martedì 29 luglio 2008

Look around you.


Guardatevi in giro. Non vedete ragazzi con borsoni che portano volantini nelle case? E magari altri ragazzi che vanno a passare 4 ore ad un call-center chiamando, ed esasperando, migliaia di persone ogni giorno? E non vedete anziani che si presentano alle fontane pubbliche con bottiglie vuote d'acqua? E riuscite ad osservare i vecchietti davanti alla posta che prendono la pensione lamentandosi di quanto sia bassa e di quanto ci voglia per finire la coda? E magari non immaginano che noi, generazione futura, non l'avremmo mai.

Riuscite a vedere tutto questo?
Si?

E vi chiedete ancora "dove andremmo a finire"?

La risposta è che ci siamo già. Fino alla testa.

domenica 27 luglio 2008

Un abbraccio vale più di mille parole...


E sono al quarto. Quarto concerto con i miei amabili Elii, Terza volta che piango quasi dall'emozione quando vedo il signor Sergio Conforti(l'anno scorso c'era Vittorino Cosma alle tastiere!), quarta volta che canto tutte le canzoni a squarciagola sentendomi leggermente ma leggermente ma leggermente tanto felice!
Mi dispiace di non aver sentito Oratorium, che aspettavo con gioia, e il Congresso che è un ottimo finale di concerto ma va bene così. Mi sono esaltato con il DiscoMedley, con Amico Uligano, con i progetti di Sergione che spaziavano da Blues al Jazz al Rock'n'roll, e con l'affetto che tutti i fan avevano nei confronti dei nostri idoli, si vedeva che loro erano il main event. Lo erano veramente!

Dopoconcerto, da ricordare, poichè vissuto alle transenne sperando che qualcuno scendesse. Mi aspettavo Mangoni, sempre disponibile ad ogni concerto a cui ho assistito, ma arriva il buon Sergio e io, da bambino felice, obbligo la mia amica a scattarmi la foto con lui ma, terrore, la macchina fotografica si scarica!

Panico e raccapriccio!

Come un bambino triste che ha natale non ha avuto il regalo mi sento morire ma, dall'alto della mia tristezza, chiedo al Tanica un abbraccio, un solo semplice abbraccio e lui...mi abbraccia!!! E forte pure! Con grande mia gioia piango quasi dalla commozione e dalla regia, ovvero mio fratello e un mio amico, mi dicono che possono fare le foto con il cellulare. Richiamo Rocco e lui ritorna farfugliando parole come "foto in sospeso" quasi per scusarsi con gli altri(lo faccio anche io adesso!), facciamo la foto, lo ringrazio e vado a saltellare lontano, felice e sempre più entusiasta senza più pensare al mal di schiena disumano che avevo e al fatto che non sapevamo come tornare a casa.

Infine:
-)Concerto dei Baustelle bello, è la seconda volta che li vedo, so molte canzoni e si...l'idiota col tamburello spaccato, che il tastierista mi diede all'altro concerto, ero io. Se ne è accorto anche lui dato che mi ha salutato un paio di volte!
-)Durante i Baustelle noto, grazie alla mia amica Giovanna, Mangoni sulla destra. Provo a salutarlo e lui mi risponde al saluto, al che esulto entusiasta!
-)I Bluvertigo non me li so visti proprio, ero alle transenne e credo di aver fatto pure bene. Eh si...anche io urlavo Conforti quando dicevano Sergio.
-) Però un appunto lo si deve far sul signor Sergio, batterista/bassista dei Bluvertigo e abituale batterista dei Baustelle. Diciamo che si è seguito buona parte del concerto degli Elii urlando anche Forza Panino come un forsennato. Ah...come dargli torto? Sono sempre grandi i nostri miti!
-)Complimenti al comune di Napoli, manco un servizio autobus per noi poveri disgraziati del concerto. Alla fin fine, grazie ad un amico tassista, siamo riusciti a tornare alla casa della mia amica in breve tempo e non pagando eccessivamente.
-)Un plauso ad Elio, grande ad inserire nel testo di "Mio cuggino", "l'incidente diplomatico" della non presenza(in orario) di Morgan.
-)Mio fratello se ne è ritornato contento da buon Baustelliano con una foto con Rachele e anche una con Rocco(ah...maldido!)
-)Che dire? Al prossimo concerto...sempre all'insegna dell'eleganza.


Parentesi del dopo-concerto:

-) Tommaso(il mio amico)da uomo di scorta rotolante è diventato il Faraone Tutankamon, non chiedetemi come sia successo che non lo so. So solo che la mattina era lì e ci lanciava maledizioni a tutti.
-) Ho trovato una doccia dove si può scegliere la temperatura dell'acqua ed è stata la miglior doccia della mi vida.
-) Ho capito che gli Elii sono belli da vedere ma con Jova danno quel qualcosa in più che non ti aspetti. E quel qualcosa in più si chiama ammore. E quell'ammore è inteso verso gli Elii eh. Precisamente Rocco e Faso. Il secondo è per lei.
-) Il dolore schiena post concerto c'è sempre e mi fa capire una cosa: che mi piace da matti. Ma solo quando mi passa. Significa che ho vissuto un'emozione. E intendo riviverla.
-) Ho scoperto che alle 10 e mezza a Napoli finiscono i cornetti...miii e poi dicono che nessuno lavora. Non ce n'era mezzo in qualsiasi bar.
-) Ho capito che mi piace il sms che mi arriva quando sono sul treno per casa.
-) Ho scoperto che il concerto a Termoli del 5 Agosto sarà aggratis.
-) Ho deciso che ci andrò. Sperando che una certa pulzella mi faccia compagnia.

Alla prossima..

Ps: Sergione, grazie di cuore. Hai fatto commuovere un omone di 2 metri.
Ps2: Grazie Giovanna bella. Se non ci fossi tu a darmi ospitalità, doccia e ammore incodizionato non so come farei. Per questo mi voglio sdebitare. Per questo Martedì prossimo ti voglio con mi.

W gli Elii...

sabato 26 luglio 2008

il Riminicomix non è stato una fiera. E' stato uno spazio.



