domenica 31 agosto 2008

Spia e lascia spiare*



*Ovvero in procidano: Chiedi e lascia chiedere.

Non vi stupite. Procida è un paese, oltre che un'isola, fuori dai canoni normali(che poi chi può dire cosa è normale?) e può capitare di trovare anche un vocabolario diverso, un'isola a forma di cane scodinzolante o, che ne sò, momenti di ilarità attorno ad un libro di scuola elementare che spiega cosa sono i pidocchi. Ma andiamo con ordine.

Sono andato nell'isola procidana ben due settimane fa. Con me stesso ho effettuato questo viaggio. Dico con me stesso perchè in quel periodo ero molto distante da me. Lo so. Sembra qualcosa da psicanalisi ma è così. Avevo il pensiero fisso di Lei nella mia mente e quel viaggio mi serviva per togliermela dalla testa o per farcela rimanere per sempre.

Dicevo che ci sono andato più di due settimane fa e ne parlo solo ora causa mille e duecento problemi familiari che mi hanno tenuto ansioso per un lungo periodo, ora sembra che le cose si stiano riprendendo, almeno credo, e posso rispettare la promessa fatta alla mia accompagnatrice eliastica personale: Giovanna.

La signorina di cui sopra è colei che mi ospita a Napoli, colei che mi accompagna ai concerti degli elii, colei che sente le mie paturnie più disparate e soprattutto colei che, forse, capisce più di chiunque altro le emozioni che provo. Non so perchè. Forse perchè le prova anche lei. Ecco. Soluzione più che giusta.

Comunque vado a Procida con non poche difficoltà, passi il viaggio in treno e la piccola passeggiata fino al molo ma sul traghetto stavo rischiando di rivedere la mia colazione. E manco l'avevo fatta.
Arrivato nel delizioso porticino(che non esiste come parola) dell'isola trovo ad aspettarmi la mia deliziosa Marinella che, dolce dolce, mi accompagna a comprarmi il pranzo e, sempre più dolcemente, a casa di Giovanna dove, da Babbo Natale in vacanza, distribuisco regalini.

Lì il fatale incontro con un sussidiario di una quindicina di anni addietro ci porterà alla scoperta di Nonno Gino e nonno Bruno, dei pidocchi e delle loro uova, e di tante piccole cose che noi, nella nostra vita quotidiana frenetica, non ci accorgiamo di avere avanti. Ma le sorprese continuano con la reciproca conoscenza di un simpatico ometto mezzo gnudo(il nipote della già citata Giovanna) e della di lui madre molto simpatica.

Ad un certo punto decidiamo di incamminarci verso una delle spiagge, d'altronde eravamo in un'isola e un pò di mare lo dovevo pur vedere. Il momento più bello, come ricordavo già dall'anno prima, era la meravigliosa eterna scalinata che porterò sempre nel mio cuore nella lista delle cose da odiare vita-natural durante.

Alla fine della suddetta scala mi accoglieva un mare perfetto, senza inquinamento, semplice, pieno di bambini urlanti(ma questo si può sopportare), e di belle figliole(e questo lo si sopporta più che volentieri). Ma io sono qui per uno scopo. Non mi devo far distrarre dalle altre cose. Non posso. E per una volta la forza di volontà a vinto.

Ho capito finalmente molte cose. Diciamo più in tre-quattro orette di spiaggia che in tutta la vita. Più in un viaggetto organizzato last-minute che in una vacanza di quindici giorni.

Ho capito che se una persona ti piace fai il possibile per conquistarla. Ma ho capito che se quella persona non condivide il tuo sentimento è inutile cercare di farlo. E magari passare avanti. Anche se è difficile.

Ho capito che un'amica vera è sempre lì per te. Anche per aiutarti a togliere la sabbia dai piedi, quella più difficile che si incrostra quasi. Anche per ascoltarti mentre le dici la stessa storia duecento volte. Anche per un abbraccio.

