mercoledì 13 aprile 2011
Ritorno
Lo so, è oltre un mese che non mi faccio sentire ma succede. Non è colpa mia. Mi hanno detto di scrivere ma non mi hanno dato una scadenza, indi scrivo quando ci riesco, quando ce la faccio, quando ho qualcosa da dire. E ora sono a metà strada. Dopo l'accettazione, il ricordo, l'emozione, il rancore e il dolore ora si passa ad un nuovo stadio: il ritorno.
Ci eravamo lasciati che avevo rivisto Katia e che lei non mi aveva riconosciuto. Ovvio, ho cambiato leggermente aspetto dall'ultima volta che mi aveva visto. Comunque le ho regalato una mimosa, le ho dedicato una poesia e le ho detto chi sono, dopo alcuni giorni che ci siamo visti così, a "sorpresa", dentro il fast-food dove lavoro. Ha pianto quando gliel'ho detto, ha pianto molto. Mi ha abbracciato forte e mi ha chiesto scusa per tutto il male che mi aveva fatto, io sinceramente non ce la faccio a vedere una donna piangere, eppure dovrei essere abituato, e ho cercato di calmarla ma niente, ha continuato a lacrimare senza fine. Ci siamo raccontati le nostre vite passate e quelle attuali, io le ho mentito, e me ne vergogno, ma non posso rivelarle cosa ero diventato e come ne sono uscito. E devo anche spiegarle il perchè qui mi conoscono tutti come "Tommaso" pur non essendo quello il mio reale nome. Ma ci penserò quando accadrà, ora vi devo solo rendere partecipi della mia gioia e del mio dolore.
Ve l'ho detto in passato di quanto amassi Katia no? Ed è difficile, per un uomo, dimenticarsi del suo primo amore. Ci siamo passati tutti, lo so. Anche se la nostra prima ragazza è orrenda caratterialmente, appena la perdiamo, ci sentiamo vuoti, distrutti, completamente a pezzi. E con lei è stato così, sono stato anni e anni a cercarla per mari e per monti dopo che successe quel brutto fatto e ora l'ho trovata qui, quando ormai avevo smesso di cercarla, avevo smesso di sperarci, avevo ormai chiuso mentalmente con le donne. Sì, perchè ne ho avute di donne nella mia vita e sono sempre più convinto che Katia sia stata la migliore, pur avendo avuto i suoi difetti abbastanza evidenti. Non è da tutte prostituirsi per un grammo di roba, lei lo faceva, e io questo difficilmente glielo perdonerò mai. Comunque ho visto di peggio e ve lo racconto.
Dopo di lei, in passato, incontrai Laura. Corpo perfetto, intelligenza sopra la media(c'ho sempre avuto un pallino per le "secchione"), modella. Una che prendeva molto sul serio il suo lavoro, pur non essendo una di quelle che volano da Parigi a Milano a New York per sfilate su sfilate. Laura era una modella solo regionale, un paio di sfilate a settimana, niente di più. E tutto per stilisti che non sapevano neanche abbinare due colori. Molte agenzie di moda le proposero meravigliosi contratti internazionali se solo si fosse concessa un po' di più, ma lei rifiutò. Aveva dei princìpi, Laura. Peccato che iniziò a pensare che i motivi dei suoi insuccessi(che poi "insuccessi" è una parola grande, alla fin fine guadagnava quanto un operaio lavorando nove-dieci giorni al mese) fosse il suo peso "eccessivo". Sinceramente aveva una bella taglia 44, una taglia da donna italica che fa girare la testa ai maschietti. Un bel fondoschiena, dei bei fianchi e una terza di seno che mi donava gioia, bisogna dirlo. Ma lei no, era convinta di essere troppo grassa e iniziò la sua personale dieta. Una dieta dal quale non si riprese più. Cercai di aiutarla come potevo, la rinchiusi anche in un centro per il recupero di bulimici ed anoressici. In quel centro si suicidò. E non ho mai dato la colpa a nessuno, nemmeno a lei, solo al sottoscritto. Forse l'amore che le ho dato era troppo poco, o troppo per quanto lei ne potesse ricevere.