Una delle peculiarità delle massime pronunciate da Walterino (al secolo Antonio, ma solo per pochi eletti), è quella di poterle parafrasare lasciando inalterato il succo principale della questione. Si tratta di piccole perle di vita che è possibile riadattare a qualsiasi situazione e che, proprio per questo, assumono un valore talmente grande da non passare inosservate alle orecchie dei prescelti che hanno l’onore di ascoltarle in diretta. Come diceva sempre Umberto Eco, la bellezza di Dylan Dog è che, estrapolando a caso una qualsiasi scena, questa ha sempre senso compiuto. Come dico sempre io, la bellezza delle frasi di Walterino è che non si capiscono. E quindi ognuno può interpretarle come vuole. Ora, dire che il RiminiComix non è stato una fiera, ma uno spazio, assume un significato sicuramente maggiore e sicuramente più comprensibile di un’affermazione quale “Il blog è uno spazio”, e quindi, proprio per questo, può essere considerata degna di attenzione e di maggiore analisi.
Il RiminiComix è stato uno spazio, che, seppur non molto grande dal punto di vista esteriore, è andato dilatandosi in quello sconfinato mare dello spazio interiore che ognuno dei protagonisti di questi due giorni ha portato con sé.
Non so per gli altri cos’abbia significato di preciso questo spazio di due giorni, ma per me molte cose:
1) Finalmente ho smesso di importunare Tito (con sua somma soddisfazione) per passare ad un’altra, malcapitata vittima: Diego Cajelli. Il povero sceneggiatore, sempre molto disponibile, mi ha visto spuntare come un fungo in ogni piccolo spazio (spazio, appunto), in cui si rifugiava per fumare, chiacchierare con gli amici, o tenere interessantissimi stage sul mondo dei fumetti. E, come se non bastasse, oltre alla mia faccia, il povero Cajelli tra qualche giorno si ritroverà anche una mia e-mail in cui gli spedisco del materiale e gli chiedo preziosi consigli. Non so se ciò comporterà qualche modifica nel mio modo di scrivere, ma di sicuro tra qualche notte non tarderà ad arrivare il sogno in cui io e Diego Cajelli stiamo sciando sul Monte Bianco e lui, complimentandosi con me, mi dirà che se sapessi sceneggiare almeno un minimo di quanto so sciare, sarei chiamato “l’Alberto Tomba della Bonelli”. A voi le dovute interpretazioni.
2) Ho scoperto che il risveglio insieme a Paola è il migliore dei risvegli possibili. Perché, sì, è vero, io ho visto cose che voi umani non potreste nemmeno immaginare. Ho viaggiato per galassie e mondi paralleli, passando da risvegli dolci ed affettuosi come “Ti udio, maledetto strunzone” a levatacce dopo confessioni fino alle cinque del mattino che al confronto Sant’Agostino era un tipo discreto, passando da involtini primavera a sacchi a pelo in compagnia di un gatto randagio dall’aspetto stranamente amichevole. Ebbene, nessuno di questi risvegli, nessuno, può essere paragonato a quello vissuto a Rimini. Si potrebbe quasi dire che tutti quei risvegli siano stati una sorta di estenuante prova di iniziazione che solo ora ha dato i suoi frutti. Non mi critichi dunque Voltaire (un uomo che non proseguiva mai lungo una linea retta), asserendo di essere ottimista, idealista o fatalista (ma, come disse un altro grande filosofo, “sono possibilista, non fatalista”) e di non aver tenuto conto del peccato originale. Io, il peccato di aver dormito con Lutty, Bedoz, Logan e Walterino l’ho preso seriamente in considerazione. E mi ripeto che se davvero quei sacrifici erano necessari per tutto questo, sono pronto a rifarli di nuovo. Io, il migliore dei risvegli possibili l’ho appena vissuto.
3) Ho capito perché Marco Soldi realizza esclusivamente copertine. Perché? Perché è di una lentezza estenuante. L’atroce verità, folgorante come poche altre, è arrivata nella calda mattinata di domenica quando, io, Paola e Anja ci siamo recati al consueto appuntamento riminese dei fumetti on the beach, e siamo rimasti per circa un’oretta ad aspettare che il Maestro (no, Walterino, non sto parlando di te!) ci delizi con un suo disegno. Ci sarebbe andato bene di tutto, ovviamente. Non pretendevamo mica un dipinto tardo – ottocentesco, a noi ci sarebbe bastato un banalissimo disegno. O al massimo uno schizzo. O al massimo un abbozzo. O al massimo un omino stilizzato. O al massimo due linee parallele che non si incontrano mai (proprio come noi e lui). O al massimo…niente. E infatti niente è tutto quello che abbiamo ottenuto, dato che in fila prima di noi c’erano cinque persone e, in un’ora, Soldi è riuscito a realizzare giusto tre disegni (di cui l’ultimo solo a matita per il fortunatissimo Logan), ricchi di dettagli e di ghirigori che neanche gli amanuensi del Nome della Rosa (Soldi, ma a noi andava bene anche un omino stilizzato, davvero!!!). Pazienza, come avrebbe detto Andrea (Pazienza). Io mi sono consolato importunando Cajelli (vedi il punto 1), Paola con un’Eva Kant di Di Bernardo (anche lui di fretta, ma davvero gentilissimo) e Anja scoglionandosi (nel senso più letterale del termine, cioè andando sugli scogli) con Walterino. Riflettendoci bene ora, a posteriori, mi sorge il dubbio che tutto ciò possa essere la traccia, inconfondibile, di un disegno crudele che il destino ha in serbo (o croato, che dir si voglia) per me e di cui si diverte a lasciarmi inequivocabili tracce: nella mia vita non avrò mai Soldi. A voi le dovute interpretazioni.
4) Ho capito che caparra dell’albergo. 50 euro con Mastercard. Ho capito che biglietto del treno (andata e ritorno). 50 euro con Mastercard. Ho capito che biglietti dell’autobus. 50 euro con Mastercard. Ho capito che Arkham Asilum. 25 euro con Mastercard. Ho capito che conferenza di Diabolik. Due palle, ma senza Mastercard. Ho capito che cena al ristorante a lume di candela. 21 euro con Mastercard. Ho capito che FREGARE WALTERINO SULLA LUNGHEZZA DELLO STOPPINO NON HA PREZZO!!!
Davvero, non potete immaginare che soddisfazione. Sarò eccessivo? Ma sì, tanto che me frega! Io Mastercard neanche ce l’ho!!!
5) Ho capito che i cambiamenti d’umore di Anja sono provocati da conversazioni al limite dell’assurdo, che finire la Moleskine vuol dire la fine di un’era, che far leggere quello che scrivo a Paola e Anja sembra quasi sottoporre due universitarie alle prime armi ad un esame di Aramaico Antico. Non sarà stato Zelig, ok, ma almeno qualche passeggero della nostra carrozza si sarà annoiato un po’ meno durante il viaggio.
6) Ho capito che viaggiare sui treni di notte ha i suoi svantaggi. Uno dei tanti svantaggi potrebbe essere, per esempio, che sul treno si fanno brutte compagnie. Oppure che si rischia di arrivare a notte fonda, rischiando di addormentarsi e non svegliarsi prima della propria fermata. Oppure, cosa ancora più grave, si potrebbero beccare tutte le maledizioni di un pover’uomo che ha l’albergo attaccato ai binari e che, proprio per colpa loro, non è riuscito a chiudere occhio per tutta la notte. E il fatto di per sé non sarebbe tanto grave, se non fosse per il fatto che questo mio scompenso del ciclo sonno-veglia ha comportato lo scompenso di tutta la catena alimentare di Rimini. Perché, ovviamente, non riuscendo a dormire, qualcosa dovevo anche fare e, con Paola che ronfava beatamente accanto a me (sì, lo so, se lei ronfava ci sarà un motivo…a voi le dovute interpretazioni), cosa potevo fare di meglio che darmi alla caccia delle zanzare?? Ne avrò uccise almeno tre nel giro di dieci minuti…pensate a tutta la povera fauna che si nutriva di questi odiosissimi insetti…mi avranno odiato più o meno come io ho odiato i passeggeri di quei treni. Quindi, per la proprietà transitiva, i serpenti hanno odiato i passeggeri. Io ne sono fuori, e posso dormire sonni tranquilli (treni permettendo, of course).