Ho capito che una persona, anche se ha cambiato la tua vita, è pur sempre una persona diversa da te. E non sarà mai ciò che tu vuoi.

Ho capito che se dormi due ore di notte e poi ti metti su un treno che ti porta su un traghetto che ti porta su un'isola e poi risali sul quel traghetto per il ritorno, ho capito, che puoi anche addormentarti felice lì. Anche mezzo distrutto. Anche completamente rosso.

Ho capito che la crema al carotene non fa per me.

Ho capito che se ci pensi, con molta calma, puoi arrivare a molte soluzioni per il futuro. Ed ho capito che se queste soluzioni prevedono la presenza di due persone a te care fai il possibile per realizzarle.

Ho capito che la vita è imprevedibile. Che dopo cinque anni, pam, può finire ,o meglio, credere che sia finito qualcosa. Che hai messo tutto da parte. Che speri, tuo malgrado, che la prossima volta niente ritornerà. Ma sai che forse è impossibile. Ma sai che forse ci starai male per sempre.

Ho capito che voglio bene a quelle due personcine che hanno condiviso con me una delle loro intense giornatine fatte di inciuci, studio, divertimento, mare, nipoti, amori veri o presunti, amori finiti, piccoli avvenimenti. Ho capito che voglio tornarci a Procida. Forse anche a dicembre, magari, quando farà freddo. Per capire se è così triste il mare d'inverno e se è possibile che io riesca a consolarlo come lui, d'estate, ha cercato di consolare me.

Giovanna e Marinella, ve voglio ben!

venerdì 29 agosto 2008

Il tempo passa...ma i cognati restano!!!


Secondo post inutile, direte voi.
Forse è vero, forse no, ma avevo in mente di fare un paragone sul tempo che passa, cambia le persone e i loro ricordi.
E se i ricordi rimanessero? E se quelle facce, quelle persone, quei luoghi, fossero immagini eteree incastonate nelle persone che le hanno vissute? Se tutto vivesse, nonostante il tempo, per sempre? Sarebbe bello, potersi prendere una rivincita sul tempo. Sono passati due anni, ma, a parte i costumi diversi e i miei chili in più, non sembra poi passato un attimo dalla prima foto...





Ah, dimenticavo, la prima foto è stata scattata in quel di Senigallia, durante un raduno marchigiano dell'agosto 2006 che vedeva protagonisti me, Anja, Logan e Tesla e Nadia! La seconda foto è stata scattata a Rimini, durante il Riminicomix di quest'anno che vedeva protagonisti me, Anja, Walter Dorian Gray, Logan e la mia dolce metà Paola! :D

Eppure soffia


Non c'è un motivo in particolare, ma, volendo dare il mio contributo al blog, ho deciso di postare il testo di questa bellissima canzone di Pierangelo Bertoli (rifatta secondo me molto bene da Ligabue)...buon ascolto! :D

EPPURE SOFFIA - PIERANGELO BERTOLI

E l'acqua si riempie di schiuma il cielo di fumi
la chimica lebbra distrugge la vita nei fiumi
uccelli che volano a stento malati di morte
il freddo interesse alla vita ha sbarrato le porte

un'isola intera ha trovato nel mare una tomba
il falso progresso ha voluto provare una bomba
poi pioggia che toglie la sete alla terra che è vita
invece le porta la morte perché è radioattiva

Eppure il vento soffia ancora
spruzza l'acqua alle navi sulla prora
e sussurra canzoni tra le foglie
bacia i fiori li bacia e non li coglie

Un giorno il denaro ha scoperto la guerra mondiale
ha dato il suo putrido segno all'istinto bestiale
ha ucciso, bruciato, distrutto in un triste rosario
e tutta la terra si è avvolta di un nero sudario

e presto la chiave nascosta di nuovi segreti
così copriranno di fango persino i pianeti
vorranno inquinare le stelle la guerra tra i soli
i crimini contro la vita li chiamano errori

Eppure il vento soffia ancora
spruzza l'acqua alle navi sulla prora
e sussurra canzoni tra le foglie
bacia i fiori li bacia e non li coglie

eppure sfiora le campagne
accarezza sui fianchi le montagne
e scompiglia le donne fra i capelli
corre a gara in volo con gli uccelli

Eppure il vento soffia ancora!!!

giovedì 21 agosto 2008

Una buona dormita fa passare tutto...



