lunedì 30 marzo 2009

Teatro - La difesa del Predatore



F: Ma come? La "difesa del predatore"?
D: La prima parte si chiamava l' "attacco" no?
F: Seeee. E la prossima come la chiami? Il "centrocampo" del predatore?
D: E poi dicevi che sono io quello che non fa più ridere.
F: Vero e sottoscrivo.
D: Vuoi vedere che ti faccio ridere a crepapelle? Con una sola battuta!
F: Noooo! Poi dovrò fare tanti funerali.
D: Per cosa?
F: Mi crepa la pelle. Devo fare, indi, i funerali per ogni parte del corpo.
D: Sai che ho voglia di vomitare?
F: Vai, dai! Fammi vedere ciò che sai fare!
D: Pronto?
F: Si! Pronto!
D: Giletti!
F: Uhm...uhm...mfff...mfff...uah uah uah uah...bastardo. Ci sei riuscito. Uah Uah Uah.
D: Aspè, senti questa: Giletti, Malgioglio!
F: Oh mio Dio! Tu sei un comico nato! Ritiro tutto. Sei tornato il mio Lutty!
D: Modestamente...ma non significa che lascio Carmen per te.
F: Nooooo, già avevo ripudiato Paola.
D: Che ci vuoi fare? L'amore è amore.
F: Aspè...come faceva la battuta?
D: Giletti!
F: Uah uah uah! Fenomenale!

TEATRO - LA DIFESA DEL PREDATORE
(prossimamente: "Il Fuorigioco del Predatore"!)

Riassunto puntate precedenti: Dopo mesi e mesi di depressione profonda, l'autore, che chiameremo semplicemente "l'autore" si è innamorato e ha iniziato a riempirsi di glassa ricoperta d'ammore. Intorpidito dallo zucchero, l'autore, più comunemente conosciuto come "The writer", alla cinquemillesima poesia dedicata al suo amore ha appreso, da un'ignota visitatrice, di ascoltare i Gemelli Diversi e lì si è ridestato. Urlando a squarciagola: "Mary è andata via" per ribattere le pesanti accuse, l'autore, più comunemente noto come "el disoccupato, ha caricato la sua verve comica ed è tornato a scrivere, dopo mesi, Teatro. Seconda Parte.

Eravamo rimasti con F sotto le critiche della signorina LP e con D che fuggiva preoccupato.

F: Amico mio, non puoi lasciarmi solo!
D: E chi lo dice? Posso e lo faccio!
F: Se te ne vai dico a Carmen cosa facevi a Lucca con le cosplay. E con le fumettare!!!!
D: A-Ah! Maldido! Gliel'ho detto io!
F: Odio la vostra sincerità!
A: Sinceritàààààà, adesso è tutto così sempliceeeee, per te che sei l'unico compliceeeee, di questa storia magicaaaaaaa.
F: E mò chi è quest'altra?
D: Questo palcoscenico sta diventando molto frequentato.
LP: Ma chi sei te eh? Ma questa è una canzone per te eh? Si vede che vedi ancora Sanremo. Sciaquetta parastinca all'acqua di rose!
A: Ma io...ci sono anche andata a SanRemo e l'ho vinto.
LP: Ecco. Lo sapevo. Non ti vergogni? Ridicola rappresentatrice femminile di un eterno rinnovamento geotermico del ventunesimo secolo.
F: Io chiamo la mamma!
LP: Ah! Ecco il segaiolo brufoloso che si fa lavare le mutande da mamma chioccia. Finalmente è uscito fuori.
D: Non posso neanche controbattere. Mi son usciti due brufoli questa settimana.
F: Io non la sopporto più.
D: Ci sarà un modo per sconfiggerla no?
F: Suggerimenti?
D: Dici che è favorevole ad uno scambio?
F: Ovvero?
D: Vai a vivere con lei e, così facendo, lascia in pace il blog.
F: AAAAAAAAAAAA!
A: Sono qui. Non c'è bisogno di urlare. Io comunque avrei un'idea!
D: Sarebbe?
A: La signorina è poco incline alle robe scritte male!
F: Come la sua ultima frase intende?
A: Si! Bisogna buttarla a terra. Ci serve qualcosa di veramente brutto, vergognoso e a tratti deprimente...ma cosa? cosa?
F: Amico mio...ci serve una delle tue formidabili poesie!
D: Formidabili? Ma fino a ieri dicevi che ti servivano solo nei momenti di stitichezza!
F: Cosa? Ma nooooo! E' solo invidia! Pura e semplice invidia!
D: Indi ti piacciono?
F: Ma certo che si.
D: E qual'è quella che ti è piaciuta di più?
F: Ehm....ohm....uhm...beh...sei...insomma....eh....ho l'imbarazzo della scelta.
D:Ho capito...non le leggi.
F: Ma certo che le leggo! Mi è piaciuta tantissimo l'ultima!
D: L' "ode all'osteria"?
F: Certo che si! Declama! Declama!
D: Sei per sei
io non son certo gay.
Sette per sette
or vogliam veder le tette.
Otto per otto
attenzione al granbiscotto.
LP: AAAAAAAAAAAAA. Dante si sta rivoltando nella sua insulsa tomba. AAAAAAAAAA. Brutta abluzione di una sintassi equiparata da un bisbetico domato. Ma che scrivi? Anzi...perchè scrivi?
D: Vado con un'altra?
F: Sconfiggila!!!
D: Si chiama: "Il coyote arruffato", lieve omaggio al "Cammello innamorato".
F: Qualunque cosa sia...dilla!
D: "Auuuuuuuuuuuu,
auuuuu auuuuuuuu
auuuuu auuuuuuu,
coff coff auuuuuuuu,
mi serve un parrucchiere.
LP: AAAAAAAAA. Dolore. E' più artistico un criceto che tu. Al tuo confronto potrei leggere anche un racconto becero di F.
F: Potrei anche offendermi. Vai col colpo finale.
D: Vado...
"Tu sarai la forza mia
La mia strada il mio domani
Il mio sole la pioggia
Il fuoco e l’acqua dove io mi tufferò
."
LP: AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA.
F: Si è dissolta! Ce l'hai fatta, D!
D: Modestamente la mia arte è fatta ad arte!
A: Banalitàààààà, un finale discutibileeee, per una puntata instabileeee, ed or possiamo andar a cag...
F: Si fermi!!! Non dica volgarità!!!
A: Ed or possiamo andar a casaaaaaaaaa.
D: Era meglio prima!

FINE

Vuoi le poesie di D sul tuo cellulare? Si? Sicuro? Cioè...ma veramente? Non ci credo. Cioè...quando mi hanno detto del promo pensavo non le volesse nessuno. Allora esistono gli squilibrati che le leggono? Ma che vergogna! E' proprio vero che il mondo non finisce mai di stupire.

Ed ai primi dieci fortunati una compilation di nomi strani scelti dagli amici di F.

F: E ricordatevi una cosa!
D: Cosa?
F: Giletti!
D: Sempre a copiar battute stai!

domenica 29 marzo 2009

Il misterioso caso di Santuzzina da Grattosoglio (3)



La serata volse al termine, e le domande al mistero di Santuzzina da Grattosoglio non facevano che aumentare, senza trovare nessuna risposta che non portasse ancora, inevitabilmente, a nuove domande.

- Secondo te di chi si tratta? Potrebbe essere uno chiunque di loro – chiese Francesco a Paola. Ormai erano rimasti soli, nella stanza di lei, a ritagliare pezzi della serata per conservarli e portarli con loro, da qualche parte, per sempre.
- Ma perché sei convinto che si tratti di uno di loro? Non potrebbe essere un’altra persona? Una persona che hai veramente conosciuto e che adesso non ricordi più? – gli rispose Paola, mentre spostava alla meno peggio i suoi vestiti dal letto alla sedia.
- Senti, sa il tuo nome, sa del LuccaComics, sa della Opel Corsa! E poi usa un nome simile a quelli che usa Nino per commentare! Chi altri potrebbe essere?
- Non è che sia tutto questo gran mistero, il fatto che sei fidanzato con me, che vai al LuccaComics e che guidi la Opel Corsa! Ormai lo sanno anche i bambini!!!
- Ok, questo l’accetto. Ma per quanto riguarda il lavoro su Lory Del Santo?? Non ne ho mai parlato con nessuno!!! – Francesco ora parlava con un tono sempre più nervoso. Il non sapere nulla di una persona che conosceva tutto di lui, gli metteva ansia.
- Questa è una bella domanda...non so che dirti, effettivamente nessuno ne dovrebbe essere a conoscenza... – Paola rispondeva in maniera pacata, cercando di riflettere per tutti e due.
- Aspetta un attimo...ti ricordi quando ne abbiamo parlato, l’altro giorno??? Eravamo in cucina, e credevamo di essere soli in casa...ma forse non era così...
- Oddio! Dici che Marialisa e Miriam ci hanno sentiti?
- Non c’è altra spiegazione...hanno capito di cosa stavamo parlando e hanno deciso di usare queste informazioni per ricattarmi? Ma a cosa potrebbe servire un dossier su Lory Del Santo?
- Bè, tieni conto che Marialisa aspira a far parte del jet set...e se volesse usare il tuo lavoro per i suoi scopi??
- Marialisa, eh? Sì, perché no...hai notato come stasera cercava di sviare i sospetti dicendo sempre “Picci” ?
- Ehm...ma veramente quello lo fa sempre!
- Va bè, in ogni caso è da tenere sotto controllo!!! Tu devi dirmi se noti qualcosa di sospetto, ok?
- Ok, sarà fatto, mio caro DjJurgen!
- Ti consiglio di non chiamarmi con quel nome, o sarò costretto a pensare che Santuzzina da Grattosoglio sei tu!!

