martedì 23 marzo 2010

Secondo Giorno - Bagliore



Ieri ero stanca. Sono andata a letto presto. Alan, mio marito, è rientrato da quel viaggio a Dallas. E’ ritornato perché la situazione ha preso di sprovvista un po’ tutti ed è difficile andare a lavorare, far finta che niente stia succedendo, riprendere la vita di tutti i giorni. Il sole è scomparso, e ancora non ritorna. Sembra quasi di aspettare un caro amico che ci ha sempre fatto compagnia. Ma lui non ritorna. Ieri, dopo l’assemblea, abbiamo visto quella scia di luce che ci ha ridato speranza, anche se alcuni di noi, me compresa, erano ancora più spaventati. Era come una stella cadente. Sembrava che fosse passata sopra le nostre teste ma alcuni dicono che era lontanissima. Un corpo celeste sconosciuto, così l’hanno chiamato gli esperti. Non credo che esistano “esperti” di ciò che sta succedendo. Non credo che qualcuno si sia mai preparato per quest’eventualità.

Buio, luce. Luce, buio.

Stamattina Chase si è svegliato preoccupato. Voleva sapere il perché non sia andato a scuola. Ho cercato di tranquillizzarlo in qualsiasi modo possibile ma niente. E’ impaurito come lo siamo tutti noi e non si può dargli torto. La situazione ormai è nera, nera come quel cielo che abbiamo imparato ad osservare di notte, con tutte quelle lucine a miliardi di chilometri di distanza da noi. Quelle stelle che con le nostre luci artificiali abbiamo dimenticato. Quanto ci mancano. Quanto ci manca la normalità.

La porta si apre. Luce.

Vedo il sorriso di Chase per la prima volta da ieri. Alan è qui. Aveva proprio bisogno di suo padre. Lo guarda come se avesse la soluzione all’enigma che ci ha colpito. Capisco dallo sguardo che è ancora più spaventato di noi. Un suo bacio mi riporta sulla terraferma. Ne avevo bisogno. Penso a tutti quelle persone che sono sole, a quanto si sentano abbandonate senza un compagno affianco. Potrebbero essere gli ultimi giorni della nostra esistenza ed è veramente angosciante pensarli di affrontarli da soli. Mi sento girare la testa. Il pc può attendere.

Buio intenso.

Ho cercato notizie su internet. Ormai sembra che ogni persona che abbia un pc si sia attaccata alla rete con una speranza che non esiste. Ognuno, nel mondo, ha visto quel medesimo bagliore di luce. Ognuno, nel mondo, l’ha visto come l’abbiamo notato noi. Vicinissimo eppure lontanissimo. Un intensa scia che ci ha fatto sperare. Per poi ritornare all’angoscia sempre più.
Strani fenomemi stanno accadendo, poi. I fiori, le piante, la flora tutta impazzisce senza il calore del sole. Le piante stanno appassendo. Abbiamo un problema gravissimo e non sappiamo come risolverlo. Stiamo qui, ad aspettare che il mondo muoia, senza sapere che fare.

“Ma almeno stiamo insieme”.

Questa frase è di Alan. Mi ha detto di scriverla. Prima, quando l’ha pronunciata, ho pianto per non so quanto. “Ma almeno stiamo insieme”. E’ forse l’unica cosa che ci resta.

Notte fonda. Come se ci fosse differenza.

Mi è arrivata una mail. E’ una catena, anzi, è un messaggio che un ragazzo ha inviato a qualunque contatto avesse in rubrica. Non so di dove sia ma il testo è allarmante. Chiamo Alan per condividere con lui la paura di questo momento. Sbianca davanti al pc.

“Venite a salvarci. Sono da noi. E ci uccideranno”.

lunedì 22 marzo 2010

Primo Giorno - Buio



Mi chiamo Allison Thorne. Non so perché stamattina ho deciso di scrivere questa specie di diario. Ma so che ho paura. E forse questo è l’unico modo per scaricare la tensione. Scrivo tutto ciò nella speranza, un giorno, di riderci su e di far finta che niente sia successo veramente. E forse è così, anche se non ne sono così sicura. Il mondo sta cambiando, le persone stanno cambiando, io stessa non so più cosa e chi sono. Ho paura. Tanta paura. E’ normale. Capita se un giorno ti svegli e scopri che il sole non è sorto, e ti si sconvolge tutto.