E' una frase che sento da una vita. E che, forse per colpa dei miei, ho adottato come pensiero costante. Quando mi faccio male durante le partite di calcetto penso che il giorno dopo, al risveglio, mi sentirò meglio. Quando mi sento male, emotivamente, penso che al giorno dopo dimenticherò tutta la tristezza e inizierò la giornata nel migliore dei modi. Quando ho perso qualcosa di importante sono andato a dormire distrutto e solo e attendevo quel risveglio ristoratore. Ma non è così...non lo è mai.
Questo mese di Agosto è stato strano. Anzi, è strano e non accenna a finire. Spero finisca prestissimo ma mancano ancora dieci giorni. Magari Settembre mi porterà buone notizie. Magari non starò sempre con quest'ansia permanente addosso.
Ho paura. Semplice e pura paura. Principalmente per il mio cane, eh si non è ancora finita l'odissea. Spero finisca a breve ma ogni giorno lo passo con la tristezza che possa peggiorare e non bastava l'intossicazione no, ci vuole anche l'operazione alla gamba a farmi stare da schifo.
E avevo deciso di tanto sfogarmi correndo. Sei chilometri per pensare, sudare, capire, e decidere alcune cose della mia vita. E pam. Il ginocchio fa male e son costretto a fermarmi. Ma credo che sia cosa da poco. Fatto sta che non posso correre per un pò di tempo. E intanto la vita va. E spero che il dolore al ginocchio passi entro domattina. Che Trippy si riprenda entro domattina. Che arrivi da un momento all'altro una possibilità lavorativa non dico soddisfacente ma almeno decente. E spero che quest'ansia se ne vada. Vorrei piangere ma non ci riesco, o meglio inizio e finisco subito e non so il perchè. E vorrei una buona notizia. Una sola. Ma non arriva mai...

Chiedo scusa ai visitatori abituali. Non so perchè ho scritto tutto questo, che non c'entra con i "temi" del blog. E soprattutto scusate i pensieri confusi. E chiedo scusa al signor Diggi che so che mi capirà.

mercoledì 13 agosto 2008

Prigione di note



Non vorrei mai togliere la giusta importanza alla dolcissima - al contrario del suo padrone - cagnolina Trippy, ma ho giusto qualche post di arretrato, e mi piacerebbe recuperare sul mio carissimo - al contrario del co-admin del suo blog - co-admin.
Il racconto che ho deciso di postare è la versione originale (e quindi estesa) di un racconto con cui ho partecipato al concorso "Coop for words", i cui risultati si sapranno solo ad inizio settembre! Spero che, intanto, piaccia a voi! buona lettura!

