Mini-prefazione(perché le ultime indagini di mercato rivelano che ciò che state leggendo è molto interessante indi se lo allungo all’infinito il vostro interesse, per ciò che c’è dopo, aumenta a livelli vertiginosi quasi come quattro elefanti che dondolavano sopra il filo di una ragnatela e, visto che la cosa si faceva interessante, andarono a chiamare un altro elefante che prima erano in cinque a ballare l’hully gully adesso siamo in sei a ballare l’hully gully. Che manco so, alla fin fine, come si balla sto cavolo di hully gully. Figuriamoci in bilico su una ragnatela): La visione di quest’opera è accessibile a tutti. Vecchi, adulti e bambini. Nessuno escluso. Neanche gli animali. Nessuno nessuno. Neanche a Patty[1], pensate un po’!
La visione di quest’opera è sicuramente una delle cose migliori che potete fare in questo momento. Ovviamente a parte mangiare, bere, dormire, fare all’amore, ballare, correre, giocare a calcio, insultare la tivù come se la partita che sta facendo sullo schermo fosse davanti ai propri occhi, guardare le nuvole, guardare il cielo, guardare la pioggia, parlare, giocare, divertirsi a buttare cocomeri sulla gente, fare leggi ad personam, ruttare osservando il tramonto, saltellare insieme al proprio cane, accarezzare gatti, sparare zombie e soprattutto creare la pietra filosofale. Se, invece, quest’ultima cosa l’avete già fatta ditemi dove abitate che vi vengo a trovare con un’armatura.
La visione di quest’ultima puntata risponderà ad uno dei quesiti più stressanti degli ultimi sei mesi: si, sta baggianata finisce oggi! Alleluia.
Personaggi e mozioni:
Mang’isse: Il protagonista principale di codest’opera. Non bello come Raul Bova, non intelligente come Dario Fo, non simpatico come Daniele Luttazzi, non tenebroso come Gabriel Garko, non forte come Brad Pitt, non impegnato come George Clooney, senza giacca e cravatta come Nino D’angelo, ma con un particolare che tutti loro non hanno: conosce l’autore. Ed è per questo che è il protagonista. Sennò che motivo c’era?
Master: Lo scudiero, il nobile procacciatore di talenti. Colui che tutto vede e tutto provvede. Colui che capisce ciò che nessuno capisce. Colui che, in 23 puntate, è stato sbeffeggiato, insultato, rovinato, distrutto, svergognato, ma si è sempre rialzato. Sarà per il fatto che non è mai stato colpito alle gambe. Ecco la soluzione!
Turkodur: Presenza non presenza. Unico vero personaggio inventato dell’opera che sia resistito. Diciamo che trascende l’intelletto dell’autore e lo incanala in una personalità non affine alle direttive dell’intera storia. Insomma: non so cosa ho detto.
Lucaborrasso: Animale mitologico di dubbia utilità. E’ risultato un abile alleato e un abilissimo ingozzatore di cadaveri. Ha così tanti fan che si potrebbe creare una serie solo su di lui.
Tommy Show: Ex reggente, ex cappellano, ex calciatore, soprattutto. Ormai è sul viale del tramonto. Ha perso un regno, una casa, un popolo, ma ha guadagnato Mang’isse, Master e Turkodur. Che brutta fine.
RimPattule: Donna( questo è sicuro). Ragazza del Mang’isse(diciamo…ma va bene pure ciò). Intelligentissima(ah ah ah). Solitamente paziente(uah uah uah). Amante dei luoghi calmi(ahr ahr ahr su le maniiiii!). Decisamente un tipino difficile da trovare(questo l’è sicuro, per fortuna!). Egocentrica(nei modi giusti). E sempre sorridente(almeno un pregio, và, per gentilezza!).
Carmenide: Essere femminile di eccellente aspetto esteriore, mirabile bellezza interiore e sconvolgenti capacità di far impazzire autori di opere epiche. Ha classe, spara battute sempre più vergognose(colpa dello squinzio), e migliora sempre più nell’arte illustrata. Ha forza, grazia e bellezza. E ogni tanto se la crede pure!
RappAlessio – Ego 2.0: Giullare o cantante di corte. La prima parte della sua persona elabora rap improvvisati di dubbia felicità. La seconda semina tristezza. Non si sa quale delle due sia meglio.
Cocco Siffredi: Ex personaggio fondamentale dell’opera. Poi è deceduto(nell’opera, ovviamente), indi nessuno se lo ricorda più. Che brutta fine.
