lunedì 27 dicembre 2010
Fotografie
Questo è un racconto che doveva essere inviato per un concorso ma che è rimasto a casa, chiuso nella sua cartelletta di word dato che quel concorso è sparito, scomparso, svanito. Ma son sicuro che non merita questa triste fine, perso nel limbo delle cartelle di un windows. Indi è sempre un piacere riuscire a far leggere un proprio componimento a chi vuole perdere qualche minuto sognando altro, magari l'amore. Che è il fulcro di questo racconto. E a Natale, o su di lì, c'è sempre quella parola in mezzo: "Amore". Che è un po' stra-usata in questi tempi. Così tanto che dopo un po' dà la nausea. Come la smielaggine di questa storia che è solo per palati fini. O meglio: solo per chi ha un po' gli occhi a cuoricino. Buona lettura.
Un’altra mattina era iniziata nella vita di Claudia. Si risvegliò senza troppi patemi, non era tipo da stare tutta la giornata a letto, non l’aveva mai fatto. Quando era piccola, e doveva andare a scuola, mai una volta si era svegliata tardi, mai una volta aveva preferito rimanere a letto invece che andarci. Ore sette, puntuale, sveglia e giù dal letto. Per lei, dormire, era forse un prezzo da pagare per vivere.
La colazione era il suo pasto preferito, però. Adorava perderci tempo e dedicarci cura. Forse perché è sicuramente il momento più dolce della giornata. Sia metaforicamente, quando guardi la città che si sveglia sotto i tuoi occhi. Sia concretamente, quando addenti un cornetto al cioccolato appena sfornato dal forno al microonde. La mattinata inizia meglio, con una buona colazione. E’ quello che le ripeteva sempre sua madre. Ogni mattina. Per tanto tempo. Alla fine, esce di casa, chiudendo per bene la porta a chiave. E si addentra nella città.
Detesta il traffico. Non riesce a sopportare la folla di macchine e clacson e tubi di scarico che normalmente si vede e si sente, alle otto di mattina e alle sei di sera. Questo è un orario critico: bambini che devono essere accompagnati a scuola, genitori che devono andare al lavoro e già sono in ritardo, lavoratori stanchi che ritornano alle loro abitazioni dopo i turni di notte. Questa è la città, questo è il concerto mattutino che ogni abitante si deve subire. Attendendo il giorno in cui si inventeranno le macchine volanti, ovviamente. Claudia ricordava questa battuta sempre con affetto. Alessandro la faceva ridere, si ricorda. Sempre. Certe volte si tormentava per averlo lasciato. Per aver distrutto un amore che durava da cinque anni. Ma si autoconvinceva di aver fatto bene. E pensava ad altro.
Qualcos’altro tipo il lavoro. Che era quello che aveva sempre desiderato da quando era bambina. Aveva una libreria, Claudia, o meglio ci lavorava, quasi ininterrottamente, tutta la giornata. Dalle otto e trenta alle diciannove ed oltre. Era l’impiego perfetto per lei, era l’unico posto al mondo dove se leggi durante l’orario di lavoro, ti danno una gratifica, perché invogli anche i clienti alla lettura. E le piaceva suggerire i libri. Eccome se le piaceva. Chiunque arrivasse, anche chi non conosceva, si ritrovava a discutere con lei di questo o quest’altro autore, e insieme declamare i passi che più le sono piaciuti. Aveva anche provato a scrivere un romanzo, ma aveva deciso di smettere perché scrivendo, doveva mettere tutta se stessa nelle sue opere, e lei non voleva ricordare il passato. Non ancora, almeno.
Claudia è una bella ragazza, non c’è che dire. Lunghi capelli neri svolazzano quando la chiami, un sorriso dolce e gentile ti riempie il cuore quando la fai ridere, le piccole gambe slanciate inneggiano alla femminilità come le sue curve leggermente arrotondate. Come una vera donna deve essere. Non quelle che si vedono in televisione o alle sfilate di moda. Lei era fiera della sua 44 tendente alla 46. Non si vergognava, ora.