Risero, tutti e due. Se fossero riusciti a trovare delle prove contro Marialisa, la faccenda si sarebbe risolta prima del previsto.

Il giorno seguente passò senza nessun avvenimento particolare. La mattina Francesco studiò, o almeno riuscì a farlo credere, e a pranzo andò da Paola. I due mangiarono insieme a Nino e Marialisa, parlando del più e del meno. I sospetti di Francesco passavano ora su Marialisa, ora su Nino, senza fermarsi mai troppo stabilmente né sull’uno, né sull’altro.
Dopo il pranzo, Francesco e Nino si misero a giocare a scacchi. La partita a scacchi, di solito, funzionava così.
Francesco iniziava a muovere dei pedoni a caso.
Nino rispondeva.
Francesco liberava gli alfieri, per dare l’impressione di voler fare qualcosa di pericoloso.
Nino si spaventava, pensando che Francesco avesse in mente qualcosa di pericoloso.
Interveniva Paola, per muovere un pezzo.
Francesco si preoccupava, la mossa di Paola sarebbe potuta essere un suicidio.
Paola ci pensava mezz’ora, poi effettuava una delle mosse più difficili e impegnative per un giocatore di scacchi: muovere il cavallo dalla casella di partenza.
Nino cercava di attaccare, muovendo un pedone.
Francesco, spiazzato da questa mossa determinante per l’esito della partita, perdeva mezz’ora per pensare a cosa fare..
Interveniva Marialisa, gettando sul campo oggetti vari, tipo: anelli, bracciali, orecchini e pezzi di carta.
Nino intanto si innervosiva con Francesco per il tempo che l'altro impiegava a fare una mossa, dicendo che non poteva perdere tutto il pomeriggio con lui.
Poi, in difficoltà, faceva finta di non conoscere delle regole base degli scacchi, annullando la partita e insultando il suo compagno.
I due litigavano. Nino diceva che Francesco era una bastardo perchè non gli aveva mai insegnato "quella regola". Francesco diceva che Nino era un cazzone perchè lui la regola gliel'aveva insegnata dalla prima partita che avevano fatto.
Interveniva Paola muovendo un cavallo.
Interveniva Marialisa facendo da testimone di nozze al re e alla regina.
Nino cercava di difendersi dalle mosse insensate di Francesco, pensando che in realtà fossero frutto di un’elaborata strategia.
Nino si deconcentrava.
Francesco, senza neanche sapere come, si ritrovava a mangiare un sacco di pezzi di Nino.
Nino si dava per spacciato, non accorgendosi della possibilità di poter soffiare almeno cinque sei pezzi a Francesco, che nel frattempo si era distratto peggio di Nino.
Francesco, in maniera del tutto fortuita, faceva scacco matto.
Fine della partita. Più o meno tutti i giorni.
Dopo il match, Francesco tornò a casa, riaccompagnando prima Nino. Lo scambio di battute tra i due fu tanto veloce quanto inutile ai fini della faccenda di Santuzzina da Grattosoglio. Francesco ci rimase male, pensava di poter far sbilanciare Nino riguardo la sua posizione. Ma nulla, ormai si avvicinava il week-end, e Nino pensava solo a nonna Sabia e all’amore che veniva sprigionato da ogni sua pietanza. Al solo pensiero, i suoi occhi si illuminavano, il suo stomaco suonava l’Inno alla Gioia, e il suo cervello staccava temporaneamente la spina. Ricollegarlo, era un’impresa davvero impossibile.
Una volta nella sua stanza, Francesco ricominciò a fare quello che sapeva fare meglio. Fece finta di studiare per tutto il pomeriggio, smettendo per la cena e per il film da vedere a casa di Paola insieme agli altri. Burn after reading – a prova di spia. Forse un messaggio subliminale inviato dal destino.

Ancora qui




Lacrime e sensazioni
alterano gli umori
solo tu puoi capire
cambiare per migliorare
insieme a chi ti ama veramente
amici e, del tutto il resto,
non ce ne importa niente:
Dolori fugaci,
o storie sbagliate.

Amare per amare
lottare per lottare.
Buttare tutto è doloroso,
esprimerti, faticoso.
Rimanere vivi è il destino
tutti vicini, questo è il cammino
ormai sei libera, lasciati andare.

Siamo qui per te,
giuralo, vivilo, sentilo,
non te lo potrai dimenticare.

giovedì 26 marzo 2009

Mille bolle blu




La primavera è alle porte, ormai siamo entrati in quello, che tutti, reputano il periodo dell'amore, della passione, della riscoperta di se stessi, e del ritorno delle ragazze in minigonna. La primavera è un insieme di sensazioni varie fine a se stesse ma che comprendono anche chi hai più a cuore. Ovviamente ci sono modi e modi per dimostrarlo. Io ancora non ho trovato un modo essenziale e universale per esprimere i miei sentimenti e le mie emozioni. Qualcuna, una persona a caso, lo capisce dal mio sguardo, dai miei modi, dal mio essere. Altri dalle mie parole, altri ancora dai miei silenzi. Adoro stare al centro dell'attenzione, da buon uomo d' "arte", o meglio, uomo che ricerca l'arte. Adoro far parlare del sottoscritto, e con il sottoscritto. Adoro far capire quello che amo e quello che odio, per non ritrovarmi spiazzato dalla volubilità delle persone e dalla difficoltà di esprimersi, così cara a noi giovani d'oggi, intrappolati in milioni di esclamazioni e abbrevazioni che ci rovinano più che aiutarci. Insomma...non so neanche io cosa sto scrivendo. Indi questa poesia è per me. Per quello che sono e voglio diventare. Per la primavera, che non odio, ma non sopporto perchè porterà all'estate, e quella si che la odio. Per tutti e per nessuno. Perchè sono quello che sono e così vado avanti. Purtroppo direbbe mia madre, ma l'è così. Prossimamente: Il sottoscritto in "Mi scrivo un racconto solo per me e non lo deve leggere nessuno! Tzè"!

Passo dopo passo collego il filo
capendo, piano piano, ciò che attiro.
Rabbia, livore e qualche parola strana,
saperle sulla pelle altrui è cosa rara.
Per me che son sicuro di una cosa,
vero, non capisco questo è risaputo,
che non so che voglio l'ho già riconosciuto,
ma le sicurezze che io oggi costruisco
fan parte del mio essere
e di tutto ciò che mi può portare
un giorno, magari, a crescere.

Son l'amore in ogni forma,
seria o faceta,
ridente e a tratti deprimente,
con parole argute o pensieri brevi,
con racconti seri o descrizioni amare.
L'amore non si conta, non si pesa,
è sulla faccia delle persone,
dallo sguardo all'apparenza,
si può capire ciò che si pensa.

Abbasso la testa e così scrivo,
un giorno amerò ciò in cui vivo,
e in un futuro, abbastanza lontano,
si complimenteranno ad ogni lavoro,
aspetterò, poi, che mi lascino da solo,
controllerò chi è rimasto,
capirò che quel poco che resta,
mi basta,
e quella sarà casa mia.

