Sono giorni terribili, per la mia regione.
Il violento terremoto che ha scosso la città de L’Aquila (e tutta la regione con sé) la notte scorsa, ha lasciato una scia di morte e distruzione che lascia attoniti, senza nessuna forza. Osservando le immagini che passano nei telegiornali, mi rendo conto di quanto l’uomo riesca ad essere al tempo stesso piccolo davanti alla natura e colpevole davanti ai propri simili. Non riesco a trovare le parole adatte per esprimere il mio senso di tristezza, paura, rabbia, frustrazione e impotenza di fronte ad un avvenimento simile, di fronte ad una catastrofe di tale portata che sta lasciando, e lascerà ancora per molto, L’Aquila come un cumulo di macerie e di cadaveri.
Inutile che stia qui a raccontare la mia personale esperienza, di come quella notte ero ancora sveglio durante la scossa e di quanto mi sia spaventato per aver sentito la terra tremare così forte. Quando ho sentito che l’epicentro di quella scossa si trovava a L’Aquila, a circa 100 chilometri da Chieti, ho capito che quello che ho sentito io non era altro che l’eco di qualcosa di ben più terribile.
Quella notte sono rimasto sveglio, a seguire la diretta di Rete8, un’emittente locale che, a differenza di quanto hanno fatto il giorno dopo le reti nazionali, ha professionalmente evitato di speculare sui sentimenti umani senza spettacolarizzare la catastrofe. Sono rimasto sveglio con la paura di una nuova scossa, con la vana speranza che non ci fossero stati morti, con l’angoscia e il terrore nel guardare le prime immagini e le prime testimonianze che arrivavano dal capoluogo abruzzese.
Ho pensato a quanto fosse stato fortunato il mio amico Alessio, che inizialmente aveva deciso di rimanere a L’Aquila per il week-end ma che poi, per fortuna, era tornato qui a Chieti proprio il giorno prima della tragedia.
Ho pensato ai suoi amici, a quelli che conosco anche io e a quelli che non conosco, a quelli che si sono salvati e a quelli che, purtroppo, non ce l’hanno fatta.
Ho pensato ai superstiti che non hanno più nulla, agli edifici crollati, ai dispersi sotto le macerie e a quelli che da sotto le macerie non sarebbero mai usciti.
Ho pensato a quei luoghi in cui ero stato diverse volte, provando una sofferenza sempre più forte man mano che le notizie diventavano messaggeri di morte.
Alessio, che studia a L’Aquila, mi ha fatto riflettere. Mi ha detto che la gente non si rende davvero conto di quello che sta succedendo.
Ha ragione.
Adesso L’Aquila è al centro dell’attenzione e delle cronache nazionali, ma quanto ci vorrà prima che l’opinione pubblica si dimentichi di quanto è accaduto? Quanto tempo ci vorrà prima che i giornalisti e i talk-show televisivi cancellino questa tragedia dai loro interessi? Poco, troppo poco. Tra non molto, finite le scosse, per tutti gli altri questo terremoto sarà solo un triste ricordo, una tragedia di cui parlare con la faccia contrita tra un caffè e l’altro, per poi tornare ai loro grandi fratelli o x-factor vari.
Giusto così, credo. Si chiama istinto di sopravvivenza, ed è sempre stato usato dall’uomo per rimuovere ricordi dolorosi e andare avanti. Quello che mi fa rabbia, però, è la certezza che quella stessa gente per cui ora si prova una pena infinita, tra non molto verrà abbandonata al proprio destino, colpevole di far leva su quella coscienza che spesso cozza in maniera così violenta col famoso istinto di sopravvivenza. La speranza è che questa volta gli apparati burocratici e umanitari (che sembra si stiano muovendo davvero molto bene, fortunatamente) riescano ad aiutare il più possibile le vittime colpite da questo terribile terremoto, prima che tutta la faccenda finisca nel dimenticatoio e nell’indifferenza collettiva. Per quanto mi riguarda, domani andrò a donare il sangue insieme ad Alessio, compiendo un gesto che soddisfa solo in parte il mio desiderio di fare qualcosa di concreto per essere vicino a quella gente.
Intanto qui la terra continua a tremare, ieri sera c’è stata una nuova, violenta scossa che ha provocato nuovi crolli e altri morti a L’Aquila. Si teme per uno sciame sismico ancora lontano dalla fine, si teme per le temperature sempre più basse che opprimono come una morsa i sopravvissuti sistemati nelle tendopoli, si teme per un bollettino sempre più catastrofico. I nervi sono a fior di pelle e persino qui, a Chieti (dove le scosse non sono altro che una scia affievolita di quelle che si verificano a L’Aquila), molte persone hanno deciso di andarsene per spostarsi in zone più tranquille.