Perché c’è stato un tempo in cui Claudia non era così. Era diversa, completamente diversa. E questo le era rimasto dentro, le aveva sconvolto l’esistenza, le aveva fatto costruire un muro tra lei e il mondo circostante. Lei era grassa, tanto grassa, così tanto da essere scherno dei suoi compagni di scuola, da essere preda di sorrisini e battute orrende, da essere esclusa dalla vita sociale, per tanto tempo. Dalla scuola media alla quarta superiore. Sono sette anni. E’ brutto svegliarsi ogni giorno e sapere che la giornata inizierà male e finirà peggio. Perché si è costretti a mangiare, dicono. Perché sennò non si vive. Ed è un circolo vizioso. Lei mangia sennò sta male, e mangia tanto sennò non si regge in piedi e mangiando tanto ugualmente non si regge in piedi, le costa troppa fatica. Ed è costretta a minime attività fisiche. Finché un giorno dice basta. Appena finito il quarto anno di ragioneria si dedica a se stessa. In quei tre mesi estivi, Claudia, diventa la bella ragazza che è sempre stata, che suo padre adorava e che le aveva sempre detto di essere. Claudia diventa desiderata. In soli tre mesi. E il resto è storia già sentita e risentita altrove. Il più bello della classe sbianca alla sua visione e si innamora, ci prova e ci riesce. Vanno a vivere insieme, lui la tratta da principessa, lei adora essere amata. Finché lei non ritorna a casa troppo presto e lo trova a letto con Sara, la sua migliore amica. E la magia finisce. Claudia ritorna sola, ma con la certezza di piacere. Non ci ricasca, segue un’alimentazione perfetta che la rende felice e meravigliosa. E mette l’amore da parte.
Conosce tanti ragazzi, in libreria, non se lo sarebbe mai aspettata. Alcuni sono lì per comprare libri alla propria ragazza, ma non glielo dicono. Tutti cercano di conquistarla. E alcuni ci riescono, solo per una sera, altri, invece, non si avvicinano neanche. Perché Claudia è bella, gentile, disponibile e un po’ fa paura all’uomo medio. Cercano prede più abbordabili per una notte di sesso e via. Quelli più seri, dice Claudia, sono quelli già fidanzati che non lascerebbero mai le proprie donne. Ma per una toccata e fuga sono sempre ben disponibili. Lei, però, li caccia via, con decisione e garbo. Ha una classe tutta sua che la porta ad essere desiderata ancor di più.
E abitualmente, nelle uscite, per non scottarsi troppo, tira fuori una sua vecchia foto di scuola, dove aveva quei chili in più che le rovinavano la vita. E la mostra al ragazzo di turno. Gli dice che è sua sorella, di qualche anno più piccola, e che la vuole troppo bene. Attende la loro reazione. Alcuni sbiancano e dicono che è orrenda, altri che Claudia ha avuto tutta la bellezza in famiglia, altri ancora si dimostrano più gentili, ma si vede lontano un miglio che mentono. Claudia, a quel punto, ogni volta, svela la verità e poi se ne va’, offesa, senza pagare il conto. Una sorta di compensazione per tutto il male che l’uomo che ha causato, in questa vita. Ma ogni cosa è destinata a cambiare.
Era il 14 Febbraio, un giorno come un altro alla fin fine. Ma ormai considerato da tutti quello più romantico dell’anno. La società consumistica ha deciso che in quella giornata ci si deve amare e volere bene, e chi non ha un compagno deve essere additato come sfigato. Una teoria crudele che non è altro che un modo come un altro per convincerci a spendere. Per cene ai ristoranti, per regali inutili, per sorprese evitabili. Quando basterebbe ben poco per far capire a chi ami che vivi per lei, o per lui.
Comunque Claudia era in libreria e attendeva l’orario di chiusura, era stata una giornata sfiancante. Tutti erano venuti alla ricerca di qualche libro romantico, come sempre accadeva ogni santissimo anno. Libri che sarebbero serviti per una notte di sesso e poi buttati via, senza nemmeno leggere l’introduzione. Era stanca, e stava per chiudere la serranda quando arrivò un ragazzo, correndo. Era carino, pensò, starà cercando qualche libro melenso senza capo né coda, aggiunse nella sua mente. Invece era tutt’altro.
“Chiedo scusa” – disse – “enormemente scusa. Avrei bisogno proprio di un libro. La prego.” – c’era qualcosa in quello sguardo che le risultava familiare.