Piccola citazione finale. Una certa persona che conosco capirà di chi sto parlando. Se passa sul blog, ovviamente.

domenica 22 marzo 2009

Il misterioso caso di Santuzzina da Grattosoglio (2)




- Santuzzina da Grattosoglio?? Ma chi è??
A parlare era stata Paola, ma la domanda sembrava essere stata pensata da tutti. Si trovavano tutti lì, come quasi tutti i fine settimana, a casa delle ragazze, a chiacchierare e a cazzeggiare come sempre. Quella sera, quando Francesco raccontò della sua disavventura notturna, erano presenti Paola, Alessio, Eloisa, Marialisa e Miriam. Mancava solo Nino, e Francesco cominciò a pensare che non fosse un caso.
Le reazioni al racconto di Francesco furono diverse, ma tutte molto intense. Paola era più incazzata che preoccupata, Alessio era solo incazzato, Eloisa era solo preoccupata, Marialisa e Miriam non ci stavano capendo più di tanto, e fingevano di essere ora preoccupate e ora incazzate, a turno per non far rimanere male Francesco. In fondo, forse, era una cosa da nulla. Forse.
Francesco, si capiva bene, non la pensava esattamente così. E più raccontava e faceva congetture, più si incazzava e preoccupava, anche lui a turno per non far rimanere male se stesso. Le poche e tormentate ore di sonno, gli creavano problemi nel pensare con lucidità. Alessio lo rassicurava sul fatto che lui, di pensare con lucidità, non era mai stato capace. Ma a Francesco tornavano in mente tutti quei nomi strani che Nino usava per commentare il suo blog: Berardino Tritapepe, Ermenegildo da Fara San Martino, Pasqualino Pignatello. Perché non poteva essere lui, Santuzzina da Grattosoglio? Certo, i riferimenti di Santuzzina erano troppo chiari, per essere conosciuti da Nino. In fondo lui non si ricordava il compleanno della propria ragazza, come poteva ricordarsi del Luccacomics? C’era qualcosa di strano, in tutta quella faccenda.
Poi, citofonarono Berardino, Ermenegildo e Pasqualino.
Infatti arrivò Nino.

- Ah, e ce ne hai messo di tempo ad arrivare!! Stiamo qua ad aspettarti da tre ore!! – lo attaccò Francesco!
- Picci!! – proruppe Marialisa
- CHE CAZZO VUOI!!! – fu la risposta di Nino. Non si capiva bene se era la risposta a Francesco o a Marialisa. Nessuno lo capì bene, in fondo. Forse nemmeno lui.
- Possibile che devi sempre arrivare in ritardo?? Non è che stiamo qui per aspettare i comodi tuoi!
- Picci! – continuò Marialisa
- DOVEVO FARE LA CACCA, VA BENE???
- Picci! – proseguì Marialisa.
- Che c’è Picci? Come stai Picci? – rispose Nino
- Eh, certo, cambia discorso, camb...
- CHE VUOI, BRUTTO CAZZONE??? ADESSO SONO ARRIVATO, CONTENTO??
- Picci! – insistette Marialisa
- Che c’è Picci? Come stai Picci? Ma tu dimmi se io quando vengo in questa casa mi devo sempre arrabbiare, Picci! Ti sembra giusto, eh? Ti sembra giusto?
- Picci! – vedi sopra.
- Lo so, Picci, hai ragione...io vengo qui con tutte le migliori intenzioni, ma quando mi trovo di fronte questo qui alto tre metri e mezzo che non ha fatto neanche la cacca, io mi arrabbio!! Poi non ho neanche dormito, stanotte! Faceva un caldo assurdo!
- Picci – come sopra, sempre. All’infinito.
- A parte che sono alto meno di due metri, a parte. E poi mi piacerebbe tanto capire come mai questa notte non hai chiuso occhio, cara la mia SANTUZZINA!!! – Francesco tentò l’attacco, ma senza riuscirci bene.
- Santuzzina? E chi è Santuzzina? – chiese Nino
- Picci! – vedi sopra
- No, non è Picci – rispose Paola – è una che stanotte si è intrufolata a casa di Fra minacciandolo di mostrare al mondo dei documenti top-secret su Lory Del Santo.
- Ma te lo sarai sognato! – chiese Nino, piuttosto sconcertato.
- Secondo me se l’è sognato! Come ha fatto ad arrivare fino al secondo piano e ad entrare? E chi era, Spiderman? – chiese Eloisa.
- Infatti, Fra, e poi tu che dormi con la finestra aperta non l’ho mai visto! Secondo me te lo sei sognato – continuò Alessio, sulla stessa scia di Eloisa.
- Oh, che ne sapete, forse era veramente l’uomo ragno!!! – Miriam per una volta appoggiava Francesco. O forse lo prendeva solo palesemente per il culo?
- Picci! – sentenziò Marialisa.
- Guarda, io sono Picci, Berardino, Pasqualino, Ermenegildo e anche Maria De Filippi! Ma Santuzzina no, te l’assicuro! – disse Nino. Sembrava sincero, e Francesco gli credette. Quella conversazione non era andata come si aspettava. A pensarci bene, neanche lui sapeva di preciso cosa aspettarsi. I suoi sospetti sull'identità di Santuzzina si erano concentrati su Nino solo per l'accostamento con i nomi che usava sul blog, ma in fondo poteva non voler dire nulla. Forse quei nomi erano serviti a Santuzzina come ispirazione, e niente di più. Francesco sospirò, insoddisfatto. Alessio capì al volo la situazione e gli venne incontro meglio che poteva.

- Mah...mò vediamo – disse.

Nella stanza, il silenzio si era fatto pesante. Nessuno osava più parlare, nessuno sapeva più cosa dire. Solo Marialisa ebbe il coraggio di rompere quell'agonia. E disse la cosa più intelligente che si potesse dire in quel momento.

- Picci!

sabato 21 marzo 2009

Teatro - L'attacco del predatore



F: Uhm...mi sembra di non esistere da mesi.
D: Lo dici ogni volta che guardi una puntata di Amici.
F: Sì, ma sento che Gustavo non meritava di andare al ballottaggio.
D: Tu vedi veramente Amici????
F: Noooooo! Lo guardicchio per osservare la stupidità umana.
D: Indi non ti perdi una puntata?
F: Siiii...scusami, non ci riesco a staccare gli occhi da quell'immana classe di Steve Lachance.
D: Altrimenti conosciuto come "Stefano L'opportunità".
F: Uhm...è vero che il tuo periodo comico è finito da un pezzo eh?
D: Senti chi parla. Basta che mi innamoro io un pò e subito sfotti la mia mia melensaggine. E io che mi son dovuto sorbire post e post sulla tangenziale!
F: Io non l'ho mai fatto. Soprattutto perchè non so dire quella parola.
D: Mah, chi ti capisce a te...
F: Nessuno, per questo sono unico.
D: E questa che frase è?
F: Del mio psicanalista! Dice che se la ripeto una decina di volta al giorno aumento la mia autostima.
D: E' un parto difficile ma ce la puoi fare.
F: Ma certo che si. Sono unico!
D: Non lo ripere sempre però. Suona pietoso.
F: Nessuno è pietoso, per questo sono unico.
D: Nella tua pietosità?
F: Senti ma...dato che il lungo periodo ti inattività ci ha compromesso le attività mnemoniche...
D: eh????
F: Dato che ci siamo dimenticati tutto...
D: Eh?
F: C simm scurdat tutt cos!
D: Ah! Parla potabile!!!
F: Comunque...dicevo, ora che si fa?
D: Si doveva andare in discarica se non sbaglio.
F: E poi c'è stato quel momento di auto-celebrazione tuo vergognoso!
D: Lo sai che da un pò di tempo sei odioso?
F: Ecco...di questo parlate tu e Ego? Di quanto sono odioso?
D: Oh mio dio...ora ricomincia con la gelosia...
F: Dillo che non mi ami! Dillo! Perchè mi tratti male? Perchè? Che senso ha continuare??
D: Siediti che ti faccio una cammomilla!
F: Io? Io che ho fatto tutto per te! Un bloggo, una soap come protagonista principale, sono il tuo attore feticcio e tu mi tratti così! Me misero!!
D: Oh, scusami F. Non avevo immaginato...non avevo pensato...non avevo capito...
F: Cosa? (occhi luccicanti...)
D: Quanto sei scemo...of course!
F: Maledetto! Maledetto! Ti burli di me! Del mio ammore! Io che ho scritto anche questo racconto inedito per te!
D: "L'enigma irrisolvibile della bellezza del Lutty argentino." Bel titolo...
LP: Racconto? Parlate di racconti? Ma che vergogna! Più guardo la tua generazione e più la odio, vi meritate Garrison e la DeFilippi. E a te sembra questo un modo di scrivere? Segaioli brufolosi, solo loro ti possono commentare. E sciaquette degne del peggior bar di Caracas, si, solo loro, becero esempio di discapacità scrittifera!
F: Ma chi è questa?
D: E soprattutto...le ultime due parole si possono dire?
F: Mah...se ne è anche andata, bei pensieri comunque.
D: E comunque anche io commento quello che scrive F! E io non mi ritengo segaiolo brufoloso!!! Io NON HO I BRUFOLI!!!!!
F: Ci potresti fare una poesia sopra!
D: Tò, bella idea!!!
F: Scherzavo!
D: Senti qua...
F: Aiuto!!! Aiuto!!!
D: Brufolo solitario
triste e stercorario
scappi nel pus lascivo
lasciandomi più che vivo.
F: Bella, scusami un attimo che ho un giramento di stomaco.
D: E ancora non hai sentito la seconda strofa!
LP: Poesia? E ti sembra una poesia questa? E più una copia di emo baby singer gang che ascolta ancora Albano e si crede un maranza solo perchè si ricorda di Amadeus, quando in un lontano Festivalbar, cantava "Saltellare, saltellare" e nessuno lo cagava. Vergogna!
F: Sinceramente ha ragione.
D: Vero! Mi ricordo di Amadeus. Rabbrividisco al sol pensiero.
F: Saltellare, saltellare eh eh!
D: Aaaaaaa! La fanno anche ad Amici?
F: No, la cantava Morgan a X-Factor!
D: Ricordavo di averla rivista, ma comunque, una cosa importante...
F: Mi ami?
D: No! La domanda era...
F: Mi lasci?
D: No! Soprattutto perchè non stiamo insieme...
F: Uhm...
D: Comunque dicevo...ma chi è quella?
F: Boh, so solo che ho tanta paura.
D: Compare solo alle parole "racconto" e "poesia"?
F: Provo con "Le mie ossessioni"?
LP: E queste me le chiami ossessioni? Ma tu devi vedere qual'è il vero orrore. E' assistere a Luca Giurato che parla con Mike Bongiorno, quello è il vero orrore. Vecchio paramecio misto a sangue di capra del tardo 800. Questo me lo chiami "scrivere"? Eh? Eh? Eh?
D: Io ne ho paura...scappo!
F: Non puoi lasciarmi solo con lei...se scappi dico a Carmen cosa facevi a Lucca con le Cosplay!
D: Cribbio! Mi ha fregato!

