lunedì 7 marzo 2011
Dolore
Buongiorno a tutti. Mi chiamo Tommaso, sì, sono sempre il solito. Sinceramente oggi non avevo voglia di scrivere e parlare di me ma mi hanno ordinato di farlo ad intervalli brevi, e l'ultima volta che l'ho fatto era un bel po' di tempo fa. Siamo al quinto passaggio. Dopo di questo ne mancheranno altri sette. Nemmeno a metà sono arriviato indi è giunto il momento di riprendere la via, la scia che mi hanno tracciato prima della conclusione. Vi dirò esattamente cos'è tutto questo percorso alla fine. D'altronde si dice sempre che l'importante non è la destinazione ma il viaggio. Per questo non inventano il teletrasporto, si perderebbe il gusto del viaggio. E soprattutto ogni volta che ti teletrasporti è come se uccidessi te stesso per ricomporti altrove. Ma ad ogni viaggio saresti un nuovo te stesso. Son cose che ti fanno pensare, se non hai niente da fare.
Comunque devo scavare nei ricordi ancora una volta e non mi costa sta' grande fatica. D'altronde con i ricordi ci si vive e fanno parte di noi sempre e comunque. E' dalle vecchie esperienze che si diventa ciò che si è. Io sono diventato ciò che sono adesso, un venditore di hamburger, perchè ho fatto scelte in passato che mi hanno portato qui. Potevo fare scelte differenti? Eccome. La mia vita è stata costellata di ottime e pessime scelte, ma se iniziamo a pensare alla miriade di futuri alternativi si passa notte e non arriviamo a niente. Il mio pensiero è che ad ogni nostra scelta epocale si vive uno dei futuri possibili, e in un'altro posto, un altro me, starà vivendo il futuro alternativo. E' una bell'ipotesi affascinante. Un giorno di questi la propongo a Stoccolma per il Nobel. Non sia mai che vinco. E la cosa bella è che la potrei anche dimostrare. Basta che vado là e dico "in questo futuro non mi avete accettato, ma in un altro state dicendo di sì". Come io non posso dimostrare di avere ragione, loro non possono dimostrare che io abbia torto e il Nobel è nelle mie mani in mezza giornata. Con tutto il cospicuo assegno che ne deriva. Ovvio.
Le scelte ci fanno diventare ciò che siamo. Io ho scelto di avere una ragazza, lei ha scelto di rovinarsi la vita, io ho scelto un lavoro alternativo, gli eventi hanno portato a farmi scegliere la vendetta, e così via. Tutto gira come una ruota o un serpente che si morde la coda. Ma oggi devo parlarvi di altre scelte. Di quelle che possono fare male psicologicamente e mentalmente.
Purtroppo non posso dirvi dove risiedo adesso e dove risiedevo prima. E' segreto, mi dicono. Non si deve rivelare, aggiungono. Indi non posso parlarvi di luoghi specifici, ma raccontare sempre per sommi capi tutti i miei avvenimenti. O dare nomi fittizi a posti e personaggi, come ho sempre fatto fino ad ora. Che è un modo per tutelarmi, dicono, ed è meglio starli a sentire.
Non sono un tipo che ha mai sopportato le gerarchie ma, ai tempi in cui lavoravo nell'ambito degli assassinii, calavo la testa, chiudevo la bocca e lavoravo. Ed ero bravo, ve lo giuro, ero fottutamente bravo. C'è chi nasce per suonare, chi nasce per scrivere, chi per giocare a calcio o tagliare legna. Io ero nato per uccidere e non dico che mi piacesse ma sapevo fare abbastanza bene il mio lavoro da esserne soddisfatto. I miei "datori di lavoro" erano tipi dai modi spicci. Dicevano cose semplici del tipo "vai lì e accoppa questi", oppure, "vai in quell'albergo e impicca il tipo come se fosse un suicidio", oppure ancora: "questo devi farlo soffrire e filmare il tutto", e robe del genere. Sinceramente in quest'ultimo caso non andavo talmente fiero di ciò che facevo ma è lavoro, diamine, c'è chi inganna piccoli risparmiatori per decine di anni e poi li riduce sul lastrico e non si sporca mai le mani di sangue, io uccidevo solo gente che, secondo me, se l'era andata a cercare. Almeno così pensavo, fino ad un certo punto. Poi è facile cambiare idea quando ti trovi di fronte a qualcosa che non ti saresti mai aspettato.
Era inverno, non so perchè ma le cose importanti della mia vita sono accadute sempre nei periodi freddi, era buio e la città era deserta. Il mio contatto mi aveva semplicemente detto di andare in un certo condominio ad un certo numero civico e accoppare il padre di famiglia. Il piano era semplice, troppo semplice. La sua famiglia non era in casa, così non dovevo preoccuparmi per eventuali bambini in giro, così da chiudere il lavoro in una mezz'oretta scarsa. Entrai dalla finestra al secondo piano dopo aver scassinato la porta dell'appartamento vicino. Caso voleva che fosse un'abitazione sfitta e, da ciò che vidi, molto apprezzata dalle coppiette occasionali del palazzo. Il pavimento era gremito di preservativi. Uno spettacolo decisamente schifoso pure per il sottoscritto, abituato a ben altro. Comunque vado sul balcone e pian piano entro nell'appartamento della futura vittima. Lo trovo intento a parlare a telefono con non so chi, in camera da letto, è visibilmente agitato.
