lunedì 31 dicembre 2012

Lunedì Botte_Dalla Cina con furore

 
 

Quarant’anni e non dimostrarli.
Perché che si voglia considerare l’anno di uscita a Hong Kong o quello in cui fu proiettato per la prima volta nelle sale cinematografiche italiane, la sostanza non cambia: Dalla Cina con furore è – e resta – uno dei capisaldi del cinema di arti marziali di cui nessuno può e deve fare a meno.
Uscito nel 1972 a Hong Kong e nel 1973 in Italia, per la regia di quel famoso Lo Wei il cui nome ricorderà di certo qualcuno di nostra conoscenza, il film ha per protagonista l’attore che forse più di tutti è associato al Kung Fu: Bruce Lee.
Sulla carriera cinematografica di Bruce Lee ci sarebbe tantissimo da dire. Dai suoi primi ruoli, avuti quand’era giovanissimo, ai successi ottenuti a Hong Kong: il percorso dell’attore – che unisce all’allenamento fisico un cammino interiore e personale – è sempre stato costellato di traguardi che ne hanno fatto una star di livello internazionale.
Il suo stile di combattimento, libero da qualsiasi classificazione e aperto verso qualsiasi tecnica (comprese quelle occidentali), lo ha reso uno dei punti di riferimento per tutti gli appassionati del genere. Agilità, velocità, forza e tonicità, unite a una ferrea disciplina interiore, sono le caratteristiche principali che lo hanno sempre contraddistinto.
Dopo numerosi film e numerosi ruoli in terra americana, è nel 1971 che Bruce Lee trova la via del successo mondiale: ottiene finalmente il ruolo di protagonista in due pellicole che segnano per sempre il ruolo delle arti marziali nel cinema: Il furore della Cina colpisce ancora e, un anno più tardi, Dalla Cina con furore.
Entrambi i film rientrano a pieno diritto nel filone gongfu¸ genere ad alto tasso di arti marziali e vendetta. Ed è proprio sulla vendetta che si basa Dalla Cina con furore.


 Siamo a Shangai, anno 1910, e i rapporti tra cinesi e giapponesi non sono propriamente rosei. La città è diventata una colonia in cui i giapponesi – visti come invasori – la fanno da padrone. La storia affonda le proprie radici in due eventi, il primo storicamente documentato e il secondo che si intreccia al mito. Ma entrambi, in egual modo, rendono perfettamente l’idea di quello che era il sentimento di rivalsa e di riscatto di cui il popolo cinese sentiva il bisogno.
Il primo, quello tristemente reale, si rifà al cartello apposto all’ingresso dei parchi pubblici in cui compare la scritta “Vietato l’ingresso ai cinesi e ai cani”; il secondo, più legato al mito, riguarda la morte del maestro di arti marziali Huo Yuanjia.
Morte di cui vengono accusati i membri di una scuola di karate. Giapponesi, appunto, uomini capaci di profanare il funerale del maestro portando in “dono” un cartello con su scritto “Cinesi marionette dell’Asia”.
Facile capire, già da questi pochi frammenti di storia, come nel film la contrapposizione tra i due popoli venga osservata assumendo una posizione chiara, in cui il punto di vista si sposta completamente sulla soggettiva del popolo cinese. I karateki giapponesi non sono soltanto gli usurpatori, ma sono coloro che dissacrano uno dei momenti più importanti e dolorosi della scuola con un atto oltraggioso e gratuito.
Ma c’è un problema, almeno per loro. Un problema che si chiama Chen Jeh , il campione della scuola. Chen, interpretato da Bruce Lee, vuole rendere giustizia al torto subito con una replica che lascia adito a pochi dubbi. In una scena che è diventata leggendaria, in un combattimento con tanto di nunchaku  e che vale assolutamente la pena vedere.


 