Cimichele: Ex re di Liga-bua(poi divenuta Croccantina Prima sotto le redini del perfido gatto Figaro), ora Re di SuperSantos. Attende la sua incoronazione. E’ il cattivo dell’opera perché così mi andava.
E poi perché i Fichi d’India erano troppo brutti e avrebbero spaventato i bambini.
Cimichele intanto, per puro diletto
l'alme del Cocco estinto a sé chiamava.
Tenea il bello in man Pallone d'oro,
che i mortali(maschi) i sogni presenzia,
sempre che lo bramino, e li dissonna ancora.
Con questo conducea l'alme chiamate,
e il Cocco, disperato, lo segua.
“Chi è che mi chiama dal mio sonno eterno? Stavo, giustappunto, sognando la nuova avventura di Naruto! I miei Fansi[2] mi reclamano!” – chiese il fantasma del Cocco, richiamato in vita dal nuovo re.
“Ma tu chi sei? Io ho richiamato a me Pamela Anderson. Che me ne faccio di te? Manco un’evocazione buona mi riesce di codesti tempi…” – rimuginò affranto Cimichele.
“Sono Cocco Siffredi, ex cavaliere di ventura di questo mondo passato. E amico, anche dopo la mia dipartita, di nobili eroi che adesso vagano alla ricerca di un certo Cimichele.” – rispose l’essenza.
“Cimichele dici eh? E che vogliono sti tipi da questo vergognoso uomo?” – chiese il malvagio re, avvertendo un sottile pericolo.
“Sicuramente non giocare a carte, oh mio evocatore. A proposito, qual è il tuo nome?” – domandò lo spirito, rimbambito come era in vita.
“Il mio nome? Il mio nome? Eh…mica è facile…fammi pensare…il mio nome…non c’è un’altra domanda?” – sudò freddo mentre lo diceva, non gli sovveniva alcun particolare identità.
“Uhm vediamo…perché hai, sulla tua vestaglia, le iniziali
“Ehm…mi chiamo Carlo Conti! Sisi. Carlo conti. Questo è il mio nome. Ma ora basta parlare di me. Parliamo di te. Come mai quest’uomini bravi e coraggiosi vogliono combattere contro Cimichele?” – chiese, salvandosi in calcio d’angolo.
“Mah, in effetti non lo si è mai capito, ma vabbè, tutta quest’opera non ha senso indi un problema in più o uno in meno non gli si fa caso! Ma ora scusami che ho la fan fiction sul fuoco.” – e si congedò.
“No, aspetta. Rispondimi almeno a codesta domanda…” – lo chiamò, disperatamente e lo spirito riapparve. – “Dimmi, così per curiosità, se hanno scoperto qualcosa su un certo portale. Ma così, per sentito dire eh!” – chiese, sudando ancora di più.
“Portale? Non so di cosa tu stia parlando. Anzi, in ventitré puntate non si è fatta minima menzione su nessun portale. Lei ne sa qualcosa signor Conti? Ma poi, lei, non era abbronzatissimo?”
“Mi sarò fatto la lampada al contrario!” – si salvò, ancora una volta.
“Giusto. Non ci avevo pensato. Arrivederci e legga le mie fiction su Naruto. Mi cerchi sul pazzo web, mi chiamo Naruxhina!” – lo avvertì.
“Ma certo, è la primissima cosa che farò! – e l’anima del Cocco svanì – prima di uccidermi urlando “kawabonga” su un letto pieno di chiodi!” – e rise, felice di aver scoperto che qualcuno era sulle sue tracce, una notizia che lo poneva in netto vantaggio nei confronti dei suoi nemici, chiunque siano. E, contento e felice, si diresse verso il suo nuovo comodo giaciglio per riposare un po’ prima dell’incoronazione.
Intanto, alle porte della città, i tre eroi e mezzo stavano cercando un modo per entrare senza farsi scoprire. Tommy Show era molto conosciuto e sarebbe stato molto difficile rientrare senza un adeguato travestimento. Il Master, invece, era sicuro che tutti lo avrebbero fatto entrare data la sua immensa notorietà. Arrivarono, tutti, davanti all’ingresso principale, lì li attendeva una sola guardia. Tommy Show decise di nascondersi dietro l’enorme mole di Turkodur[3].
“Altolà!” – urlò il milite, decisamente molto basso – “Presentatevi e dichiarate il motivo del vostro ingresso nella nostra città.”
