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“Dove mi trovo? Dove mi avete portato? Ditemi dove mi avete portato!” – urlò, provando a prendere per il colletto il povero Daniel e strattonarlo. Si rese conto, ben presto, di essere molto più basso del suo antagonista, stranamente considerato che in realtà, i due, avevano di differenza solo una decina di centimetri.
“Dan…sei diverso!” – esordì Walter, guardando la scena.
“Io mi sento leggermente più forte, se devo dirla tutta. Anzi. Molto più forte. E devo dire che anche voi vi vedo diversi. Ma…” – e capì.
“Siamo ringiovaniti!” – confermò Walter volendosi poggiare la mano sotto al mento ma ancora bloccato dalle manette.
“Come è possibile una cosa del genere? Chi siete voi? Cosa mi avete fatto?” – continuò a sbraitare il Capitano.
“Secondo me, siamo passati in un genere che non tollera tanto la presenza di gente all’infuori di una certa età, quindi non siamo tornati indietro nel tempo, come si potrebbe pensare, ma siamo sempre nello stesso tempo ma noi da giovani, mi segui Daniel?” – disse lo scienziato dei tre non curandosi degli strepiti del poliziotto.
“Certo, ormai ci ho preso la mano dei tuoi ragionamenti. Siamo in un posto dove noi dobbiamo essere per forza giovani. E dato che io ho raggiunto una modesta altezza già alle superiori, sono rimasto ugualmente alto ma questo non si può dire di voi due, giusto?”
“Esatto. Ora, capitano, visto che la sua giurisdizione è conclusa in questo genere, potrebbe toglierci le manette e lasciarci andare?” – chiese Walter sapendo già la risposta.
“No, certo che no. Sicuramente voi mi avete drogato e mi avete portato in qualche posto strano. Sto sognando, o tutto questo è un incubo. Io vi porto dentro e non vi faccio uscire più. Sia chiaro?” – urlò ancora, venendo zittito dagli altri due. In quell’istante un rumore di tacchi entrò nel loro stesso locale. I tre, al riparo dietro una delle porte dei gabinetti, intuirono di trovarsi in un bagno che non apparteneva a loro. E di stare in guai seri. Attesero che la signorina finì di fare ciò che doveva fare, ovvero spettegolare con una sua amica e parlare degli stupendi bicipiti del compagno di classe, e finalmente si decisero ad uscire. Prima però, Walter provò a spiegare la situazione al Capitano, in quattro secondi.
“Siamodueviaggiatoridigeneriletterariodiserietv. Siamogiuntiquidopoesserestatinelsuomondopoliziesco. Ciliberidallemanetteepotremmoriportarlaacasa.” – disse, mangiandosi gli spazi tra una parola e l’altra. Il Capitano ci pensò e li guardò ben bene.
“E io secondo voi mi bevo la balla delle dimensioni o di altre idiozie parallele? Per chi mi avete preso?” – e così dicendo uscì dal bagno delle donne. Tutti gli studenti che affollavano il corridoio si ritrovarono ad osservarlo. Le ragazze erano sconvolte, i maschi lo eleggevano a proprio idolo. Lui si ritirò dietro la porta un attimo dopo.
“Non mi state prendendo in giro, siamo davvero al liceo. Questa è una tipica serie da teenager infoiati. Io vi adoro!” – e così facendo tolse le manette ai due – “Questo è il sogno della mia vita, non me ne andrò mai da qui!” – e se ne scappò nei corridoi saltellando felice.
I due felice ed entusiasti per la libertà ottenuta, attesero che la folla sparisse prima di uscire anch’essi dal bagno delle ragazze. Dopo cinque minuti di attesa si ritrovarono fuori, in mezzo ad una decina di giovani, mentre era in atto una feroce guerra ideologica tra due ragazze.
“Ma io credo che non è possibile che Ester stia con Erik se io l’ho vista baciarsi con Alan al party di Estella, mentre era in piscina sia con Karl che con Artie.”
“Bella, io so cosa ho visto, c’era Ester con Erik e anche con quello lì, quello nuovo, lo sfigato, Isaac.”
“Anche con Isaac? Impossibile! Quello secondo me non sa neanche dove è il punto A, figuriamoci il G.”
“Ahahahahah. Come sei simpatica, Lizzie.”
“Che poi, ho letto su internet sul sito di Ragazza Gossip, che Katie se la fa sia col portiere dell’albergo a sette stelle dove vive con la famiglia, sia con Raj quello dello scambio culturale, l’indiano che non sa parlare neanche la nostra lingua!”
“Lizzie, ma Katie sono io!”
“Ops…”
“Comunque la nostra lingua non la conosce, ma la mia la sa benissimo!” – e risero entrambe di gusto. I due ragazzi, ringiovaniti, osservarono per bene la situazione e le natiche delle due ciarlanti e poi si diressero verso un posto isolato. Per la strada incontrarono l’ormai ex Capitano, già mezzo ubriaco e con una congrega di pollastre al seguito. Molte di loro lo incitavano.
“Dai, Cap, mettiti gli occhiali. Vogliamo sentire la musichina!” – e lui le fece contente. Da non si sa dove un coro faceva: “Who are you?/Who who who who/” e le ragazze urlavano di piacere. Daniel e Walter pensarono di rimanere anche loro, visto l’andazzo ma si ricordarono di avere una famiglia e una vita aldilà di quell’esperimento.
“Un solo genere e poi a casa? Che ne dici Dan?”
“Un solo genere e poi a casa. Ho voglia di un po’ di normalità. Andiamo!” – il portale si aprì, nell’indifferenza generale, i due entrarono e abbandonarono, di nuovo, la giovinezza.
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