Lo so, avete ragione, sono ricordi confusi, postati in maniera anacronistica in barba ad ogni basilare norma di continuum temporale. Ciò vi comporterà un notevole dispendio di energia (a patto che abbiate davvero letto tutto l’ambaradan), ma dovete ricordare che si tratta di spazio interiore, e quindi riconducibile ad un normale flusso di coscienza che, come la maggior parte di voi saprà, non contiene né regole temporali, né spaziali, né grammaticali (per mia grandissima fortuna).
Ribadisco, anche se dentro di me è stato uno spazio grande, immenso e indimenticabile, lo spazio esterno è stato (come sempre in queste occasioni) troppo ridotto per poter fare al meglio ciò che volevo fare. Sono contento di aver rivisto Logan, ma avrei voluto passare più tempo in sua compagnia; sono elettrizzato dallo stage di Cajelli, ma avrei voluto seguirne tutte le lezioni; sono felice di essere stato al mare con quella compagnia così inusuale e così fantastica, ma avrei voluto passarci un’intera giornata.
Insomma, come capita sempre dopo un’esperienza del genere, mi sento incredibilmente più ricco e più svuotato allo stesso tempo. Sento che un piccolo spazio dentro di me è stato riempito come più voleva, ma che, allo stesso tempo, c’è ancora tanto spazio da riempire e che aspetta altre giornate come queste, con persone come queste (e anche di più) e momenti come questi…
Grazie a Paola, Anja, Walterino e Logan, per avermi fatto capire che ogni spazio, anche se piccolo, può contenere sensazioni che andranno a formare quel grandissimo puzzle che un giorno appenderò alle pareti della mia vita e che non smetterò mai di fissare con lo sguardo pieno di orgoglio e felicità…

martedì 22 luglio 2008

Da grande voglio fare...


Il giurato di Veline

“Bentornati alla puntata odierna di Veline dal vostro Ezio Greggio, ahr ahr ahr”
“Mi scusi perché ride?”
“Ma chi è lei? Come si permette?”
“Sono uno spettatore che paga regolarmente il canone Rai!”
“Ma io sono di proprietà Mediaset! Vede? Ho il bollino proprio qui!”
“Ah, allora mi scusi, rida pure!”
“Ahr ahr ahr, simpatici questi autoctoni di CasalMortengo. Siamo venuti qui per le nostre Veeeeeline! Siamo quasi alla conclusione, i nostri giurati dovranno decidere chi tra le 6 aspiranti potrà andare avanti. Ma andiamo a presentare la giuria: Alessandro Cecchi Paone”
Al: Buonasera bel pubblico!
“Barbara Palombini”
Ba: Buonasera, gentili spettatori!
“Davide Paolino”
Da: Felicissima sera a tutti sti signor incravattati, uomini chic e femmine truccate!
“E dulcis in fundo, Umberto Eco…ahr ahr ahr..”
Um: Ma perché ride sempre signor Greggio?
“Per i soldi che mi danno…ahr ahr ahr…
Um: Come darle torto? Comunque buonasera a tutti.
“Lasciamo i nostri giurati alla loro discussione sulla vincitrice di oggi. Non ascoltiamo e andiamo in pubblicità!”
Intanto i quattro giurati espongono le loro opinioni.
Al: Secondo me la 3 è molto simpatica. Trascinatrice diciamo.
Ba: Si, ma anche la 5, inoltre ha un ottimo stile di ballo.
Um: Per non parlare della 1, ha fatto una sottile battuta colta e intelligente che fa capire che ha anche un cervello.
Ba: Cosa ne pensa lei, signor Paolino?
Da: Beh, secondo me la 4 è topa, ma non topa topa, diciamo che arriva a livelli di topaggine elevati ma non sorpassa il limite. Mi spiego. Lei è topa ma un muratore potrebbe quasi pensare di conquistarla. Invece se prendiamo la 6 che è topa si, ma topa di secondo livello, più difficile da conquistare e quindi diverrebbe antipatica a priori. Quindi dico la 4, topa si ma con delicatezza.
Ba: Signor Paolino può finire una frase senza la parola “topa”? E’ altamente disdicevole!
Da: Mi dispiace, ma non ci riesco. A pensarci bene mi vien quasi da pensare che lei poteva essere topa in passato.
Ba: Oh ma lei mi lusinga…
Um: Ritorniamo al discorso iniziale senza soffermarci su inutili semantiche della giovinezza?
Da: Ma certo che si, topa! Scusate ma devo inserirlo per forza nelle frasi!
Al: Ma avete notato che Greggio è ancora un gran figone?
Da: E se la fa anche con la Nina, che topa! Quella, per tornare al mio discorso, è una topa di grande livello difficilmente conquistabile se non hai ottime ragioni per convincerla a uscire con te.
Um: La cultura? Io ne ho a bizzeffe!
Al: La conoscenza? Io ce ne ho in abbondanza ma non sono interessato all’articolo.
Ba: La topa? Mi ha quasi conquistato questa parola…
Da: No, la simpatia. Cosa avevate pensato?? Secondo voi la Nina se la fa con Greggio per il conto in banca??? Ah Ah ah ah ah ah ah! Che illusi!!! E’ tutto vero!!
Ba: Cosa ha detto?
Da: E’ tutto vero!!!!!
Um: Non capisco cosa dice, parli più forte!
Da: E’ tutto vero cribbio!!!!
Um: Un po’ l’avevo immaginato…d’altronde Greggio è troppo per la Nina, sicuramente lei lo avrà conquistato con il suo conto in banca!
Da: Vabbè…non ha capito niente…
Ba: Potremmo votare?
Da: Ma si…tutti d’accordo sulla 4 e sul metodo “topa non vistosa?”
Um: D’accordo!
Ba: Ce sto!
Al: Io preferirei Greggio ma dico di si!