PRIGIONE DI NOTE


Quando il vecchio arrivò, il locale era già gremito di folla. Quella sera, nell’Older Pub, si esibiva Christian Clemency, uno dei chitarristi più affermati del panorama musicale inglese, e nessuno voleva lasciarsi sfuggire la possibilità di vederlo dal vivo. Il vecchio, pur non amando particolarmente la musica, aveva conosciuto Christian quand’era ancora un ragazzino, l’aveva visto crescere, e ora non voleva perdersi la sua esibizione per nulla al mondo. Si avvicinò ad uno dei tavolini della sala centrale, proprio di fronte al palco dove il musicista stava accordando il suo strumento. Il vecchio si accomodò ad un tavolino e, toltosi il soprabito, cominciò a guardarsi intorno. I suoi occhi stanchi si posarono subito su un bimbo che, seduto tutto solo ad un tavolino proprio lì accanto, stava fissando rapito il musicista e la sua chitarra. Poteva avere non più di sette anni, e aveva lo sguardo sognante di chi sta cominciando a scoprire il mondo per la prima volta. Il vecchio si accorse che il bambino si era voltato verso di lui e che lo stava guardando triste e malinconico.
- E’ una bacchetta magica, vero? - domandò al vecchio.
- Come, scusa? - rispose il vecchio a disagio, cercando di evitare quello sguardo così profondo.
- Quella è una bacchetta magica, e lui è un mago che proviene da una terra lontana, io lo so…
Il vecchio sorrise, colpito dalle parole del bambino…
- Quella si chiama chitarra, è uno strumento musicale - gli disse dolcemente.
- No, non ci credo…quella è una bacchetta magica, e un giorno mi farà compiere tante magie…
Poi, senza dire più niente, tornò al suo tavolino e riprese a fissare incantato il musicista che stava terminando di accordare la sua chitarra.
Il vecchio, ancora incredulo per quella strana conversazione, non riusciva a togliere gli occhi di dosso dal bambino. Quelle parole, improvvisamente, gli avevano fatto ricordare una scena che lui stesso aveva dimenticato, il giorno in cui sentì per la prima volta suonare una chitarra. Era un tempo lontano, che ormai non gli apparteneva più, in cui la vita sembrava un gioco che non dovesse finire mai. Ricordò che anche lui, in un certo senso, immaginò che quello strumento fosse una bacchetta magica e che l’uomo che la suonava fosse un mago capace di sconfiggere i mostri e i fantasmi. Immaginava che le corde fossero spade affilate pronte a sconfiggere in duello chiunque le avesse sfidate e che quel foro al centro fosse un’enorme prigione per i mostri, un luogo dove, attraverso quella musica, tutto il male venisse catturato e tenuto lontano dagli uomini. Le barrette verticali dalla parte del bastone, intrecciate alle corde della chitarra, erano diventate tanti piccoli quadretti vuoti su cui si poteva scrivere o disegnare tutto quello che voleva.
Il vecchio chiuse gli occhi, in preda a ricordi che fino a quel momento erano stati per lui inaccessibili. Le parole del bambino avevano risvegliato i suoni della sua infanzia, le immagini con cui si divertiva a trasformare il mondo a suo piacimento. I suoi ricordi continuavano a riemergere lentamente dall’oblio del suo passato, diventavano onde enormi che si infrangevano contro gli scogli eretti dal presente, corrodendoli lentamente. Sempre più fragorose, quelle onde si gonfiavano nel mare della sua mente, scrosciando violente e poi riformandosi veloci, fino a diventare tempesta. Non c’era argine che ormai potesse più tenerle a freno, nessuno sole che potesse placarle, nessuno scoglio che potesse arginarle.
