giovedì 31 marzo 2011

Sono ancora qui


Il tempo cambia, le stagioni mutano e le mie gambe tremano. Sono gli effetti del caldo, degli impegni e delle lunghe camminate che portano mutazioni non di poco conto nella mia vita di tutti i giorni. Principalmente si è esaurita, tristemente, l'idea di un'altra settimana di post giornalieri, ma prometto di riuscirci da ora fino a domenica prossima, se mi ci metto d'impegno. Ma non solo a ciò portano i cambiamenti della vita. Portano sicuramente ad altri pensieri, ad altri problemi, ad altre priorità, ad altre vicissitudini che aprono infiniti scenari che portano a infiniti sbocchi e infinite traiettorie. E in queste traiettorie ci sono io che constato come una sana e piacevole passeggiata di dodici ore e trenta chilomentri, non è che faccia così tanto bene. Ma ciò lo si poteva capire anche senza provarlo, ma purtroppo ho dovuto. Comunque, come accade abitualmente quando sono troppo stanco per post seri, vi scrivo una lista di promesse future che conto di mantenere a breve. Più qualche notiziola che può interessare i vari frequentatori abituali di codesto spazio angusto. Pronti? Bravi. Bisogna essere sempre pronti.

-) Domani c'è il consueto post sulle ricerche. Ho già visto che ce ne sono certe che farebbero impallidire dei professori di italiano. Poi vedrete.

-) Ho ripreso a scrivere per Glama, come spesso accade. Ieri ho postato una mia recensione, domani ce ne sarà un'altra e domenica una terza. E conto di iniziare a fare almeno tre recensioni settimanali.

-) Se tutto va bene sabato e domenica sera, incrociate le dita, settimana prossima vi regalo tanta felicità con sette post, e dico sette, che chiuderanno la saga iniziata il mese scorso e che ora vede solo cinque puntate. Indi la settimana prossima la dedico solo a ciò. Ma solo sabato e domenica sera va' tutto bene. E ci andrà.

-) Per fine mese di Aprile o inizio Maggio, provo ad iniziare una nuova saga epica, capibile per tutti, a puntate e a cadenza bisettimanale. Almeno fino all'anno prossimo ci dovrebbe far compagnia. Devo iniziarla a scriverla già da mò ma la vorrei fare attuale indi mi sembra difficile anticiparmi troppo. Su cosa verterà? Ve l'ho già detto in passato. Siate attenti.

-) Il mio co-admin ha fatto il suo posticciolo mensile e ora è in vacanza alle Bahamas per la troppa stanchezza. Se c'è qualche massaggiatore tra di voi chiamatemi, così vi pago per aiutarlo a soffrire di meno dopo l'immane sforzo.

-) Camminando di qua e di là scopro che molti cani, e alcuni gatti, mi adorano. Ho un fascino irresistibile verso gli animali. Sono il San Francesco dei poveri. Su uno di questi piccoli batuffoli di pelo ci farò un post a breve. Statene certi.

-) Meno tasse per tutti. E' bello promettere cose che non si manterrano mai, fa più figo. E un milione di posti di lavoro, ovviamente.

-) Ho scoperto che il mondo va' avanti anche se io non lo controllo e sto facendo altro e quindi non ho tempo per lui. Cioè: i fatti di attualità continuano ad uscire anche se io non vado sul sito del Corriere o de La Repubblica. Questo ci fa capire come contiamo poco nella vita di tutti i giorni noi comuni mortali. Invece se per caso un certo Totti si fosse fatto male al ginocchio giocando con suo figlio, tutti l'avrebbero saputo. E l'attualità sarebbe girata attorno a lui. E' piuttosto strana come cosa.

-) Lavorare stanca. Ma non lavorare stanca molto di più.

-) Il piacere dello scrivere è qualcosa che rimane anche quando non scrivi ma pensi a ciò che vorresti scrivere. Mi viene da pensare, alcune volte, a parti intere di racconti, romanzi, o poesie, mentre cammino o faccio altro. E molte volte perdo tutto ciò perchè non ho una penna e un foglio a disposizione, o perchè non ho tempo. Ma pur non scrivendo è come se scrivessi lo stesso nella mia mente. E immagino un foglio bianco che si colora di nero con le parole che incanalo una dietro l'altra, pronte per essere lette e dimenticate da me stesso. E mi va' bene così, per ora.

lunedì 28 marzo 2011

Le Navi - Daniele Silvestri



E' lunedì, è da una settimana che si scrive ininterrottamente e gli accessi al Bloggo aumentano pian pianino, così tanto da prevedere ottime chicche per le ricerche del mese di Marzo. Comunque da domani sarà in vendita il nuovo cd di uno dei miei autori preferiti. Conto di prenderlo, perchè del signor Silvestri ci si può sempre fidare, e spero ardentemente di vederlo dal vivo in codest'anno. Per capire chi è e cosa propone, nel suo nuovo cd chiamato "S.C.O.T.C.H."(un acronimo che ogni fan sta interpretando a proprio modo, appena mi viene qualcosa ci provo anche io), vi linko due canzoni, non solo una, intitolate "Le Navi" e "Appello", prese paro paro da "Che tempo che fa", pure se Fazio me sta antipatico.

Inserisco il testo solo della prima. De "L'appello" purtroppo ancora non si trova. Appena lo troverò, lo posterò sicuramente.

Le Navi

Si salpino le navi,
si levino le ancore e si gonfino le vele,
verrano giorni limpidi e dobbiamo approfittare
di questi venti gelidi
del grego e del maestrale, lasciamo che ci spingano
al di là di questo mare,
non c'è più niente per cui piangere e tornare.
Si perdano i rumori, presto si allontanino i ricordi e questi odori,
verranno giorni vergini e comunque giorni nuovi,
ci inventeremo regole e ci sceglieremo i nomi
e certo ci ritroveremo
a fare vecchi errori,
solo per scoprire di essere migliori.
Mentre tu,
intanto nel tempo che resta,
sei già qui
accanto e già molto diversa
e bellissima,
sei bellissima.

domenica 27 marzo 2011

Stringimi


La domenica, non so perchè, mi sembra così difficile scrivere. Che poi si scrive lo stesso stando su internet. Che siano semplici frasi su un social network o dei commenti in un forum, alla fin fine si scrive, indi perchè non farlo sul proprio Blog? E oggi vi regalo, o vi rovino, con un'altra poesiola. Si può notare a chi sia dedicata, forse è la stessa a cui sono state dedicate tutte le altre o quasi, e si può notare che finchè lo farò significa che lei mi da ancora oggi, e mi continuerà a dare, ciò di cui ho bisogno per decantarla a destra e a manca. L'amore non è distratto e confuso. L'amore è quella cosa che ti fa dire: "meno male che ho almeno l'amore". Se è una sofferenza non è amore, è solo dolore. Ma a questo ci poteva arrivare anche Topo Gigio. Buona lettura.

Ah, ho mantenuto la mia promessa su "un post al giorno". Anzi, con il meraviglioso intervento del mio co-admin alla sola distanza di due mesi dal suo ultimo post, abbiamo raggiunto ben 8 post in una settimana. E' n'evento!


Conto anche i minuti ormai,
quelli in cui non ti ho.
Penso agli attimi trascorsi, sai?
Quelli che oggi non rivedrò.

Adoro i secondi che mancano
al nostro prossimo incontro.
Quei passi veloci che sfiancano
finchè non ti ho sullo sfondo.


E poi toccarti leggero,
con una mano sulle tue gote.
Non potevi immaginare nemmeno
che fossero così meravigliose.

Rinuncio all'idea di cuori lontani,
ti sento vicina ora e domani.
Ho visto cose che non ricordo
ma ora, con te, questo è il mio mondo.


E con le tue braccia,
a mò di cintura,
ogni male taccia:
questa è la mia cura.

Cinquecento di questi post, luttazzi4ever...

sabato 26 marzo 2011

Stand-by


Me l'ha insegnato qualcuno, non so se internet e qualche articolo ecologista letto su Vanity Fair o Max, ma me l'hanno insegnato. A spegnere tutti i dispositivi che sono in stand by. A risparmiare fior fior di euri con un semplice clic vicino alla televisione, al modem, al computer, alla radio. Così da abbassare la bolletta elettrica di almeno una cinquantina-sessantina di euri annuale. Che tanto a che serve avere quella lucetta accesa? Che bisogno c'è di tenere l'x-box attaccata alla corrente se consuma quasi quanto un frigorifero! Per risparmiare quel secondo in più quando accendi l'elettrodomestico che ti serve? Un secondo non vale cinquanta euri. Fare quel clic è necessario molte volte, farsi fare quel clic un po' meno. Infatti di questo volevo parlarvi: di quando la vita ti mette in stand-by e ti mette in un angolino e tu rimani fermo, con gli occhi accesi, aperti, con una sottile luce verde di sfondo, e aspetti. Aspetti che il giorno dopo arrivi quella chiamata, aspetti che il pomeriggio dopo servirai a qualcosa o a qualcuno, aspetti mentre la notte dopo pensi e ripensi al fatto che nessuno ti vuole, nessuno ti chiama, nessuno ti cerca, nessuno ha realmente bisogno di te. Almeno in ambito lavorativo.

E' accaduto. Forse succede a tanti, forse in quest'Italia di oggi bisogna essere umili, ma umili tanto e mettersi la dignità sotto le scarpe servirà a pensarci meno e a fare di più. E' accaduto che ho detto di aver sbagliato, pur non credendoci e avendo un'altra conferma di ciò, e ora devo aspettare, ancora, come tutti. E aspettare dopo che sei stato una settimana con l'umore così alto e così felice come non accadeva da tempo, è qualcosa di brutto. Bisogna aspettare, mi hanno cliccato addosso ieri, mi hanno messo nel ripostiglio delle scope e tra un po' mi riprenderanno, spero per usarmi almeno. Magari in modo continuativo. Magari in modo deciso. E forse da lì in poi mi sentirò meglio e felice. Almeno lo spero, almeno me lo auguro. Ora non lo sono, ma non perchè mi sono arreso, sia chiaro. Ma perchè è dura accettare una porta socchiusa dopo una settimana intera in cui in quella porta ci avevi invitato tutti i tuoi amici, tutti i conoscenti, tutti i parenti. Una porta in cui avevi già iniziato un party di felicità. Ora è socchiusa, tra due settimane sarà leggermente aperta. Vedremo se mi lasceranno entrare. Vedremo se mi riaccenderanno.