“Eccoci ritornati a Veeeeeeline…ahr ahr ahr. Siamo pronti per scoprire la vincitrice che è la numero….4!!!! Cara giuria come si è arrivati a questa decisione?”
Da: La solita legge della topa non vistosa!
“Ah, il miglior metodo, ahr ahr ahr”
Al: Ma lo sa, signor Greggio, che lei è ancora un gran topone?
“Sarà vero? Sarà falso? Sarah Ferguson?”
Da: Sta battuta me la ricordo che la sentivo quando avevo 4 anni…
“Comunque siamo arrivati alla fine. Ci vediamo domani a Veeeeelineeee. Sigla!!!”

Boom boom boom chicabom booom boom… e così via…

Teatro - Scene di vita non vissuta ma possibilmente vivibile


D e F, i nostri due amici di cui è difficile scoprire la loro identità, stanno andando all’edicola.

D: Eccoci qua.
F: E qui e quo?
D: Un cappio! A me un cappio!
F: Una volta giocai a poker e avevo un poker di cappe!
D: Speriamo che un giorno perderai la partita con la vita.
F: Uhm…romantica come frase, me la segno.
D si avvicina all’edicolante.
D: Mi scusi è uscito il nuovo Dylan Dog?
E(sta per edicolante, lo so che ci potevate arrivare da soli ma è sempre bello precisare le cose): Ancora co sto Dylan Dog?? Ma prendete altre cose!!!
D: Tipo la rosolia?
F: D, ma perché l’edicolante ti offende?
D: Hobby?
F: Devo iniziarlo a fare anche io!
D: Signor Edicolante(si, sta parlando con E, lo so che potevate averlo capito ma è sempre meglio non lasciare nulla al caso. Si, la smetto che sennò mi prendete a testate) premetto che io non l’ho mai vista e non so cosa ne ha fatto del vecchio edicolante, pace all’anima sua, ma cosa le dà il diritto di dirmi quello che devo leggere?
E: Hobby!
F: Anche questo devo iniziarlo a fare.
E: E comunque le suggerisco alcune novità in uscita.
D: Tipo?
E: “Pfui”ovvero la nuova rivista degli snob italiani.
D: Interessante quanto una martellata nelle gengive, c’è dell’altro?
E: E’ uscito un nuovo manga, ha grande successo tra i dodicenni, si chiama “Le zinne dorate”, parla di un branco di professoresse in una classe di soli maschi tutti palestrati e abbronzati.
F: Inizio a trovare questo discorso interessante!
D: Ma scusi, mister Giornalaio(che è la stessa cosa di E…vabbè la finisco), ma Dylan Dog? Tex? Braccio di Ferro? Sono bellissimi no?
E: No, sono vecchi! Vecchi!!!!! Tutto fa schifo. Dylan fa schifo, Tex fa schifo, Popeye fa schifo! Manara che disegna posteriori femminili, invece, è un genio.
F: Ma lo sai che fra un po’ ti considero il mio migliore amico?
D: E Topolino e Paperino?
E: Non posso dirti cosa sono…ma sappi che iniziano per s e finiscono per hifo!
D: Sento le mie certezze vacillare…
E: Ecco, questo fa per lei. Il capolavoro manga del 23° secolo, avanti in modo disumano: “Racconto di una ragazza che amoreggia selvaggemente con tutti indistintamente e continuamente”.
D: E’ di Alan Moore?
E: Ma chi?? Quello lì?? Vecchio vecchio!!
D: Frank Miller??
E: Decrepito!
D: E di chi è??
E: Del grande genio, il maestro Tenko-i-quattrini.
F: Giuro che un giorno di questi vado a vivere in Giappone.
E: E poi…leggi “I cavalieri erranti della rovere”? E “Mascabertoli arruffati”? E “i ciccirimerli affumicati extratrasformers”? E quel grande capolavoro che è “Master & Paster”?
D: Mi sento quasi male!
F: Qui esiste tutto un mondo che non conoscevo…tipo questa rivista: “Ibeebousa” la rivista scritta male per quelli che non sanno leggere.
D: Gli analfabeti intendi?
F: Non è una religione quella che dici tu?
D: Basta, signor E o come cavolo si chiama, mi dia Dylan Dog. Voglio Dylan Dog e basta!
E: E il suo solito “Tette al vento”? Sa, il vecchio gestore mi ha detto che è il suo acquisto preferito.
D: Ehm…si…anche quello.
F: Contrordine. Rimani sempre tu il mio migliore amico.
D: Vabbè, arrivederci signor E.
E: Arrivederci signor D.
F: Arrivederci signor C.
C: Arrivederci signor F.
D: Chi è costui?
F: Costui!
D: Non voglio sapere niente più, non ti domanderò più niente. Neanche come stai!
F: Bene, grazie. E tu?
D: Tu, ometto con la barba bianca che ci guardi dalle nuvole, un giorno pagherai per quello che hai fatto a questo ominide. Hai capito Babbo Natale??? Ah, gli ho detto il fatto suo.
F: Anche Giletti si faceva i fatti tuoi.
D: F, che ne dici di andare alla discarica? Ho voglia di buttartici dentro.
F: Sempre meglio che stare a casa…aaaaandiamo.
(continua…me dispiace ma è così!)
E non dimenticatevi che è in edicola “osbcoscbso” la rivista per analfabeti fatta da analfabeti. Almeno anche voi potete dire: “Io leggo molto” e parlare di un qualsiasi argomento tanto gli articoli so scritti tutti male.
(Il nome della rivista cambia di persona in persona, anche di numero in numero. D’altronde l’abbiamo detto che siamo analfabeti!)

sabato 19 luglio 2008

E se la mia vita fosse un film?

Questo sarebbe il cast. Gli attori sono stati presi per: somiglianza fisica, somiglianza caratteriale, puro caso perchè mi piacevano così. Indi non vi meravigliate per nessun personaggio, io vi ho avvertiti!