FINE PRIMA PARTE

Vuoi sapere anche tu cosa farà D? Aiutera F o andrà a farsi un aperitivo mangiando roba aggratis? E chi è la misteriosa LP? E D aiuterà F...no, già detto. Non perdetevi la prossima puntata di Teatro con la fine di questa strabiliante storia in due atti.

F: L'hai detto anche mesi fa e quello non l'hai finito.
D: Zitto tu. Sempre a darmi addosso stai.
F: E' perchè temo che poi scappi via!
D: Guarda che sono tentato.
F: Uff, non mi capisce nessuno. Per questo sono unico.
D: Bastaaaaaaaaaaa!

Vuoi avere anche tu la suoneria di "Teatro"? Manda un sms al cell di D, può darsi che, dopo un accredito di 5 euri detratti dalla tua ricarica, lui si decida ad inviartela.
E senza che dici che "Teatro" non ha nessuna suoneria. Significa che non capisci niente.

Vuoi vedere le precedenti puntate di "Teatro"? Vai su www.faivstor.it o clicca di lato, fai molto prima.

PS: E' il mio ritorno al "comico", non trattatemi male, sono arrugginito.

venerdì 20 marzo 2009

Il misterioso caso di Santuzzina da Grattosoglio (1)



Era una notte di inizio estate, una di quelle in cui dormire con la finestra aperta diventa una necessità di cui non puoi fare a meno.
Francesco dormiva beato nel suo lettino, immaginando di stringere a sé il peluche di Winnie The Pooh e sognando, come quasi tutte le notti, di essere preso a X-Factor solo per poter girare quei video di introduzione in cui avrebbe fatto una faccia da assassino.
All’improvviso, sentì un rumore.
Si svegliò di soprassalto, e tiratosi su dal letto, si accorse di non essere solo. Una figura minacciosa si stagliava di fronte a lui. Era appena entrata dalla finestra e, immobile e terrificante, lo fissava senza parlare. Il buio e i suoi abiti ingombranti rendevano irriconoscibili i suoi lineamenti, impedendo a DjJurgen di svelare la sua identità.
Ad un tratto, la figura cominciò a parlare.

- Non mi riconosci, DjJurgen? Sono Santuzzina da Grattosoglio, ci siamo conosciuti al Luccacomics, quando tu mi hai presentato la tua ragazza Paola - disse.

La sua voce era contraffatta, il suo tono era minaccioso. DjJurgen, seduto sul suo letto, era terrorizzato. Non riusciva a muovere il minimo muscolo. Il suo corpo era come pietrificato, mentre i suoi pensieri si agitavano all’impazzata dentro la sua testa. Chi poteva essere mai, quella donna? Non ricordava nessuna Santuzzina da Grattosoglio mentre lei, al contrario, sembrava conoscerlo bene. Sapeva del suo nome virtuale, sapeva del Luccacomics, sapeva di Paola. Chi sapeva tutte quelle cose di lui? DjJurgen pensò a qualche sua ex infuriata, ma poi si ricordò che lui di ex infuriate non ne aveva mai avute. Soprattutto, non aveva mai avuto ex. Mentre i suoi pensieri si accavallavano senza sosta, la donna ricominciò a parlare.

- Davvero non ti ricordi di me? – continuò in tono sempre più minaccioso – mi avevi fatto leggere la tua opera “vite e opere di Lory Del Santo”! Ma poi te l’hanno più preso, quel lavoro?

A quelle parole, Dj trasalì. Come poteva conoscere il suo segretissimo lavoro su Lory Del Santo? Non ne aveva mai parlato a nessuno, sapeva fin troppo bene quanto quei dossier sulla Del Santo avrebbero sollevato un polverone che avrebbe scosso l’intero mondo mediatico. Era chiaro, ormai, che quella Santuzzina era una tipa davvero pericolosa.

- Molto bene, Dj, non rispondermi se preferisci. Questa era solo una visita per dirti che non mi sono dimenticata di te. Come ho avuto modo di notare, purtroppo, tu invece non ricordi chi sono, e questo ti costerà molto caro. Ci rivedremo presto, mio caro fighettone della Opel Corsa, ci rivedremo molto presto.

Poi, dette queste parole, scomparve così come era entrata. Dj rimase seduto sul letto a fissare la finestra aperta per almeno mezz’ora, in preda a terribili pensieri. Poi, lentamente, si alzò per andare a chiudere la finestra e si rimise a letto. Prese sonno soltanto due ore più tardi, tra il caldo che lo soffocava e la voce di Santuzzina da Grattosoglio che lo tormentava.

martedì 17 marzo 2009

Fuori c'è un mondo migliore



Salto nel vuoto
attraverso cascate di sabbia,
tra volontà passionevoli
e la prigione dei sensi.
Osservare le tue foto,
capire ciò che pensi,
desiderare il tuo profumo,
far pace se menti.

Vola la meraviglia,
tra risate disperate
e tristi serate
passate a preoccuparsi
per dolori e malori,
capendo che chi ti somiglia
è il centro dei tuoi umori.

Scordarsi del futuro,
addentrarsi a pugno duro
nel presente più sicuro
e ritrovarsi, di contro, un muro.

Ridere ancora e ancora risate,
per cancellare le storie passate.
Ridere ma essere finti
urlare mentre, disperato, canti.
Segno che tutto è sbagliato,
il malessere è ritornato
a mesi, a giorni, a secondi
non vorrei far caso alle grida dentro,
ma, in questo momento,
son l'unica cosa che sento.

Lacrime e potere
circondano queste mie sere,
privo di qualsiasi scopo.
Magari lo scoprirò, prima o dopo.