Ps: Ovviamente c'è molta gente che sta peggio del sottoscritto. A me saranno sole due settimane, si spera, per altri magari son già due anni e nessuno li riaccende mai. Questa è l'Italia di oggi. Viva l'Italia e i suoi governanti.

venerdì 25 marzo 2011

Eye of the tiger

Lo so, chiedo scusa in anticipo, la promessa del "un post al giorno" è ridicola se la infarcisco di video. Ma è solo il primo di codesta settimana e sarà l'ultimo. E poi oggi sono molto occupato e questo è l'unico momento libero che avrò da ora fino a stasera(o stanotte), indi prendete ciò che vi passa il convento che in questo caso vede nella mia persona tutte e tre le figure di suora, novizia e madre superiora.
La canzone che vi posto è uno dei cavalli di battaglia di ognuno di noi, secondo me. Un pezzo che dà la carica e oggi, e nei prossimi due giorni, avrò bisogno di tutta la carica possibile. Mi sento forte ma avere un po' di musica, dalla propria parte, è sempre un fattore positivo. Se poi è questo meraviglioso pezzo dei Survivor, l'adrenalina e la voglia di fare aumentano in modo esponenziale tendente a più infinito. Buon ascolto.

Ps: Mi gaso troppo quando la suono a Rock Band.



Il testo è nel video, indi inserisco solo la traduzione.

Torno di nuovo sulla strada
Ho fatto il mio tempo, ho avuto le mie occasioni.
Sono stato lontano. Ora sono tornato sui miei passi
Solo un uomo con la sua voglia di sopravvivere.
Troppe volte succede cosi velocemente
Che tu in cambio di gloria svendi la tua passione
Non dimenticare mai i tuoi sogni del passato
Devi combattere per tenerli vivi.

E' l'occhio della tigre.
E' il fremito del combattimento
Che cresce per la sfida con il nostro rivale
E l'ultimo sopravvissuto
insegue la sua preda nella notte
E ci sta guardando tutti
con l'occhio della tigre

Faccia a faccia fuori nel caldo torrido
Tenendo duramente i morsi della fame
Loro evitano le avversità
Noi scendiamo in strada
Per uccidere abilmente per sopravvivere.

E' l'occhio della tigre.
E' il fremito del combattimento
Che cresce per la sfida con il nostro rivale
E l'ultimo sopravvissuto
insegue la sua preda nella notte
E ci sta guardando tutti
con l'occhio della tigre

E' l'occhio della tigre
E' l'occhio della tigre

giovedì 24 marzo 2011

La normalità


E' quella che cerchiamo quasi tutti, sinceramente. Chi cerca altro, il livello più alto, il più elevato, è una persona insoddisfatta che non avrà mai ciò che vuole, pur avendola. Il suo bisogno di qualcosa di più sarà sempre più grande ogniqualvolta riuscirà ad avere ciò che ha desiderato. Io invece spero nella normalità, quella sicurezza che ti fa andare avanti ogni giorno, e che speri di raggiungere in ogni istante. E te ne accorgi che ti manca la normalità quando inizi a perderla. Prendete le relazioni d'amore, ad esempio.

All'inizio è tutto un parlare, parlare, parlare, ci si deve conoscere d'altronde. Poi c'è la parte dell'amore, e dell'amore e dell'amore, perchè ci si deve conoscere anche in quel senso, dopotutto non puoi avere una relazione con chi non ti piace in quella particolare circostanza. Comunque alla fine, dopo aver parlato e consumato, si arriva ad un punto che gli argomenti scarseggiano. Hai convenuto che gli aneddoti riguardanti il suo ex non ti esaltano, lei ha capito che a quindici anni eri un complessato della madonna, e avete discorso, per un paio d'ore, sulle malattie veneree che conoscete di nominata e come esperienza trascorsa, ora che si fa? A questo volevo arrivare.

Al punto, forse, che determina il momento esatto della parola "amore". Quando i due innamorati si siedono sul divano, o sul letto, con una copertina addosso, accendono la tivù, o il pc, o il dvd, e guardano qualcosa assieme. E' lì che si crea il rapporto, è lì che si capisce che cos'è la normalità e quanta voglia hai di averla. E' lì che ho pensato, sinceramente, che la donna che avevo accanto sarebbe stata per me la sola che avrei voluto mi accompagnasse nella visione di qualsiasi cosa. E da lì parlare, piangere, ridere assieme. L'attimo di normalità migliore che si possa avere. Poi il tempo ci farà capire cosa siamo in realtà, e si avranno due diversi televisori, perchè non c'è sempre la voglia di vedere la stessa cosa, ma se quella voglia rimane, e so che mi rimarrà, sarà decisamente un amore da non interrompere mai.

Tutto questo per dire che, in questi tempi veloci ed affollati di impegni, mi manca stare con una certa personcina ad abbuffarci di telefilm. Il tempo per vederci ci sarà sempre, forse non tre ore di fila, ma una quarantina di minuti sempre si troveranno. A costo di togliermi un'ora di sonno per stare con lei, sul letto, sotto una copertina, a sognare e ridere e pensare e goderci una meritata pausa assieme. Viva la normalità.

mercoledì 23 marzo 2011

Il mio grosso grasso green week-end



Io me lo porterò dentro ancora per un bel pò, l'ultimo week-end. Lo custodirò gelosamente, lo userò come punto di riferimento, come esempio per capire chi sono e le possibili direzioni che voglio seguire. Perchè continua a parlarmi, l'ultimo week-end. Anche ora, che è già finito da un pezzo, la sua voce è ancora forte. Mi fa tornare alla mente immagini che avevo già vissuto in qualche altro tempo e spazio, e accantonato per una sorta di vigliaccheria di cui avevo anche il coraggio di andare fiero. E forse è stata proprio quella, la sua forza. Riportarmi alla mente immagini che avevo messo da parte, e che sono tornate tanto più forti proprio perchè nascoste in un angolo dimenticato.
Ho passato un week-end strano, uno dei più impegnativi della mia vita, uno dei più lunghi. Uno di quelli che ti porti dietro per un pezzo, e da cui non vorresti staccarti più. Sono tornato animatore, intrattenitore, bambino, membro dello staff, uomo dietro le quinte, canzoniere, manipolatore di pongo, creatore di personaggi, narratore di storie, papà. Sono stato tante cose tutte insieme, sono stato qualcosa che mi piacerebbe essere.
E poi ho conosciuto persone nuove, rivisto persone che ho iniziato a guardare sotto un'altra luce, recuperato un pò di quella fiducia verso la speranza che l'infanzia non è ancora del tutto perduta. Ho avuto una maglietta tutta mia, su cui c'era scritto "staff" nel più bello dei modi, come se fosse un cognome.
Ho dovuto gestire tanti bambini tutti insieme, barcamenandomi tra album da colorare e pennarelli da distribuire. Con la maggior parte di loro non ho neanche parlato, ma non importa. Mi sono bastati i loro sguardi attenti mentre guardavano il cartone animato, mentre ascoltavano le mie spiegazioni sui personaggi, mentre mi dicevano che a casa hanno una montagna di fumetti alta così.
E poi Andrea, Eleonora, Marina, Gaia, Chiara, Alessia, Allegra, Tommaso, Jacopo. I papà che hanno accompagnato i loro bimbi, le maestre che hanno accompagnato i loro alunni, i bambini che mi fissavano in silenzio perchè troppo timidi per parlare, i bambini che mi hanno assalito per avere le figurine e quelli che mi chiamavano "Signore" o "Francesco Staff".
La sveglia alle 8 del mattino, l'agitazione prima del mio intervento, la stanchezza alle 19 di sera mista all'euforia per la giornata appena vissuta, la chiacchierata con Andrea ed Eleonora davanti alla metropolitana la domenica sera, quel tentativo di prolungare il tempo da poter passare insieme nella speranza che tutto potesse ripartire dall'inizio.
E la speranza. La speranza che possano essercene ancora, di week-end così. La speranza che sia solo l'inizio, la speranza di aver fatto bene il mio lavoro, di aver detto le frasi giuste, di aver lasciato almeno un piccolo ricordo di me a tutti i piccoli visitatori dello stand della -"Green Tribe" al "Trick Animation Film Festival" che si è tenuto a Milano quest'ultimo week-end e dove io ho partecipato in veste di sceneggiatore.
Ricorderò di aver visto Bill Plympton, Bruno Bozzetto, Riccardo Mazzoli, e più di un centinaio di bambini. Che sono l'unico, vero motivo per cui non dimenticherò mai questo festival.

Dieci cose per cui vale la pena vivere


E' una bella idea pensare a qualcosa per cui vale la pena rimanere in vita. E' un'idea non nuova, non è che l'ha inventata Saviano, è un'idea che ho visto sia a "Il senso della vita" di Bonolis(forse il suo miglior programma), un'idea che era della rivista "Cuore", da ciò che so, almeno di una ventina di anni fa. E dato che adoro fare classifiche o liste o piccoli vademecum inutili, vi posto anche io la mia lista delle cose per cui vale la pena vivere. Dieci cose, forse ne volevo aggiungere molte altre di più, ma queste dieci diciamo che sono le prime.