“Gentili e amici miliziani. Sono qui giunto, dopo un lungo viaggio, con i due lord qui presenti, il mio borry e un altro mio sempiterno e fraterno amico, che, per puro sollazzo, si sta nascondendo dietro alcune fronde. Sono il nobile Master della casata dei Due di Picche. Mi conoscete sicuramente no? Indi, cari amici, vi prego di concederci l’ingresso alla magione e di poter, per cortesia, rifocillarci dopo questo lungo viaggio che abbiamo fatto solo per poter salutare l’avvento del nuovo re.” – disse Master con cauta gentilezza. Peccato per lui che un’altra guardia stava arrivando con nuove notizie.
“Non è consentito l’ingresso di alcuno visitatore. Ordini di Cimichele Primo in persona.” – annunciò quasi annoiato.
“Ma come? Io sono il nobile Master. Sono conosciutissimo. Il meraviglioso Cimichele non credo blocchi l’entrata a persone di alto lignaggio come il mio. Sarebbe molto strano. Vero miei lord?”
“Giusto!” – rispose Mang’isse fissando il vuoto.
“Giustissimo!” – gli fece eco Turkodur, che aveva capito al volo la situazione – “Anzi, mi permetto di dirvi che codesto atteggiamento è sintomo di una richiesta di guerra contro il nostro regno. Indi, purtroppo, mi trovo costretto ad inviare il Borry messaggero verso l’armata che, guarda caso, mi segue ovunque vada e attaccare codesta città. Che disdicevole situazione.” – affermò il mozzo or diventato lord.
“Eh, quello che ha detto lui!” – disse Mang’isse che ancora si dannava per non conoscere il significato di “disdicevole”.
“Lord o non lord, armate o non armate da qui non si passa, belli miei. La città è off limits, chiusa, sbarrata. L’avete capito o ve lo devo far capire con la forza?” – minacciò loro il guardiano assonnato.
“Ma non avete capito chi sono io? Io sono Master!!!! Capito?? Le mie avventure vengono narrate in tutte le locande, per mari e per monti. Io sono colui che veglia sui vostri sonni, io sono il vostro unico salvatore. Io sono invincibile!” – si esaltò, dall’alto della sua magnificenza.
“Master eh? Ma certo. E’ vero. Il tuo nome è narrato in ogni taverna di tutti i regni. Tu sei quello del 3 su 2!!!! Sei un benemerito idiota lo sai? Oh mio Jufka. Faros, adesso hai capito chi è?” – fece il piccolo guardiano all’altro.
“Ma certo. E’ quello che non acchiappa una squinzia manco se piange per ore e ore. Mi ricordo un aneddoto sulla sua nemesi, il Cocco Siffredi.” – rivelò – “Tempo fa, Master disse che se il suo nemico avrebbe mai avuto una ragazza prima di lui, il qui presente idiota si sarebbe privato dei gioielli di famiglia!” – e sghignazzò felice.
“Povera tua mamma eh Master?” – disse Mang’isse, conscio di non aver capito di cosa stessero parlando.
“Eh si. Povera lei.” – gli diede corda il lord, ormai rosso di vergogna.
“Ehi, sagoma. Se racconti a tutti la storia del 3 su 2 facciamo passare tutti voi, basta solo che dite che siete qui da prima della chiusura.” – propose Faros, la guardia.
“No. Non intendo farmi trattare così!” – urlò Master, poi notò tutti gli altri pronti a picchiarlo e cambio idea – “Allora…la storia iniziò così…”
Tempo fa mi trovavo nella mia cittadina: Pottera. Vivevo felice la mia esistenza da giovane pulzello pieno di soldi e fascino. E niente risate su ciò.
Comunque frequentavo la scuola degli alti consiglieri e, puntualmente, ogni giorno ci provavo con qualsiasi e qualsivoglia signorina.
Il primo giorno riconobbi la figlia della mia ex professoressa dell’istituto superiore. Ero invaghito di lei e attaccai bottone.
“Ehi ciao.” – le dissi.
“Ciao…” – mi rispose lei visibilmente stufata.
“Scusami, ti è caduto un bottone, posso attaccartelo?” – gli chiesi.
“Fai come ti pare, idiota cerebroleso.” – mi rispose lei con l’aria di chi sa che sono l’uomo giusto per la sua vita.
Comunque niente. Non riuscii a concupirla. Il giorno dopo, indi, ci provai con un’altra. Si chiamava Malene. E furono rose e fiori. Avevamo tutto in comune, tutto. Era una così dolce ragazza, così attenta e così attraente. Avevamo gli stessi interessi e gli stessi interessi fino a che non mi disse che già era promessa sposa di un omone di due metri per 120 chili.
“Ma…non c’è spazio per me nella tua vita?” – gli chiesi.