Il vecchio riaprì gli occhi e, accorgendosi che Christian aveva appena iniziato a suonare, all’improvviso capì cos’era quella terribile tempesta che si agitava dentro di lui: emozioni.
Le note scivolavano veloci sotto le dita affusolate del musicista, danzavano leggere inseguendosi in melodie sempre più complesse e perfette. Il vecchio ascoltava concentrato, osservando compiaciuto quel giovane ragazzo che a malapena si ricordava di lui. Era cresciuto, Christian, e mentre suonava aveva l’aria di un uomo che aveva vissuto mille vite, che aveva attraversato mille destini ed era tornato da se stesso sempre in maniera diversa, ma sempre profondamente uomo. Le sensazioni che riusciva a trasmettere la sua musica erano indescrivibili, sembrava che Christian stesse facendo l’amore con quello strumento. Forse, pensò il vecchio, era davvero così. Forse per Christian suonare era come toccare una bella donna: accarezzarla significava sentire il suo calore, assaporare il suo profumo, catturare la sua essenza; stringerla significava placare il suo spirito ribelle, domare il suo carattere testardo, ammansire il suo animo irrequieto. Le sue corde, strade infinite sotto le sue dita, erano il mezzo per parlare con lei, conoscerla e capirla; il suo manico, ponte magico verso un’altra dimensione, era il mezzo per volare con lei, possederla e amarla; la sua cassa, corpo sinuoso dalle forme armoniche e sensuali, era il mezzo per sfiorare la sua anima, farla vibrare e tirare fuori la sua voce, canto infinito di suoni ora incerti ora perfetti, ora violenti ora languidi.
Con un ultimo accordo, Christian terminò la sua esibizione tra gli applausi fragorosi del pubblico. Poi, posata la sua chitarra, si avvicinò al vecchio, accomodandosi al suo stesso tavolo. I due uomini si guardarono, stanchi. Senza dire nulla, Christian indicò al vecchio il bambino al tavolo lì accanto, che li guardava triste e malinconico.
- Perché l’hai fatto? - gli chiese poi, fissando il fondo del boccale di birra che gli avevano appena servito - Guarda com’è triste
- Lo so…mi dispiace anche per te, sei bravissimo…mi hai fatto emozionare, davvero…
- Io non conto nulla, sono solo una proiezione di quello che saresti potuto essere…ma lui, lui è reale, è il bambino che eri un tempo, e che hai ucciso…
Il vecchio scoppiò in lacrime, incapace di replicare. Christian e il bambino erano lì, proprio davanti a lui, e lo guardavano con occhi spenti. Lentamente, le loro figure cominciarono a diventare sempre più sbiadite e trasparenti, svanendo tra la penombra del locale.
- Guardaci, noi stiamo scomparendo…diventeremo solo ombre, fantasmi della tua vecchiaia, vite che non hai voluto vivere per uno strano scherzo del destino…
- Cosa devo fare per tornare indietro? - singhiozzò il vecchio
- Non si può - rispose il bimbo, ormai sempre più etereo - puoi solo tornare in questo locale, crocevia dei tuoi mille destini, ricordarti di noi, e assistere allo spettacolo della tua vita…
Detto questo svanirono nel nulla, lasciando dietro di sé solo i ricordi del vecchio. L’uomo, ormai solo, si alzò dal tavolo e si diresse verso l’uscita. Mentre stava per varcare la soglia, si accorse che seduta in disparte ad un tavolino, c’era una vecchia che piangeva. Il vecchio la ricordava bene, era il suo primo, unico grande amore. Da ragazzo aveva deciso di dedicarle una serenata, ma lei lo rifiutò. Così la chitarra venne gettata via insieme a quel pezzo di cuore che aveva ucciso la sua adolescenza. Il vecchio la guardò per un attimo, sola e invecchiata, poi uscì dal pub guardando il manifesto che preannunciava come seconda esibizione la messa in scena di una romantica storia d’amore.