E ora, il destino di un’intera città è affidata ai capricci di una terra che non accenna a tacere tra le lacrime e le speranze, tra la disperazione e la voglia di rialzarsi, tra il terrore e l’incredulità di una popolazione che spera di poter tornare il prima possibile alla vita.
13 commenti:
Son contento, almeno, che sia esistita una televisione, una documentazione non vergognosa dell'evento, purtroppo tristissimo. Ieri, a Deejay chiama Italia, Nicola e Linus parlavano di un certo conduttore di talk show che, in collegamento con l'inviato sul campo, esclama: "A che punto è arrivato il conteggio delle vittime? Ah no, me lo dici dopo la pubblicità!" Ma baff...
Certe gente non ha rispetto ne motivo di essere su questo mondo. E comunque son contento che alla tue parti non sia successo niente. Mi son preoccupato non poco!
Lo so che ti sei preoccupato, tenerone mio! :D
E cmq ripeterti "calcinacci" almeno cinque volte al telefono è stata un'emozione unica! :P
In ogni caso hai perfettamente ragione. Anzi, l'episodio che mi hai raccontato me ne ha fatto tornare in mente un altro. L'altroieri guardavo di sfuggita Studio Aperto (e ti ho detto tutto...) e c'era un inviato che intervistava quattro ragazzi davvero disperati, disposti a cerchio per parlare. Ad un certo punto l'inviato si rivolge ad una delle ragazze (n.b. la ragazza stava piangendo) e fa: "ecco, tu invece hai perso un'amica a causa del terremoto...puoi dirci le tue impressioni?". L'inviato le avvicina il microfono e la ragazza, in lacrime comincia a raccontare. Puoi immaginare quanto il tono della sua voce fosse flebile e spezzato e quanto si capisse poco di quello che diceva. Sai cos'ha fatto l'inviato? L'ha presa per un braccio e le ha dato uno strattone per tirarla verso il microfono.
Dico, uno così non è da prendere a pugni? Secondo me sì...
Concordo e condivido e ho visto anche quel momento. Ma che tristezza...
E' vero, questa è la cosa più vergognosa e ripugnante che l'uomo riesce a compiere in queste situazioni, LA SPECULAZIONE SUL DOLORE. . .addirittura ieri la giornalista del Tg1 ha concluso l'edizione elencando le cifre dell'auditel, vantando quel Tg come il più seguito con il 27% di share, e tutte quelle altre cavolate a cui la televisione italiana ci ha purtroppo abituato da qualche anno. . . sembra che l'unica cosa che interessi è come il dolore umano faccia alzare l'audience, e allora non ci si fa scrupoli a torturare persone già terribilmente provate da una tragedia immane e inaspettata con domande di una scontatezza inesprimibile. . .
La paura è forte, così forte da togliere il fiato, perchè quelle scosse ce le porteremo nelle gambe per chissà quanto tempo. . .i nervi sono a fior di pelle, e qualsiasi cosa ci spazientisce. . .ed è soprattutto la consapevolezza di ciò che è accaduto in zone vicinissime a noi, e le cui immagini ci martellano ogni giorno che ci atterrisce ancora di più. . . la paura di morire sotto le macerie, la paura di perdere la propria casa dove siamo cresciuti e che ha conservato tutte le nostre gioie e dolori, la paura di perdere i nostri cari e restare maledettamente soli in questo mondo, la paura che, anche se quest'incubo prima o poi finirà, nulla sarà più come prima. . . e nel momento in cui la scossa si verifica, siano pure pochissimi secondi, ti senti così impotente che la reazione più spontanea è gridare, perchè quella terribile sensazione di sentirti vicinissimo alla fine possa allontanarsi il più possibile. . . eppure anche in questa tragedia c'è un piccolo spiraglio di luce, il sentire vicine, anche solo con il pensiero, le persone a cui tengo di più in questo mondo, che qualsiasi cosa accadrà in questa vita così precaria, faranno sempre parte del mio cuore e della mia anima.
In Italia ci sono brutti precedenti di paesi lasciati a loro stessi per anni dopo simili tragedie, ne hanno (ri)parlato pure a Striscia, speriamo si riesca a fare qualcosa di concreto prima che l'interesse collettivo cali (perché purtroppo calerà,sennò i precedenti non sustisterebbero). Speriamo che gli aiuti Europei facciano la differenza...