Vincenzo alias Adriano Pantaleo


Michele ovvero Jason Biggs

Giovanni ovvero Carlo Pastore(grazie Riccardo del suggerimento!)

Riccardo ovvero Ricky Memphis

Giovanna ovvero Amanda Bynes

Marinella interpretata da Salma Hayek

Mi padre ovvero Tom Bosley ma più taciturno

Mi madre ovvero Dana Delay

Imma interpretata da Lisa Kudrow

Annamaria interpretata da Teri Hatcher

Giovanna(l'unica che ancora mi sopporta dalle superiori) è Sophie Allis Bextor

Antonio interpretato dal giovane Nino D'angelo

Tommaso ovvero Zlatan Ibrahimovic

Nicola interpretato dal miglior Francesco Benigno

Francesco(il diggi) interpretato da Orlando Bloom anche se non si assomigliano proprio!


E per finire: Me ovvero Max Tortora

o Rocco Tanica


Ah no, c'è un'altro personaggio: Alyssa milano interpreta la distruttrice della mia infanzia


Passo la palla a Vincenzo, a Michele e anche a quel casinaro del Diggi-co autore di questo bloggo!

venerdì 18 luglio 2008

Teatro - Scene di vita vissuta


D è in giro per la città, incontra F dopo un po’ di tempo, ne scaturisce codesta conversazione:

F: Uelà!
D: Ciao F, da quanto tempo!
F: Da quanto tempo?
D: Eh si, è convenzione comune dire così per salutare un amico che non si vede da tempo.
F: Si, ma da quanto tempo?
D: E che ne so! 5-6 giorni?
F: Ma se non lo sai perché lo dici?
D: Perché non ci vediamo da tempo!!! Tu hai sempre la strana abitudine che vuoi essere trattato male. Uno prova ad essere gentile e, niente, tu vuoi lo scontro.
F: Non è vero!
D: Vogliamo ripetere il saluto?
F: Ok. Inizio io…3…2…1…Uelà!
D: Ciao F, fottiti!
F: Ma non dovevamo ripetere, scusa?
D: Si, proprio come piace a te, perché se non ti offendo non ci provi gusto.
F: Uff…certo che sei proprio cattivo, vabbè, come ti va la vita?
D: Normale.
F: In che senso “normale”?
D: Normale, ho un nuovo “lavoro”, per il resto la vita procede lentamente.
F: Nessuna grande novità?
D: No!
F: Neanche una piccolina?
D: Nooo!
F: Una per F tuo?
D: Si…la notte mi sveglio tutto sudato e ballo alla luna!
F: Solo alla una? Alle due o alle tre no?
D: Ma lo sai che le tue battute peggiorano di giorno in giorno?
F: Ma statti zitto che sono un grande battutista!
D: Sicuro?
F: Certo che si, non solo l’unico che lo dice!
D: Sei sicuro che quelli che te lo dicono non siano sordi?
F: Ma nooo, sicuro che no!
D: Vabbè, se sei sicuro allora ti appoggio!
F: Si, ma non me l’appoggiare troppo…(segue sorriso idiota)
D: Uhm…credo che i fratelli Vanzina ti stanno chiamando per il tuo humour inglese. Hanno una parte per te nel prossimo film di Boldi. Tu interpreti il suo ragazzo cafone.
F: Quindi lui farebbe quello fine?
D: Si, fossi in te ci penserei bene.
F: Ma zitto che io sono un grande comico!
D: Ma si, certo. Pippo Franco e Martufello già tremano.
F: Senti…ma lo sai che Galileo Galilei ha un nome singolare… e un cognome plurale?
D: Ma lo sai che mi sto preoccupando per la tua integrità psichica? Da quanto tempo tua madre ti ha sbattuto fuori di casa?
F: Non l’ha ancora fatto!
D: Ne riparliamo tra un paio di giorni.
F: Mi è venuto in mente il nome di un nuovo comico: Tartufello!
D: Lo sai che credo di essere vicino al suicidio dopo sta battuta?
F: E perché non lo fai?
D: Perché poi tu ti senti in colpa e ti ammazzi! E se tu lo fai poi io non posso vederlo mentre lo fai e non mi diverto.
F: Ma io non mi ammazzo!
D: Sicuro?? Non lo fai un regalo al D tuo??
F: No, non ci tengo!
D: Ma dai…è la pasta che te lo chiede!
F: La pasta?? Ma che stai dicendo?
D: Ma si…la pasta! Da me ha preso in ostaggio la mia famiglia e mi obbliga a lavorare per lei. Maledette linguine!!
F: Azz…è vero! I rigatoni sono i killer perché indossano sempre i gessati!
D: Spero che nessuno registri mai questa conversazione, mi vergognerei troppo.
F: Delle idiozie che dici?
D: No, della tua presenza!
F: Uff…sempre ad offendere stai. Comunque…dove stai andando?
D: In edicola!
F: Uhm…ci dovrei passare anche io. Ti faccio compagnia.
D: Ok. Però ricordati una cosa importante!
F: Cosa?
D: Corri in edicola.
F: Perché? E’ uscito qualcosa di importante?
D: No. Corri in edicola per fare footing, e domani magari corri allo stadio, oppure verso la biblioteca, o al parco magari!
F: E poi ti lamenti delle battute mie…andiamo và…

(continua…per vostra sfortuna)

Pronto?


Eh si, ci sono caduto anche io. La vita è cattiva e qualcosa bisogna pur fare. Magari faccio un manuale di fuga dal call-center...cribbio...l'hanno già fatto! Ah, disdetta, mi dovrò inventare un'altra cosa. Un manuale di rimorchiamento? Uhm,grande idea, peccato che avrà solo un paio di pagine...

domenica 13 luglio 2008

I want to be Claudio "Greg" Gregori


Quest'uomo è un mito. Un cantante, un attore, un comico, uno sceneggiatore, un autore di fumetti, un disegnatore, un musicista, un vero talento. Quest'uomo è quello che vorrei essere io e che se non mi sbrigo non sarò mai. Quest'uomo ha iniziato(insieme al suo collega e amico Lillo Petrolo) nella casa editrice Acme come fumettista e disegnatore e ha lavorato per "Lupo Alberto", "Animal Comics", "Cattivik", "Mostri", "Zio Tibia", "Hey Rock", "Cioè" , "Stelle TV", "Futuro Zero" ed altre riviste umoristiche. E' stato autore di "Sergio", dei "Sottotitolati" e di "Mufloni". Poi, dopo aver conosciuto Lillo, ha intrapreso la carriera musicale. Prima nei Latte & i suoi derivati, gruppo comico che ebbe un ottimo successo anni fa, e poi nei Blues Willies che contrappongo alla musica Jive rock and roll, a testi umoristici di buona levatura.