martedì 12 agosto 2008

Vita da cani


Io ho un cane. Trippy è il suo nome, trippy è il suo nome. Ehm…dicevo: Io ho una cagnolina. La amo. La proteggo. Le do da mangiare. La lavo, e lei mi ricompensa bagnandomi tutto. La accarezzo come fa ogni padrone affettuoso. La porto dal veterinario quando sta male. Ci gioco per farla svagare e ogni tanto mi ci addormento insieme. Potrebbe quasi essere una relazione stabile se andiamo a vedere.
Comunque, mettiamo caso che un giorno, mentre siete a pranzo da un vostro amico, chiami vostro fratello preoccupato dicendo che ha portato la vostra Trippy dal veterinario perché stava molto ma molto male, cosa fate?
A)Vi fate prendere dal panico e iniziate ad urlare.
B)Con calma dite al vostro amico di accompagnarvi.
C)State lì per lì per piangere copiosamente
Ecco…3 opzioni e io, dato che sono per la par condicio, ho deciso di eseguirle tutte e tre. Prima la B. Poi la A ,fuori dallo studio del veterinario, e poi la C quando pensavo ormai al peggio.
Perché io amo gli animali, anche quelli che non conosco, diciamo che piango più al pensiero di un gatto sotto una macchina che di un politico sotto la suddetta( e non credo di essere il solo). E il pensiero che la mia piccola non ce la facesse mi ha fatto star male, tipo un 3 infarti simultanei.
Ma, per fortuna, io son qui a raccontare il tutto perché Trippy sta bene, o meglio, si sta riprendendo.Un’intossicazione epatica, appena me l’ha detto il medico pensavo che lei si era fatta un paio di Martini di troppo, ma è un problema di alimentazione che risolveremo. Peccato che si è fatta male anche alla gamba e adesso non cammini, altro problema che, anche se dispendioso, risolveremo. Perché ho un cane. Perché lo amo. Perché che lo proteggo. Perché gli do da mangiare. Perché lo lavo, lo accarezzo e perché non lo abbandono per una vacanza.

Ebbene si il finto Dylan Dog prova a fare un servizio utile. Anche se serve a poco cerco di fare la mia parte.

Sayonara!

(Ps: ovviamente quella nella foto è Trippy in tutto il suo splendore.)

sabato 9 agosto 2008

17 diagonale



Dov’ero finito? Mi sono perso, sono stato qualche giorno in vacanza, e quando sono tornato non sono rientrato propriamente in me stesso. Avevo bisogno di qualche giorno per cercarmi, sperando di potermi recuperare in uno stato non troppo pietoso. Ma non ce l’ho fatta e, vilipeso e sovrappeso, ho abbandonato le ricerche. Ed ora sono qui, con una metà rientrata all’ovile e l’altra ancora in cerca di me stesso. Ho passato giorni un po’ così, con quella faccia un po’ così che abbiamo noi che abbiamo visto Merano. Ma intanto ho fatto tante nuove scoperte, ho portato a termine nuove riflessioni, ho elaborato strategie manageriali che potrebbero farmi diventare ricco. Mi sono dato ai cruciverba, e per me non è da poco. Ho scoperto tante cose nuove, come per esempio il fatto che l’Arma dei carabinieri viene definita Benemerita, che Mozart ha scritto un’opera chiamata “La clemenza di Tito”, che gesti alquanto nefandi vengono chiamati malvezzi. Strane, le coincidenze della vita, vero? A volte ci si dispera per non riuscire a trovare il modo giusto per esprimere cosa ti porti dentro e poi, bam, di colpo arriva un bel cruciverbone di Bartezzaghi a risolvere la situazione. Ah, me lo dice sempre Paola che risolvere i cruciverba di Bartezzaghi è un casino. E infatti è proprio così, un grandissimo casino. Bravo Bartezzaghi, lui sì che ha capito tutto della mia vita.
Intanto, cruciverba a parte, ho capito che grazie alla “Settimana Enigmistica” potrei diventare ricco, visto che pagano 15 euro ogni battuta stupida. Ne ho già in mente un paio così stupide, ma così stupide che sono sicuro che pretenderanno 15 euro loro da me.
Per il resto non mi sto vedendo bene. E me lo dicono tutti, che non mi vedono bene. Ho provato a suggerirgli di mettersi gli occhiali, ma niente. Loro non mi vedono bene. E il guaio è che hanno ragione. Non mi sono ancora ritrovato del tutto. E’ un periodo così assurdo che anche Bartezzaghi si è rassegnato e ha deciso di costruire cruciverba facili, tanto non c’è verso. E’ un periodo strano, di quelli che devi affrontare con tutta la forza possibile. La mia paura è che la mia forza non basti, e, conoscendomi, so che il rischio è alto. Ma devo farlo per Lei, quindi forse questa volta ce la faccio davvero.
Poi c’è Cajelli. E chi se ne frega, direte voi. Come prima cosa, Cajelli è passato sul blog. Ha letto il mio post sul Riminicomix e, non pago, ha letto anche i commenti. E poi non lo so, è che Cajelli ha buttato lì un termine strano, “Dojo”, e io non ho capito bene cosa volesse dire. So solo che questo termine mi piace parecchio, e che per settembre mi servono un paio di soggetti inviabili, e spero tanto di tornare nell’umore giusto per riprendere a scrivere come non faccio più da un bel pezzo. Poi, quel che sarà sarà, ma per adesso sono davvero gasato dall’idea che si sta formando nella mia piccola testolina.
Cajelli a parte, ci sarebbe la voglia di scrivere racconti, brevissimi, e di avere una bella rivista locale che è solita pubblicarne. Così magari mi presenterei, e mi giocherei quest’opportunità. Ma di riviste locali che pubblicano racconti qui neanche l’ombra (o forse sono io che non so cercare bene), e la mia carta da giocare sfuma sempre di più verso un inesorabile fallimento.
Inoltre ho scoperto che qualcuno accede al mio blog cercando le parole chiave “22 luglio morto diggi”, il che mi lusinga non poco. Mi lusinga per il fatto che il 22 luglio è passato e io sono ancora vivo (a grattarmi di continuo, sì, ma ancora vivo) e mi lusinga per il fatto che c’è qualcuno che mi vuole morto, quindi se non altro qualcuno si ricorda di me. Il guaio è rischio davvero di arrivare morto alla fine di questo mese, e mi viene il dubbio che in tutto questo ambaradan sia preferibile dare ascolto al vecchio Ligabue: Vivo, morto o X. X.
E’ un periodo strano, l’ho detto, che terminerà intorno al mio compleanno (e voi sapete tutti quand’è il mio compleanno, vero?? :-D) e che spero non porterà troppi strascichi con sé. Una parte di me sa che da settembre ricomincerà la solita, bella routine che mi accompagna da novembre a questa parte, ma c’è sempre la parte di me che non è ancora tornata a cui devo dare conto. Non mi resta che aspettare, intanto, e, nel peggiore dei casi, piangere.