Pianto liberatore
attendo la tua venuta,
tra ricordi e avventi
percorri la tua strada.
Ti fermi sempre al punto cruciale,
sugli occhi rimani,
non scendi, non sali,
fermo, immobile,
dove fa più male.

domenica 15 marzo 2009

Beyoncè - Chicken Dance (altrimenti detto: il ballo del qua qua)

Ecco, questa è una cosa che mi ha fatto particolarmente morire dal ridere!! :D :D

Nessun nascondiglio




Lui apre la porta, trattenendo il respiro e rallentando il battito del cuore.
Viene invaso da un brusio di voci e da un intenso odore di tende ammuffite.
La sua testa fa capolino nel vecchio salone della casa dei suoi zii.
Dentro vede una decina di parenti che parlottano tra di loro, con un tono di voce molto basso.
Stanno complottando qualcosa, forse contro di lui.
All’improvviso i parenti si trasformano in mostri che vogliono aggredirlo.
Sono degli enormi lucertoloni viscidi che vogliono il suo sangue.
Il ragazzo scappa, senza neanche sapere dove andare.
Percorre un cunicolo buio e stretto, alla cui fine si trova una porta socchiusa da cui fuoriesce uno spiraglio di luce.
Entra nella porta, chiudendola con forza.
Si ritrova dentro una stanza vuota. E’ buio, non si vede nulla, ma lui non ha paura. Lui sa bene dove si trova.
Da fuori sente delle voci ovattate, gli sembrano quelle dei suoi parenti.
Si affaccia da una fessura che scorge in questa stanza, e dalla quale proviene della luce.
Guardando verso l’esterno, si accorge di essere nella testa di un suo parente. Uno di quelli presenti nella stanza da cui era fuggito all’inizio. Solo che ora non sono più dei mostri, ma sono delle persone normali.
Lui ora vede attraverso i suoi occhi, e può sentire quello che i suoi parenti stanno dicendo.
Parlano di lui, in modo circospetto.
Dicono che non può nascondersi per sempre, che non deve avere paura di mostrare il suo lato più nascosto.
Interviene uno dei parenti, suggerendo un metodo meno drastico.
Non si sarebbero più trasformati per mostrargli la realtà.
Gli avrebbero parlato, gli avrebbero spiegato tutto.
Gli avrebbero spiegato qual è la sua vera natura
Gli avrebbero detto che l’aspetto umano è solo una copertura per guadagnare soldi illeciti nel mondo dell’alta finanza.
Lui, dalla camera nera in cui si trova, sente tutto.
E grida, grida più forte che può.
Il suo è un urlo di dolore, di disperazione, di rifiuto per quella realtà che non aveva mai voluto accettare, pur conoscendola da sempre.
Il suo no è talmente forte da bucare la testa del parente.
Riecheggia nel vecchio salone, così forte da convincere tutti i parenti che il dialogo non sarebbe servito a niente.
Quando l’avrebbero visto, avrebbero assunto il loro aspetto normale.
Gli avrebbero mostrato la verità.
Lui avrebbe capito, così dicevano.
Si sentono dei passi, fuori dalla porta.
Lui apre la porta, trattenendo il respiro e rallentando il battito del cuore...

venerdì 13 marzo 2009

Non c'è proprio niente da ridere...






Un isterico e un borderline si ritrovano al tavolo di un bar.
“Ragazzi, sono depresso – dice l’isterico – ho scoperto che la mia fobia nella ricerca dell’oggetto è legata al desiderio”
“Eh, la fai facile tu – risponde il borderline – cosa dovrei dire io, che invece ho la fobia legata all’oggetto stesso?”
“Sì, ho capito, ma tu ti rendi conto che i miei genitori, fin da quando ero piccolo, mi hanno trasmesso un messaggio del tipo: fai quello che vuoi ma ricordati che è proibito?”, risponde l’isterico
“E allora? Che c’entra questo?”
“Come e allora? Secondo te come doveva svilupparsi la mia personalità, con questi presupposti? Adesso valuto il mondo esterno come positivo, e il mio mondo interno come negativo! Con il risultato che se qualcuno mi si avvicina io fuggo, perché penso di essere cattivo!”
“Va bè, se è per questo anche io fuggo, se qualcuno mi si avvicina – replica il borderline – pensa che io sono sempre alla ricerca di un’armonia perfetta, che non riuscirò a trovare mai. E poi idealizzo sempre troppo le persone, rimanendo ogni volta deluso”
“Sì, lo so, capita. Ehi, ma guarda chi è arrivato! C’è l’alessitimico!!!”
“Cavolo, è vero, è proprio lui!! Ehi, Aless, come stai??”
“...”
“Che c’è, qualcosa che non va?”
“...”
“Ma perché non parli? Non ci riconosci? Siamo il borderline e l’isterico! I tuoi amici!!”
“...”
“Uff...questi alessitimici...è proprio vero che con loro non si può comunicare col primo livello di comunicazione! Bisogna iniziare dal rilassamento corporeo!!! Sono così viziati!”
“A proposito di viziato, lo sai chi ho visto l’altra volta?” riprende il borderline
“No, chi?” domanda incuriosito l'isterico, dopo aver preso una sedia e aver fatto sedere l’alessitimico vicino a lui.
“Ho visto il tossicodipendente! Si era appena comprato una dose di eroina con i soldi che aveva rubato alla madre, e stava andando in un vicoletto a bucarsi!”
“Roba da non crederci!! Si vede che sono l'opposto delle anoressiche e delle bulimiche!! Questi tossicodipendenti sono tutti degli psicotici! Mica come me, che sono nevrotico e posso mentalizzare attraverso i sogni!”
“Scusate signori” – una voce dall’altro tavolo interrompe la conversazione – “non vorrei intromettermi nei vostri discorsi, ma non ho potuto fare a meno di ascoltare la vostra conversazione. Ecco, in realtà...ci tenevo a precisarvi che il tossicodipendente, secondo il modello di organizzazione psichica della personalità, rientra nell’area delle perversioni. Nell’area delle psicosi rientro io, modestamente”
“Scusi, ma lei chi si crede di essere? Si intromette nella discussione a sputare sentenze su una persona che non conosce!” Rispondono in coro il borderline e l’isterico
“Ecco, vedete, io sono lo schizofrenico, e ho un tipo di struttura che rientra pienamente nell’area della psicosi. Vi invidio molto, sapete? Voi state meglio di me, e avete più possibilità di arrivare ad effettuare l’insight e a mentalizzare”
“Su, su, non si abbatta, vedrà che un giorno andrà meglio!” – risponde l’isterico
“Ecco, non è solo questo il punto. Il fatto è che mentre una persona a caso è riuscito a studiare meglio i capitoli su di voi, il mio l’ha proprio saltato! E se il professore all’esame gli chiedesse proprio quello? Il solo pensiero mi angoscia...” risponde lo schizofrenico.
“Accipicchia, non ci avevo pensato” – risponde il borderline
“Tu che ne dici, aless?” – chiede l’isterico
“...”
“Lo credi davvero?”
“...”
“Ma dai, è incredibile!!!”
“...”
“Uhm, però lo sai che hai ragione? Mi hai convinto!! Andrà sicuramente come dici tu! Speriamo solo che alla fine una certa persona non farà scenate isteriche! AHAHAHAH! Scenate isteriche! Buona questa! Come sono divertente!!L’avete capita?? Scenate isteriche!!AHAHAHAH!”
“Ecco, sono stato deluso un’altra volta dal mondo...”
“Ecco, io ora mi sento frammentato...”
“...”
“...”
“...”
“...”
"Va bè, dai, ragazzi, questo non parla neanche con un training autogeno. Comunque direi che si è fatto tardi, è ora di rientrare nel libro", riprende il borderline
"Sì, hai ragione! Domattina dobbiamo stare di nuovo nelle nostre pagine, così potrà ripassarci ancora un pò", risponde l'isterico, invitando anche l'alessitimico ad alzarsi
"Ragazzi che ne dite, posso venire con voi?", chiede supplicante lo schizofrenico
"Va bè, se proprio ci tieni...però non ti aspettare chissà che...in fondo manca un giorno all'esame, e non credo che una certa persona riuscirà a studiarti come si deve" risponde il borderline, posando amichevolmente una mano sulla spalla dello schizofrenico
"Però non è giusto! Anche lo schizofrenico dovrebbe essere studiato come si deve! Ho un'idea! Perchè non ci invertiamo?", incalza l'isterico
"In che senso?", chiede il borderline
"Ecco - continua l'isterico - io e te ci mettiamo nelle pagine dello schizofrenico, e lo schizofrenico verrà al posto nostro! Così una certa persona domani, aprendo il libro, sarà costrettto a studiare per forza lo schizofrenico! Che ne pensate?"
"Sì, bella idea!" disse il borderline!
"Piace molto anche a me", replicò lo schizofrenico
"...", concluse l'alessitimico
"E così i quattro amici, pagato il conto e lasciato il locale, rientrarono nel loro libro e si invertirono di posto. E lì rimasero fino a quando la mattina dopo, una certa persona, aprì il libro e trovò tutto diverso da come l'aveva lasciato il giorno prima. Confuso e infelice, cominciò a studiare, sempre più terrorizzato per l'esame incombente e per il fatto che il sospetto di non aver capito niente di quell'esame era diventato realtà. Una certa persona studiò per tutto il giorno poi, il giorno dopo, andò a sostenere l'esame.
Ma questa è tutta un'altra storia.

mercoledì 11 marzo 2009

Ricerca finita...