Buio. Completamente buio.

Alle dieci mi sono alzata e ho visto cosa stava succedendo. Gente in preda al panico predicava l’Apocalisse o la fine del mondo. Altri cercavano di tirar fuori ipotesi scientifiche da quattro soldi. Altri ancora fissavano un punto invisibile nell’universo. Il posto che fu del sole. Il posto che fu della luna o delle stelle. Niente. Un cielo nero, che ti entra dentro e ti ammutolisce. Un cielo oscuro, che non ti fa parlare.

Buio. Solo buio.

Le illuminazioni stradali sono state ripristinate quando la centrale elettrica ha capito che eravamo in piena crisi. Ho acceso la televisione per controllare le ultime notizie. Ho letto su qualsiasi sito internet. La paura è mondiale. In qualunque parte del globo ognuno è sconvolto. Chi, in questo momento, in Europa sta dormendo, domani si sveglierà in preda al terrore. Il sole non è sorto, la luna è scomparsa, le stelle sono svanite. Nei telegiornali dicono che l’ansia ormai è dilagata. La rete mondiale è quasi al collasso. Miliardi di persone hanno aggrappato speranze ad internet senza trovare alcuna benchè minima risposta. E io ho paura. Per me, per Alan, mio marito, per Chase, il mio bambino.

Buio. Sempre di più.

Alle tre di pomeriggio è stata indetta una riunione al quale tutta la cittadinanza è stata invitata a partecipare. Forse è solo un modo per stare tutti insieme e farci coraggio l’un l’altro. O forse si cerca veramente di trovare un motivo di questo strano fenomeno. Nel “City Building”, che può contenere al massimo mille persone, c’è una folla assurda. Sembra quasi che ogni abitante della città sia venuto ad assistere. Schermi giganti sono stati approntati all’esterno dell’edificio. Non erano mai stati utilizzati. Ecco come una spesa inutile si trasforma, in un’emergenza assurda, in un acquisto azzeccato. La folla urla, è spaventata. Le signore piangono, i bambini non capiscono il perché oggi manchi la stella gialla che ci protegge e ci riscalda. Almeno alcuni di loro, però, si divertono ancora. Li vedo giocare in disparte. E decido di lasciare Chase con loro. Ha bisogno di normalità.

Buio fuori. Luce dentro.

Entro nella sala a difficoltà. Sul palco il sindaco parla delle ultime notizie e elabora motivazioni, alcune assurde, alcune plausibili. Un ragazzo grida che siamo vicini alla fine. Un coro di urletti spaventati gli fa eco. Una ragazza poco più che ventenne sviene, subito soccorsa dai volontari dell’ospedale cittadino. La paura è insita in ognuno di noi. Un signore distinto prende la parola dal retro della sala. Parla di collisione con la luna o altri corpi celesti. Parla di raffreddamento della terra. Parla di uno scenario apocalittico. Parla dello sterminio di milioni e milioni di persone. Parla di tutto ciò con una calma invidiabile. Parla senza scomporsi. Come se sapesse a cosa andiamo incontro e come se avesse una soluzione al problema. Ma non ce l’ha. Al termine del suo intervento, il sindaco Marrick sbianca in volto. La riunione viene conclusa in fretta e furia senza aver raggiunto un minimo risultato. Usciamo dall’edificio e lo spettacolo che ci aspetta è sorprendente. Tutti osservano il cielo. Un bagliore di luce si può ammirare sullo sfondo di quella massa oscura enorme. E sembra essere sempre più vicino.