p.s. da oggi parte il progetto “save the future”…chiunque volesse aderire può versare un’offerta libera tramite vaglia postale alla mia e-mail. In cambio otterrete tutto il mio affetto e la mia stima per avermi garantito due anni di pace e serenità! Aderite numerosi!!!

martedì 5 agosto 2008

Piange il telefono



"Pronto?"
Pronto signora, sono Davide della Cia di Milano, stiamo facendo un sondaggio d'opinione su alcuni problemi della società moderna quali l'inquinamento. E' disponibile al sondaggio signora?
"Non so...dovrei lavare il cane!"
Due minuti signora. Semplicissimo.
"Non saprei...ho da spostare una macchina,sapete,è quella là che devo mettere qua!"
Due minuti e la libero signora.
"Evvabbè..faccia le domande!"
Allora signora, lei quante volte mangia ogni giorno?
"Due, tre contando la colazione"
Cosa principalmente?
"Carne, pasta, roba così!"
E quante volte va di corpo signora in media alla settimana?
"Diciamo...una volta al giorno indi 7 volte in 7 giorni."
Normalmente bisogni piccoli o grossi?
"Beh...normali và, non è che mi metto a misurare ma non mi lamento. Mi scusi, ma perchè queste domande?"
Signora, come le ho già detto, stiamo facendo un sondaggio su alcuni malesseri sociali. E questo include anche quanta roba viene buttata nelle nostre fogne ogni giorno e quanta acqua sprechiamo. Lei lo sa signora che consuma molta acqua, anzi, troppa. Lei va troppo in bagno! Per questo i bambini africani non possono bere, perchè lei consuma troppa acqua!!
"Non sapevo...non me l'aspettavo...mi dica, come posso rimediare al mio errore??"
Allora signora, inizia a magiare di meno e di conseguenza a fare molta meno, scusi il termine, cacca. Lo so, è dura ma ce la farà. Io confido in lei!
"Lo farò, per i poveri bambini africani!"
Brava signora, come vorrei che lei fosse mia madre!
"Anche io vorrei che lei lo fosse, giovanotto!"
Sua madre?
"Ma no sciocchino, sarebbe troppo giovane per essere mia madre!"
Ah ah ah, signora, che sagoma!
"Ah ah ah pure a lei giovanotto, ora la saluto che c'ho il gatto sul fuoco!"
Passi una buona giornata signora!