Lo sguardo di un ragazzo innamorato è la prima cosa che salta agli occhi. Si vede. Si nota. Si capisce. E' difficile, se non impossibile certe volte, mettere a tacere quel sentimento anche non parlando, anche controllando i propri gesti, i propri movimenti, le proprie azioni.
Ma è difficile non accorgersene, siamo uomini dopotutto. Amiamo, e alcuni di noi amano anche più del dovuto se andiamo a vedere. Alcuni si spingono fino all'eccesso, al limite, dal trasformare, così facendo, l'amore in ossessione e il proprio amato in una vittima di un "sentimento" malato, perverso, sbagliato. Ma non voglio parlare di ciò. Io parlo dell'amore sincero, vero, senza doppi fini. Si, esiste ancora. Per fortuna.
Non nego di essere un ragazzo romantico, forse troppo certe volte, non nego che desidero che la mia lei mi apprezzi per ciò, perchè adoro sorprenderla con il mio amore. Le ragazze amano i ribelli si sa, ma poi si cerca sempre di trasformarli in ragazzi romantici. Ma se Scamarcio cucca di brutto perchè è ribelle, difficilmente tornerà indietro. Se acchiappa tanto facendo così, un motivo ci sarà.Tutto ciò serve a far capire che le ragazze vogliono, si, l'uomo romantico, ma ciò non va a significare che lo siano anch'esse.
E la mia ragazza appartiene a questa categoria. Odia il romanticismo, inteso come periodo storico, odia essere romantica ma mi ama. E pian piano il mio cuore di burro sta trasformando anche il suo cuore di ragazza normale. E non solo ciò. Infatti, da due mesi a questa parte, la signorina spara battute su battute, indice che la mia influenza le fa solo del male. Ormai ho costruito un mostro. Comunque, riprendendo il discorso originale, vi confesso che, si è vero, mi si legge in faccia che sono innamorato. E lo si vede adesso che sono ricambiato ma si vedeva anche quando ero un triste pulzello innamorato in silenzio. E' completamente impossibile, per la mia persona, non far notar quel sentimento. Si nota. Si vede. Si deduce da ogni minimo avvenimento. E si notava anche quando ne soffrivo prima. Ma molti non mi guardavano effettivamente e non se ne accorgevano, o alcuni hanno fatto finta di non guardare, compresa lei.
L'amore è dappertutto, vero, ci metto la mano sul fuoco. L'amore è tutto. Il mio ideale di vita si basa attorno all'amore, alla passione, all'incredibile complicità che può accomunare due amanti. L'amore è tutto, ogni cosa che facciamo è e parte dall'amore. Anche voler bene ad un amico caro è amore. L'amicizia è amore trasformato in bene. Bene puro. Ma di amicizia ho parlato fin troppo, questo momento lo dedico completamente a lei.
Perchè sarà questo tempo che ci accomuna.
Sarà quelle due strade che ci dividono e che prima non conoscevo bene, ma adesso le ho fatte e rifatte cento volte e le voglio percorrere per molto tempo ancora.
Sarà per l'attesa di vederti all'andata, che mi spinge a camminare più veloce.
Sarà per il battito forte del mio cuore al ritorno e al bisogno di rivederti ancora che si fà strada dentro me.
Sarà per il tuo sorriso, il tuo viso, i tuoi capelli "da lavare".
Sarà per le tue labbra, l'altezza, o per il naso "che non c'entra ma è bello perchè è uguale al mio".
Sarà per le innumerevoli volte che ti dico che sei bella, e ti arrabbi per questo.
Sarà per ogni minimo verso di poesia che ti ho dedicata.
Sarà per ogni parola pronta a risollevarmi da questo baratro cui sembro, sempre più, sprofondare.
Sarà per le nonne organizzatrici.
Sarà per il tavolo da biliardo, il ping pong, il piano. (La batteria??? Ce la siamo dimenticata!)
Sarà per il futuro, che prima vedevo sempre nero e lontano, ma con te riesco ad organizzare e già ad amare.
Sarà per le tue lacrime che mi fanno star male.
Sarà per quel modo che hai di "toccarmi l'anima" che mi porta lontano, con la mente e con il cuore, nella felicità più estrema.
Sarà che stiamo all'inizio ed è tutto così bello.
Sarà che voglio che l'inizio non finisca mai, e un pò una contraddizione, ma vabbè.
Sarà che verranno i pianti, i litigi, i problemi, i dolori, gli amari sapori, ma tutto, con te, sarà superabile, ne son sicuro.
Sarà che ho sempre sognato di avere una persona così al mio fianco. Sarà che quella persona sei tu e non mi poteva andare meglio. Si, lo so, ho vissuto altri amori, come tutti, forse ho usato, qualche volta, alcune di queste parole ma giuro che, ora, in cuor mio, tutto quello che dico lo sento, è vero, ed è dedicato a te. Il mio amore è sincero, tutto il resto è vano, queste parole sono un modo per dimostrartelo. E questa frase è solo per te. Ovviamente è roba mia:

"Saperti mia non mi fa sentire sicuro del tuo amore. So che me lo devo guadagnare, meritare, e so anche come lo dovrò ottenere: rispettandoti, donandoti libertà immensa e semplicemente amandoti."

Ps: Post romantico! Indi a ti, mia cara, non piacerà affatto.
Ps2: Lo so che ti piace lo stesso. Ma ogni tanto è così bello "sfruculiarti".
Ps3: Per quelli che cercheranno il suddetto termine su Google, sappiate che significa "stuzzicare", "punzecchiare bonariamente", è napoletano, baby!
Ps4: Post mieloso che più mieloso non si può. Ogni tanto fa bene.

domenica 8 marzo 2009

Donne



Fulgido esempio di bellezza terrena,
conoscenza procace, a tratti sincera
manifestazione di virtù completa,
l'importante, a volte, è sentirsi amata.

Capacità gioconda di eliminare i problemi,
butta all'aria la razionalità
con un bacio che cancella i cattivi pensieri,
e concede, all'uomo, l'eterna felicità.

Tormento però provoca
agli innamorati delusi
sete d'amore convoca
ai ragazzi illusi.

Gioia e fascino, felici sensazioni,
colore e sangue, continue emozioni.
Gli uomini sanno il bene che le fanno,
ma alcuni, vergognosamente,
continuano ignobilmente
a procurarle danno.

sabato 7 marzo 2009

Illusi...



Illuso è una persona sola,
che pensa al domani e s'emoziona.
Illuso è un sognatore deciso
che immagina un futuro preciso.

Illuso è la gente che pensa
che il mondo è pieno d'incoscienza,
solo se notano atteggiamenti strani,
non vedendo aldilà delle proprie mani.

Gli illusi convivono e coltivano,
dei sogni, dei traguardi, e vivono
ogni attimo destinato su questo pianeta
come fanciulli che riposano in lenzuole di seta.

I poeti, gli scrittori si tormentano
come se fossero gli unici a farlo,
nel loro cuore letterario sentono
tutto il male che gli altri fanno.
Ma a loro stessi mentono,
perchè, poetando e scrivendo, anche loro,
nella carta o nell'alloro,
uccidono e tradiscono,
cospirano e capiscono
che ogni parola o lacrima versata
assume forma di vita vissuta.

E intanto gli illusi nascono,
ogni dì, loro, ci colpiscono,
sono quegli esseri sempre ottimisti,
in questi tempi, chi li ha visti?

Ma l'illuso è al tuo fianco,
nelle notti dimenticate è il tuo santo.
Un essere posto al tuo benessere,
l'unico che capisca il tuo sentimento.
Quello d'amore non corrisposto,
o magari di problema non risolto,
di carriera bruciata o
di una non ancora avviata.

Illuso è chiunque su tutto.
Illuso è un concetto astratto,
lo si può essere per un giorno
o, magari, solo per un secondo.
Illuso è l'amico fidato,
illusorio è l'amore desiderato,
il lavoro sperato.