Quest'uomo poi ha iniziato a lavorare nelle Iene, faceva parte del gruppo dei fondatori della storica trasmissione, e altre trasmissioni insieme al suo collega. Ha fatto un programma radiofonico che è uno degli appuntamenti di punta di Radio 2. Ha preso parte ad alcuni film dimenticabili(i momenti di crisi possono accadere a tutti) e ha scritto opere teatrali da applausi. Io adoro Greg perchè è quello che un giorno mi piacerebbe essere, ovvero un ragazzo che riesce a fare tutto ciò che vuole fare con passione, divertimento e efficienza. Un ragazzo che merita di essere quello che è. Il nuovo che avanza, anzi, il nuovo che si è già affermato. Altro che quelli di Zelig che non fanno più ridere. Lillo&Greg dopo anni e anni continuano a far ridere l'italia con i loro spettacoli e la loro musica. Per fortuna ci sono loro!

Ps: Questo è un post leggermente da fan. Anzi...lo è proprio!
Ps2: Consiglio a tutti di vedersi "Il mistero dell'assassino misterioso" e "Lillo e Greg - The movie". Vale veramente la pena passare qualche oretta in loro compagnia!

venerdì 11 luglio 2008

Paura eh? - Il vero non-sense


Prima di iniziare a declamare questo bellissimo e commovente racconto ci fermiamo un attimo sui protagonisti della vicenda che sono personaggi realmente esistenti. Indi possiamo affermare che quasi è una storia vera. Tipo come hanno fatto Aldo, Giovanni e Giacomo con “Così è la vita”. Un’ottima operazione di marketing non c’è che dire…
Ma noi siamo sinceri e diciamo che tutto quello che avverrà in questo post è tutto frutto dell’immaginazione. Non mia sia chiaro. Io non sarei mai riuscito a creare un mondo come quello che andrò a raccontarvi. Il vero ideatore di questo racconto è Vincenzo, un mio amico, che ha deciso di condividere a voce tutto questo con noi, e io, dall’alto della mia magnificenza, ho trasportato tutto su computer e con l’aiuto di un programma di scrittura e del poco di italiano che so posso presentarvi questo modesto capolavoro.

Personaggi: (In ordine di apparizione)

Vincenzo: lui, la star, l’ideatore, l’Indiana Jones della situazione.
Riccardo: amico della nostra combriccola, fa una comparsata all’inizio della vicenda.
Michele: amico d’infanzia del signor Vincenzo e, successivamente, amico di tutti noi!(si, anche di voi!)
Davide: Ah, quanto è figo! Eh si, sono io!

E si va ad incominciar!


Era un luminoso pomeriggio d’estate. Vincenzo era in casa, sgomento, nella sua mente passavano le parole dette da Riccardo poco prima. Era incredulo, non pensava sarebbe mai successo. Il ragazzo era venuto a salutarlo e gli aveva portato cattive nuove. Purtroppo gli aveva riferito che il suo caro amico d’infanzia, Michele, era adirato nei suoi confronti. E non solo lui, anche la madre dello stesso. Vincenzo non ci poteva credere. Non pensava di aver fatto alcun torto nei suoi confronti. Decise di non pensarci e uscire di casa, diretto alla villa del paese. D’altronde era periodo di grandi feste e sarebbe stata occasione magari di fare anche qualche nuova amicizia
Prese la macchina, una Fiat Doblò marrone, e uscì. Camminando nel paese si rese conto che non c’era molta gente in giro, e che aveva la strana sensazione che qualcuno lo stesse inseguendo. Così era.
Un essere tra il fantastico e il ridicolo si catapultò davanti alla sua vettura. Era una strega. Si, avete capito bene, una strega, non vi sto prendendo per i fondelli!
Era alta, sui due metri all’incirca, volava, aveva un cappello lunghissimo e rideva. Incrociò lo sguardo di Vincenzo che, titubante, inizio a fuggire. La vecchia megera estrasse un pesante spadone e cercò di colpirlo ma lui, senza manco essersene reso conto, aveva una falce in mano e respinse il suo attacco. Indi spinse forte sul pedale dell’acceleratore e fuggì via.
Non poteva credere ai suoi occhi, era completamente impazzito o cosa? Vedere una strega in pieno giorno e soprattutto nel centro della città, e perché poi voleva la sua morte?
Continuò a vagare per il paese e se la ritrovò davanti, di nuovo un altro scontro, ma in un modo o nell’altro riuscì, fortunatamente, a farla franca e corse via. Ma il pericolo era dietro l’angolo. Il marito della vecchia megera(che potremmo chiamare affettuosamente “il vecchio megero”, d’altronde vale sempre la regola del “chi si assomiglia si piglia”), stregone anch’esso, lancia i suoi mille coltelli affilati sul povero Vincenzo.Il ragazzo è impaurito, sconvolto e anche altre mille emozioni che non sto qui a raccontare, vuol fuggire via ma la strada davanti a se è bloccata, indi prova con la retro, raggiunge anche gli 80 km/h ma, purtroppo, non riesce a notare un cantiere aperto dietro di se e la macchina ci finisce dentro.
Dopo essere riuscito ad uscire dalla vettura si ritrova davanti lo stregone e la vecchia dietro di se. Il primo decide di infilzarlo con i suoi coltelli, e con uno di questi colpisce il povero Vincenzo alla gamba. Ormai è dolorante il ragazzo e non sa che fare, due esseri usciti da un racconto (buttato) di Tolkien stanno per fargli la pelle, ha urgente bisogno di uno stratagemma. Ma si…i due sono marito e moglie, perché non rovinare la loro unione idilliaca?
Il giovane si avvicina al vecchio megero e gli sussurra all’orecchio alcune parole: “Tua moglie mi voleva concupire, per questo mi cercava sempre oggi. Vuole che io sia il suo amante”. Parole che neanche Otello avrebbe potuto sopportare. Parole così pesanti che fecero perdere la testa al potente stregone che uccise con un sol colpo sua moglie. Ma il suo compito non era concluso, voleva adesso anche la testa del giovane ragazzo. Vincenzo si preparò mentalmente alla fine della sua vita, lo stregone era quasi vicino a lui e aveva due coltelli in mano. La fine era giunta.
Ma qualcosa, o qualcuno, fermò il mago con un colpo di pistola. Era Michele, che affaticato, era giunto a salvare il suo amico. E così fece, il proiettile sparato direttamente alle spalle dello stregone pose fine alla sua vita nella felicità dei due amici.
Vincenzo, zoppicante e sanguinante per la ferita, andò a ringraziare Michele, i due ritornarono amici come prima e per festeggiare decisero di andare alla villa per una festa che era in atto proprio in quel momento. Il caro Michele con la sua Panda fiammante caricò l’amico e corsero alla festicciola.
Giunti nei pressi nella villa comunale i due si resero conto che, al di fuori era tutto normale, alberi e monumenti al loro posto come ogni giorni, ma appena entrati ci si ritrovava in un ambiente completamente diverso.
Si, lo spazio pieno di verde era diventato un lungo tunnel, tipo una discoteca labirinto bianca senza luci colorate e lunga un centinaio di chilometri, esattamente così. Davanti ai loro occhi stupefatti si dipinse lo stupore, tanta gente ballava e si divertiva e, in mezzo ai corpi ansimanti dei giovani ballerini, si intravedeva Davide, entusiasta e vestito elegante per l’occasione.
Vincenzo si avvicina e chiede aiuto al caro amico: “Davide, dobbiamo fare presto, sto perdendo sangue. Mi hanno accoltellato. Dobbiamo andare all’ospedale.”
E prontamente il suo amico si allarmò: “Un attimo che prendo da bere!”
Michele intanto aveva qualche problema con il buttafuori dell’evento che vuol sapere il motivo della ferita di Vincenzo. E dopo qualche attimo di esitazione il ragazzo vuota il sacco: “Signor Buttafuori, abbiamo affrontato due stregoni che mi hanno leggermente ferito, lo so che è strano crederci ma è così.”. Il simpatico muscoloso uomo era entusiasta: “Grazie ragazzi, quei due stavano rovinando la vita a non poche persone in questa città!”. Un moto d’orgoglio si impossessò di Vincenzo: “Eh si, ma grazie a noi finalmente siamo liberi.”
“Liberi da chi????” – qualcuno interruppe la conversazione. Era un altro stregone, sembrava ancora più potenti dei due di prima. – “Avete ucciso i miei genitori ma sono qui per vendicarli! Uah uah uah” e subito si scagliò contro Vincenzo. Una raffica di pugni sul povero ragazzo lo spinsero a terra. Ma i ragazzi che avevano assistito alla scena aiutarono il giovine a scappare gettandosi con il loro corpo sullo stregone. Il ragazzo riuscì a scappare ed ad unirsi con i suoi compagni: “Ci serve la macchina Michele!”
“Non ricordo dove l’ho messa!” – rispose l’amico
“Andiamo tutti fuori e cerchiamola!” – fece eco Davide.
I tre si diressero, quindi, a tre uscite diverse. Dopo qualche minuto Davide e Vincenzo si ritrovarono, di Michele nessuna traccia(probabilmente era scappato via da solo con la vettura). “Potremmo andare a casa tua, è più vicina!” – propose Davide trovando pieno appoggio dall’amico. Ad un tratto videro un uomo in bici. Davide provò ad avvicinarsi: “Me scusi buon’uomo, posso approfittare della sua bici? Sa, ho un amico con una gamba accoltellata”. Il signore non se lo fece ripetere due volte e gliela prestò.
Un gesto di generosità che per Vincenzo era qualcosa di inaspettato, ma appena vide Davide allontanarsi con la bici sentì tanta rabbia e furia omicida in lui. Zoppicando zoppicando ,intanto, era quasi giunto a casa. Ormai era sicuro di avercela fatta a scappare quando…all’improvviso:

