martedì 2 novembre 2010

Niente è come sembra



Due persone, sotto un portone. Libero e Chiara. Seduti a terra, a gambe incrociate lei, e appoggiato sul muro lui, mentre attorno a loro piove.

"Allora, sei capace di spiccicare qualche parola?" - chiede lei, sorridendo.
"Mi chiamo Libero, piacere." - risponde lui, visibilmente emozionato.
"Chiara. Non essere così timido che non c'è motivo, mica sono una star del cinema." - ride.
"Diciamo che se non lo sei, ci assomigli molto. Se mi permetti: sei bella, lo sai?"
"Ma non tutte le attrici lo sono, eh." - sorride ancora.
"Allora diciamo che fai parte di quelle affascinanti."
"Ok. Ma basta con i complimenti eh, dopo stamattina ne ho lo schifo." - ammette lei, abbassando la testa.
"Non capisco ma la finisco. E' successo qualcosa di brutto?"
"Un porco, qua vicino, per un colloquio voleva che facessi cose che...non ci voglio neanche pensare. Gli ho dato uno schiaffo così forte che se lo ricorda, quello lì. Peccato che ho rimasto il mio ombrello da lui." - una lacrima le scorre sul viso. Forse non voluta. Forse una goccia di pioggia.
"Dai, non ti preoccupare. Dopo, appena finirà il diluvio universale, saliamo sopra e te lo riprendo io, ok?"
"G...grazie. Troppo gentile. E come farai a camminare?" - chiede, indicando la caviglia gonfia.
"Ho te no? Mi accompagni fino all'ufficio e poi ci penso io." - afferma lui, col sorriso sulle labbra.
"Sono tre piani senza ascensore" - rivela. Il sorriso di Libero è scomparso.
"Credo che avrò bisogno di aiuto, tanto aiuto, anche nella salita."
"Ma non ti preoccupare, non fa niente. E' solo un ombrello." - dice lei, mentendo.
"Scommetto che non è "solo un ombrello". Dopo ci passiamo e, visto che ci sono, dico anche un paio di parole a quell'idiota."
"No, ti prego. Non fare nessun casino, soprattutto per me, che mi conosci da poco." - e arrossisce.
"Se devo dirti la verità: è come se ti conoscessi da una vita." - e la bacia. Lei ricambia, emozionata e stupita, ma ricambia con passione. Prima che se ne rendano conto sono già uno sopra l'altro. Sarà la pioggia battente, la strada deserta, le loro vicissitudini mattutine, ma sono lì, avvinghiati l'uno a l'altro, mentre si baciano. Dimenticando la caviglia dolorante, la commessa insopportabile, il direttore odioso. Dimenticando tutto il mondo.

(Un anno dopo)

Chiara passeggia per Corso Trieste, dando un'occhiata ai negozi e alla gente. Le piace guardare le persone. Ha sempre pensato che se fosse vissuta in una grande città, avrebbe passato tutto il suo tempo nella metropolitana ad osservare la gente. Le piace vedere come sono diversi e uguali le fisionomie degli esseri umani. Si gira, di scatto, per osservare un paio di scarpe interessanti. Si inginocchia per capire meglio il prezzo, alla visione di tre cifre, scappa via. Dall'altra parte della strada qualcuno la aspetta. Alza la mano per farsi notare. Lei sorride, con sincera felicità, lui la attende e poi la abbraccia forte, fortissimo. Si chiama Marco, ha ventisette anni, un buon lavoro, dei capelli a caschetto vecchio stile, una camicia nera, jeans chiari, ed è il suo ragazzo. Chiara lo bacia, col sorriso sulle labbra, Marco ricambia.

"Finalmente ce l'hai fatta a venire." - le rimprovera lui, sorridendo - "Pensavo mi stessi tradendo con qualcun'altro."
"Ma come potrei mai?" - risponde lei - "Ho il ragazzo più bello della Campania e oltre."
"Ah, affascinante e anche bugiarda. Non potrei vivere senza di te."
"Quanto ti fermi stavolta?" - chiede lei.
"Una settimana, lo so che è poco ma è già tanto per i miei superiori. Devo tornare a New York per Sabato prossimo. Ma tra un mese prendo le ferie, e ce ne ho molte arretrate. Preparati per almeno venti giorni in mia compagnia. Non oso pensare a cosa accadrà nella tua camera da letto." - Sentendo queste parole, Chiara ripensa alla propria casa, a chi ha lasciato nella propria camera. A come si sentirebbe adesso se scoprisse la verità.

(Un'ora prima)

Libero giace sul letto, nudo sotto le coperte, con la testa sul cuscino. Chiara lo guarda dormire affascinata. Sa di esserne ormai irrimediabilmente innamorata. E questo è un guaio. E' passato un anno da quella giornata sotto la pioggia, dove ha fatto l'amore in mezzo alla strada, per la prima volta, sotto gli occhi di qualsiasi sconosciuto che poteva passare da quelle parti. Ma gli è andata bene. Nessuno ha visto, solo lei e Libero erano lì, presenti, in quel momento. Col cuore e con la mente. Poi sono ritornati nell'ufficio dove lei aveva dimenticato il suo ombrello, a fatica perchè Libero non riusciva a camminare, ma hanno completato la missione con un altro schiaffo al simpatico direttore che, proprio in quel momento, esaminava una ragazza che aveva acconsentito al colloquio speciale. In tutto ciò ci fù una sorpresa inaspettata: le dimissioni della segretaria, ormai distrutta dopo anni di sofferenze. Di sicuro quel posto non è rimasto vuoto a lungo, magari il colloquio era appunto già iniziato per l'assegnazione di quella scrivania, ma per Libero e Chiara, quello schiaffo, quel momento, era da ricordare. L'ombrello fu riportato a casa, dopo i due, si dedicarono, ancora di più, a loro. E da lì iniziò la loro storia.

Ma oggi, ancora una volta, lei deve andarsene prima, deve andare a trovare Marco, il suo ragazzo. Che Libero non conosce, non sa, non pensa neanche lontanamente esista. Chiara non gliene ha mai parlato. Ha sempre aspettato, ha sempre rimandato a data da destinarsi. E ancora una volta deve iniziare con le bugie, le scuse, i patèmi vari per combinare al meglio i momenti con i due uomini, e non far capire niente a nessuno dei due. Oggi, dopo un anno dalla loro prima volta, ritorna Marco, e lei deve andare, in questo giorno così speciale per loro, lei deve andare. Libero dorme, non immagina, continua a sognare. E forse è meglio così.

3 - Continua

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