In un certo senso, è proprio lui a dare inizio alla spirale di violenza che si scatena subito dopo. I karateki, punti sul vivo, rispondono con  una rappresaglia in cui a rimetterci sono gli allievi della scuola, quei fratelli – come lui stesso li definisce – per cui Chen aveva combattuto. Sotto questo punto di vista, la figura di Chen è tratteggiata con caratteristiche che lo collocano su una pericolosa linea di confine. Non esiste una distinzione netta: il personaggio interpretato da Bruce Lee è un eroe che sì è dalla parte dei buoni, ma che cerca la vendetta con metodi non sempre eticamente corretti. Le sue scelte sembrano essere dettate più dall’istinto che dal raziocinio, comportamento che lo porterà a diventare un fuggiasco ricercato non solo dai proprio amici ma anche dalla polizia.
Ma poco importa. Chen rappresenta lo spirito della vendetta, finalmente la riscossa nei confronti dei mille soprusi subiti dal popolo cinese. La violenza è la risposta più diretta – e in un certo senso genuina – a chi punta a sconfiggere l’avversario mediante sotterfugi e inganni. Perché come si scopre circa a metà del film, a uccidere il Maestro Huo Yuanjia sono stati proprio i membri della scuola rivale. E perché, in un certo senso, quando Chen prende a calci e distrugge il cartello con su scritto “vietato l’ingresso ai cinesi ai cani”, in realtà è un intero popolo che lo sta distruggendo con lui.
I combattimenti rendono perfettamente il senso di questo scontro ideologico. Dal primo e già citato combattimento con il nunchaku alla sfida contro la katana del Maestro Suzuki, passando per la lotta tra gli allievi nella scuola di arti marziali allo scontro con il campione russo Petrov. La spettacolarizzazione della lotta, cui Bruce Lee ha sempre tenuto, viene esaltata non solo dagli scontri che vedono coinvolti il protagonista, ma anche in quelli corali che assumono i toni di vere e proprie coreografie.
La scena finale, in cui Chen si consegna alla giustizia tra la folla che lo acclama come eroe, è una sintesi perfetta di quello che rappresenta il personaggio di Lee. Il riscatto del protagonista, che si sacrifica per i propri fratelli e per la donna che ama, avviene con una coerenza perfetta rispetto a quanto mostrato finora: Chen non subisce passivamente, ma si consegna alle forze dell’ordine lanciandosi in un calcio a mezz’aria su cui si concentra l’ultima zoomata del film. La pellicola finisce  così, senza mostrarci l’eroe “sconfitto”. Perché il Furore della Cina non è stato battuto, e forse in un certo senso non si è mai consegnato alla polizia. E’ sempre rimasto lì, a mezz’aria, proteso in un calcio che travolge tutto come una furia.





E ora la domanda cruciale? Long Wei avrebbe potuto interpretare il ruolo di Chen?
Ovviamente sì. Perché lo stile di combattimento di Bruce Lee – e quindi dei suoi personaggi – è libero, basato sulla velocità e sull’agilità. Proprio come quello di Long Wei.
Perché Chen è assetato di vendetta, e fa del suo meglio per aiutare i più deboli. Proprio come Long Wei.
Forse Long Wei non arriverebbe ai metodi drastici di Chen, ma si tratta puramente di una questione di forma. Nella sostanza, i due si assomigliano. E anche parecchio.
 

Dalla Cina con furore
Di: Lo Wei
Con: Bruce Lee, Nora Miao, James Tien, Maria Yi, Robert Baker, Riki Hashimoto.
106 minuti.
Hong Kong, 1972
 

Appuntamento con Lunedì Botte tra una settimana sul blog di Stefano per la recensione di Hero!
 

sabato 29 dicembre 2012

Idee regalo cartacee


Quest'anno non c'è stato il consueto post di consigli per gli acquisti natalizi non perchè c'è la crisi, e ci sarà sempre, ma perchè siamo un blog che va' contro i poteri forti che sono in questo caso Babbo Natale, la Coca Cola, i Re Magi, l'Arcangelo Gabriele e tutti quelli che incarnano il vero spirito del Natale, inclusi i Fantasmi del Natale passato, presente e futuro e Fabrizio Corona.
Quindi si farà un post che parlerà di regali ma sarà a quando li vorrete fare voi. Basta che non si dica che serviranno per il prossimo periodo natalizio. Dite una balla insomma, o usateli a Pasqua, Ferragosto, il 12 di Ottobre e così via.
Vi si presenteranno sempre idee economiche e stampate. Cosa significano i due termini? Il primo è che parliamo di acquisti sotto il limite massimo di 15 euro (in alcuni casi questo limite verrà superato, e ve lo si farà notare). Il secondo termine significa che è tutta roba che è fatta di carta. Perchè noi abbiamo questo amore per ammazzare gli alberi che non vi dico. O per i libri e i fumetti. Forse detto così è meglio.

(Per ragazze) Se riuscite a trovare qualcosa che possa interessare voi o il vostro ragazzo, migliore amico, vicino, amante o tizio da concupire, sono molto contento.

(Per ragazzi) Se riuscite a trovare qualcosa che possa interessare voi o la tizia che volete concupire, voglio almeno le foto della signorina in oggetto. Astenersi ultracinquantenni.

Regali da riciclare
(Ovvero: cose che ho già suggerito gli altri due anni ma sono sempre belle da rammentare)

Per chi vuole capire la genesi di "Acido Lattico": "Almanacco Luttazzi della nuova satira italiana 2010", autori vari, Feltrinelli. 18 euri, ma su Amazon potete trovarlo a un po' di meno. Perchè? Perchè seppure questo è l'ultimo libro scritto da Daniele è un libro che non è scritto da Daniele, ma da gente comune. Poi succede che questa gente comune si unisca e fondi un blog. Grazie a Luttazzi. O malgrado Luttazzi. Vedetevela come vi pare. Io che sono dentro, sia al libro che al blog, gli dico "grazie". Perchè mi ha aperto un mondo e mi ha fatto conoscere bella gente.