“Uè…T vuò sctà?? E’ mezz’iurn! Ma che? T si mis paur?”* – Era Nicola, suo fratello, che con la dovuta calma e delicatezza lo svegliò dal suo sogno.
*(Traduzione per i non bilingue: “Buongiorno, ma ti vuoi svegliare? E’ mezzogiorno. Ma che succede? Hai avuto paura?”)



Eh si…era un sogno. Si. Un sogno del caro Vincenzo che io ho messo sul blog. Perché? Perché è una grande storia. Ho il lieve sospetto che diventerà sceneggiatore il ragazzo! Ah, lo so…non ringraziatemi per la mia bontà d’animo che ho nel racconto. Si, sono generoso e non penso mai a me stesso.
Si, è una grande idiozia.
No, non picchiatemi per averla postata.
Ah, è molto non-sense anche dire che l’avrei messa lunedì e metterla invece solo stasera.
Sono il re dell’idiozia! Grazie per essere arrivati fin qua e di non aver bruciato ancora il computer…ops…come non detto…

domenica 6 luglio 2008

E ti viene da vivere...

Questa canzone mi è ritornata in mente oggi. Un pò tutte le emozioni descritte sono le mie, mi sento bene e male ma so che la vita è straordinaria. E che molte cose belle e brutte ho ancora da vedere. Avevo intenzione di scrivere qualcosa abbinata a questa canzone ma il testo dice già tutto, quindi...beccatevelo...alla prossima!

"Com'è straordinaria la vita" - Dolcenera

Ci sono momenti che passano in fretta
e il tempo che vola sa di sigaretta.
Ci sono momenti che pensi alla vita
ed altri in cui credi che è proprio finita.

E ti viene da vivere, e ti viene da piangere
e ti viene da prendere un treno
andare affanculo, lasciare tutto com’è,
che qui non è facile, ti senti fragile,
qui, dove tutto quello che conta è quello che senti...
è sentire com’è... sentire com’è...

Com’è straordinaria la vita,
com’è, coi suoi segreti, i sorrisi, gli inganni.
Com’è straordinaria la vita,
che un giorno ti senti come in un sogno
e poi ti ritrovi all’inferno.
Com’è straordinaria la vita,
che non si ferma mai,si, non si ferma mai.

E ti viene da vivere, e ti viene da piangere,
e ti viene da provarci ancora,
provare a lottare e dare il meglio di te,
che qui non è facile, ti senti fragile,
qui, dove tutto quello che conta è quello che senti...
e sentire com’è...

Com’è straordinaria la vita,
com’è, che ti fa credere, amare, gridare
Com’è straordinaria la vita,
che un giorno ti senti come in un sogno
e poi ti ritrovi all’inferno.
Com’è straordinaria la vita,
che non si ferma mai,si, non si ferma mai.

Eh!

Com’è straordinaria la vita
che un giorno ti senti come in un sogno
e poi ti ritrovi all’inferno
Com’è straordinaria la vita
che non si ferma mai,si, non si ferma mai.