1) L'amore ricambiato della donna che ami. (Che ovviamente è molto meglio dell'amore non ricambiato, lì ti crucci, ti rovini l'esistenza dietro ad un pensiero che può portarti quasi alla pazzia, qui, invece, ti senti felice ogni giorno perchè sai che hai qualcuno che ti appoggia sempre qualunque cosa tu faccia).

2) Il campo di calcetto pronto al mercoledì per essere calpestato dal sottoscritto. E la gioia della parata, del gol o dell'assist che ti sconvolge da dentro e ti fa urlare.

3) La scrittura in ogni sua forma. Che porta alla creazione, dal nulla, di poesie, racconti, romanzi, canzoni e qualsiasi cosa la mente, i ricordi e le esperienze hanno da dire.

4) L'odore di carta stampata di un fumetto nuovo, illibato, appena aperto. Quel brivido di sapere cosa accade e di iniziare a far scivolare le pagine una dopo l'altra. L'emozione, un giorno, di trovare il tuo nome dentro quel fumetto. E poi la lettura in generale.

5) Stare abbracciati sotto le coperte mentre fuori diluvia e fa freddo. Sentirsi due anime legate in quell'abbraccio che insieme possono sconfiggere tutto. Anche il temporale.

6) Il poter sapere che hai sempre un amico con cui parlare e dirgli tutto quello che ti fa stare male. Il sapere che quell'amico farà la stessa cosa con te, quando gli servirà.

7) Le serie tv. Quelle che ti appassionano e ti fanno sognare. Quelle che ti impauriscono e ti fanno pensare. Quelle che ti riempiono la vita con i loro amori, passioni, dolori, sparatorie, misteri e robe del genere. Senza le serie tv forse oggi sarei meno divertente, sinceramente.

8) La mozzarella di bufala. Ma quella buona che si trova solo dalle mie parti. Più dalle parti di Mondragone, a dirla tutta. Quella che si scioglie in bocca e ha quel gusto amarognolo che la rende meravigliosa. E di conseguenza: la pizza. Fatta bene è uno degli alimenti che una persona non può non amare.

9) Il momento in cui qualcuno mi chiamerà "papà". Sarà celestiale quella parola.

10) La casa libera per una giornata intera. Quella giornata in cui ti senti, nel tuo regno, il re assoluto. Quella giornata che, magari, vivrai allo stesso modo delle altre ma che ti fà sentire meglio, più responsabile, più felice. E poi una casa libera dagli occupanti abituali non vuol dire che non si possa riempire con altre persone!

Questa è la mia lista. Se anche voi ne avete una, postatela. Sarà bello sapere quali sono le voste idee riguardo alle bellezze della vita.

martedì 22 marzo 2011

Dylan Dog - Il film (Rece)


Da una parte, nell'angolo alto, abbiamo Davide, 24 anni, casertano, fumettaro dalla nascita e desideroso di osservare come hanno distrutto il suo mito trasportandolo sul grande schermo. Dall'altra parte, nell'angolo basso, abbiamo Dylan Dog, 30-35 anni, londinese, indagatore dell'incubo da 25 anni, cosa che doveva portarlo ad avere un'età ormai sui sessanta ma no, lui rimane sempre com'è, sennò che gusto c'è? Ha una sfilza di donne di cui è innamorato, ha un assistente di nome Groucho che spara battute alla Totò, ha un clarinetto, un amico ispettore di nome Bloch, è scettico pur avendo visto tutto dalla vita, ha un grande amore che vede una volta ogni millennio e un'altra che ha fatto una brutta fine, ha un acerrimo nemico che ora è chissà dove ed è vegetariano, astemio e anche un po' complessato. Nell'angolo alla sua sinistra troviamo Carmen, 21 anni, casertana, fumettara da quando conosce il Davide di cui sopra e anche lei desiderosa di vedere come hanno trasformato il fumetto che Davide le ha fatto conoscere, sul grande schermo. Carmen apprezza Dylan e se non lo legge per molto tempo ne sente tanta mancanza, ciò vuol far capire che è entrata nel tunnel e difficilmente ne uscirà. E nell'angolo opposto Dylan Dog - Brandon Routh, tosto, massiccio, sempre sui 30-35 anni, londinese ma trapiantato a New Orleans, ha un assistente dal nome Marcus che spara battute alla personaggio comico, ha un clarinetto, un amico lupo mannaro, non è assolutamente scettico, ha un grande amore che le hanno ucciso, non ha acerrimi nemici ma solo cattivelli ordinari nel mondo dei vampiri, lupi e zombie. Non si sa se sia vegetariano o astemio, e si concede anche lui alle bellezze dell'ammore, chissà però se ne era innamorato. Comunque questi quattro personaggi son quelli che c'erano ieri sera a vedere, o a interpretare, "Dylan Dog - Dead of Night". Risultato? Ve lo spiego subito.

Questo è un film su un futuro Dylan Dog. Come noi dylaniati abbiamo potuto apprezzare una storia di un paio di anni fa dove Dylan viveva in un mondo di zombie nel futuro e non faceva più il suo lavoro, e non aveva più squinzie e non aveva più il carisma dei tempi antichi, possiamo anche apprezzare ciò. Con qualche riserva. I diritti di questo film sono stati acquistati nel 97, sono passati quattordici anni e esce fuori ciò. Non dico che sia un'emerita boiata, ma si poteva accontentare ancora di più i lettori italiani piuttosto che gli spettatori americani. Ora dico: dato che il film doveva uscire principalmente in Italia, e dato che forse non sarebbe neanche uscito in America, perchè stravolgere il personaggio così cambiandogli ambientazione e assistente? Perchè non c'erano i soldi. Punto a loro sfavore e a nostro sfavore, vuol dire che Dylan non ha mai preso piede in America, cosa vera, e che ora questo film potrebbe far cambiare il trend.

La sala era gremita, pur essendo lunedì sera ed essendo una multisala. Sinceramente non me l'aspettavo. Abituato a vedere film alle ore 17 e a due euri, vedere una trecentina di persone tutte assieme mi ha messo a disagio, non mi ricordavo più cosa significava avere un'altra persona al mio fianco oltre alla mia ragazza. Son cose che turbano. Così come ho turbato, anche io, la visione di buona parte dei miei vicini dato che sgranocchiavo patatine quasi per tutta la durata del film. Ma sono cose di poco conto queste, l'importante è ciò che ho visto.

Ho visto Dylan, o perlomeno uno che ci somiglia, in determinati frangenti. Ho visto Dylan urlare "giuda ballerino", l'ho visto suonare il clarinetto, ho visto una foto con Bloch e Groucho insieme(l'attore di Bloch è veramente orrendo), ho visto il galeone, la penna d'oca, ho visto il diario, ho visto la camicia rossa e i jeans chiari, ho visto craven road, ho visto un maggiolone scassato con la capòte ma di colore diverso, ho visto un Dylan contrario alla tecnologia, ho visto una pistola caricata ogni tanto(fa molta scena il momento in cui la apre, ottima idea), ho visto un Dylan incassatore(come spesso accade nei fumetti) e un Dylan che usa gli oggetti che si trova davanti per picchiare la gente. Ho visto Sclavi, ma era un po' non-morto(che considerando quanto si faccia vedere in giro, credo sia un omaggio molto azzeccato). Ho visto cose belle ma ho visto pure cose brutte.

Ho visto Marcus, che è stata un'ottima spalla ma veramente ottima, ha tenuto in piedi tutta la baracca per due ore. Ma putroppo ogni dylaniato vorrebbe Groucho. E anche io sono tra questi. Ho visto un Dylan cazzuto con tirapugni d'argento, ho visto un Dylan alla Bruce Willies entrare con pistole di ogni genere in una discoteca, ho visto un Dylan usare microscopi e lenti d'ingrandimento, ho visto un Dylan molto sicuro di sè. Ho visto un Dylan che le prende, e le prende tanto, ma si riprende in due secondi(altro che bistecca sull'occhio come nei fumetti), ho visto un Dylan vendicativo, un Dylan che abbandona Londra, un Dylan non claustrofobico, ho visto un Dylan fisicato(Carmen docet: "Se non mettevano almeno un paio di minuti con Brandon Routh senza maglietta avrei rivoluto i soldi indietro")ho visto un Dylan diverso, molto diverso. Ma con qualche rimando al personaggio che è in realtà.

Dopo quattrocento storie in venticinque anni il caro Dylan ne ha fatta di strada, ora è approdato al cinema che è un mezzo come un altro per arrivare al pubblico. Forse uno dei mezzi migliori dopo la televisione. Sicuramente ora, sia in Italia che in America, ci sarà un innalzamento delle vendite. Non so se la Bonelli ne sarà contenta, dato che non ha minimamente pubblicizzato l'evento, ma almeno si muoveranno le acque del settore fumetto, dove Dylan è sempre una colonna portante. Ma molti vorranno vedere l'ambientazione del film e ne rimarranno spiazzati. Diranno "questo del fumetto non è il Dylan che conosco", stessa cosa che dico io vedendo il film, e ne rimarranno delusi, indi le vendite riscenderanno a breve, forse solo qualcuno troverà più consona Londra a differenza di altri posti e Groucho a differenza di Marcus, e Dylan riflessivo a differenza di Dylan ipercazzuto, quelle poche persone saranno lettori in più, indi tanto di guadagnato per il signor Bonelli. In egual modo potra accadere un certo scenario ipotetico, altrove. Mettiamo caso che Dylan faccia un discreto successo in America, la gente rivuole i suoi fumetti ma li vuole ambientati come nel film. Indi qualcuno, lì, si adopererà per dare al pubblico ciò che vuole. Non oso pensare se sia possibile una cosa del genere ma si sa che ormai tutto è possibile. E' positivo? Certo per la Bonelli se vende, ma triste per i dylaniati che vedono stravolto il personaggio a cui sono affezzionati. Il futuro ci darà le risposte. Già domani ci saranno i primi dati sul week-end appena trascorso in Italia, e vedremo quanto avrà incassato il caro Dylan.