Questa indagine è commissionata dal Ministero dell'Economia Italiana per una corretta(e minima) alimentazione che porterebbe ad un minimo utilizzo di risorse primarie.

lunedì 4 agosto 2008

L'amore non finisce mai...



Quante volte amiamo e lasciamo o amiamo e siamo lasciati. Quante volte in una vita? Chi ha la fortuna di trovare, alla prima occasione, la persona giusta, quella con cui sei sicuro di passare la tua esistenza sereno, con qualche problema che sempre ci sarà si, ma felice? Pochi. Quasi nessuno. I grandi amori sono destinati a finire. A spegnersi in una fiammella che non si sa quando esalerà l'ultimo respiro, non si sa quando brucierà l'ultimo anelito di ossigeno.

E dopo? Divorzio? Separazione? Semplice distacco? Rimaniamo amici? Possibile ognuna di queste cose. Dipende da situazione a situazione. Da che ci siano bambini o meno. Da un insieme di fattori.

Ma l'amore? In cosa si trasforma? Alcuni dicono in odio, altri in indifferenza, altri in "volemose bbene". Io(coadiuvato dalla signorina Chandra) dico che l'amore resta tale.

Quando si ama una persona la si amerà per sempre. Anche se ti ha fatto male, anche se tu l'hai fatta male, anche se non siete più compatibili. La amerai per sempre, perchè amerai i ricordi felici insieme, i momenti di intimità perfetti e quel sentimento forte e dolce che vi ha uniti.
L'amore è per sempre.

(Ho messo un'immagine dell'amore perfetto secondo me. Ross&Rachel. Quello che, un giorno, spero di trovare anche mi. Prossimamente ritornerò a parlare di Ross per festeggiare un piccolo traguardo raggiunto.)

(Secondo post del mese di Agosto e secondo post che parla dell'ammore, non è un caso. Qualcosa ho in circolo che mi fa male e bene. Ne riparliamo dopo un certo viaggetto che farò. Ma so che ritornerò, purtroppo, sempre più intontito e pronto,di nuovo, a mettere da parte tutto ciò che provo.)

Alla prossima!

sabato 2 agosto 2008

Amore


Titolo banale per qualcosa di altrettanto "banale". Il sentimento più importante, quello che è stato decantato da milioni di scrittori e non fin dalla notte dei tempi. Quello che non riusciamo mai a capire cos'è e perchè ci permette di essere così felici fin da saltellare gioiosi senza pensieri oppure così tristi da toccare il fondo, cosa che mai avremmo voluto fare.
Questa mini composizione è dedicata ad una ragazza che, da ben 5 anni, apre e chiude una ferita nel mio piccolo cuoricino che mi porterò dietro, forse, per un bel pò di tempo. A lei e alla sua vitalità, oltre che alla sua bellezza e al suo modo di sorridere che potrebbe sciogliere iceberg più grandi di quello che buttò giù il Titanic.

L'Amore
inizia come gioia di vivere,
si trasforma in unica certezza giornaliera,
attraversa, senza controllo, il dubbio della ragione,
si consolida nella sicurezza del sentimento
ma, alla fine, sfuma nella paura di soffrire
e nel pensiero di non amarsi come si vorrebbe...


Scusate la non-poesia.