“No.” – mi rispose senza mezze misure.
“Niente niente? Neanche un buchino?” – provai ancora.
“Pervertito!!!! Hai la fortuna che il mio amore sta raccogliendo banane per la sua tribù.” – e non le chiesi più altro. Alcune volte penso ancora che stia con uno scimmione, ma andiamo avanti.
Dopo giorni tornai a scuola e notai una così delicata pulzella simile alla seconda con cui ci provai ma con alcuni particolari che la rendevano ancora più intrigante. Aveva un velo davanti agli occhi per proteggersi dal sole cocente. Era, sì, simile alla piccola Malene ma aveva un qualcosa in più. Subito mi avvicinai.
“Ciao, è la prima volta che passi per di qui?” – le domandai, gonfio di autostima.
“Cosa?” – mi rispose.
“Cioè, è la prima volta che vieni in codesta scuola. Non mi sembra di averti mai visto. O, perlomeno, sei già venuta altre volte senza velo, magari?” – provai a spiegarmi meglio.
“Master…sono Malene.” – e la sorpresa per me fu grande. Insomma, ci avevo provato per due volte con la stessa ragazza pensando che ne fosse un’altra. Da quel giorno lasciai la scuola e partii per l’avventura. Ancora oggi immagino tutte e due le ragazze con i loro scimmioni dorati a deridermi, nelle loro tende piene di indumenti gettati a terra. E mi sento terribilmente solo e idiota.
“Contenti adesso?” – chiese Master affranto.
“Contentissimi!” – dissero i due sghignazzando per ore – “ Entrate pure. Anche il vostro amico che gioca a nascondino. Prego prego! Che sagomaccia che è quest’uomo!!!” – Indi, grazie all’intervento, abbastanza strano, del Master, la truppa riuscì ad entrare in città. Per un ultima decisiva avventura.
Intanto il malvagio Cimichele era sul suo trono pronto a giurare per l’incoronazione. Il suo fidato assistente Stampella gli diede il discorso che aveva preparato con tanto amore. Il nuovo re, dopo aver osservato per l’ultima volta la foto del suo amato Figaro straiato sul dorso, iniziò a parlare.
“Oh, Figaro mio…perché mi hai tradito?” – disse sottovoce, solo in pochi lo udirono – “Eri così puccettoso…” – stavolta alcuni risero. Per fortuna, all’improvviso, Cimichele si riprese.
“Era un problema tecnico. Ora il vostro e nostro nuovo Re Cimichele Primo ci delizierà con un grande discorso!” – annunciò Stampella salito, per un attimo, sul palco.
“Violentami, violentami, violentami, miao! Oppure lasciami perdere, vattene subito, ciao!” – disse il regnante sconvolgendosi delle sue stesse parole. – “Ma che benemerita idiozia hai scritto?” – urlò al suo attendente.
“Le parole di una meravigliosa canzone che amo a tal punto da cantare in ogni attimo della mia giornata. Non è vero. In realtà volevo farti provare vergogna e farti deridere!” – gli rivelò.
“Perché? Stampella, perché?” – chiese disperato.
“Ah ah ah. Non lo intuisci? Perché sono un seguace di Figaro il Supremo e sono venuto con te solo per rovinarti la vita. Uah uah uah.” – e rise sguaiatamente per delle ore.
“Ecco, mai che si trovi una servitù come si deve. Che tempi!” – si intristì il re.
“Fermi dove siete!!!” – urlò un uomo tra il pubblico – “Quest’uomo non deve regnare! Quest’uomo è Satana in persona!”.
“E ci mancava pure questa! Dovevo leggere il mio oroscopo oggi. Sicuramente diceva: “Niente cerimonie di incoronamento, potrebbero esserci delle sorprese”. E comunque basta con le lusinghe che mi emoziono.” – si divertì, quasi, Cimichele.
“Tu, tu non meriti di essere su quel trono. Io sono il vero regnante di SuperSantos!!! Io, Tommy Show!” – e si rivelò al pubblico che subito fece una ola di bentornato.
“Vero.” – gli fece eco Master – “Solo lui merita quel trono. E tu, malvagio essere, torna da dove sei venuto e restaci. Il tuo piano diabolico verrà fermato. Ho sempre saputo ciò che tu volevi fare. Ho sempre saputo che miravi a possedere questo regno per poi combattere contro la Casa Forrester e diventare uno della loro famiglia così da spupazzarti mogli, figlie, nipoti, suocere, consuocere e chi più ne ha più ne metta! Pervertito!” – lo accusò il lord Master dei Due di Picche.