Mi unisco a quello che avete già detto tutti voi...La situazione è sempre più terribile, ed è vero che noi non possiamo capire a pieno quello che sta succedendo all'Aquila; non possiamo capire quello che si prova di fronte ad una tragedia di questa portata...
La paura è stata tantissima, anche per noi a Chieti che abbiamo sentito una scossa molto più lieve...non penso che dimenticherò facilmente il letto che tremava, il rumore di tutti i mobili che sbattevano e il lampadario che oscillava in maniera impressionante...sono sensazioni che non si possono raccontare, perchè sentire la terra sotto i piedi che cede è una sensazione troppo innaturale...e anche stamattina al caduccio nel mio letto a Manduria, per un istante tra il sonno e la veglia ho avuto paura...paura di risentire quelle orribile sensazioni, paura per chi ha perso tutto, paura per chi non ha più notizie dei propri cari...
E mi unisco a voi nella richiesta che questa volta non ci si dimentichi con facilità di tutto questo e che si ricostrusca in tempi davvero brevi...
Vorrei aggiungere alla lista infinita di giornalisti da picchiare (e sono gentile...)una geniale inviata di matrix che nel cuore della notte andava a bussare alle macchine dentro cui la povera gente si era rifugiata per fare domande di questo genere: "ma come mai dormite in macchina?" "ma avete mangiato?" "non avete mangiato perche non avevate fame?" Roba da sbattergli il microfono in testa...
A proposito di sciacallaggio mediatico:
http://it.notizie.yahoo.com/7/20090408/tit-terremoto-si-spaccia-per-sacerdote-p-afde0ec.html
Grazie, grazie a tutti per i commenti...quoto tutti voi e tutto quello che avete detto.
Mi unisco ad Eloisa, quando parla della forza che si riesce a trovare grazie all'aiuto delle persone vicine che magari, senza fare nulla, riescono a trasmetterti tanto coraggio.
Quoto Francesco quando parla di paesi abbandonati al proprio destino, dopo che la notizia non faceva più audience e la gente non voleva più parlarne. Pensavo proprio a tutti questi paesi, riflettendo la situazione de L'Aquila e immaginando cosa ne sarà della città una volta che il caos mediatico smetterà di far baccano.
E Quoto Paola, che ha saputo descrivere perfettamente le sensazioni vissute durante quella violenta scossa di due notti fa.
E grazie sia a lei, sia a Francesco, per i due episodi raccontati. Un'ulteriore dimostrazione di quanto il mondo giornalistico faccia sempre più schifo.
Ma d'altra parte forse sbaglio a stupirmi: come le "De Filippi & Costanzo Productions" ci insegnano, il pubblico sguazza nella sofferenza della gente, ed è affamata solo di dolore (altrui) e tragedie.
Pur non abitando in Abruzzo, la terribile catastrofe che ha colpito e sta colpendo (nel momento in cui scrivo si parla di 279 vittime e 28 mila sfollati... come un bollettino di guerra) questa regione non può che colpirmi profondamente. Stamani ho scoperto una pagina web che Google ha dedicato alla tragedia, dove è possibile scaricare un immagine satellitare della zona scattate il 06 Aprile dopo la scossa: vedere la devastazione de L'Aquila e gli altri centri è impressionante, un duro colpo al cuore...
Quello che dice Paola ("è vero che noi non possiamo capire a pieno quello che sta succedendo all'Aquila; non possiamo capire quello che si prova di fronte ad una tragedia di questa portata") mi trova d'accordo, e mi fa ritornare a qualche mese fa quando il cagliaritano fu colpito da piogge tropicali; in un comune a pochi km dal paese in cui vivo ci fu un alluvione che spazzò intere frazioni. Anche allora vedevi le immagini e sembrava impossibile che fosse accaduto proprio accanto a casa. Quando dopo 3 giorni venne riaperta la statale, il disastro in parte si materializzò davanti ai miei occhi e fu un durissimo colpo.
Sul ruolo dell'informazione, ringrazio di aver avuto poco tempo a disposizione per vedere la tv e di essermi informato prevalentemente sul web: ho visto qualche tg e in prevalenza RaiNews24 che per quel che ho visto io si è tenuto nei limiti della decenza e del rispetto.