Luce. Quella è luce. Ma perché ho così paura?

mercoledì 17 marzo 2010

Bis



Ogni volta che vado a Napoli ritorno sempre un po' cambiato. Sarà l'eccitazione del "viaggio", la paura dell'ignoto, l'attesa del motivo cardine del mio spostamento o la sopresa di chi saranno, per stavolta, i miei compagni di viaggio. Napoli è stata, in passato, il rinnovamento del mio spirito. E soprattutto della mia scrittura. E' successo già che intraprendendo questo viaggio triste e senza idee, ritornassi a casa felice e quasi miracolato. Saranno forse i neomelodici sparati ad altissimo volume alle 9 di mattina. O i coinquilini che sembrano sfondare il muro che mi divide da loro. Sarà la delicata e sincera amicizia a fasi alterne con Giovanna. Sarà questo e molto altro. Sarà che, lunedì sera, ho visto un ottimo concerto.

Ore 21. Teatro Acacia in Napoli, in via Tarantino. Il cartellone preannuncia che dal 17 ci sarà Massimo Ranieri in concerto con il suo entusiasmatico show dal titolo "Canto perchè non so nuotare". Indi suppongo che non ha potuto fare il marinaio per codesto motivo. Peccato. Perchè se sapeva cantare e suonare, ora come ora, sarebbe diventato Presidente del Consiglio(ovviamente voi pubblico sapete del Premier cantante sulle navi da crociera no?). Il 21, solo per quella sera, ci sarà Sal da Vinci. Già mi domando il perchè io abbia deciso di venirci di Lunedì 15 per visionare un gruppo di vecchietti incartapecoriti. Mah, la prossima volta è Sal da Vinci sicuro. D'altronde è l'erede di Leonardo. Magari inventa degli aereoplani sul palco.

Comunque si entra. Il teatro è come mi ricordavo. Ci ero venuto già due anni fa, come sempre affiancato da Giovanna, per assistere allo stesso medesimo concerto. Anche se avevamo pagato di meno ed eravamo in una posizione molto ma molto migliore. Le luci si spengono, lo show è iniziato. Benvenuti ad una serata di buona musica e risate con gli Elio e le Storie Tese.

Vedere Mangoni in abito bianco presentare ogni singolo membro del gruppo è già un piacere per gli occhi. Ma quando si scorge la tenuta, imprevedibile, del gruppetto misterioso, il pubblico va già in visibilio. L'appellativo "geni" gli calza proprio a pennello.
Non voglio fare un resoconto dettagliato di tutto quello che ho visto. Piuttosto parlerò solo di alcuni punti focali che mi hanno fatto amare ancora di più quest'insieme di voci e meraviglia. Iniziando dagli sketch comici sempre più esilaranti. Premettendo che fanno lo stesso spettacolo(adattato ovviamente al luogo dove si suona) ogni sera o quasi per tre mesi, si potrebbe pensare che, dopo un certo punto, si perda la voglia di rifare le stesse battute o gli stessi intermezzi. Invece no. Elio e tutti gli altri, si divertono con il pubblico. Ad ogni nuova idiozia, loro stessi si dimostrano sempre vigili, attenti, e complici. Vogliono stupire chi li vede e, nello stesso tempo, vogliono essere partecipi dello spettacolo con gli occhi di chi non l'ha mai visto. E' difficile ma ci riescono. Ma passiamo ai punti più esilaranti e commoventi della serata.

I continui "apprezzamenti" a Mario Biondi. Stroncato in molte canzoni quando meno ci si aspettava. Apprendendo poi, alla fine di "SuperGiovane", che eravamo, anche noi, tutti dei "Mario Biondi".

La "bruschetta in un occhio" tramutata nel "modellino del duomo di Milano in bocca", che ha provocato un'ovazione. Una sala di sporchi mangiabambini comunisti, direi.

Formigoni "uno di noi". L'uomo che ha distrutto il Parco Gioia a Milano per innalzare il "simbolo della sua virilità" ovvero un ulteriore grattacielo.

Mangoni "Michael Jackson" che cerca di fare il moonwalk è qualcosa di spettacolare.