“Posso dire che non ne hai azzeccata mezza?” – gli rispose Cimichele.
“Giusto, in effetti questo è il mio piano.” – si corresse il Master. – “Ma sicuramente non sei qui per caso”.
“Ho io la soluzione”. – rivelò Mang’isse. – “In realtà, per supposizioni eh, Cimichele è qui perché ha capito l’importanza strategica del regno di SuperSantos nello scacchiere del regno. Da questo punto può udire tutto ciò che succede dalla Casa Forrester e diramare le vicissitudini e gli alterchi di quella famigliola molto strana come se fosse uno sceneggiato, dietro adeguato compenso, alla nazione. E non solo. In questo particolare territorio, qui dove noi ora perdiamo tempo amabilmente, c’è uno strano portale dimenticato da chissà chi, chissà quando anni fa. Questo strano oggetto a forma circolare e pieno di luce blu si dice che porti su altri mondi, su altri tempi, su altri dimensioni. Il perché di perché, appunto, ci sia st’oggetto è motivo a me non noto ma l’importante è che ci abbia azzeccato!” – disse, tronfio di gioia.
“Eh, lui si che ci ha preso.” – Così dicendo, il feroce Cimichele, gli alzò la mano. –“Finalmente abbiamo un campione!”.
“Modestamente il Sabbino, stanotte, mediante il Lucaborrasso mi ha detto tutto. Per fortuna che, almeno lui, sa qualcosa di codesta trama.” – affermò l’eroe vittorioso.
“Indi tutto è bene ciò che finisce bene?” – chiese Turkodur.
“Eh no.” – urlò una voce femminile dalla folla. –“Bene un corno. Te ne vai per ventiquattro episodi e non mi dici neanche “ciao” eh? Brutto essere schifoso inutile e cerebroleso. Io ti tiro cinqucient capelli!!!” – si adirò RimPattule che si ritrovò, chissà come nella piazza della città.
“Merito mio! E del mio teletrasporto.” – affermò Carmenide che spiegò la situazione.[5]
“Oh cielo, la mia squinzia! Io ne ho tanta paura. Quella mi fa lo strascino[6].” - provò a scappare ma la terra tremò.
“Cosa succede?” – gridarono tutti insieme nel medesimo istante, quindi, dopo il flic e floc gigante ritornarono ad avere paura.
“Il portale si sta aprendo, ci sta inglobando tutti. Stiamo per andare via!” – urlò Maestro Travaglio, un personaggio così importante da non essere mai stato nominato.
“Via dove?” – chiese Master.
“Via con chi?” – chiese Mang’isse?
“Via col vento?” – scherzò Turkodur.
“Via convento?” – si accodò Cimichele.
“Via in un momento.” – affermò il lucaborrasso tra lo stupore generale.
E tutti svanirono. Un’unica voce si udì nel momento in cui la luce inghiottì l’intera città:
“Nooooo! Il cliffhanger[7] nooooooo!!!!”
Ma purtroppo così fu.
[1] Ovviamente parlo della Patty protagonista della mirabile sit-com argentina: Il Mondo di Patty. Che assurda scemenza.
[2] Plurale di Fan.
[3] Ma non diteglielo di persona che è grasso. Si offenderebbe.
[4] E sta storia, anche se romanzata, è tutta vera!
[5] Tanto ormai era già stato usato una volta. Due non faceva niente.
[6] Sarebbe una “paliata” molto dolorosa.
[7] Spiegazione termine qui!
L’opera è terminata col botto. Con un bel po’ di roba in più e tanto ma tanto ma tanto divertimento. No? Fa niente. O terminava o faceva ridere. Scegliete una delle due. Ah, ora vi va bene eh?
Appuntamento a settimana prossima con la seconda intervista all’autore, quel prode Luttazzi4ever che si è sobbarcato 6 mesi di lavoro duro per arrivare a quest’assurdo finale. Indi arrivederci a breve e non preoccupatevi, il finale aperto non significa, per forza, che ci sarà un’altra serie. Dormite pure sonni tranquilli.
2 commenti:
uffi! per la pietra filosofale posso darti la ricetta che è scritta sul mio libro di chimica ahah!
già mi manca...come farò senza carmenide uffi...
Grazie more per aver scritto un'opera epica con il mio nome,grazie perchè il mio personaggio è veramente bellissimo*_*,grazie per le tanterrimissime risate!
tanti bacioni.
Bhe' almeno il Cocco è morto...
Ma devi ammettere che buona metà della tua trama è incentrata sulla mia figura!
Ero io il vero protagonista!!!!
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