Per il fan degli Elii: "Vite bruciacchiate", di Elio e le Storie Tese, Bompiani. Prezzo: 14 euri. Perchè? Perchè qui c'è scritto tutto ciò che bisogna sapere sugli Elii, i loro inizi, i loro ricordi, le loro emozioni di ragazzi che iniziarono a creare un gruppo destinato a durare per oltre trent'anni di attività. Raccontato da chi li conosce, con i loro interventi utili a precisare quando qualcuno racconta male o dice cose assurde. Divertente, commovente, esaltante. Il libro che non può mancare nella biblioteca di chi adora questa band.

Per giocare in compagnia in atmosfere da vecchio west: "Bang" di E.Sciarra, Da Vinci Games. Prezzo della "pallottola"(gioco+espansioni varie+stella di sceriffo): 35 euri. Ovviamente da dividere in quanti di voi vogliano acquistarlo. Perchè? Non finirò mai di dirlo: è il gioco perfetto se avete un gruppo fornito. Sei-sette, anche otto persone che si sparano addosso attorno ad un tavolo. Il gioco dove servirà capire chi è chi e dove è importante studiare bene anche dove sedersi. Il gioco che vi farà ridere tantissimo nelle serate invernali e che provocherà tante vittime, nell'eterna lotta tra il bene e il male. E come spesso accade un vostro amico sarà sempre il primo a morire, si chiama "odio a prescindere".

Per l'amante dell'horror: "The Walking Dead" di R.Kirkman, Saldapress. Primi due numeri formato "bonelli". 5.80 Euro. Perchè? Perchè chi ha visto la serie non può non prenderlo, ormai. E perchè la Saldapress ha avuto l'idea geniale di ristamparlo in formato da edicola, economico. Ogni voluime comprende quattro storie americane, redazionali e pure un fumettino italiano in appendice. E' il formato perfetto, quello che sto comprando anche io e che mi farà rivendere il numero uno a 12 euri che avevo comprato anni fa, cioè l'edizione base.  Perchè leggerlo? Utilizzo di nuovo una frase di un mio collega di Glamazonia:

"Mi piace il fatto che non sia una serie di horror "fine a sé stesso", ma semplicemente una serie che parte da un certo presupposto per analizzare come l'uomo reagisce in situazioni estreme. Davvero molto ben scritta e disegnata."

Per gli amanti dei noir: "Dr.Morgue "di S.Mericone e R.Poretto. Star Comics. Primi cinque numeri. Spesa di 13.50 euri. L'ultimo se lo comprerà da se, così come lo speciale. E' un fumetto su un coroner affetto dalla sindrome di Asperger. E' sensazionale il personaggio principale che tutti i comprimari, compreso l'antagonista, non riescono a rubargli la scena. Ogni numero è ispirato ad un fatto di cronaca realmente accaduto. Yoric Malatesta vi sorprenderà e vi rapirà. Sei numeri saranno pochi, lo Speciale sembra una sorta di contentino. Non sono pochi quelli che si domandano del perchè ancora non sia stato rinnovato.

Regali "Nuovi"
(ovvero: roba che vi si intima di comprare oggi, e non negli anni scorsi)

Per chi vuole ridere: "La profezia dell'Armadillo" di ZeroCalcare. Bao Publishing quella a colori. Autoprodotta Makkox quella in bianco e nero. 13 euro e 60, la prima su Amazon. 12 la seconda. Perchè? Devo pure motivarvi il perchè? Zero è l'assoluto protagonista di questo 2012. Assoluto. Ha sbancato con i suoi due volumi prodotti dalla Bao, ha sbancato sul suo blog, ha sbancato a Lucca Comics vendendo cifre assurde e disegnando dediche per quattro giorni filati. Il motivo? Fa ridere. Ma non solo. E' bravissimo in quello che fa, che siano disegni, storia, trame, sketch, gag e qualsiasi altro. Secondo me è bravissimo anche a fare il caffè, ma quello non è incluso nel fumetto. Leggetelo. Leggetelo prima sul blog e capirete perchè è bella "La Profezia". Poi dimenticate quello che è scritto e disegnato sul blog e comprate quello sotto.

Per chi vuole ridere e pensare: "Un polpo alla gola" di ZeroCalcare. Bao Publishing. 13 euro e 60 su Amazon. Perchè? Perchè Zero ha avuto il coraggio e la sicurezza di puntare su se stesso più che sull'Armadillo, che è come se Ortolani al suo secondo lavoro avesse accantonato RatMan in un angolo per farne una storia diversa, di vita vissuta, dove si ride ma si pensa, e ci si rimane pure male, alla fine. Un coraggio artistico che merita l'acquisto a prescindere dei suoi prossimi volumi. Ma se leggerete questo e "La Profezia" saprete bene che non potrete non comprare i volumi successivi. Quando arriveranno, è ovvio. La Bao ha fatto il botto non solo grazie ai titoli che ha pubblicato ma anche grazie a Zero.