Dopo Laura fù il turno di Ester. Una biotecnologa che, sinceramente, ancora oggi non ho capito cosa effettivamente facesse. Diceva che lavorava in laboratorio e io immaginavo solo che tormentava con siringhe e altre robe, dei poveri topolini. E poi parlo proprio io che uccidevo la gente. Comunque era una bellezza non appariscente. Le sue forme ce l'aveva, era bassina, con un sorriso che mi scioglieva e con solo un piccolissimo problema: era paranoica. Per lei tutto il mondo era una congiura contro di lei, tutte le persone la guardavano male in mezzo alla strada, tutti i suoi colleghi la volevano far licenziare. E ci riuscirono, secondo lei. Ma, secondo il mio modesto parere, mischiare tutte le soluzioni che avevano in quel laboratorio e far esplodere l'ufficio del capo, non è un bel modo per farsi degli amici sul lavoro. La licenziarono, e lei licenziò me dopo poco. Disse che si sentiva anche eternamente giudicata dal sottoscritto e andò per la sua strada. Trovò un ragazzo, alcuni anni dopo, che la picchiava ogni giorno, e questo mi dispiaceva. Dissi ad un mio amico di occuparsi della cosa, lui tolse di mezzo il tipo(non vi preoccupate: non morì, si fece solo qualche mese di ospedale) e si innamorò di lei. Ora sono sposati e vivono felici. Un perfetto finale da fiaba.
Dopo Ester e i suoi problemi, ci fù Sandra. Che mi fece perdere la testa come Katia. Sandra era la donna perfetta, se così si può definire. Non il tipo di donna perfetta che pensate voi, magari brava in cucina, servizievole e ottima casalinga, lei era la donna perfetta per me. Lavorava di notte, presso l'ospedale cittadino, era infermiera. Indi andava benissimo con i miei orari da lavoratore notturno, le dissi che ero un magazziniere al porto per giustificare i miei orari. Era bionda, e ho sempre avuto un debole per le bionde. Era poco curiosa e ciò mi portava ad inventare ben poche bugie per mantenere la mia identità. E soprattutto era una di quelle donne che in camera da letto viveva solo per il piacere del proprio uomo. Sia ben chiaro che non me ne approfittavo e che ho sempre pensato che l'amore si facesse in due, ma lei era troppo. Troppo per me e conosceva molte ma molte cose che io non avevo nemmeno mai sentito nominare. Siamo stati insieme un anno, ed è stato un anno in cui sul lavoro ero sempre calmo e rilassato. Uccidevo con gentilezza e non lasciavo mai niente in sospeso. Ero felice. Poi una notte, per caso, uccisi un tizio che stava davanti allo schermo del pc di casa sua. Visionava quei siti per adulti che a tutti voi maschi piacciono tanto. E chi c'era? Sandra. Con degli stivaloni enormi che frustava un tipo. E faceva ben altre cose con altri due tipi. Quello era il suo lavoro notturno, altro che infermiera. Le chiesi se mi avesse mentito solo su quello o anche su altro. Mi rispose di no, che il nostro amore era sincero e che le piaceva troppo il suo lavoro per poterlo lasciare. La capii, ma la lasciai lo stesso. Ora è in America. Ha vinto premi su premi nel suo mestiere. Capisco chi l'ha votata, era veramente brava.
E poi ci sono state Samantha, Erika, Natalia e tante altre, ma di queste ve ne parlerò un'altra volta o forse mai. Ora vi dirò cosa è accaduto con Katia, in poche semplici parole.
Mi ha baciato dopo che aveva pianto per ore. Siamo andati a casa mia e abbiamo fatto l'amore, una, due, tre, quattro volte. La passione ci è scoppiata dentro manco fossimo stati per decenni in una camera iperbarica senza incontrare anima viva. Io e lei insieme ci sentivamo benissimo, ci sentivamo in paradiso, ci sentivamo a casa. Poi si è alzata e ha ricominciato a piangere. Ha detto che tornava a casa sua. Dove c'è un ragazzo che l'ha amata fin da quando è uscita dalla comunità, che gli ha regalato due splendidi bambini, e che la stima e la rispetta per quello che è. E lei ama lui, questa giornata con me è stata solo un momento di sbandamento. E forse un giorno gliel'ho dirà, sperando nel suo perdono. L'ho guardata andare via senza aver potuto fare niente. Nove mesi dopo lei ha messo al mondo un altro bambino che, a dirla tutta, credo mi somigli. Forse son riuscito a mettere al mondo un erede, o forse no. Poco importa. Sicuramente lui non saprà mai chi ero io, mi basterà sapere, però, che lei non dimenticherà mai chi sono io.
E sei. Siamo a metà strada...
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1 commento:
La biotecnologa la potevi far essere più decente uffi:(
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