L'incazzo però mi è venuto adesso, leggendo quanto avete scritto su questi "servizi giornalistici". E' assurdo che si voglia speculare sul dramma e sulla sofferenza di una situazione simile, le cui vittime sono talmente abbattute da non avere la forza di mandare a quel paese e riempire di botte questi individui che infangano la professione del giornalista. La vogliono far passare per informazione, ma a me sembra che il termine più corretto sia "stupro mediatico".
Ecco, appunto...io non sapevo nulla delle piogge nel cagliaritano...segno che, forse, alla notizia si è dato talmente poco risalto che la faccenda, per i giornalisti, è finita ancora prima di cominciare.
Che dire, un tempo mi sarebbe piaciuto fare il giornalista...oggi forse ci ripenserei due volte.
Ripensandoci bene, ieri stavo guardando la Vita in Diretta. C'era un'inviata che si aggirava per le tende di una delle varie tendopoli costruite a L'Aquila. Illustrava la situazione, spiegando a Sposini quanti posti letto ci fossero in ogni tenda e informazioni varie. All'inizio si trovava di fronte ad una tenda, ma poi, parlando, si era allontanata per mettersi più al centro dello spiazzo. Al che Sposini le fa: "perchè ti sei allontanata dalla tenda?? Entra, entraci! Mostraci cosa c'è dentro!"
E lei, riavvicinandosi alla tenda, butta un'occhiata dentro e fa: "No, c'è una persona che dorme, non so se possiamo disturbare..."
E Sposini: "no, no, entra, facci vedere cosa c'è dentro la tenda!!"
Ecco come rovinare una delle poche giornaliste che, forse, erano ancora salvabili! :(
Sull'alluvione di Ottobre, nei Tg nazionali la notizia venne data con una certa importanza il primo giorno, ma già dal seguente ne incominciarono a parlare meno (come volevasi dimostrare). Eppure, soprattutto in quei centri vicino a casa mia (costruiti, letteralmente, sul letto di un torrente; anche qui la colpa è dell'ediliza scellerata), tantissime persone hanno perso la casa nell'ondata di acqua e fango e ancora oggi non hanno i mezzi per poterle ricostruire. Come dici tu, quello che fa rabbia è il fatto che vengano dimenticate e abbandonate a sè stesse.
Ritornando al comportamento dei media tv in occasione di questa catastrofe, la puntata di ieri di Blob era dedicata a questi. Che schifo vedere la giornalista di Matrix che bussa nelle auto delle persone che son costrette a vivere nelle auto, o Sposini che incita l'inviata ad entrare e violare l'intimità degli sfollati, senza dimenticare il Tg1 che si vanta dello share. E questo sarebbe servizio pubblico...
Ah, quindi l'episodio di Sposini è finito anche su Blob??
Peccato non aver potuto vedere la puntata, mi sarebbe davvero piaciuta!!
Per quanto riguarda l'alluvione, immagino che la maggior parte della gente non sappia nemmeno che ci sia stata (e io ero tra queste), e questo dimostra ancora una volta quanto siamo schiavi dell'informazione e di quello che l'informazione vuole farci passare...
e poi, va bè, giornalismo a parte, è vergognoso che la maggior parte delle volte, in queste catastrofi, la colpa sia sempre dell'uomo e della sua speculazione sull'uomo...
Piccolo edit: ieri, passando su blob, ho visto uno spezzone in cui c'era Sposini che faceva un'arringa al pubblico, dicendo che "il fatto che le nostre telecamere siano accese significa che vogliamo stare vicino a quella gente...perchè, credetemi, fin quando ci saremo noi quella gente starà davvero meglio...è quando le nostre telecamere si spegneranno che quella gente comincerà a stare male..."
Ora, non so se la sua difesa fosse in merito al fatto che, come dice Tyrrel, la puntata del giorno prima fosse passata su Blob.
Il problema è che, in linea teorica il discorso è giusto. Perchè, purtroppo, non appena i media smetteranno di interessarsi a questa situazione, L'Aquila verrà dimenticata. Però, però...da qui a dire che grazie a voi quella gente sta meglio mi sembra decisamente eccessivo. E poi, caro il mio Sposini, è proprio necessario stare vicino alle persone ficcanasando nel loro dolore e girando il dito nella piaga per avere l'audience più alto? E poi, invece di venire a predicare che dovremmo ringraziarti per il fatto che grazie alle telecamere la gente non è sola, non si potrebbe rimanere vicini alla gente anche quando le telecamere sono spente? No, giusto, il pubblico vuole sangue. E sangue avrà, mascherato da falso buonismo e fintà pietà...
Posta un commento