Per chi vuole ampliare i propri orizzonti: "Libro sacro del Prodigioso Spaghetto Volante". Di Bobby Henderson. 14 euro il prezzo di copertina. Pagato personalmente 5 euro su Amazon, ma ora non c'è più. Perchè? Perchè chiunque può creare una religione partendo da qualsiasi base e avere adepti in tutto il mondo. E questo è il credo che più si addice al sottoscritto. Infatti la pasta è un cibo sacro, bisogna ogni tanto vestirsi da pirati, e il paradiso ha vulcani che eruttano birra e nel libro c'è anche un manuale per costruirsi da se il proprio Prodigioso Spaghetto Volante! Quale religione potrebbe mai essere migliore di questa? Da leggere assolutamente. E da far leggere all'amico che pensa che tutto sia blasfemo.

Per chi vuole fare un ripasso: "Full Monti". Di Marco Makkox Dambrosio. 16 euro e 15 su Amazon. La raccolta delle vignette su "Il Post" da Settembre 2011 al 2012. La discesa di Silvio e l'ascesa di Mario Monti. Che sempre più, andando avanti con i giorni, diventa simile al Dracula di Bram Stoker. Marco non nega di avere una sincera ammirazione per Monti, è sempre stato un fan dell'ironia e non si può dire che il nostro ormai ex Presidente del Consiglio non ne abbia. Per capire dove va' l'Italia c'è bisogno di Makkox. E se non avete comprato l'anno scorso "Post Coitum" vi consiglio di farlo presto.

Per chi vuole immergersi dell'Avventura: "Le Storie". (Pagina Facebook gestita da me!) Di Autori Vari, Sergio Bonelli Editore. 10 euro e 50, i primi tre numeri. Il quarto uscirà a metà Gennaio. Perchè? Perchè la Bonelli va' sempre oltre anche se non sembra. Ora ci propone ogni mese una graphic novel, tanto so che a voi piace chiamarla così, che vive nella Storia con la "S" maiuscola e si dipana in storie piccole, che parlano d'amore, parlano d'onore, parlano di soldi, di gioco, di Avventura. Il primo viaggio è stato a Parigi, il secondo nel Giappone feudale, il terzo nell'India colonizzata dagli inglesi. Il mio consiglio spassionato è comprare, leggere e conservare con cura. Le copertine sono fantastiche e per ora i tre volumetti usciti sono uno meglio dell'altro. Con una preferenza personale per "La redenzione del Samurari", di Recchioni e Accardi.

Per chi ama il West, ma anche per chi non lo ama: "Saguaro". (Pagina Facebook gestita da me!) Di Bruno Enna. Sergio Bonelli Editore. Primi cinque numeri: 14 e 50. Il protagonista è un indiano che ha servito la grande madre America come soldato. Ora ritorna a casa, nei suoi territori, come tutore dell'ordine. Il personaggio principale è un duro dal cuore tenero, come se ne sono visti migliaia nel corso degli anni, sia al cinema che altrove, ma le storie prendono dalla prima all'ultima pagina per come sono raccontate. Se avete qualche dubbio iniziale, aspettate fino al numero 5. Poi il regalato, o il regalante, comprerà da solo quelli successivi.

Per chi vuole qualcosa del "Bloggo degli Sgrittori": visto che il numero di "Long Wei" sceneggiato dal collega è ancora bello lontano, dovrete aspettare. O vi comprate l'Almanacco e mi ricercate. O fare una capatina su Lercio, e cercate i tre articoli che già mi hanno pubblicato. E tutto gratuitamente, eh! Che fortunella!

Per chi vuole giocare in compagnia, ma non troppa: "Dominion". Costo sui 40 euri. Da due a quattro giocatori, così potete dividervi le spese. Se avete già giocato a Magic in passato per capirlo ci vuole poco. Se non ci avete mai giocato non preoccupatevi: dieci minuti ed entrate nel meccanismo. Il vostro obbiettivo è conquistare città, ducati, provincie. E lo farete mentre cercherete di farvi il vostro mazzetto ad ogni turno. Perchè in "Dominion" ognuno si costruisce il proprio "deck" davanti agli altri. Come se fosse appunto una partita di Magic. E mentre lo si costruisce lo si usa pure. Troppo difficile come l'ho spiegato io? E' molto facile se leggete le istruzioni. Cercatele sul web e vedrete che vorrete poi comprarlo subito. Ci sono delle espansioni, attenti, serve prima il gioco base che ho linkato sopra.