L'illuso intuisce e t'assiste,
nel bene e nel male ti fornisce
di parole e conforto anche se non voluto,
e spera, per quando ne avrà bisogno,
nel tuo aiuto.

venerdì 6 marzo 2009

Il mai sazio


In quella casa, succedono cose fuori dal normale.
In quella casa, durante le ore del pranzo e della cena, strani avvenimenti scuotono le vite delle giovani fanciulle che la popolano.
Nessuno avrebbe mai immaginato che qualcuno potesse mangiare tanto. Nessuno avrebbe mai immaginato che qualcuno potesse lasciare dietro sè una scia così forte di distruzione e di piatti sporchi.
Nulla verrà risparmiato, finchè la sua fame non si placherà.
Nulla verrà rimesso in frigo, finchè il suo stomaco non si riempirà.
Ma a lui non basta mai.
Lui deve mangiare.
Sempre.
Non entrate in quella casa, durante le ore del pranzo e della cena.
O potreste imbattervi ne: "IL MAI SAZIO"

Come foglie



E’ piovuto il caldo
Ha squarciato il cielo
Dicono sia colpa di un’estate come non mai
Piove e intanto penso
Ha quest’acqua un senso
Parla di un rumore
Prima del silenzio e poi…

Lo so. L'ho sempre saputo. Io odio l'estate. Io odio il caldo, odio tutto quello che si porta dietro. Ragazzini festanti per la fine della scuola che poi decidono di stare tutta la giornata in mezzo alla strada. E prendono possesso di qualcosa che prima era mio. Della mattina. E' così bello girare per le strade senza paura, no paura no, senza il pensiero di trovare piccoli esserini frignanti in ogni posto e luogo. E' la pace dell'anima. Si, lo saranno il futuro, vero. Non è politicamente corretto dire queste cose ma lo penso, che ci devo fare. Sono un rappresentante porta a porta poi, io adoro entrare nelle case della gente e trovare le giovani madri che non hanno nulla da fare. Ed io le dò una mano a trascorrere la giornata, no, niente di volgare. Solo qualche spiegazione su ciò che vendo. Sono una persona con la testa sulle spalle io. Non nego che certe volte il languorino mi è venuto e l'ho pure fatto passare, non da solo, effettivamente sono un ragazzo che piace. Comunque, dicevo, odio il caldo che porta tutti verso le spiagge, la montagna, il sole, il divertimento. Non sopporto tutto ciò perchè io sto qua, con un vestito elegante, anche sotto il sole cocente a 35 gradi. Ed io già non lo sopporto a venti, figuriamoci. Andrei vestito di sola canottiera in pieno inverno in mezzo alle strade, così, per godermi un pò di fresco. Per questo non capisco chi va al mare. E' fin da piccolo che cerco di spiegarmelo, ma niente. Perchè andare al mare per morire di caldo? Forse, penserete, sia un discorso da disfattista che non ha mai provato. Eh, no. Parlo per giusta cognizione di causa. Ho provato e ho odiato. Come adesso.

E’ un inverno che va via da noi
Allora come spieghi
Questa maledetta nostalgia
Di tremare come foglie e poi
Di cadere al tappeto?

Il freddo se ne và. La primavera incombe e il pensiero osceno di ciò che mi aspetta dopo mi fa star male. Eppur dovrei esserne felice. Tutti corpi gnudi sulle spiagge. Ragazze oliate che hanno iniziato la dieta dopo Natale per poter entrare in microcostumini che anche se non ci fossero non si noterebbe la differenza. Questa è l'estate. Ragazzi che giocano a racchettoni, vecchietti che tengono a bada i nipotini mentre il padre di famiglia continua a lavorare in città per pagare la vacanza. E la novità di questi anni è scandalosa. Le famiglie si indebitano per andare in vacanza e la continuano a pagare per tutto l'anno. E all'estate successiva che si fa? Ovviamente altri debiti. Questa è la new economy, questo è il nuovo mercato.
Ma non ci sono solo cose brutte. Le giornate si allungano no? Il freddo scompare, i locali si riempiono, le ragazze si svestono, i pervertiti vedono l'avvicinarsi dell'estate come il loro periodo. Si, sono disfattista. Però qualcosa di positivo c'è. C'è lei. Lei.

D’estate muoio un po’
Aspetto che ritorni l’illusione
Di un’estate che non so…
Quando arriva e quando parte,
Se riparte?

Lei. E' quel pensiero ricorrente che si cerca continuamente di scacciare via dalla mente. Oh, son bravo quando mi ci metto nelle rime. Lei è l'unica vera idea di vacanza che è in me. Lei è l'unico vero motivo che ho, puntualmente, ogni anno per amare l'estate. Lei è quella sorta di incontro che è destinato a non durare mai. Lei è l'amore estivo, quello da quattro soldi. Quello da una botta e via. Da un bacetto innocente sul lungomare, da uno sguardo lascivo sotto gli alberi, da una carezza sulla guancia bagnate con le proprie lacrime al momento dell'addio. O dell'arrivederci. Lei è il mio arrivederci. Ogni anno, ogni 15 giorni di un agosto sempre più caldo vado da lei. Corro da lei. Vivo per lei.
E ogni volta che la vedo sento le stesse medesime sensazioni. Lei, receptionist, anzi, proprietaria quasi, di un albergo in montagna. Bloccata lì, per dodici mesi all'anno. Unica figlia di una coppia di, ormai, anziani che non riescono più a badare alla loro proprietà. E, pur avendo molti sottoposti, lei non può abbandonare i suoi. Lei lavora incessantemente per farli felici, lei non si concede un attimo di tregua. Solo 15 giorni all'anno. Solo i 15 giorni che io arrivo da lei.

E’ arrivato il tempo
Di lasciare spazio
A chi dice che di spazio

E tempo non ne ho dato mai
Seguo il sesto senso
Della pioggia il vento
Che mi porti dritta
Dritta a te


E ogni anno è lo stesso copione. Io arrivo nella hall. Poso le valigie a terra. Lei mi vede, mi squadra, si disinteressa da qualunque cosa stia facendo. Una volta, tre anni fa, stava portando due valige di una coppia di tedeschi in camera e, dall'eccitazione, le lanciò per aria. Stavano quasi per decapitare un uomo. Comunque mi vede, sulla maglietta sembra luccicare ancora di più il tesserino col suo nome targato sopra, quasi a lettere cubitali, Claudia. Anche se tutti sanno come si chiama, anche se dopo due secondi che la conosci non puoi fare a meno di amarla e sostenerla. Anche se è lì, quasi 365 giorni all'anno è sempre sorridente, felice, disposta ad aiutare chiunque, è il suo lavoro, e lo fa maledettamente bene.
Mi ha visto, scavalca la porticina che delimita la reception, un salto che ho visto poche volte in vita mia, e maggiormente in quei film americani dove il protagonista usciva dalla propria decappotabile senza aprire la portiera. Salta e corre verso di me. Io lascio cadere le mie valigie, me ne frego delle mie valigie, voglio solo una cosa adesso, voglio un suo bacio, voglio sentire il suo odore su di me, voglio sentire la sua voce declamarmi poesie fino a notte fonda, voglio il romanticismo più puro. Voglio Claudia. E lei mi accontenta.

Che freddo sentirai
E’ un inverno che è già via da noi
Allora come spieghi
Questa maledetta nostalgia?
Di tremare come foglie e poi
Di cadere al tappeto?

I giorni che stiamo insieme sono, possono sembrare, quasi ripetitivi. La mattina usciamo per un giro nei boschi, e sotto qualche albero, incurante degli sguardi altrui, restiamo avvinghiati per tutta la mattinata. Al ritorno in albergo pranziamo, e poi riusciamo, le escursioni sono belle solo se ci siamo io e lei e basta. Nessun altro può capire come ci sentiamo. Nessun altro può sapere come ci sentiamo. Una coppia che è effettivamente tale solo un determinato periodo dell'anno. Due persone che aspettano l'avvicinarsi dell'estate per poter vivere l'idea e il sogno di una storia d'amore vera e pura. Ci ho provato a venire in inverno. Ma è terribilmente diverso. Lei è continuamente impegnata con l'albergo. E' il periodo più incasinato dell'anno e non ha quasi mai tempo per me. Non è il caso di rovinarle dei giorni di lavoro per la mia persona. E quindi aspetto. L'estate porta sempre amore effimero destinato ad esaurirsi brevemente. Il mio va avanti da 10 anni. Quindici giorni ogni anno. Un totale di centocinquanta giorni vissuti insieme. Si, anche il primo. E' stato il cosidetto colpo di fulmine, quello che si vede solo nei film e nei romanzetti rosa. Io l'ho vista, lei mi ha visto, io le ho parlato, lei mi ha parlato e da lì è scoccato l'amore. Senza inutili serenate o quant'altro. Ci siamo piaciuti dal primo istante, ci siamo amati dal primo instante, e ci roviniamo la vita dal primo istante.