La "canzone dell'amore" ovvero un medley di tante, e dico tante, canzoni del gruppo che ci raccontano il perchè non scegliere il medico di Michael Jackson soprattutto perchè ti porta al decesso. Questo medley è stato bellissimo. Soprattutto per la singolarità dell'evento. Tutti seduti nel centro del palco. Ognuno con uno strumento che si avvicinava a quello che in realtà suonano. Solo Cesareo aveva la sua chitarra. Mayer aveva due bonghi al posto delle batterie. Rocco aveva la diamonica a fiato. Faso un liuto o ukulele, comunque uno strumento a corda. Jantoman invece una piccola pianola che suonava tipo xilofono. Grandi. Grandissimi. Meravigliosa musica con semplici strumenti. Dove li trovate tipi così?

Il fatidico momento delle "idiozie di Rocco Tanica". Ogni anno se ne inventa una nuova. E vederlo mentre intona tantissime canzoni con la sola diamonica a fiato, duettare con un aereoplanino manovrato da Cesareo è un momento di alto teatro.

"Bis" a me provoca sempre emozioni incredibili. E' una canzone che denota una tristezza incalcolabile sotto. E una grande forza d'animo che gli Elii hanno avuto dopo la morte di Feiez.

Il finale con "Tapparella" ad un certo punto era dovuto. Secondo me sarebbe stato bello se l'avessero fatta come due anni fa come quarta o quinta canzone. Così il pubblico era felice e avrebbero potuto finire come meglio gli aggrada. Dato che so che gli Elii un po' si sono rotti di suonarla sempre.

La voce audio (che ho scoperto poi essere un video che trovate a questo indirizzo) che parlava sempre di Michael Jackson. Esilarante e sconvolgente!

E concludo con una frase di Elio che mi è piaciuta troppo: "In Italia siamo nella nullità totale, consci e fieri di esserlo". Ha molta ma molta ragione.

Per il resto, i due giorni napoletani, sono volati. Veloci e divertenti, fatti di risate, proposte, paturnie, gentilezze e tanti ma tanti sorrisi. Ho conosciuto persone meravigliose. In quel poco di tempo che ho passato con loro, ho capito il perchè Giovanna passi parte la sua vita con Leonardo, Martina e Renato(in rigoroso ordine alfabetico). Sono dei ragazzi eccezionali e tanto ma tanto simpatici. Mi hanno fatto sentire "del gruppo" fin dal primo istante. Ho dato un'impressione di me da eterno cazzaro, credo, e questo deve averli invogliati a sopportarmi per questi due giorni. Grazie, ragazzi. L'idea dello striscione che mi è venuta, se la attuate, mi provocherà tanta galera ma ne sarà valsa la pena. Ovviamente il soggiorno in cella sarà da dividere con Leonardo.
Vi ringrazio, soprattutto, per la camminata a piedi dal Vomero a Via dei Tribunali. Vissuta dal sottoscritto con tanta paura ma, si sa, in gruppo si diventa più coraggiosi. La mia caviglia si è un po' distrutta ma fa niente. Quel che conta è stato poter vedere un ottimo concerto, con un'ottima compagnia e mangiare anche un buon Kebab(forse troppo piccolo, abituato agli standard delle mie parti). Un ringraziamento a Martina per aver riso ad ogni minuto del concerto. Mi ha dato enorme felicità. Non so perchè ma l'è così.
Poi, ovviamente, un "Grazie" abnorme và a colei che mi ospita, che mi sopporta, che mi cede il letto, che mi coccola in quei due giorni in cui decido di fare l'abusivo da lei. Grazie Giovanna per l'eccessiva gentilezza che esprimi nei miei confronti. Grazie per avermi scelto come "bastone della tua vecchiaia", durante il tragitto pedonale. Grazie per essere sempre felice quando mi vedi. Grazie di chiamarmi "Papà" e di ordinarmi di non farti ridere. Non grazie per i pugni che solo io ricevo quando alzo un po' la voce. Se dalle mie parti si parla così che ci posso fare?

Due giorni in cui ho apprezzato tante di quelle cose e mi sono ripreso così tanto che un nuovo progetto sarà ben visibile su questo blog, tra qualche giorno. Il tempo di aggiustare un paio di cose ed è bello che pronto.