Per chi ha un amico molto religioso: Gesù - Cruci Fiction Tour. Di Stefano Antonucci e Daniele Fabbri. 5 euro comprato alle fiere, 6.50 con spese di spedizioni. Perchè? Perchè parla della monopolizzazione comica scadente della tv italiana da Brignano a quelli di Spinoza. E perchè si scoprirà che questa sua discesa non sarà la seconda ma la terza. E' previsto anche un sequel. Leggetelo che ne vale la pena. L'unica pecca è che dura troppo poco. Di fumetti così ce ne è bisogno.
Attenzione: ci sono alcune pagine che se avete veramente un amico molto ma molto religioso è capace di strapparvi il fumetto e chiamare direttamente il Papa. Siete stati avvisati.

Per chi pensa che leggere sia un passatempo inutile nell'era di Facebook: fateglielo pensare. Che poi "pensare" è una parola grossissima.

Per chi pensa che ormai i fumetti sia superati: Venti minuti a Fruit Ninja davanti all'Ipad non saranno mai belli quanto cinque davanti ad un fumetto, immerso nella lettura, sul tuo letto, sul divano, sulla sdraio, o persino in pulmann o sul treno mentre ritorni a casa. Lasciate agli altri le app di quest'era di innovazione, i fumetti non moriranno mai.

Per chi non apprezza le serate giochi in compagnia: Problema suo. Voi riunite gli amici e giocate felici. Degli altri chi se ne importa.

Per chi vi chiede "Ma chi te lo fa fare di girare per fiere per comprare fumetti, giochi e sperare di ricevere un disegno inedito o una stampa?": Se vi chiede ciò, non capirà mai niente di voi e delle vostra passione. Rispondetegli che è un hobby. Un sanissimo bellissimo hobby. E se continua a non capire, lasciate perdere. Non avete bisogno di scusarvi.

Lista finita. Un po' più corta degli anni scorsi, purtroppo.