In sintesi: vedetevi il film se volete, non vedetevelo se non volete. Ma se lo vedete potrete criticare, se non lo vedete lo farete per sentito dire. Sinceramente è un film che ho apprezzato, con tutti i rimandi al personaggio reale e a quello che c'è dietro uno dei più grandi successi italiani. Indi vi consiglio di vedervelo per essere in quella piccola elitè di spettatori che si emozioneranno guardando il poster dei fratelli Marx, o il clarinetto o il nome di una strada. E' un po' poco, lo so, ma se questo film andrà bene c'è sempre l'ipotesi di una trilogia che(magari con più soldi) si sposterà in Italia o in Inghilterra. Che non sarebbe male. Se poi non volete cacciare ben 4 euri come ho fatto io, ci sono sempre le vie trasversali no?

Ps: Ho visto il film in camicia rossa e jeans ed è come se il Dylan vero fosse con me, durante la visione. E non credo abbia così tanto apprezzato. Me lo vedo ad urlare "Giuda Ballerino" quando quello sullo schermo dice "non ci servono piani ma solo pistole più grandi". Altro che bistecca sull'occhio, in quel frangente ci vorrebbe un pugno sull'occhio per pensare ad altro.

lunedì 21 marzo 2011

Din dong


E' tardi, ho sonno, stamane mi sono svegliato decisamente presto(6 e 45, ma per alcuni forse è già tardi) e sono leggermente stanco. Dove per "leggermente" intendo tanto. Comunque approfitto del fatto di essere ancora cosciente per dirvi un po' di comunicazioni di servizio che interesseranno tantissimo i miei cinque lettori.

-) Quello che mi ero presupposto di fare qui, non l'ho fatto. Come spesso accade. Ma non perchè non volessi ma perchè non ne ho avuto tempo. Indi si rimanda, ma non a lunedì prossimo ma a domani. E non aspettatevi di vederlo sul Blog, è qualcosa che devo fare aldifuori di questo spazio.

-) Mi vergogno tanterrimo ma non ce l'ho fatta a mantenere la promessa del "un post al giorno", purtroppo ieri non ho scritto niente e merito di essere punito. Come? Lo scoprirete in settimana.

-) Ovviamente la promessa è di nuovo valida. Cercherò di farcela stavolta. Sono manzo, sono veramente manzo(citazione per telefilmdipendenti vintage).

-) Ho visto quel film di quell'indagatore dell'incubo con quella camicia rossa, in camicia rossa, al cinema. Ed è accaduto quello che temevo: ho accettato di sottoscrivere l'impegno "una donazione di quattro euro per i pettorali di Brandon Routh". La mia squinzia ha aggiunto: "sono soldi ben spesi". Chissà cosa voleva dire...

-) A proposito di quel film: domani posto una recensione e un mio giudizio complessivo. Ormai tutti lo fanno e per il mio idolo d'infanzia e attuale mi ci accodo anche io. Sto parlando del personaggio fumettaro, ovviamente.

-) Se trovate frasi sconnesse e pensieri che non portano a niente è normale. Ho sonno, e non so neanche se sto veramente scrivendo tutto ciò o me lo sto sognando. Se è tutto vero, devo riferire a mia madre che quell'elefante rosa a pallini azzurri nella mia camera mi impedisce di vedere la televisione.

-) Mi sento figo in camicia rossa, per voi è normale?

-) Nuova promessa oltre alle duecento già fatte: vado a Chieti o a Milano o in Afghanistan, ovunque si trovi il caro co-admin, e picchio prima lui e poi Bin Laden. Che tanto credo che l'ingresso in Al Qaeda sia l'unico vero motivo del perchè non si faccia vivo. Lo odio. Ma proprio tanto.

Notte gente.

sabato 19 marzo 2011

Chi vive per noi?


Stavo rischiando di non farcela oggi a scrivere almeno un piccolo post. Ma dato che mi sono presupposto di mantenere le promesse, sia quelle che faccio a me stesso sia quelle che faccio agli altri, vi regalo una poesiola sempre su un tema a me caro: l'amore. Stasera, anzi stanotte, in questo sabato tendente alla domenica, vi faccio sognare, spero almeno un poco, su un amore lontano, su un amore vicino, su un amore passato o uno futuro. Sognare non costa nulla, amare nemmeno. Buona lettura.

Chi ha paura del freddo
se noi abbiamo l'amore?
Abbracciarci nel fremito
della nostra ardente passione,
e finire sospesi in un cielo
astratto su nuvole di stagione.


Chi ha pensiero del mondo
se noi abbiamo l'amore?
Un bacio, di notte, profondo
e non servon parole.
Il futuro è un posto giocondo
dove riposarci insieme.


Chi ha la speranza sempre presente
se non chi cerca l'amore?
Trovarlo per caso è il giusto regalo.
Sentirlo dovuto è un gesto profano.
Pianger di notte è semplice e strano,
rider di giorno col cuore in mano,
al sol guardarla arrivare
da lontano.


Chi si addolora solitario
se non chi perde l'amore?
Niente ha più senso, ne l'amico
ne il fratello, ne il conoscente antico.
Niente serve a chi è addolorato,
solo il sorriso di lui, ormai andato.
Attendere in se stessi il giorno buono
in cui il dolore andrà via, pian piano.


Chi pensa a nient'altro
se non chi ha l'amore?
Quello che fà ogni giorno
chi ha trovato l'altra metà del sole.
Chi guarda soddisfatto le guancie adorate,
chi osserva entusiasta le gote arrossate.
Senza parlare, senza fiatare,
il mondo non ci importa.
Chi ama ed è riamato
capisce che la vita
è troppo corta.


Lei disse: "In futuro, dormirò qui". Indicando il suo petto.
Lui non rispose, fece solo un cenno con la testa, e la strinse forte a sè, piangendo.

venerdì 18 marzo 2011

Lunedì inizio!


E' il nostro mantra, non credo sia solo il mio perchè non ci credo. Ogni qualvolta vogliamo iniziare a fare qualcosa di serio la rimandiamo sempre. E la cantilena è sempre la stessa. "Lunedì inizio" è una sorta di giustificazione perenne per e contro noi stessi. Rimandare all'inizio della prossima settimana, quasi come se ci regalasse una sorta di extra-time, di tempo libero che finalmente possiamo dedicare a noi, ai nostri vizi, alle nostre promesse da non mantenere. E l'abbiamo fatto tutti. Ci mettiamo d'impegno e diciamo "da Lunedì mi metto a dieta" e ti ritrovi a mangiare come e più di prima. "Da lunedì cambio vita, niente più storie serie, solo una botta e via" e ti ritrovi ad innamorarti follemente come non avevi mai fatto prima. "Da lunedì basta scuse, mi trovo un lavoro", e continui a ciondolare dal divano alla cucina senza ritegno. "Da lunedì studio in maniera forzata e continua", e intanto si perde tempo su Facebook e su qualsiasi altro passatempo. E si arriva anche a frasi come "da Lunedì scrivo il primo romanzo decente della mia vita", solo che quel Lunedì non arriva mai. E' lì, bloccato nel conto normale delle settimane, e non si fa vedere. Arriva il lunedì ma non è quello, è un altro, uno in cui perdere tempo e fare altro, anche cose utili sia chiaro, ma  non quello che ci eravamo prefissati alcuni giorni prima. E perchè succede questo? Perchè non si è convinti. Quando si è convinti accade di tutto. E accade così come deve accadere, o forse peggio, ma succede. Non bisogna aspettare troppo a lungo una cosa, bisogna andarsela a prenderla o renderla possibile. Come fai a dire alla persona che tu ami che la ami, appunto, se non glielo dici? Se rimandi continuamente quell'attimo in cui il tuo cuore sarà completamente nelle sue mani, pronto per essere distrutto o accolto accanto al suo. Come fai a dire che un giorno sarai un famoso scrittore di best-sellers se non li scrivi sti romanzi? Aspetti che qualcuno da lassù o da qualsiasi altra parte ti faccia trovare un manoscritto inedito sul tuo pc di trecentocinquanta pagine già corretto e pronto per essere spedito, dove devi solo mettere il tuo nome e godere dei frutti del successo. Come fai a dimagrire se poi, il giorno in cui hai deciso di iniziare a fare attività sportiva, lo passi sul letto con un pc sulle gambe a guardare film e chattare con i tuoi amici, che abitano a sole due vie di distanza ma per te sembrano due città? Se aspett, niente accadrà mai. Bisogna agire. Io agirò, stavolta ne sono sicuro. L'ho fatto due-tre volte negli ultimi tempi. Ho agito un primo gennaio alle 6 di mattina, ho agito un pomeriggio di febbraio in una villa comunale, ho agito un giorno d'inverno mentre fuori faceva freddo, e dentro alla mia mente tutto si sgretolava.

Lunedì inizio. Lunedì smetto. Lunedì cambio. Scegliete voi quale delle tre promesse vi farete questo lunedì. Io ho deciso.