“Non si preoccupi, le serve un titolo in particolare o cerca qualcosa per la sua ragazza?” – rispose, cercando di essere gentile alle otto di sera.
“Sì alla prima domanda. Mi servirebbe l’ultimo di King per mia madre. E’ un regalo per San Valentino. D’altronde la mamma è il nostro primo amore no? E comunque, no, non ho una ragazza.” – quella risposta la spiazzò. Era sì, il tipico italiano mammone ma quella gentilezza, quell’amore materno, la sciolsero. E arrossì.
“Che cosa succede?” – disse lui – “L’ho sconvolta?”.
“Leggermente. Non immaginavo. Comunque eccolo, è appena arrivato.”
“Me lo potrebbe gentilmente impacchettare? Mi piace l’effetto sorpresa.” – sorrise – “E dato che siamo in vena di confidenze: stasera seratina speciale col suo ragazzo?” – chiese, sperando in tutt’altro.
“No. Niente uomini nella mia vita, almeno in quel senso. E’ un discorso strano.”
“Ne vorremmo discutere a cena? Ovviamente si fa alla romana, sono contro le idee retrograde dell’uomo che deve pagare tutto.” – era la prima volta che sentiva queste cose dette da un ragazzo. Terribilmente sincero, ma simpatico.
“Certo. Ma non deve…devi andare da tua madre?” – chiese Claudia, arrossita sempre di più.
“Ci andrò dopo cena, in questo momento è andata al ristorante con papà. Hanno settant’anni a testa e vanno ancora a farsi le seratine romantiche. Chi li capisce!” – rise.
“Sono carini, si amano ancora.” – aggiunse lei, sorridendo.
“Più che altro certe volte se la smettessero di baciarsi davanti al sottoscritto, mi farebbero molto piacere!” – risero entrambi, di gusto.
“Allora, dove mi vuoi portare?” – chiese lei, chiudendo il negozio. – “E comunque io mi chiamo Claudia.”
“Piacere, Andrea. Ci dovrebbe essere un localino senza classe da qualche parte qui vicino, prezzi modici e tanta roba da mangiare. Che ne dici?”
“D’accordissima!”
E si avviarono verso il ristorante parlando di qualunque cosa, scoprirono di essere affini e di aver la stessa età. Claudia decise che era giunto il momento di tirare fuori quella foto, prima che iniziasse a sperarci troppo. Gliela fece vedere, la presentò come sua sorella e lesse nei suoi occhi uno stupore immenso. Già delusa iniziò ad allontanarsi, ancora una volta non aveva capito niente. Era un altro di quelli che cercano solo la bellezza in una donna, senza preoccuparsi d’altro. Lui si fermò, lei continuò a camminare quasi piangendo.
“Non ci credo” – disse lui – “Non può essere”.
“Cosa?” – rispose lei.
“Questa ragazza, io la conosco. E’ uguale, ugualissima, ad una mia compagna di classe. Un solo anno ho fatto con lei, il terzo, me la ricordo bene. Era intelligente, uno spirito libero, pieno di vita anche se era sempre triste. Si sentiva diversa, si sentiva male. Si sentiva sola. Io me ne innamorai, poi cambiai città. Mi è dispiaciuto tantissimo lasciarla, sapevo che un giorno o l’altra le avrei detto cosa provavo. Ma, ora che ci ripenso, si chiamava Claudia…” – la guardò, vide una lacrima che le solcava il viso, all’istante capì – “Sei tu. Sei tu.” – la baciò, all’improvviso, senza pensarci due volte.
Lei acconsentì al bacio, si ricordava di quel ragazzo, e della sua dolcezza che lo contraddistingueva. Aveva iniziato, in passato, a provare un sentimento per lui. Ma la sua prematura partenza, senza nemmeno un saluto, vissuta all’improvviso, le aveva chiuso ancora di più il cuore. Ora si erano ritrovati, enormemente cambiati nell’aspetto, ma sempre gli stessi nell’animo.
Quella serata al ristorante fu l’inizio di un amore sincero. Ancora oggi, dopo dieci anni da quell’uscita, e con due bambini meravigliosi, Andrea e Claudia vivono il loro sentimento felici, attraversando crisi, litigi, piccole incomprensioni ma sempre a testa alta e amandosi fin nel profondo del loro essere.
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