venerdì 28 dicembre 2012

Il Misterioso lato Oscuro del Natale




Del Natale ci piace ricordare l'albero, il presepe, Babbo Natale, i regali, il camino acceso, lo spirito che pervade gli animi di tutti gli uomini di buona volontà.
Ma nessuno si sofferma mai abbastanza sullo spirito oscuro di ogni Natale, il rovescio di una medaglia fatta non soltanto di buoni propositi e sentimenti sdolcinati.
C'è un essere malvagio che dopo un anno di letargo si risveglia dal proprio torpore e ritorna spietato e invulnerabile a mietere vittime. Le coglie quando sono ancora assopite, tra un panettone alla crema di albicocca e un pandoro farcito alla panna più grassa che mente umana abbia mai potuto concepire. Le aspetta lì nella penombra delle luci dell'albero, in agguato, entità distruttiva che nessuno è mai riuscito a sconfiggere davvero.
Lo spirito delle partite a carte.
Perché non è un vero Natale se non si fa una tombolata, se "dai ragazzi, perché non ci facciamo una partita a carte?", se non si riunisce il parentame per sedersi tutti attorno a un tavolo e perdere preziose ore da dedicare a una pennichella aspettando invece che un re di denari si unisca a un sette di non importa quale seme. Natale è l'unica occasione in cui i genitori irreprensibili si trasformano nelle mamme delle aspiranti Miss Italia e permettono - anzi, scusate, costringono - i propri imberbi figlioletti a unirsi alla compagnia. Lo esigono, ed esigono anche che il bimbo in questione si diverta.
"Dai, Franceschino, che ora che torni a scuola potrai scrivere un bel tema su questa serata!".
Per quanto si possa sperare di scamparla all'adunata generale della zia, degli amici delle scuole superiori, dell'organizzatrice di eventi dell'oratorio del quartiere, evitare l'annuale partita a carta slash tombolata è pressoché impossibile.
A nulla valgono i tentativi di rifugiarsi nei bunker costruiti faticosamente durante tutto l'anno in attesa che la profezia dei Maya ci cogliesse mentre la nonna sta millantando una cinquina inesistente, la tavolata di parenti si abbatte impietosa su ognuno di noi senza nessuna possibilità di scampo.
Dalle mie parti, poi, la diabolica maledizione prende la forma di un gioco da cui solo pochi eroi sono usciti indenni. Il gioco si chiama "Zompacavallo" che, come l'etimologia locale ci insegna, significa proprio "saltacavallo" (Mi preme sottolineare che da queste parti usiamo la parola "zompo" per alludere a significati ben diversi da quelli di una triste partita a carte, ma questa è una storia fin troppo interessante per trovare luogo in questa sede).
Orbene, il gioco in questione si basa su un egoistico principio per cui ogni giocatore riceve una carta coperta che può passare al giocatore al proprio fianco nel caso in cui si accorgesse che si tratta di un numero troppo basso. Operazione che subisce due variazioni: una nel caso in cui il giocatore al proprio fianco possedesse un Re (o dieci) e una nel caso in cui il giocatore al proprio fianco possedesse un Cavallo (o cavaliere, o nove). Nel primo caso il giocatore è impossibilitato nel passare la carta, rimanendo decisamente fregato; nel secondo caso, non può passare la carta al giocatore direttamente al proprio fianco ma la fa "saltare" di due giocatori. Da qui il nome Zompacavallo, appunto.
Esistono diverse variazioni, non tutte divertenti. La più infida, a detta del sottoscritto che, sottoposto all'agonia di una partita a Zompacavallo non riesce proprio a tacere, consiste nel tentativo da parte di chi ha perso tutte le proprie vite di far parlare chi invece è rimasto con delle vite. Se il giocatore in questione riesce a parlare, passa automaticamente la propria vita a chi lo ha fatto parlare.
Una roba per omertosi dalle dubbie implicazioni etiche, in sostanza.
La verità è che di giocare a zompacavallo non ha mai nessuno troppa voglia eppure, per non si sa bene quale insondabile mistero, nessuno riesce a farne a meno. C'è sempre chi, in una comitiva di quindici persone, ha la brillante idea di fare "un giro veloce a zompacavallo, tanto finiamo subito", senza tener conto che ogni giocatore dispone di ben tre vite e che, moltiplicate per quindici, fanno quaranticinque vite. Senza contare il simpaticone della compagnia - che ogni compagnia che si rispetti deve averne almeno uno - che una volta uscito dal gioco le tenta tutte per far parlare chi è ancora in vita.
"Ehi, ma quella che sta prendendo fuoco lì fuori non è la tua macchina?" è la più gettonata, nonché quella di maggior successo. Tirate voi le conclusioni.
Se si aggiungono le varianti dei cuginetti che devono andare in bagno, degli amici che vengono chiamati al telefono e che non possono fare a meno di rispondere, dei bruchi che nel frattempo sono diventate farfalle e stanno già sbattendo le ali provocando un gran giramento di balle nelle mutande, riuscite ad avere un'idea chiara di cosa significa "un giro veloce" a Zompacavallo.
In poche parole, un'epopea. Una lunga, tortuosa, tormentata, dolorosa epopea.
Nessun libro ne parlerà mai, perché forse a nessuno interessa davvero, perché forse si tratta di un segreto troppo grande perché la carta stampata ne tramandi i resoconti o perché invece nessun editore vorrebbe mai pubblicare un tomo di simili dimensioni.
Vorrei potervi dare il consiglio giusto per evitare di incappare in una tombolata con i parenti, in un sette e mezzo con gli amici o in un "giro veloce" a Zompacavallo. Vorrei potervi dire che dovete solo cercare di riconoscere chi, al vostro tavolo, sta mischiando il mazzo di carte napoletane tenendo d'occhio i re e i cavalli e di farlo fuori a colpi di torrone. Ma non ci riuscirete, statene certi. Perché il potere di questo demone chiamato Zompacavallo è anche quello di teletrasportarsi da parente a parente, vagando nelle teste di ognuno degli invitati alla ricerca dell'anello debole che invocherà il suo nome.
E una volta evocato, non c'è nessuno che potrà salvarvi dal tedio che regalerà alla vostra serata.
Quello che posso dirvi, miei cari lettori, è che almeno quest'anno, finora, sono riuscito a eludere il tentativo di essere coinvolto in una serata a Zompacavallo.
Ho abbandonato delle persone a cui voglio un gran bene e che si sono sacrificate per me, e di questo non vado fiero. Ma, anche se solo per una volta, aver sconfitto il nemico ha depurato in parte la mia inquieta anima permettendomi di apprezzare a pieno lo spirito del Natale.
Buone feste a tutti, giocatori o non giocatori, perché l'augurio più vero non è che si smetta di giocare a Sette e mezzo o a Zompacavallo. La speranza più sincera, in questo periodo, è che dall'anno prossimo non ci chiedano di pagare una tassa anche sulle caselle della tombola. 


Ad Alessio e Saide, perché so che hanno preso nota della mia defezione e che un giorno me la faranno pagare. A Clizia, perché sconfiggere il demone dello Zompacavallo da solo non sarebbe stato lo stesso.

giovedì 27 dicembre 2012

Regali per Me!


(La prefazione di questo post potrebbe essere lievemente uguale a quelle dei passati anni. Non dategli addosso al povero sgrittore, ormai la demenza senile è così parte di lui che c'ha piantato persino la bandierina)

Sapete che sono un amante del periodo natalizio pur non essendo credente. Ma come tutti ben sanno il Natale è una festa pagana e non sono Gesù è nato il 25 Dicembre. E' solo l'ultimo di una serie di Dei, Dii, o Onnipotenti, come li volete chiamare voi. Diciamo che questa data è il giorno in cui nascono più capi di una religione in assoluto. Poteva essere il 12 di Marzo, come poteva essere il 4 di Luglio, ma quest'ultimo era già occupato dai festeggiamenti americani e non se ne è fatto più niente.
Pur amando il Natale, purtroppo non sono un seguace dell'idea "fai un regalo a chicchessia perchè è Natale". Aspettate: sto dicendo "fare un regalo", quando si parla di "ricevere un regalo" mi sento sempre contento. Ma dopo cinque minuti entra quel senso di disagio che mi fa chiedere perchè non gli ho fatto almeno un piccolo portachiavi all'idiota che mi ha fatto un regalo. E poi dopo cinque minuti mi entra quel senso di disagio che mi fa chiedere perchè do dell' "idiota" a chi mi fa un regalo. Più che altro dovrei esserlo io che non ricambio, ma vabbè.