Lunedì inizio. Stavolta ne sono convinto.

giovedì 17 marzo 2011

L'Italia che vorrei


Oggi è l'anniversario della proclamazione di Vittorio Emanuele II a primo Re D'Italia. Centocinquant'anni sono passati e scommetto che ben pochi di voi(me incluso) sapeva esattamete cosa fosse accaduto centocinquanta anni fa in questo giorno. Ma sinceramente mi aspettavo lo sapessero almeno i nostri parlamentari che, un mesetto fa, hanno votato per rendere la giornata odierna festa nazionale. Ma di cose del genere, in quei palazzetti a Roma, ne accadono a bizeffe e anche di peggio, molto di peggio. Comunque, sinceramente, è bello vedere per le varie città(cosa che ho visto in questi giorni frazionati di volantinaggio), così tante bandiere. Che siano piccole e grandi poco interessa. Personalmente sono attratto dai bandieroni immensi, quelli che ci vogliono due o tre uomini palestrati per spostarti a destra e a sinistra e creano folate di vento che possono abbattere barche a vela. Di feste nazionali, nel nostro paese ancora minorenne sotto certi punti, ce ne abbiamo un paio. Il 2 Giugno è l'anniversazio della fondazione della Repubblica, dopo il famoso referendum del 46(che è diventata festa nazionale da ben poco tempo). Mentre il 25 Aprile è il giorno della liberazione, di quando l'Italia si liberò del nemico-amico nazista e ricominciò a nascere. Ecco. Mi piacerebbe, e lo dico senza remore, che ci liberassimo ancora da qualcuno in questo Paese. Vorrei che ci liberassimo da un padre padrone che si permette di fare tutto ciò che vuole, e che se un giorno sputerà sulla costituzione e poi si pulirà parti delicate, lo potrà fare senza problemi. Anzi, trovando molti galoppini dalla sua parte che gli daranno ragione o forse lo giustificheranno perchè lui, alla fin fine, è un inguaribile guascone.
Vorrei che ci liberassimo da questi che odiano il concetto di unità nazionale. In certi casi capisco anche il perchè lo facciano. Molti di loro si arrabbiano perchè i loro soldi arrivano più a noi del Sud che a loro. O che i nostri conterranei meridionali vadano su a "rubargli" il lavoro. Ma secondo me è solo un modo idiota di guardare le cose, di trovare il nemico dappertutto. Come lo vedono nei neri, nei cinesi, nei rumeni, negli slavi, nei rom e nei meridioli, un giorno vedranno il nemico anche in quello del paese vicino. E poi inizieranno ad odiarsi casa per casa, palazzo per palazzo, villetta per villetta. L'odio attira sempre altro odio, loro (quelli con la camicia verde) son tipi che odiano tutto e tutti e non si rendono conto del bene che hanno e che c'è in ogni parte del mondo, anche in quei posti che loro dicono di schifare ma che poi vengono a visitare in luna di miele. Comunque vorrei che qualcuno si concentrasse sui nostri problemi e non proponesse soluzioni terribili nelle loro conseguenze. L'unità nazionale passa anche dal no alle centrali nucleari, dal no alla privatizzazione dell'acqua e al sì alle energie rinnovabili. Siamo il Paese del sole e vogliamo imbarcarci in una ricerca all'energia più pericolosa che esista? Siamo un Paese ad alto rischio sismico e basta una scossetta per distruggere case e casarelle e noi vogliamo costruire delle centrali nucleari? Siamo un Paese che vive nella monnezza almeno due-tre mesi all'anno, e da queste parti molto di più, che non riusciamo a smaltire e riusciremo mai a smaltire le scorie radioattive? E pensare che quelle degli anni andati sono ancora a far danni. Questi son temi forti, son temi che tutti noi, da Italiani responsabili, dobbiamo trattare e dobbiamo esprimere la nostra opinione, senza farci trainare in un verso o nell'altro dall'idiota di turno che pensa solo ai propri guadagni e ci piazza le centrali fuori casa nostra, ovviamente molto lontano da casa sua. Fatevi sentire, gente, che se tutto un Paese si mobilita, niente e nessuno può abbatterlo. E si visto ultimamente cosa può fare la forza di un popolo unito.
Infine: vorrei un Paese che desse lavoro a chi ne ha bisogno. Ovvero a tutti. Che non cercasse di favorire solo imprese già consolidate o multinazionali estere e cercasse di aiutare chi è senza possibilità di lavorare. Un Paese che aiutasse i giovani diplomati e/o laureati, a trovarsi un lavoro qui, nella nostra patria e non a dover per forza scappare all'estero. E lì venire trattati in un modo che in Italia ci sogneremmo. Venire accolti con tutti gli onori mentre qui, per un medesimo posto di lavoro, a stento ti danno 600-800 euri. Venire osannati nell'ambito della ricerca scientifica mentre qui non esiste ormai più la ricerca. Vorrei un Paese che aiutasse i giovani e i meno giovani a farsi delle famiglie, non a distruggere le famiglie e a farle finire sulla strada. Vorrei un Paese che forse non esiste, almeno non adesso, in questo posto circondato dal mare e a forma di stivale. Ma oggi si festeggia comunque, amici miei.

Quindi, miei cari conpatrioti, vi auguro una bella giornata. Magari con tanta festa e una bella mangiata. E con un bel caffè finale. Che, sicuramente, è una delle poche cose che ci unisce da Aosta a Caltanissetta! Un modo per sentirci, almeno una volta ogni tanto, veramente dei Fratelli d'Italia.

Ps: Questo è il video delle interviste di Sabrina Nobile ai politici che non sanno niente. Memorabile l'ultimo tipo. Per questo motivo all'estero ci pigliano un po' tutti per il sedere, noi eleggiamo sta gente. E la cosa più brutta e che ci giustifichiamo dicendo poi "tanto uno vale l'altro". E poi ci domandiamo perchè questo Paese è in rovina...

mercoledì 16 marzo 2011

La fine di un'epoca


Accade. Accade sempre. E' il momento che uno forse si aspetta arrivi da un momento all'altro, quello che segna la fine di un'epoca. Sia chiaro, è un momento che può essere sia bello, sia brutto, sia strano. E' quello che spezza la routine, che ti fa capisce che è passato tanto tempo, che ti fa cambiare il modo di pensare almeno su certi aspetti della vita, che ti fa forse maturare. E accade, non puoi farci niente. Può accadere un giorno, come prestabilito, con l'inizio di una vita assieme, con un matrimonio. E può finire, in modo distruttivo, con un divorzio che non ti saresti mai aspettato. Può iniziare una mattina con una crisi di famiglia, e accadere di nuovo, un giorno, con la nascita di un figlio. La fine di un'epoca è l'evento che cambia tutto. Quello che ti sorprende o ti riprende. O ti sconvolge e ti travolge. Io ne ho avuto un enorme avvertimento ad inizio anno, ora è sicuro. E' cambiato qualcosa nella mia vita ed è cambiato forse in meglio, pur essendo circondati dal peggio. E domani accade qualcosa che forse non avrei pensato accadesse mai: la partenza di un fratello diverso da colui che parte sempre. E' la fine di un'epoca. Un cambio semplice ma epocale. Quel qualcosa che spezza il normale svolgersi delle stagioni e ti fa capire che ormai è passato un tempo e che ora accadrà qualcosa di diverso. Di molto diverso. Che sia positivo o negativo si vedrà in futuro. E' quello che accade in Friends quando Monica va a vivere con Chandler. E' quello che accade in "How I Met Your Mother" quando Marshall lascia la casa in co-abitazione con Ted e va a vivere con Lily da uomo sposato. Il cambio di casa è sempre qualcosa di inaspettato seppur già programmato. Ma non è solo in questi casi che c'è la "fine di un'epoca". C'è stata alla fine di Lost, sempre per fare esempi telefilmici, c'è stata con lo scioglimento dei Beatles, con la morte di Freddy Mercury. C'è stata e sempre ci sarà, che sia per tutti o per una semplice singola persona. E bisogna festeggiarli questi momenti, e anche intristirsi. Perchè come una giovane sposa è felice e piange di gioia all'idea di andare a vivere col proprio amato, nello stesso contempo piange di tristezza all'idea dell'allontanamento dalla propria famiglia, quella che l'ha cresciuta. E come un padre di famiglia piange di dolore all'addio della convivenza della propria piccola sotto il suo stesso tetto, nello stesso momento si emoziona di felicità, all'idea che l'uomo che la proteggerà ci metterà tutto se stesso così come ha sempre fatto lui. Tutto cambia, tutto accade, tutto migliora. Alla fine, anche tra un botto di tempo, ma tutto migliora.

Io spero, di par mio, di migliorare sempre più questo momento strano che sto vivendo. Domani sarà il momento giusto per farlo. Sperate bene per il sottoscritto, ho bisogno di tutto l'aiuto possibile, anche a distanza.

martedì 15 marzo 2011

Consigli a modici prezzi


L'idea del "un post al giorno almeno per codesta settimana" era destinata già tristemente a finire per via degli innumerevoli impegni che la vita mi mette davanti. Uno di questi è quello di rovinarmi la salute fisica da solo con corse di svariati chilometri senza un minimo di allenamento. Ma di questo vi parlerò fra poco. Per ritornare al discorso principale questo è il secondo post su due giorni in codesta settimana, indi sto ancora in tempo e sono bravo a manterenere le promesse, ma di cosa vò a parlarvi? Sinceramente non c'è il tempo materiale per un raccontino sciùè sciùè(per i non partenopei: "alla spiccia"), e neanche per un'altra puntata della saga che ho iniziato il mese scorso, oltre che per una poesiola dato che la birra che ho in corpo mi impedisce di ideare frasi smielate. Indi la soluzione è una sola: consigli. Semplici e utili consigli per voi che leggete questo Blog e anche per voi che venite qui ogni tanto anche solo per leggervi due idiozie, come questa d'altronde.

Punto 1: Non mandatemi più mail destinate a Luttazzi Daniele. Il perchè è semplice. Io ho un nick che è anche un contatto molto semplice da capire di Libero.it(il servizio mail non il giornale, non sia mai). E in tutti questi anni ho ricevuto varie email destinate al Luttazzi Daniele. E ciò mi fa pensare cose che dovrebbero pensare tutti prima di mandarre mail al sottoscritto destinate al miglior comico satirico italiano. Primo: Luttazzi non credo sia così egocentrico da chiamare la sua email "luttazzi4ever". Sarebbe ridicolo. Secondo: Io ho una faccia ben diversa da quella del Daniele che potete vedere all'inizio del post. La mia è questa che vedete sotto, dove potete ben notare le centomila differenze tra noi due. Tre: Mandarmi foto mezze zozze di gente a mare non è una cosa normale! E idiota io a cascarci. Quattro: Se volete parlare con lui chiedetemi il suo indirizzo e vi faccio il piacere di concedervelo.


