lunedì 13 ottobre 2008

Facce ride!





E' una scelta. Da piccolo inziano a farti delle domande sul tuo futuro. Cosa diventerai da grande piccolino/a? Tralasciamo gli innumerevoli Zorro, l'astronauta e magari il pilota di aerei, la principessa(che, a dirla tutta, è un mestiere con i fiocchi!) o la veterinaia che sono, almeno credo secondo le mie conoscenze, ancora nei primi posti dei desideri dei bambini di oggi. Tralasciamoli perchè non ci servono. E togliamo anche i ballerini, i cantanti, i presentatori, gli impiegati con uno stipendio sicuro(e fra poco non pochi bambini spereranno di entrare in questa categoria), o magari i politici. Togliamoli. Troppo normali come mestieri o aspirazioni. Io da piccolo ne avevo altre. Tutte differenti o quasi. Ognuna mi ha accompagnato per un periodo più o meno lungo. Infatti ho iniziato con l'architetto, osannato dalla mia maestra delle elementari come il lavoro più adatto alla mia persona, poi sono passato al prete, verso le scuole medie quando ho constatato che il mio charme sulle ragazze durava il tempo di una puntura di spillo. Poi le superiori, ah, le superiori. Il luogo dove i ragazzi d'oggi si formano. E anche quelli di ieri, l'altroieri e ieri l'altro ancora. Un luogo dove si fanno le formazioni insomma. Infatti è risaputo che i Fantacalci scolastici sono quelli che si fanno in modo più cattivo e con il sangue agli occhi, ma non stiamo qui a divagare.
Ritorniamo al punto. Dicevo: le superiori. Un luogo dove finalmente una personcina di 14-15 anni inizia a cercare di pensare esclusivamente a modo suo. Così tanto a modo mio pensai che per due anni, e dico due, era difficile ,con i miei compagni di classe, intavolare una conversazione che durasse sui dieci minuti. Ero timido, molto timido. E pensare che alle elementari e alle medie ero uno dei più vivaci. L'architetto e il prete che erano in me si scontrarono lasciando spazio ad un essere del tutto simile ad un uomo ma senza l'uso della parola.
Al terzo anno mi riprendo leggermente e al quarto divento quel fluorilegio di idiozie che tutt'ora mi contraddistingue. Inizio a parlare, a dire ciò che penso, a fare tutte quelle battute che prima scrivevo o mi tenevo per me. Risultato: divento il comico, il Lenny Bruce della 4° e 5° F. Divento il Luttazzi de noartri. E me lo porto dietro.
Finisce la scuola e mi ritrovo senza amici, o quasi, qualcuno rimane ma dopo poco mi rendo conto che non erano quello che desideravo. Non erano quelli che vedevo nei telefilm diciamo. Nessuno era Joey e nessuno era Chandler. Erano solo persone che conoscevo e che mi sopportavano, punto e basta.
Poi la svolta, la conoscenza con due persone importanti che rientrano perfettamente nelle parti di Joey e Chandler e il consecutivo rafforzarsi di un'amicizia strana ma solida.
Ma sono andato fuori argomento. Parlavo del mio futuro. Vero. Il mio futuro, per puro caso, passa attraverso una soap opera. E quindi ritorniamo all'ultimo anno delle superiori. Una trentina di pagine di "sceneggiatura" sulle vicissitudini della mia classe raccontate dalla mia penna e dalla mia fantasia mi aprono un mondo, quello della scrittura. Inizio a scrivere un'altra soap opera. Ma su un forum. E ho un discreto successo, così importante per me, che mi porta a scriverne un'altra ancora, una specie di seconda stagione. E lì capisco. Voglio scrivere. Mettere su carta i miei pensieri e le mie facezie per donarle al mondo. Si. Ma il mondo non le vuole. Questo penso ,ogni tanto, per una sorta di cattiveria insita in "noi"(uah uah) scrittori(Uah uah uah uah uah uah uah) che non riusciamo ,certe volte, a vedere la bellezza delle nostre opere con i nostri occhi.
Ma si. Mi piace scrivere. E quando posso ci provo. Non dico che ci riesco ma me la cavo. A fasi alterne. E' più il periodo peggiore che quello migliore. Infatti il secondo ancora non si è visto. Comunque scrivo. Scrivo idiozie, tutti mi fanno complimenti. Provo allora a scrivere storie tristi: niente commenti. Scrivo sceneggiature divertenti o presunte tali: ancora complimenti. Scrivo poesie: niente. Timidi apprezzamenti e via.
Allora, penso tra me e me, faccio ridere. La gente ama il fatto che faccio ridere. Si. Mi piace. Allora farò sempre ridere. Quando usciamo, quando sto in compagnia, quando sto a casa, anche quando scrivo. Ridere ridere ridere. E' questo il mio ruolo nella società: sono una tenera bertuccia.
E non è male, lord signori, io sono qui per voi. Ho sempre odiato i clown, si mettono trucchi in faccia per mascherare la loro vera fisionomia, è inutile. La vera cosa che fa ridere siamo noi, con i nostri occhi normali, la nostra faccia normale, e le nostre espressioni e i nostri atteggiamenti. Io ci riesco a far ridere. Penso ad un ritmo di tre-quattro battute al minuto. O meglio: non così, a comando, basta solo che mi ci concentri un pò e ,pam, la battuta è servita! Sono utilissimo. Nelle cene con una ragazza che non conosci. Negli scontri con il capo dove lavori. Nelle uscite di gruppo, quando vedo che sono tutte coppiette e io sono lì, per addolcire la serata, almeno finchè non inizino tutti a limonare. Oppure in un pomeriggio d'autunno, triste e sconsolato, a dover usare le parole in modo appropriato, prima che succeda un casino, e magari riuscendo ad evitarlo così bene ma così bene che ho si salvato un'amicizia, ma mi sono rovinato, forse, qualcosa di meglio.
La bertuccia serve sempre. E non solo quando scrive o parla. Anche quando sta zitta, in un angolo a cincischiare con la sua mente. La bertuccia dà sicurezza ai timidi, gioia ai tristi e magari coraggio agli impauriti. La bertuccia è sempre lì. E' quell'amico che vedete ogni sera. Quello che dal primo all'ultimo minuto della serata è lì con voi, scherza con voi, vi fa ridere molto e bene. Vi dà la buonasera alla fine, sempre col sorriso, ma poi rimane da solo. Solo con le sue battute, magari anche usate più volte, eh si, mica si possono sempre sfornarne di nuove. E solo se ne andrà, a prendere un treno, a passeggiare piangendo per la città, a guardare le stelle, a sentirsi la persona più inutile del mondo, ad immaginare come sarebbe il mondo senza la sua inutile presenza. Quando incontrate sti tipi. Fermatevi un attimo. Guardate oltre i capelli alla beatles e lo sguardo da idiota. Guardate oltre. Guardateli negli occhi. Un "come stai" sincero e la vita sembrerà andare già meglio.