Natale quindi è passato e l'idea meravigliosa che feci due anni fa e l'anno scorso nel presentarvi alcuni ipotetici regalini da fare sotto le feste ormai è passata. Niente enormi listone di fumettame, giochi e varia da poter donare al vostro vicino che vi stava simpatico o alla vecchietta del terzo piano che adorate ma che all'interno del suo appartamento cucina barboni. Quest'anno si salta. O forse si recupera per la Befana che ne so.
E quindi visto che ci siamo facciamo solo una bella lista di regali che mi piacerebbe ricevere, a me medesimo, per il mio compleanno che sarà Domenica 30. Dove sarete tutti invitati alla meravigliosa festa che si terrà al Billionare in mio onore ma sarà così esclusiva, e così a sorpresa, che io non ci sarò, non si parlerà di me, e se chiederete a qualcuno di me tutti faranno finta di non conoscermi. Che matto Flavio! Ed è stato veramente un signore quando mi ha sorpreso che giocavo a cricket con sua moglie. Non me l'aspettavo.

SOLITA LISTA DI REGALI DESTINABILI SOLO A ME MEDESIMO CHE VERRA' SNOBBATA DA OGNI MIO CONOSCENTE SU QUESTA TERRA

-) Il volume unico di Bone che inseguo da due anni a questa parte. Non perchè sia difficile da trovare ma perchè costa 35 sudati euro. Che con lo sconto si può arrivare anche a 30 ma sono sempre ventisette euro in più di quello che sono abituato a spendere in bonellame e marvellame. E quindi mi fa troppo male una spesa del genere "fuori target".
-) I 100% Marvel di DeadPool che se devo dirla tutta non so manco quanti ne sono. Ma andando a dare un'occhiata sul sito della Panini scopro che ce ne sono due normali, uno dei DeadPool Corps, e due della serie Max. A 12 euri, di media, ognuno sono un bella sommetta non c'è che dire.
-) Dominion. Gioco da tavolo con una struttura simil-Magic, molto alla larga, che ha divertito la mia pulzella e il sottoscritto quando ci abbiamo giocato al Salerno Comicon. E' l'ideale per le serate giocherecce romantiche che ci facciamo. 
-) Tutta la saga del Manuale Intergalattico per Autostoppisti. Ma forse ho qualcuno che potrebbe prestarmela, (quando finirò i dodici libri in arretrato che dovrei leggermi).
-) Un libro dell'anno di Acido Lattico appena trascorso. Ma non esiste ancora.
-) Paperino. Che sia modellino o peluche. O anche borraccia (ne ho visto una favoloso che non userei mai per lo scopo per cui è stata costruita), o quello da seicento euro a grandezza naturale, mi vanno bene tutti. Basta che non siano doppioni.
-) Un modellino del Tardis. O il cacciavite sonico. Se non sapete cosa sia, cercatelo su Amazon. O su Google.
-) Una partita allo "Juventus Stadium" ma è decisamente un regalo impegnativo e costoso.
-) Un semplice "grazie e ti voglio bene". Che è quello che chiedo da qualche anno a questa parte. Mi andrebbe bene. Il resto alla fin fine è solo roba che si accumula e noi non vogliamo fare la fine degli accumulatori maniaci compulsivi che poi diventano famosi perchè escono su RealTime. Ma se mi regalate qualcosa oltre alla frase che ho scritto pocanzi, deve essere per un motivo ben specifico. E non il semplice "è il tuo compleanno". Ma qualcosa di serio, sentito, vero.
E questa cosa la ripeterò ai miei amici dal vivo o via telematica, che qua non ci entrano manco sotto minaccia.

Auguri gente. Auguri di buon Natale passato, per chi ci crede. E di buona mangiata per chi ne ha approfittato.