Dimenticavo di ringraziare la mia piccola che, Lunedì, quando mi ha visto salire sul treno aveva la tristezza da "ragazza con fidanzato in Iraq" quando invece dovevo ritornare il giorno dopo. Quegli occhi verso la terra sono stati uno dei più belli regali che mi abbia mai fatto. Se un solo giorno senza la mia vicinanza la intristisce così tanto, non oso pensare a viaggi di una settimana. La troverei dimagrita e sconvolta.

Su Youtube ci sono alcuni filmati della serata al Teatro Acacia. Se vedrete gli Elii nel tour estivo non visionateli. Meglio non anticiparsi niente. Anche se tutto il mio post è un insieme di spoiler dalla prima all'ultima parola.

lunedì 8 marzo 2010

Non solo l'8 Marzo



Fermo restando che oggi è la festa e non il giorno della donna. Il che significa che è un festeggiamento per ciò che, per fortuna, possiamo vedere e amare ogni santissimo giorno della nostra vita. Oggi è una festa che nasce da un dolore, oggi è un momento per pensare a tutte quelle povere ragazze, bambine, donne che vivono sottomesse, nel terzo millennio. Altro che spogliarelli. Altro che uomini palestrati e tatuati che agitano il pacco sotto gli occhi di ragazze infoiate. Oggi è una festa, certo. Ma c'è modo e modo di festeggiare.
Dedico queste, misere, parole a tutte le appartententi al gentil sesso che passano abitualmente e non, su questo blog. Dedico a loro una piccola poesiola. Un particolare augurio è per la mia piccola Carmen, per la signorina Paola(che si sopporta il Diggi), per le nostre madri(che in quanto a sopportazione non sono da meno a nessuno), e per chiunque voglia partecipare a questa giornata di felicità.

Bellezza sincera, a tratti amara,
se la guardi negli occhi tutto scompare:
il mondo si ferma, solo rimane,
quell'attimo eterno, per amare.

Gioca col cuore, trova il dolore.
Piange, per rinascere con forza maggiore
andando avanti con pensieri limpidi,
dimenticando i brutti lividi.

Si rimette in gioco con mille paure,
auspica e spera in una vita migliore,
si innamora di chi la fa sentire sicura
e, dolcemente, se ne prende cura.

Lei, che ha sofferto o soffrirà in futuro,
lei, che sogna per i figli un mondo puro.
Lei, unica e insostituibile,
che sia amica, madre o l'amato bene.
Lei è un misto di sale e miele,
che ci accompagna nel nostro cammino,
dal primo giorno fino al declino.

La foto inserita è molto forte ma è, per me, bellissima. Un raro esempio di genio e creatività usate per uno scopo importante. E' di un paio di annetti fa ma l'ho trovata su internet e non potevo non metterla. Quale miglior giorno per ricordare che le donne non sono una valvola di sfogo ma una bellezza del creato?

Per rileggere la poesia dello scorso anno, basta cliccare qui.

venerdì 5 marzo 2010

Lost - incipit

Ok, prometto che non esagererò con i post a proposito di Lost (toh...post/Lost!!!).
Ma questa scena è una di quelle che, non so perchè, non smetterò mai di riguardare.

Seconda stagione di Lost.
La puntata è la numero 1.