Punto 2: Non fate mai una gara di dieci o undici chilometri(magari sotto la pioggia di domenica mattina) se non avete fatto almeno un buon allenamento dei mesi o almeno nelle settimane precedenti alla gara. E' un errore da principianti, o da idioti. Io faccio parte della seconda categoria. Non correvo da Dicembre e ho avuto la bizzarra idea di farmi sta corsa. L'ho finita. E anche in un tempo ragionevole. Alla mia prima volta ho pure messo dietro una ventina di personcine. Il problema si è avuto da domenica pomeriggio a ora fino a non so quando. Le mie ossa ancora non si sono riprese, i miei muscoli mandano email di protesta al cervello per la sua scarsa intelligenza. Per fortuna che ha un ottimo servizio anti-spam e nemmeno li legge.
Consiglio semplice quindi: se volete correre una gara, allenatevi. Almeno vi sentirete non tanto male alla fine.

Punto 3: Se cercate lavoro non arrendetevi mai. Un giorno o l'altro può arrivare la cosidetta botta di fortuna o come si dice da queste parti il "mazzo scassato". Forse è arrivato anche il mio momento di mazzo scassato. Speriamo bene, e lo spero anche per voi.

Punto 4: Se vi piace giocare a calcetto e avete un gruppo abituale con cui giocate passate qui. E' squallida pubblicità, lo so, ma è troppo divertente come sito per non pubblicizzarlo.

Punto 5: Se siete interessati a fare il fantacalcio non compratevi mai i giocatori di Juve e Palermo. Vi fregheranno in un modo che non vi piacerà affatto. E ti illuderanno ad inizio anno per poi rovinarti la stagione non vincendo più una partita su quattro incontri consecutivi. E la vita, il lunedì mattina dei voti, sarà molto più triste.

Punto 6: Se vi piace questo Blog e le idiozie che vi vengono presentate, pubblicizzatelo! Forse i vostri amici non saranno così felici di arrivare qui, ma almeno avrete contribuito ad aumentare la mia autostima. Doppia idea: consigliate il blog a chi vi sta antipatico!

Punto 7: Sinceramente avevo pensato a qualcosa di veramente divertente, solo che me lo sono scordato. Mi ritornerà in mente.

Punto 8: Ogni giorno è quello giusto per dire alla vostra lei, o al vostro lui, che lo amate fino a più infinito. Fatelo, e se non vi sentite di farlo, significa che non lo amate come dovreste. O forse che lui o lei non è adatto a voi.

Punto 9: Finite ogni lista con almeno dieci punti, pure se non avete niente da scrivere. Il decalogo dà una sorta di completezza che le liste con tipo solo nove punti non darebbero.

Punto 10: Se fate un lavoro che vi fa camminare molto in mezzo alle strade e che ha molti momenti di solitudine, portatevi un ipod. La musica vi aiuterà a passare il tempo e a sopportare le fatiche del mestiere. E no, non parlo di sfruttamento della prostituzione, ma di ben altro!

E con il mistero finale vi rimando a domani. Buona notte e buone botte.

lunedì 14 marzo 2011

Dipendenza - Daniele Silvestri





La nuova linea guida di questo Blog, almeno per codesta settimana, sarà "un post al giorno". Ovviamente farò tutto io dato che, tristemente, attenderò solo l'annuncio di addio del mio co-admin che ormai tanto admin non è più(e figuriamoci "co"). Indi, per riprendere il lunedì musicale, inserisco un pezzo del sempreverde Danieluccio Silvestri che proprio a breve ci regalerà un altro cd sicuramente da acquistare. Il pezzo in questione, però, è del 2002, anno di "Unò-duè", il cd che lo consacrò decisamente al grande pubblico.


Visti da qui
siamo così piccoli
coloratissimi
chiusi così
dentro quei giocattoli
rettangoli
ordinatissimi
vorrei sapere rinunciare
al campionato in corso
tenere spento il cellulare
per un bel po' di tempo
nessuna sigaretta
e niente fretta
combattere...
combattere la propria dipendenza
dipendenza dipendenza
riuscire in qualche modo a fare senza
a fare senza fare senza
capire dove sta la differenza
fra il vizio e l'esigenza
è una questione di coerenza
di coerenza
visti da qui
siamo quasi comici
convinti di
di essere unici
persi così
dentro ai nostri calcoli
colpevoli
ma inarrestabili
vorrei sapermi scollegare
dalla rete intorno
avere altro a cui pensare
che a un aggiornamento
nessun telecomando
mi raccomando
combattere...
combattere la propria dipendenza
dipendenza dipendenza
riuscire in qualche modo a fare senza
a fare senza fare senza
capire dove sta la differenza
fra il vizio e l'esigenza
è una questione di coerenza
di coerenza

ma quanto tempo è
che non ti manco un po'
vorrei poterti confessare
le mie debolezze
saperti offrire solamente
quello che ci serve
e non telefonarti
se sono triste
combattere...
combattere la propria dipendenza
dipendenza dipendenza
riuscire in qualche modo a fare senza
a fare senza fare senza
capire dove sta la differenza
fra il vizio e l'esigenza
è una questione di coerenza
di coerenza

vorrei sapere rinunciare
al campionato in corso
tenere spento il cellulare
per un bel po' di tempo
vorrei sapermi scollegare
dalla rete intorno
avere altro a cui pensare
che a un aggiornamento
nessun telecomando
nessun telecomando
nessun telecomando

venerdì 11 marzo 2011

Una semplice storia d'amore


C'era una volta Magda, vent'anni, ottimo seno rigoglioso che strabordava femminilità da tutti i pori e una grazia innata che faceva girare la testa ad ogni uomo del paesello. Magda sapeva di essere bella ma un po' si dispiaceva perchè aveva fin troppe attenzioni. Si sa, in un piccolo paese la quantità di gente è esigua. E se esce magicamente dal cilindro una bellissima ragazza come lei è ovvio che sia l'oggetto del desiderio di ogni maschio in crisi d'ormoni, ovvero nel range d'età dai 12 ai 64 anni.
Ebbene sì. Non passasse giorno che Magda non avesse offerte di amore più o meno esplicite. Che sia un appuntamento dal medico del paese, quello perennemente abbronzato e sposato, soprattutto, con due pargoli e una moglie ormai arrivata al metro e novanta per via di strane escrescenze sulla propria testa. Peccato che anche lui le avesse ma non se ne fosse mai accorto. O che sia un vecchio cinquantenne vedovo e con una pensione da militare, pronto a soddisfare ogni suo desiderio. Che sia un ragazzino di quindici anni che nel mentre della conversazione d'approccio, si blocca con lo sguardo fisso solo sulle meraviglie pettorali di lei, e inizia a salivare copiosamente. Che sia anche il belloccio universitario che le "concede" un appuntamento, anche se lei non ha la benchè minima voglia di vederlo. Insomma, Magda era richiesta, troppo richiesta, e iniziò a meditare di andarsene da quel paese pieno di bifolchi ed assatanati.

Sara, la sua migliore amica, cercò di farla desistere.
"Dappertutto gli uomini sono così. Ne troverai tanti altri che ti faranno la corte in modo spudorato. Qui in paese almeno sono minimamente gentili, fuori troverai solo un mucchio di montati di ogni età che ti salterà addosso. E non mi dire che non senti le cronache di questi tempi! E' un mondo pericoloso quello di città. Non te ne andare." - le disse, leggermente lacrimando.
"Devo farlo per capire se nel mondo c'è speranza per un vero amore, come quello dei film. Un amore basato sul piacere mentale piuttosto che fisico, sulla bellezza del proprio io piuttosto che su due tette grosse o un paio di addominali scolpiti, sul desiderio reciproco di vedersi sempre non solo per copulare selvaggemente ma anche per guardare un film assieme." - rispose Magda, sicura di sè.
"Ma non posso vederti partire da sola. Vengo anche io." - si alzò dalla sedia in un attimo e iniziò a raccogliere le proprie cose.
"No, Saretta mia, tu rimani qui e fai finta di niente. Tornerò presto, massimo in una settimana, e ti dirò cosa c'è aldilà di questo covo di buzurri." - e scoppiarono a ridere all'unisono, abbracciandosi.
"Covo di buzurri te la potevi risparmiare" - disse Sara, sorridendo.
"Devo fare scena, sennò come ci arrivo a recitare a Broadway?" - rispose lei, scherzando.
"Io un metodo lo conosco...con queste due puoi andare dappertutto!" - e indicò il suo davanzale rigoglioso.
"Ehi, ho detto Broadway, non Arcore." - e risero di nuovo, insieme, forse per l'ultima volta.

In paese la notizia della sparizione di Magda si seppe in pochissimo tempo. Già il lunedì mattina, il giorno del suo viaggio verso la città, tutti in paese parlavano solo di lei. I vecchietti sentivano la sua mancanza, gli mancava il suo passeggiare normale eppur seducente per le calli del paese. I ragazzi, sui loro motorini, guardavano verso l'orizzone quasi ad aspettarla festanti. Le ragazze, quelle invidiose, si beavano dell'idea della sua scomparsa, ora c'era molta più speranza per loro di trovare l'amore o un suo ottimo palliativi. Le altre, invece, si domandavano se non avesse fatto bene ad andarsene così, senza dire niente, senza pensarci un attimo, ed abbandonare tutte loro lì, in quel posto dimenticato da Dio, nella loro triste quotidianità, in quel recinto che loro chiamavano "casa". La famiglia di Magda chiamò la polizia, che arrivò proprio dalla città. In quel paese l'unico tutore dell'ordine era un ex-carabiniere ormai in pensione, ma ancora perfettamente in forma, che aveva l'incarico del tutto volontario di mantere la calma in quel borgo. I poliziotti di città avvisarono la famiglia di avere le mani legate. Bisognava aspettare le fatidiche 48 ore e poi iniziare le ricerche. Così fu. Il martedì notte i solerti poliziotti erano già in strada a battere ogni ipotesi possibile. Sara era l'unica che aveva ancora la possibilità di contattarla. Si erano parlate il giorno prima, Magda l'aveva chiamata da un telefono pubblico,disse che sarebbe ritornata a breve, bastava solo aspettare un po'.