Prossimamente: il post come quello degli anni scorsi sui regali fumettistici. Che magari li fate per fine Gennaio, tanto che cambia?

domenica 23 dicembre 2012

Una botta di culo


Che uno sia credente o meno o che abbia visto "The Secret" e minchiate varie, tutti quanti aspettano prima o poi la cosiddetta botta di culo che ti cambia l'esistenza. Quel sei al superenalotto, quella giocata vincente alla partita di poker del secolo, quella scommessa azzeccata, quell'investimento giusto e Dio o chi per lui sa solo cosa. Basta che ti cambia, ti fa contento, ti porta al settimo cielo per poi farti benedire quel giorno, quel momento, quel secondo per il resto della tua vita futura.
Una semplice botta di culo. Cosa ti chiedo Dio? Tu puoi tutto no? Che cosa è per te che sai fare qualsiasi gioco di prestigio quello di donarmi, dal nulla, denaro donne e divertimento a volontà? Guarda caso iniziano tutte per "D" queste parole. E tu sei "Dio". Che casualità!
E accade che ogni anno, a Natale, queste richieste aumentino, raddoppino, triplichino, quadruplichino e mi fermo qui perchè "quintuplicano" mi sembra un termine troppo difficile da scrivere bene. E se ce l'ho fatta merito mille punti ortografia.
Natale ti fotte con quella simpatica illusione della speranza, della felicità, della gioia, dell'amore. Tutte cose che sono costruite a tavolino dal tizio barbuto della Coca-Cola, o dalle fabbriche di giocattoli o dal Dio Amazon. Che di sicuro fa più miracoli lui sotto le feste che quello "vero".
E io chi sono, il figlio della serva? E' politicamente corretto dire ciò? Posso dire della "schiava" se vi piace di più, fate vobis.
Anche io voglio una cazzo di botta di culo. E che diamine. E  non vi offendete che scrivo parolacce che così si parla veramente. Non edulcoriamo il mondo alla Bonelli style! La gente si insulta e lo fa pure pesantemente. E io faccio parte della gente. O delle persone. Non ho mai capito la differenza sostanziale tra le due categorie.
E quella botta di culo la desideravo oggi. Sto passando un periodo di inattività che dovrebbe durare poco, così si spera, e quando si sta inattivi si spera che la fortuna ti risolva le situazioni al posto tuo no? E niente. Non si vince una scheda quest'anno, non si vince una partita al Fantacalcio, non si vince nemmeno una dannata lotteria della tua fumetteria. Almeno i fumetti gratis, Dio, fammeli avere! Non costano niente a te e fai qualcosa per non farli pagare neanche a me! Sono uno dei clienti più affezionati della Alastor, meritavo un regalo. E invece tu non sei d'accordo. Non sei mai d'accordo. Perchè tu, amico Dio, odi il gioco d'azzardo secondo me. Ma perchè inventarlo se lo odi, io non me lo spiego. E' come se io che non sopporto gli spinaci permettessi al mondo di coltivare spinaci. E' un controsenso. Cosa ci guadagnerei?
E quando poco fa ho percorso due semplici vie per tornare a casa, al gelo, mi chiedevo del perchè io non avessi mai una botta di culo.

Forse perchè l'ho avuta quattro anni e qualche mese fa. Quando ho incontrato Lei. La ragazza più dolce del mondo che condivide con me, ultimamente, tre quarti di giornata. Senza mai sbuffare, senza mai arrabbiarsi, senza mai criticare. Che poi è ovvio che chiunque sia innamorato dica che la propria metà sia "la più dolce del mondo" anche quando non è vero e lei è un'arpia. Perchè è quel bastardo del gene dell'innamoramento, che non so come si chiama e forse nemmeno esiste, che ti fa dire queste cose e molte altre.
E' quello che te la fa rimanere ad osservare per decine di minuti interi come se fosse un'opera d'arte.
E' quello che ti porta a sorridere se solo lei sorride.
E' quello che ti porta ad amarla se solo fa qualcosa, pur se semplice, ma lo fa per te.
E' quello che ti fa apprezzare ogni suo sacrificio come una scalata a mani nude dell'Everest.
E' quello che ti fa dire "Amami e sarò tuo per sempre".
E' quello che ti fa capire che la botta di culo della tua esistenza è Lei. E se credi in Lei ne avrai poi tante altre, in tutti gli ambiti che vuoi, ma solo se ci sarà Lei con te.

E Lei mi perdonerà, forse, se sono otto mesi che non le scrivo una poesia, se da tempo non le faccio una sorpresa, se ultimamente non la accompagno a fare la passeggiata con la sua belva d'ordinanza e preferisco giocare con la SUA xbox a casa SUA. Lei mi perdonerà, forse un giorno, se non le cucino una cenetta romantica e aspetto sempre che sia lei ad "imboccarmi" e ad invogliarmi a godere di questi momenti insieme. E Lei mi perdonerà, forse più in là, se ogni tanto non combatto e permetto a me stesso di arrendermi, e Lei odia quando mi vede arreso. Lo odia tantissimo e ci rimane male.

Spero perdonerà poi anche un titolo del genere per descrivere la fortuna che ho avuto nell'incontrare Lei. In vita dovrà perdonare tante cose che farò o che dirò. E spero che non debba mai pentirsi della scelta che fece un primo gennaio di qualche anno fa.

Perchè della mia non me ne pentirò mai.