giovedì 4 marzo 2010

I'm Lost





E alla fine ci sono caduto anche io.
In cosa? In Lost, ovviamente.
Dopo anni e anni di rimandi, finalmente mi sono deciso a guardarlo.
Ieri ho concluso la prima stagione. Oggi ho già guardato tre episodi della seconda.
In quanto tempo riuscirò a recuperare tutte le serie? In poco tempo, ho paura.
Però, c'è un però. Dalla terza in poi, ho deciso che guarderò le stagioni in inglese.
Se non altro, unisco l'utile al dilettevole. Unisco il fatto che, da quello che mi hanno detto, la terza stagione di Lost fa schifo al fatto che, da quello che sto capendo in questi giorni, il mio inglese fa davvero pena e ho un assoluto bisogno di migliorarlo.
Lost, già.
Adoro John Locke. E non me ne frega niente se tra qualche puntata scoprirò che è uno stronzo assoluto. Per adesso lo adoro.
Adoro Sawyer. E non me ne frega niente se tra qualche puntata scoprirò che è ama "La Pimpa" e tutti i soldi che guadagna truffando la gente li lascia in beneficenza. Per adesso lo adoro.
E se qualcuno si azzarda ad anticiparmi qualcosa, potrei seriamente pensare di ingaggiare Sahid e di farlo torturare ficcandogli dei pezzi di legno nelle unghie.
Ecco, penso di aver detto tutto. Penso di aver spiegato perchè in questi giorni scrivo di meno, leggo di meno, suono di meno ed esco di meno.
Perchè sto guardando Lost, e mi sta prendendo non poco.
Perchè sento che mi sta facendo bene, a livello di sceneggiatura e di creazione di personaggi. Perchè mi rendo conto di quale e quanto cazzo di lavoro ci possa essere dietro una serie del genere. Perchè mi rendo conto che, in effetti, devo decidermi ad abbandonare il mio snobismo da falso intellettuale. Perchè, come prima cosa, non sono intellettuale. E, come seconda cosa, il mio snobismo non mi porta da nessuna parte. Se avessi cominciato a vedere Lost qualche anno fa, forse ora sarei un pelino più consapevole di quali obiettivi devo perseguire.
Pazienza. Sono ancora in tempo per recuperare.
A costo di fare l'orso e di dare alle mie nuove coinquiline una tra le più tremende notizie che potessi dare.
Non so dove si trovano le discoteche, qui a Milano.
E' grave, lo so.
Ma, come direbbe qualcuno, questa è un'altra storia.

p.s. chiedo scusa a tutti i fans dei Lost che, per un'innata perfidia di google, sono stati traghettati su questo post invano. Spero di rimediare in futuro, quando scriverò un post che ha l'obiettivo di esaltare la bellezza del prossimo telefim che guarderò, Darii.

lunedì 1 marzo 2010

Stringimi!



E' normale. In ogni rapporto lo si pensa, tranne in quelli dove si vive nel vittimismo. Comunque è normale. Normalissimo. Quasi banale, scontato. Ma succede. E' un pensiero che attraversa la mente ogni tanto. Quando guardi la persona che ami e vedi che ti da tutto, ma proprio tutto. Non parlo di regali costosi, viaggi extralusso, cene nel miglior ristorante del luogo. Parlo di disegni eccezionali, di scampagnate alla luce del sole o al chiaro di luna verso una Casertavecchia infreddolita e ospitante, parlo di cene al pub che ami, quello economico e ormai familiare. Parlo di parole su parole su parole. Parlo di telefilm e corse al cinema, per assistere allo spettacolo delle 17. Parlo di tutto ciò che una persona può dare alla persona che ama. E io mi ritengo sempre fortunato. Perchè lei mi da tutto. E mi sento di darle poco, pochissimo. In certe occasioni mi domando il perchè lei mi sopporti(sono masochista, senza che me lo facciate notare) così tanto. Perchè lei mi sia sempre accanto con quel suo viso amorevole e le sue lacrime sincere. Non lo so. Vi confesso che ancora oggi non lo so. Forse è un regalo divino, anche se personalmente non sono un credente. Forse era destino, ma è come credere in un altro burattinaio. Forse così doveva andare. Forse io le do più di quanto penso. Forse.

Questa è per lei, ovviamente.


Le tue mani mi circondano,
mi regalano un dolce sospiro.
Il tuo petto mi sfiora,
dall'alto io ti ammiro
in tutta la tua bellezza,
attimi che sfiorano l'eternità
e passa la tristezza.

Sei ancora qui e mi stringi.
Un abbraccio con te è eterno,
i secondi diventano ore,
i minuti si dimenticano
dando posto all'amore.

E le lacrime scorrono
per un qualsiasi motivo.
Non m'interessa in questo momento
ora mi sento vivo.
Piano piano respiro,
un singhiozzare lento
mi accompagna nel cammino.

Lontano da te non si può stare,
ogni dolore scompare
alla tua visione.

Viverti è l'ideale,
sentirmi inadeguato è,
forse, normale
al tuo confronto.