E mi viene da ridere
E mi viene da vivere

E...


(Non c'entra niente, ma caro Diggi domani avrai l'assaggio di qualcosa di veramente non-sense in assoluto. Un sogno del signor Vincenzo, ovvero il suo doppiatore di fiducia, che io trasporterò su computer grazie alla mia inventiva, ai caratteri mobili e alla mente malata del sognatore. Abbi paura!)

venerdì 4 luglio 2008

la dimenticanza del 30 giugno


30 giugno. Arriva tutti gli anni, in genere tra il 29 giugno e il 1 luglio (tranne per gli anni bisestili, in cui arriva sempre tra il 29 giugno e il 1 luglio, ma lì la faccenda è un pò diversa), ma io me ne dimentico sempre. Non so come sia possibile, ma ogni anno, inevitabilmente, faccio questa solenne (e sottolineo solenne) figura di cacca con una delle mie più grandi amiche, che risponde al nick di "Colei che..." (e non chiedetemi cosa voglio dire questo nick, ho provato a chiederglielo diverse volte ma non lo sa neanche lei), al secolo anche detta la Leader! Ripeto: non so come faccia a dimenticarmene ogni anno, ma succede. E' che sono un tipo strano (non che serva come giustificazione, ci mancherebbe): a volte mi capita di ricordare il compleanno di gente che ho visto una volta sola, tipo, che so, Baldo l'Allegro castoro, ma questo, che è di una persona importantissima e che non per niente è soprannominata "la leader", mai. Eppure dovrebbe essere facile da ricordare, il 30 giugno è una data così immediata, che non sgarra mai di un giorno, arriva puntuale sempre tra il 29 giugno e il 1 luglio (che, col bene che ti voglio, vedrai non finirai, ahi ahi ahi ahi), ma io proprio non ce la faccio.
Per questo motivo, ho deciso di scrivere questo post di pubblica ammenda per farmi perdonare dalla leader nonchè mia primissima correttrice di bozze nonchè primissima confidente nonchè mia primissima futura editor. E la lista delle primissime sarebbe ancora lunga, se non dovessi cercare di rimediare alla mia dimenticanza con un regalo che, ne sono sicuro, salverà immediatamente la mia reputazione e la mia dignità.
Leader, ecco dunque il regalo che (non) ti avrei fatto se mi fossi ricordato del tuo compleanno. Ma ormai il danno è fatto, e te lo devi tenere! :P





TANTI AUGURI, LEADER!!!
:D

mercoledì 2 luglio 2008

Ma chi l'avrebbe immaginato?


Eccolo qui, il nostro nuovo ct della nazionale italiana. Eh si, chi l'avrebbe mai lontanamente sospettato?

Studio Aperto oggi ha aperto(ah, che calambour!) l'edizione serale con una notizia di eguale scalpore:
"Scoperta l'acqua calda, sentiamo cosa ne pensa Francesca Lodo di questo nuovo tassello tecnologico della nostra società."

Ps: Voglio bene a Marcello eh, anzi, da juventino quale sono lo ringrazio per tutte le gioie che mi ha dato e da pazzo per la Nazionale gli auguro due anni di successi(e speriamo bene!). Buon lavoro ct!

L'uomo dei semafori 2



Nella strada regnava il silenzio. Le luci basse dei lampioni illuminavano fiocamente piccoli angoli di marciapiede su cui si attardavano gli ultimi roditori della giornata. Dalle case provenivano voci di vecchi doppiatori consumati dall’età e da copioni superati, urla di bambini insonni a causa dell’afa che imperversava sulla città, odori che parlavano di vite stanche e logore.
L’uomo dei semafori camminava a passo lento e cadenzato, quasi a voler assaporare ogni centimetro di quella vita che si era negato per troppo tempo. Ogni tanto alzava lo sguardo verso le finestre illuminate, quasi a voler rapire un pezzo di quotidianità, quasi a voler diventare inconsapevole comparsa di quell’infinita messa in scena che tutti si affannavano a recitare.
Tutti tranne lui.
Era rimasto in quella stanza per troppo tempo, senza sapere nulla di quello che lo circondava. Certo, sapeva come regolare il traffico, sapeva il nome di ogni incrocio, sapeva quando era il momento di accendere il rosso o di far partire il verde, ma per il resto nulla. Il vuoto. In verità, da quando non era più uscito dal suo ufficio, poco era cambiato: i palazzi erano rimasti gli stessi di una volta, e anche la fisionomia della città era rimasta immutata. E questo, se da una parte lo tranquillizzava, dall’altra lo rendeva inquieto. Perché rivedere la città voleva dire rivedere la sua vita. Quella piatta, monotona e apatica vita che conduceva prima di diventare l’uomo dei semafori. In fondo aveva deciso di chiudersi lì dentro proprio per quello, per sfuggire al suo destino, per arroccarsi nella sua torre d’avorio a dirigere i destini degli altri senza sfiorare il proprio, senza che niente potesse più interferire con il suo. Si sentiva a posto, la coscienza era appagata, la sua autostima sorrideva sorniona senza più brontolare. Era un piano semplice e geniale, sparire dalla vita perché la vita non gli chiedesse nulla in cambio. Ma poi, come spesso succede, un giorno la vita tornò a bussare alla sua porta. Un errore, una piccola distrazione, e due macchine si scontrarono proprio sotto gli occhi di uno dei suoi monitor, provocando la morte di un ragazzo che poteva avere non più di vent’anni. E di colpo, in un attimo, il suo castello franò, scivolando verso un abisso di disperazione chiamato consapevolezza. La consapevolezza di aver sbagliato, di aver ucciso, di aver vissuto troppo tempo in una gabbia dorata fatta di ipocrisia e falsità. La sua coscienza tornò a farsi sentire, la sua autostima divenne carne da macello.
Si disse che doveva reagire, che doveva fare qualcosa, recuperare quell’uomo che non era stato per troppo tempo. Uscì dal suo ufficio, questa volta per sempre, mandò in tilt il traffico della sua città, ricominciò a leggere i giornali per scoprire l’identità dell’automobilista ingiustamente giudicato colpevole della morte di quel ragazzo. Doveva sistemare i conti con se stesso, e decise di farlo cercando quell’uomo, spiegandogli com’erano andate realmente le cose. Lo cercò giorno e notte per tutta la città, senza darsi un attimo di tregua, con i vestiti logori e le scarpe lacerate da tutti quei chilometri macinati. Lo cercò, disperatamente.
Lo trovò quella sera, che giocava alle slot - machines.