Farfugliava parole come "lo so che sono il prossimo", "ho dei princìpi pure io, però", "quando arriverà secondo te?", "dici che ho il tempo di andarmene via?", "i ragazzi sono fuori città e ci rimarranno". E cose del genere. Normalmente me ne sarei fregato dei vaneggiamenti di un futuro deceduto, ma in quella particolare serata sentivo che c'era qualcosa che non andava. Entrai, mi presentai arma in pugno e gli chiesi chi fosse e perchè si aspettasse la mia visita, dato che era palese che aveva paura, tanta paura. La sua semplice risposta fu: "io ero te".
Si chiamava Luigi, o meglio:questo è il nome che mi sono inventato per lui, e aveva fatto fino a poco tempo prima ciò che avevo fatto io. Mi disse che aveva sbagliato, una volta, perchè aveva deciso di non uccidere la famiglia di un pentito. Aveva dei valori, il ragazzo. Pensava che ognuno doveva pagare per le proprie scelte, non che un altro pagasse al posto suo. Uccidere i parenti di una persona che ha tradito è una cattiveria più del tradimento. Troppi valori, aveva Luigi. Mi disse che gli avevano già ammazzato i genitori, per quella scelta. Avevano anche tentato di sfregiare con l'acido il viso di sua moglie, ma una pattuglia di carabinieri, per sua fortuna, passava nel luogo dell'aggressione e l'ha salvata. Hanno rapito suo fratello e l'hanno rilasciato con due gambe in meno. L'hanno distrutto emotivamente e fisicamente, a Luigi. Solo che non mi spiego come sia possibile tutto quest'accanimento nei suoi confronti. Mi dice, poi, che è più felice se ammazzo lui e lascio stare tutta la sua famiglia, da ora in poi. Mi dispiace, sinceramente, e glielo dico. Ognuno prova ammirazione o invidia per i propri colleghi, io per lui provavo tristezza. Volevo salvarlo ma non potevo, la mia reputazione sarebbe crollata e avrei fatto la sua stessa fine. Mi scusai, lo uccisi, e mi adoperai di conseguenza. Mandai soldi alla sua famiglia, Luigi mi diede le chiavi delle sue cassette di sicurezza alla stazione, si fidava di me. I soldi erano così tanti che non dovettero più tornare da quelle parti. Il fratello di Luigi riuscì ad impiantarsi delle gambe artificiali e sposò la cognata. Rimasero in famiglia, se così si può dire. Io decisi di cautelarmi in caso di problemi futuri. Pagai ai miei una vacanza in giro per il mondo per cinque anni. Mia madre mi chiese molte volte dove avessi preso il denaro, io glissai ogni volta sulle sue domande. A malincuore partì. Ma dalle cartoline che mi mandarono ogni settimana, capii che stavano bene. Vissero una seconda luna di miele dopo anni e anni, e morirono insieme. Un giorno mi chiamarono dalla nave, avevano il mio numero per i casi di emergenza, mi dissero che li avevano trovati abbracciati, nel loro letto, senza vita. Cause naturali. Erano così uniti che non hanno resistito neanche un secondo lontani. C'è una sorta di poesia in tutto ciò, alla fin fine.
Comunque volevo dirvi che ieri ho rivisto Katia. Non so come ne perchè ma sono sicuro che fosse lei. Appena uscito dal fast-food l'ho incrociata. Credo si sia anche girata per un attimo verso di me ma credo non mi abbia riconsciuto. Ho intenzione domani, visto che è la giornata della donna, di offrirle una mimosa dato che ho capito dove abita. Vi farò sapere per gli eventuali sviluppi ben sapendo che sono passati anni e anni e lei potrebbe avere una famiglia, dei figli, e un marito alto due metri e mezzo. Io comunque spero. Anche solo di baciarla un'ultima volta. Vi farò sapere. Voi sperate per me.
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6 commenti:
La storia continua! Comunque mi piace molto l'idea che hai sul teletrasporto! :) La condivido! :D
Se è per questo non è mia ma di un certo Sheldon Cooper!
Scusa la mia ignoranza! Non lo sapevo! Comunque mi informerò su questo Cooper! Mi hai fatto venire la curiosità di conoscere e di capire le sue idee, soprattutto quella del teletrasporto! GRAZIE!
Ahahahahah ma questo Sheldon Cooper è quello del telefilm the big bang theory!!! Ahahahah, io ero ancora convinta che fosse qualche filosofo! ahahahah... rido per non piangere della mia ignoranza!!!
Figura di m****!!!
Per me è come se fosse un filosofo. Ne sa più lui di tutti noi messi assieme! :D
Che bella e quanto mi piace questa storia*_*
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