Messaggio a cura del Consiglio dei Ministri per il mantenimento e la sopravvivenza delle Bertuccie in Italia. Pubblicità Progresso.

Ovviamente l'immagine che presenta l'intervento non è mia. E ovviamente tutti i diritti riservati ai discendenti del compianto Schulz.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Complimentoni per la scelta della vignetta di Schultz, è una delle più belle...per il resto sono perfettamente d'accordo con te, il ruolo della bertuccia non è semplice ma è davvero indispensabile per tutti e quando in un gruppo manca il "buffone" di turno si sente nell'aria un piccolo vuoto di tristezza...Cmq anche se le tue poesie riscuotono poco successo e le tue idiozie sono osannate dal tuo crescente pubblico, non ti angustiare...Questa volta il semiserio ti è uscito benissimo, e mi è piaciuta molto l'aria un pò malinconica che emanava questo post...

DjJurgen ha detto...

Davide...come stai??? :P

no, scherzi a parte...io te l'ho sempre detto che il tuo futuro è nella comicità...tu non vuoi fare il comico, tu sei nato comico...è la tua vocazione, il tuo talento...non è da tutti riuscire a far ridere senza parlare, ma tu ci riesci benissimo...e in tutto quello che scrivi o che dici riesci a essere di una comicità talmente prepotente che il più delle volte rido fino alle lacrime (vedi la prima stagione della soap o i due post sulle ricerche che hanno portato al nostro blog!)...
continua così, senza però mettere troppe vignette di Schultz...altrimenti mi ingelosisco, sai! :P

luttazzi4ever ha detto...

Ecco...Paola capisce la vena di malinconia di questo post(che, guarda caso, ha fatto commuovere fino alle lacrime ben 4 personcine!) e tu, diggi dei miei stivali, mi dici che devo far ridere???

Ah...omino insulso...

Anonimo ha detto...

Sei la mia bertuccia preferita... e mi hai quasi fatto piangere. Bel pezzo!Baci.Jo

DjJurgen ha detto...

In questi frangenti mi sento molto arido... :(

DjJurgen ha detto...

Davide, scusami se non ho versato una lacrima, su questo post... :(
è tutta colpa mia...sono un insensibile senza speranze... :(

luttazzi4ever ha detto...

Beh...diciamo che questo "pezzo" mi è venuto di getto. Ero triste quella sera come in tutto questo periodo e forse la tristezza si è sentita nelle parole. Il mio obbiettivo era solo dedicare un paio di pensieri a quello che nelle varie compagnie di uscire fa ridere. Quello che se non fa lo scemo non serve quasi. Oppure a quello che nei momenti morti mette insieme nuovi argomenti o nuove idiozie(stasera il signor Michele mi ha detto che ci son stati momenti morti nella serata causati dal fatto che non ho fatto l'idiota abbastanza. E pensare che avevo ideato una gara di limbo vicino ad una colonna usando il mio braccio come asta!).

Questo era el mio "compito". Se ho causato lacrime o tristezza o divertimento, beh, ne sono felice. Significa che, almeno un pò, con le parole, ci so fare.

Se invece piangete perchè vi sto pungolando con uno spillo e sono vicino a voi vi dico che mi piace un casino pungolarvi.

So soddisfazioni.

Carmensì ha detto...

Infatti ho iniziato con l'architetto, osannato dalla mia maestra delle elementari come il lavoro più adatto alla mia persona.
Vedi che ricordavo bene tsè!

luttazzi4ever ha detto...

Ah, donna miscredente! Hai sempre ragione tu!

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