Dopo cinque giorni di ricerche, a casa di Magda i genitori già pensavano al peggio, quando lei chiamò. Disse che stava bene, molto bene. Disse che stava per portare una sorpresa che li avrebbe fatti felici. Disse che aveva trovato l'amore quello vero che cercava da tempo. Si scusò per tutto ciò che aveva fatto ma si sarebbe fatta perdonare con lo studio e i lavori di casa. Non si riusciva mai a tenerle il muso, a Magda. Era sempre stata una meravigliosa figlia che ogni padre o madre avrebbe voluto avere. Questo era stato il suo primo colpo di testa, e i suoi genitori erano pronti a perdonarla a braccia aperte. Da quella chiamata ce ne furono altre, sempre da telefono pubblico, dopo due mesi ancora Magda ritornò, ma non da sola.

Nel paese sfilò sui sanpietrini davanti alla chiesa, la domenica mattina, questa ragazza vestita di nero e dalle forme affascinanti. Da lontano si notò che era lei ed era ritornata. Camminava sottobraccio con un'altra persona e nessuno ebbe l'ardire di fermare quella passeggiata. Tutti osservarono e nessuno parlava. I ragazzi erano spaventati, i vecchietti rintronati, i bambini affascinati. Magda salutò solo la sua amica Sara con un sorriso e le fece un cenno come a seguirla. Andarono a casa, pronte per la sorpresa per i suoi genitori.

Luigi e Marta erano quel pensiero di coppia perfetta che è radicato nella nostra mente grazie alle favole. In quelle, infatti, la donna è bellissima, minacciata da qualcosa più grande di lei e proprio mentre sta per soccombere arriva il principe pronta a salvarla, a sposarla e a regarlarle una vita meravigliosa di lì al futuro. In questo caso è successa la stessa cosa. Ma al contrario.
Era Luigi quello bello e affascinante, non che Marta lo fosse tanto meno, era Luigi quello in difficoltà per colpa degli eventi, un investimento sbagliato in una libreria che in un paese con settecento anime, non era sta grande idea. Ed era stata Marta ad intervenire, salvando lui dalla bancarotta e donandogli il suo cuore. Fu un amore d'interesse? No, perchè loro già erano fidanzati da tempi e quell'atto di carità era gonfio di tutto l'amore che c'era tra loro. Da quest'unione nacque Magda, solo lei, perchè poi Marta soffrì di un piccolo problema che le pregiudicò la possibilità di ulteriori nascite future. Si accontentarono di Magda perchè lei era la sintesi della loro unione. E la amarono un po' di più perchè sarebbe sempre stata l'unica per loro.

Luigi e Marta attendevano questa grande sorpresa. Magda aveva avvisato di preparare una cena per cinque. Era intenzionata a portare Sara e l'amore che aveva trovato in città. Erano entusiasti, finalmente conoscevano l'uomo che le aveva rubato il cuore. Quando lei bussò la porta i loro cuori stavano quasi per scoppiare. Luigi aveva sempre pensato di fare la parte del padre-padrone con il futuro ragazzo di Magda, ma sapeva che non ci sarebbe mai riuscito. Marta era pronta ad amare un estraneo come un figlio, a parte che desse tutto l'amore che meritava alla sua figliola. La sorpresa era veramente una sorpresa. Aprirono la porta, Magda li abbracciò e dai suoi occhi caddero piccole lacrime. Sara era visibilmente emozionata e si capì subito il perchè. Il ragazzo di Magda in realtà era una ragazza. Si chiama Lucia. Ed era bella, oltre che molto ma molto semplice. Senza un filo di trucco si presentò ai genitori di lei, e si inchinò quasi come a scusarsi di ciò che gli aveva fatto, pur non conoscendoli. Luigi era allibito, Marta era incredula. Solo Sara capiva che era un'unione come tante, un'unione diversa ma nello stesso tempo perfettamente uguale. I genitori di Magda la osservarono insieme, per un istante, con un'aria arrabbiata. Poi, nel medesimo istante, allargarono entrambi le braccia e strinsero Lucia a loro.
"Questa è casa tua ogni volta che lo vorrai", disse Luigi.
"Questa è la tua famiglia da oggi in poi.", continuò Marta.
"Ma se fai soffrire la mia piccola giuro che non faccio sconti e ti tratto come un ragazzo eh!", aggiunse Luigi, sorridendo.
Magda perse quella paura iniziale che aveva avuto da mesi. La tensione si spezzò in un attimo. Raccontò di come si erano conosciute, di come avevano capito che entrambe desideravano ardentemente l'altra fin dal primo istante in cui si erano viste e di come abbiamo scoperto finalmente il vero amore in questo modo per alcuni insolito. Il pranzo andò bene, così come molti altri pranzi a venire.

Magda andò a vivere in città, con Lucia. Sara divenne loro coinquilina per qualche periodo poi conobbe Claudio e si sposarono in chiesa. Magda e Luca non poterono mai, nemmeno in comune. Eppure sentivano che l'amore che avevano tra loro era lo stesso che aveva Sara con suo marito. Invecchiarono insieme e decisero, in tarda età, di spostarsi in paese. Nessuno aveva mai visto due vecchiette così belle come loro due. Che camminavano felici tenedosi sottobraccio per le calli del paese. E riuscivano ancora, così come quarant'anni prima, a far voltare verso di loro gli uomini di tutte le età segno che la loro bellezza non era mai sfiorita. Che avessero venti o sessant'anni poco conta, l'amore rende tutti incredibilmente più belli.

martedì 8 marzo 2011

Averti è tutto


Sinceramente, e so che questo non piacerà a tutti sentirselo dire, le donne non sono migliori degli uomini. Anzi: sono come gli uomini, ma allo stesso modo totalmente diverse. Loro, come noi, sono cattive, subdole e menefreghiste. Noi, come loro, siamo avidi, idioti e doppiogiochisti. Siamo uguali perchè siamo esseri viventi che hanno questa forma strada da umanoidi e che vivono sulla stessa parte di pianeta anche se alcune volte sembra di venire, entrambi, da universi opposti. E mi piace questa teoria: due razze diverse che si sono ritrovare in questa Terra solo per amarsi e nello stesso contempo odiarsi. Ma aldilà di ogni loro e nostro difetto, le donne sono esseri meravigliosi. Perchè pur essendo come noi uomini, loro e solo loro sono incredibilmente più belle(e per bellezza intendo tutto il corredo che parte dal semplice aspetto fisico fino a quello mentale, così non mi si accusa di pensarla come un certo tipo). E credo che la penserebbe così anche uno strafigo come Raul Bova. Poesia abituale dedicata alla Giornata della Donna. Non Festa, oggi non si festeggia niente, oggi si ricorda, il che è ben diverso. Non è come negli scorsi anni, ovvero un pensiero alla donna in generale ma è più un'ode di un uomo alla sua donna, che ama sempre ogni giorno di più.

Poesie del 2009 e 2010, a chi interessano.

Un percorso insieme si prospetta,
io e te su una linea retta,
senza badar alle strade laterali
vivere per il bene dei giorni uguali.


Donna tu sei in ogni tuo aspetto
leggera nel trucco, senza mai un difetto,
cocciuta e a tratti disperata bambina,
per una sera insieme quasi ragazzina
ma diventi adulta in un solo istante con
quel senso di mamma a tratti latente.


E in pochi secondi sei tu la più forte,
mi sorreggi nella cattiva sorte
mi ami di più se tutto va male
mi consoli aldilà del semplice amore.


Vivo felice perchè ho te.
Non ho bisogno di aggiungere altro.


Vivrò felice finchè ho te.
Tu sarai il mio sogno realizzato.


Personalmente, comunque, ritengo che essendo appunto le donne nostre simili, bisognerebbe rispettarle come si rispetta un uomo. Perchè dico ciò? Perchè se ancora oggi nel 2011 dobbiamo organizzare marce e manifestazione per affermare dignità e rispetto nei loro confronti(quasi come se fossimo in paesi medievali), significa che la strada per l'uguaglianza è ancora bella lunga. Molto lunga lunga. Che assomiglia, guarda caso, ad un'altra cosa...

lunedì 7 marzo 2011

Dolore


Buongiorno a tutti. Mi chiamo Tommaso, sì, sono sempre il solito. Sinceramente oggi non avevo voglia di scrivere e parlare di me ma mi hanno ordinato di farlo ad intervalli brevi, e l'ultima volta che l'ho fatto era un bel po' di tempo fa. Siamo al quinto passaggio. Dopo di questo ne mancheranno altri sette. Nemmeno a metà sono arriviato indi è giunto il momento di riprendere la via, la scia che mi hanno tracciato prima della conclusione. Vi dirò esattamente cos'è tutto questo percorso alla fine. D'altronde si dice sempre che l'importante non è la destinazione ma il viaggio. Per questo non inventano il teletrasporto, si perderebbe il gusto del viaggio. E soprattutto ogni volta che ti teletrasporti è come se uccidessi te stesso per ricomporti altrove. Ma ad ogni viaggio saresti un nuovo te stesso. Son cose che ti fanno pensare, se non hai niente da fare.

