e vado in bagno. Qui trovo la finestra completamente spalancata, pienamente illuminata dal neon viola del fornelletto. Dopo averla chiusa senza protestare con il soldato, torno in camera. Appena entro, vedo mia madre intenta a fissare l'appendiabiti con uno sguardo minacciosamente torvo. "Cosa vorrà adesso?", penso. Il tempo di realizzare quale fosse il suo obiettivo, che subito mi chiede come mai, sull'appendiabiti, erano appesi così tanti giubbini. "Eh, bè, boh, non so..." balbetto io, cercando di non dare troppo peso alla cosa. Ma no, dovevo immaginare che non ce l'avrei mai fatta. Implacabile, il soldato ha raccolto in un avambraccio tutti i miei giubbini e li ha buttati di peso sul letto. "Ma...ma...non ho le grucce per appenderli!", ho cercato di risponderle, sperando invano che questo la fermasse dal suo proposito. "E che problema c'è, te le presto io!!", ha risposto lei, determinata. Io nel frattempo torno in bagno, il tempo di scoprire che aveva riaperto un'altra volta la finestra. Punto sul vivo, la chiudo di nuovo, deciso a dimostrare tutto il mio coraggio.
Torno in stanza, e trovo lei con una decina di grucce sparpagliate sul letto accanto ai giubbini. Mi guarda e, con un sorriso tra il beffardo e il finto ingenuo, mi fa: "dai, appendili, così li sistemi per bene!" Rassegnato ad una terribile resa, appendo i giubbini, sperando che questo chiaro gesto di non belligeranza la convinca a sospendere il conflitto. Ma niente, oggi nessuna pietà. Mia madre, non soddisfatta, decide prontamente che le mie due scrivanie (una per studiare e l'altra per il computer) sono davvero TROOOPPO piene di robe e che vanno assolutamente svuotate. Io cerco di spiegarle che l'avrei fatto domani ma, lei, come se non mi avesse sentito, comincia implacabile a spostare alla rinfusa oggetti e fogli. Interdetto, e piuttosto infastidito, realizzo che la situazione mi stava sfuggendo di mano. Decido di fermarla subito, prima che riesca a sbarazzarsi anche del computer, e intervengo al posto suo cercando di spostare gli oggetti in modo da creare un compromesso tra la sua idea di ordine e la mia idea di "tutto a portata di mano". Insomma, un'altra mezz'ora persa, sotto lo sguardo vigile e severo del soldato e con l'allegra compagnia della simpatica polvere a cui sono allergico. Dopo una ventina di starnuti e una quarantina di fazzoletti consumati tra naso e occhi lacrimanti, vengo richiamato all'ordine da mio padre, intento a riempire la quinta busta dell'immondizia (che poi avrei dovuto buttare io) e a montare un mobile da sistemare poi in uno spazio largo la metà. Poi, ricevuto il permesso di riposo, torno nella mia stanza, in cui mia madre continua ad aggirarsi inquietante. Si muove qua e là, come se non avesse uno scopo ben preciso, intenta a spostare e ad eliminare gli oggetti che le passano sotto tiro. Intanto la mia allergia non mi dà tregua e, al trentesimo starnuto, decido che come premio per l'uomo più allergico dell'anno, mi merito davvero un altro giretto in bagno. Con la speranza di potermi aggiudicare almeno un punto in quella lotta per la sopravvivenza, apro la porta, e, con grande disappunto, scopro che la finestra, ancora una volta, era aperta. Al che, incazzato nero, sbotto: "ma si può sapere perchè tieni sempre la finestra aperta???". E lei, dall'altra parte della casa, placida come sempre: "Ma tanto adesso c'è il fornelletto per le zanzare, non entrano più!". Chiudo un'altra volta la finestra e, accorgendomi di quanto quella luce al neon viola faccia sembrare il bagno una discoteca undergroung, scorgo una zanzara che, fregandosene del fornelletto e della sua presunta funzione, aveva deciso di ballare l'ultimo brano di Joe T. Vannelli sulla mia gamba.
Con l'aria dello sconfitto, accolgo mio fratello che stava tornando in quel momento. Provo a sfogarmi con lui, cercando conforto e approvazione. Ma mio fratello, risucchiato dal turbinio di preparativi e attacchi di panico per l'evento ormai imminente, mi fa: "Hai pensato ad una bella frase per i bigliettino dei fiori? Cazzo, mica posso pensare a tutto io, qua! Io vado a prendere i fiori, li ordino, ma tu almeno pensa alla frase! Deve essere bella, eh! Tu sei lo scrittore! Vedi di farti venire in mente qualcosa! Altrimenti che ci scriviamo? "Cara mamma e papà?". Devi sbrigarti, perchè ormai manca poco tempo e io i fiori li devo andare a prendere mercoledì! Capito?"
Sì, capito, capito... solo che io non sono bravo con queste frasi formali. E l'unica cosa che mi sento di scrivere su un bigliettino in questo momento è: "Cara mamma, caro papà, ma non potevate fermarvi a 24???"
Etichette:
DjJurgen,
pensieri e parole,
stupidate
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
8 commenti:
.. oppure passare direttamente a 26.
Ecco, sì, sarebbe un'ottima soluzione. Resterebbe sempre il problema dei cinquant'anni di matrimonio, ma per quel giorno spero di essere riuscito a scrivere un bigliettino decente! :D
Grazie per il commento, e complimenti per il blog ;)
Ciao,piacere di conoscerti e grazie per essere passato dal mio blog.Mi piace il tuo modo di scrivere,schietto e genuino...forza e coraggio che tra poco finirà...auguri per i 25!!
...altro che laurea! 25 anni di matrimonio al giorno d'oggi, sì che sono un evento (da festeggiare)!!! Auguri
I miei quest'anno hanno festeggiato i 30 anni di matrimonio da soli, in viaggietto. Queste son cose da fare! Che si divertano sti giovinastri che poi tocca a noi rimettere a posto tutto.
Diggi ma mi stai riempiendo il bloggo di ragazze, hai comprato il dopobarba di Dylan o hai promesso a tutti i nuovi visitatori di non fargli leggere mai le mie poesie?
@Lufantasygioie: grazie mille per i complimenti, mi fanno davvero piacere! :D
E grazie anche per l'incoraggiamento...effettivamente sembra che il peggio sia passato (a parte il famoso bigliettino che non riesco a scrivere), e ormai non manca molto all'arrivo! :D
Complimenti anche a te per il tuo blog, ti ho lasciato un commento! ;)
@Lilith: Ma infatti io lo dico sempre, ai miei! "Se non mi laureo è solo per non sminuire il valore del vostro anniversario!!" :D
Effettivamente hai ragione, sono davvero un bel traguardo... almeno per questo aspetto, un giorno spero di riuscire ad imparare da loro! ;)
@Lutty: eh, caro il mio co-admin, hai visto quante novità?? E tutto grazie alle promesse sulle tue poes...ehm...al mio dopobarba!!!
Ah, dì a Carmen di stare tranquilla, questa volta ho fatto tutto io!!! :P
Ho le lacrime agli occhi dal ridere.....sei troppo spettacolare, troppo davvero!!!
Felice di avervi scoperto!!!
Ciao Debora, onorato di averti fatta ridere così tanto!!! :D
Dopo aver letto il tuo post con la canzone dei Queen, io sono ancora più contento di essere capitato sul tuo blog! ;-)
Posta un commento