Comunque devo scavare nei ricordi ancora una volta e non mi costa sta' grande fatica. D'altronde con i ricordi ci si vive e fanno parte di noi sempre e comunque. E' dalle vecchie esperienze che si diventa ciò che si è. Io sono diventato ciò che sono adesso, un venditore di hamburger, perchè ho fatto scelte in passato che mi hanno portato qui. Potevo fare scelte differenti? Eccome. La mia vita è stata costellata di ottime e pessime scelte, ma se iniziamo a pensare alla miriade di futuri alternativi si passa notte e non arriviamo a niente. Il mio pensiero è che ad ogni nostra scelta epocale si vive uno dei futuri possibili, e in un'altro posto, un altro me, starà vivendo il futuro alternativo. E' una bell'ipotesi affascinante. Un giorno di questi la propongo a Stoccolma per il Nobel. Non sia mai che vinco. E la cosa bella è che la potrei anche dimostrare. Basta che vado là e dico "in questo futuro non mi avete accettato, ma in un altro state dicendo di sì". Come io non posso dimostrare di avere ragione, loro non possono dimostrare che io abbia torto e il Nobel è nelle mie mani in mezza giornata. Con tutto il cospicuo assegno che ne deriva. Ovvio.

Le scelte ci fanno diventare ciò che siamo. Io ho scelto di avere una ragazza, lei ha scelto di rovinarsi la vita, io ho scelto un lavoro alternativo, gli eventi hanno portato a farmi scegliere la vendetta, e così via. Tutto gira come una ruota o un serpente che si morde la coda. Ma oggi devo parlarvi di altre scelte. Di quelle che possono fare male psicologicamente e mentalmente.

Purtroppo non posso dirvi dove risiedo adesso e dove risiedevo prima. E' segreto, mi dicono. Non si deve rivelare, aggiungono. Indi non posso parlarvi di luoghi specifici, ma raccontare sempre per sommi capi tutti i miei avvenimenti. O dare nomi fittizi a posti e personaggi, come ho sempre fatto fino ad ora. Che è un modo per tutelarmi, dicono, ed è meglio starli a sentire.

Non sono un tipo che ha mai sopportato le gerarchie ma, ai tempi in cui lavoravo nell'ambito degli assassinii, calavo la testa, chiudevo la bocca e lavoravo. Ed ero bravo, ve lo giuro, ero fottutamente bravo. C'è chi nasce per suonare, chi nasce per scrivere, chi per giocare a calcio o tagliare legna. Io ero nato per uccidere e non dico che mi piacesse ma sapevo fare abbastanza bene il mio lavoro da esserne soddisfatto. I miei "datori di lavoro" erano tipi dai modi spicci. Dicevano cose semplici del tipo "vai lì e accoppa questi", oppure, "vai in quell'albergo e impicca il tipo come se fosse un suicidio", oppure ancora: "questo devi farlo soffrire e filmare il tutto", e robe del genere. Sinceramente in quest'ultimo caso non andavo talmente fiero di ciò che facevo ma è lavoro, diamine, c'è chi inganna piccoli risparmiatori per decine di anni e poi li riduce sul lastrico e non si sporca mai le mani di sangue, io uccidevo solo gente che, secondo me, se l'era andata a cercare. Almeno così pensavo, fino ad un certo punto. Poi è facile cambiare idea quando ti trovi di fronte a qualcosa che non ti saresti mai aspettato.

Era inverno, non so perchè ma le cose importanti della mia vita sono accadute sempre nei periodi freddi, era buio e la città era deserta. Il mio contatto mi aveva semplicemente detto di andare in un certo condominio ad un certo numero civico e accoppare il padre di famiglia. Il piano era semplice, troppo semplice. La sua famiglia non era in casa, così non dovevo preoccuparmi per eventuali bambini in giro, così da chiudere il lavoro in una mezz'oretta scarsa. Entrai dalla finestra al secondo piano dopo aver scassinato la porta dell'appartamento vicino. Caso voleva che fosse un'abitazione sfitta e, da ciò che vidi, molto apprezzata dalle coppiette occasionali del palazzo. Il pavimento era gremito di preservativi. Uno spettacolo decisamente schifoso pure per il sottoscritto, abituato a ben altro. Comunque vado sul balcone e pian piano entro nell'appartamento della futura vittima. Lo trovo intento a parlare a telefono con non so chi, in camera da letto, è visibilmente agitato.

Farfugliava parole come "lo so che sono il prossimo", "ho dei princìpi pure io, però", "quando arriverà secondo te?", "dici che ho il tempo di andarmene via?", "i ragazzi sono fuori città e ci rimarranno". E cose del genere. Normalmente me ne sarei fregato dei vaneggiamenti di un futuro deceduto, ma in quella particolare serata sentivo che c'era qualcosa che non andava. Entrai, mi presentai arma in pugno e gli chiesi chi fosse e perchè si aspettasse la mia visita, dato che era palese che aveva paura, tanta paura. La sua semplice risposta fu: "io ero te".

Si chiamava Luigi, o meglio:questo è il nome che mi sono inventato per lui, e aveva fatto fino a poco tempo prima ciò che avevo fatto io. Mi disse che aveva sbagliato, una volta, perchè aveva deciso di non uccidere la famiglia di un pentito. Aveva dei valori, il ragazzo. Pensava che ognuno doveva pagare per le proprie scelte, non che un altro pagasse al posto suo. Uccidere i parenti di una persona che ha tradito è una cattiveria più del tradimento. Troppi valori, aveva Luigi. Mi disse che gli avevano già ammazzato i genitori, per quella scelta. Avevano anche tentato di sfregiare con l'acido il viso di sua moglie, ma una pattuglia di carabinieri, per sua fortuna, passava nel luogo dell'aggressione e l'ha salvata. Hanno rapito suo fratello e l'hanno rilasciato con due gambe in meno. L'hanno distrutto emotivamente e fisicamente, a Luigi. Solo che non mi spiego come sia possibile tutto quest'accanimento nei suoi confronti. Mi dice, poi, che è più felice se ammazzo lui e lascio stare tutta la sua famiglia, da ora in poi. Mi dispiace, sinceramente, e glielo dico. Ognuno prova ammirazione o invidia per i propri colleghi, io per lui provavo tristezza. Volevo salvarlo ma non potevo, la mia reputazione sarebbe crollata e avrei fatto la sua stessa fine. Mi scusai, lo uccisi, e mi adoperai di conseguenza. Mandai soldi alla sua famiglia, Luigi mi diede le chiavi delle sue cassette di sicurezza alla stazione, si fidava di me. I soldi erano così tanti che non dovettero più tornare da quelle parti. Il fratello di Luigi riuscì ad impiantarsi delle gambe artificiali e sposò la cognata. Rimasero in famiglia, se così si può dire. Io decisi di cautelarmi in caso di problemi futuri. Pagai ai miei una vacanza in giro per il mondo per cinque anni. Mia madre mi chiese molte volte dove avessi preso il denaro, io glissai ogni volta sulle sue domande. A malincuore partì. Ma dalle cartoline che mi mandarono ogni settimana, capii che stavano bene. Vissero una seconda luna di miele dopo anni e anni, e morirono insieme. Un giorno mi chiamarono dalla nave, avevano il mio numero per i casi di emergenza, mi dissero che li avevano trovati abbracciati, nel loro letto, senza vita. Cause naturali. Erano così uniti che non hanno resistito neanche un secondo lontani. C'è una sorta di poesia in tutto ciò, alla fin fine.

Comunque volevo dirvi che ieri ho rivisto Katia. Non so come ne perchè ma sono sicuro che fosse lei. Appena uscito dal fast-food l'ho incrociata. Credo si sia anche girata per un attimo verso di me ma credo non mi abbia riconsciuto. Ho intenzione domani, visto che è la giornata della donna, di offrirle una mimosa dato che ho capito dove abita. Vi farò sapere per gli eventuali sviluppi ben sapendo che sono passati anni e anni e lei potrebbe avere una famiglia, dei figli, e un marito alto due metri e mezzo. Io comunque spero. Anche solo di baciarla un'ultima volta. Vi farò sapere. Voi sperate per me.

sabato 5 marzo 2011

Mi pongo un quesito


Semplici quesiti che mi pongo ormai da giorni. Non voglio tediarvi con pensieri personali ma in codesto momento è questo che passa in convento. Prossimamente metto roba seria, sicuramente. Non vi preoccupate. Vi state preoccupando? Fate male. Dovete sempre credere alla potenza delle promesse! Infatti vi prometto che vi donerò un milione di posti di lavoro. Ci credete? No? Figuratevi che ci hanno creduto in passato. Visto che potenza che hanno le promesse?

Perchè tutti dicono di guadagnare miliardi dalla rappresentanza e/o vendita di pacchetti di energia, telefono e gas, ma poi le aziende sono sempre alla ricerca di nuovo personale da inserire solo in quell'ambito?

Perchè, considerando le mie mail, mi aumentano sempre i conti sul BancoPosta, con soldi bonus, senza nemmeno possederlo?

Perchè un cinese mi manda immagini porno via mail?

Perchè questo Blog contiene ancora la faccia di uno che non si fa vedere che saranno due mesi?

Dov'è finito il tizio di cui sopra? E perchè non si fa sentire?

Il raffreddore che sento arrivare è il regalo dell'ultima partita di calcetto,  di due ore, sotto la pioggia?

Perchè non sono nato donna? E se lo fossi nata, a quest'ora sarei ad Arcore?

Progettare un'idea apparentemente forte per il Blog o per un libro? O prima l'uno e poi l'altro?

Desiderare intensamente una vittoria Juventina stasera o sperare nell'addio di un allenatore fallito domani?

Credere intensamente a qualcosa fa sì che quella si realizzi? Allora io credo che sono più figo di Raul Bova, ma non credo funzioni.

Mettere la bandiera fuori significa amare il proprio Paese? Metterla in casa significa odiarlo?

Conviene spendere due euro per il film di "Dylan Dog"? E se sì, perchè?

Quando ti dicono "un giorno, ripenserai a tutto ciò e ne riderai", è perchè a quel tempo avrò sviluppato un pessimo senso dell'umorismo?

Ed infine...ma se tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge, perchè certe persone non ci finiscono mai in galera?

(Se avete domande esistenziali le inserisco senza problema.)