D’estate muoio un po’
Aspetto che ritorni l’illusione

Di un’estate che non so…

Quando arriva e quando parte,

Se riparte?


E l'estate veramente mi uccide. Ogni anno, e non solo per il caldo, i bambini, i corpi oliati di chissà quale schifezza. Il finto benessere sulle facce delle famigliole felici. L'estate mi uccide perchè ogni anno aspetto un suo ripensamento. Spero che venga con me in città, abbandoni l'albergo che può benissimo vivere senza di lei. E' forte come proprietà, ha enormi quantità di lavoratori, non ha bisogno di lei. Ogni anno la stessa tiritera. Aspetto che mi dica si, vengo, però a dicembre me ne vado, oppure si, rimango con te, voglio vivere con te. Ma niente. Lei decide di rimanere in quella casa di cinque piani, con centinaia di stanze e nessun posto per un'amore sincero. Quello che le dò ogni maledetto anno. Quello che sento ogni maledetto giorno che non la vedo, non le parlo, non la bacio. Ogni maledetto istante della mia esistenza.

E’ un inverno che è già via da noi
Allora come spieghi
Questa maledetta nostalgia?

Di tremare come foglie e poi

Di cadere al tappeto


E i giorni passano. E da quindici diventano dieci. E da dieci diventano cinque. E il dolore aumenta. Il bello dei primi istanti insieme diventa la rassegnazione che siamo vicini alla fine. La fine di un sentimento ad ore, a giorni, a settimane. Due per l'esattezza. E l'amore distrugge fisicamente, distrugge l'anima ma ti fa amare quando non è ricambiato, distrugge l'anima e ti fa odiare quando è terminato, distrugge l'anima e ti rende immobile, senza meta, senza identità quando è rimandato. Un altro anno mi separerà dall'amore della mia vità. Da quel sentimento che sempre più sento inutile, rovinoso, destabilizzante per il mio umore e per la mia vita. Ma i giorni insieme ripagano di tutto. E' esaltante fare l'amore di notte sulle lenzuola di seta di una camera, che non pago da cinque anni precisiamo, dove io e lei ci diciamo di tutto, parliamo di tutto, ridiamo, beviamo, giochiamo e ci amiamo, regolamente ogni notte. Per farci dimenticare che questo è solo un periodo breve, che il tempo passa e noi non possiamo bloccarlo, che l'amore sembra sempre qualcosa di inutile ma è l'essenza stessa della vita, ma non gli diamo retta.

D’estate muoio un po’
Aspetto che ritorni l’illusione

Di un’estate che non so…

Quando arriva e quando parte
,
Se riparte?


I giorni sono finiti. Domani riparto. Dopodomani ritorno al lavoro. Casalinghe annoiate mi daranno parte della loro mattinata per sentirmi parlare di aspirapolveri, contratti telefonici, pentole e quant'altro. Anche se vorranno altre cose da me, adorano sentirsi desiderate, adorano il fascino dello sconosciuto che bussa alla tua porta e potresti non rivederlo più. Donne che sanno cosa vogliono ma che non lo dicono. Certe volte acconsento alle loro lusinghe, sono un uomo anche io d'altronde. Altre faccio finta di niente. Il pensiero di Claudia mi si fionda davanti agli occhi e lì rimane. E penso che anche lei avrà altri amanti durante l'anno, magari ne ha uno invernale come ne ha uno estivo, che sarei io. Ma non ci voglio pensare, non ci ho mai voluto pensare, l'amore che mi dà le appartiene, si vede, si sente, si nota. E domani finisce tutto. Altre lacrime si verseranno, altro dolore si accumulerà per poi essere sfogato nel lavoro. E io andrò di casa in casa a cercare una meta non stabilita, e lei aspetterà dietro al bancone che le foglie inizino a cadere, che la neve prenda possesso del paesaggio, che la pioggia e il sole facciano capolino donando agli alberi nuova linfa e che il caldo si riprenda ancora tutta la forza delle persone. E da quella porta, poi, entri io, il suo amore. Forse stagionale, forse non l'unico. Ma per quindici giorni si. E mi bastano, purtroppo.

E’ arrivato il tempo
Di lasciare spazio

A chi dice che di tempo

E spazio non ne ho
Dato mai


Osservo le lacrime ricoprire le sue guancie paffute. Adoro il suo essere. Adoro il suo corpo. Adoro la sua mente. Adoro stare con lei ma devo andare. Fuggire via verso un'esistenza blanda. Ritornare al mio appartamento, ai miei contratti, ai miei clienti, alle casalinghe, alle persone screanzate che mi chiuderanno la porta in faccia. E solo un pensiero mi farà andare avanti. Solo il suo viso mi farà capire il perchè di tanta sopportazione. Vivere una vita intera solo per un periodo, minuscolo, di quindici giorni. E gli altri 350? Destinarli alla sopportazione eterna o all'attesa infinita? Poco importa sapere la risposta. Lei è qui, e piange, e mal sopporta questo abbandono. Le ripeto ancora la domanda che le faccio da otto anni a questa parte. "Vuoi venire con me?", e lei mi guarda sempre allo stesso modo. Sguardo assente, pensieri vaganti di una risposta che non vuole fare male ma lo farà lo stesso. Il suo viso si accende per un attimo stavolta. Solo per un attimo ma subito si spegne. Le sarà balenata per la mente l'idea di dire "si"due lettere capaci di modificare due vite, forse per l'eternità. Ma la risposta è sempre la solita. "No, non posso". Solita frase, solito pianto disperato. Solita tristezza che ci porta lontani ma pur sempre vicini. L'estate sta finendo, gli alberi iniziano a perdere le foglie, io la guardo mentre mi allontano disperato. Le lacrime inondano il mio viso, così succede anche al suo. Dallo specchietto noto che si accascia al suo, inginocchiata e si porta le mani al viso. Non l'ha mai fatto. Rimango assorto a guardarla. Fermo la macchina. Attendo un suo sguardo verso la mia vettura. Si rialza. Io chiudo gli occhi, e piangente, riparto...

L'estate arriverà di nuovo...

giovedì 5 marzo 2009

Alone...



Solo,
con i miei pensieri,
in una giornata piovosa.
Gente che esce,
che controlla se ha qualcosa
in più o in meno da dare,
ma questo è tutto da capire.

Solo,
con i miei patemi,
rinfrescati da un temporale.
Gente che cresce,
che spazia tra fantasmi e spiriti
e, disperata, subisce
l'evolversi degli eventi
nascosti nei propri limiti.

Solo,
con la mia tristezza infinita,
quella che non mi abbandona da una vita.
Gente che ammira quello che sarò,
ma non vede quel poco che dò.
E, riempie la mia mente
di un pensiero indifferente.

Solo,
con una depressione conosciuta,
quasi ad attendere la sua venuta.
In un tempo breve, ogni mese,
in un tempo lieve, senza pretese.
E aspettar che se ne vada,
dopo un periodo di siccità emozionale,
scavando solchi che fanno male.

Solo,
con poche gioie all'attivo,
con molte paure che sentivo
e, purtroppo, vedo ancora.
Aspettando il momento buono, ora,
che tutto passi, tutto finisca,
che il mondo intero capisca.
L'egocentrismo pecca di presunzione,
è tempo che impari la lezione
che la vita è piena di stazioni,
che al mondo non ci sono solo buoni.
E, soprattutto, che migliori il mio umore,
anche con fatica, asciugandomi il sudore
ed essere felice, ci provo, guardare ad un domani
afferrare di chi mi vuol bene le mani
e alzarle al cielo, insieme, senza paura
un giorno o l'altro finirà questa sciagura.

Essenza di ragazza



Carezze infinite dalle tue mani,
alzarti con le punte per baciarmi,
renderti disponibile in ogni istante,
mentre io, il tuo amore, piango solitario.
E provare ad aiutarmi,
nonostante i tuoi drammi.

Tu, donna piena di vita, tu
intelligente e infinita.

Andar con te in ogni luogo,
misterioso o no me ne importa poco,
ormai vivo per ogni tuo sorriso.

Fino a che veda il tuo viso,
Importante e maestoso,
naturale e semplicemente unico.
Ordinario ma a tratti voglioso.

Amore, questo vuoi, più che altro.

Pensieri cattivi scacci, e quant'altro
inconsciamente metti da parte,
usando una riserva illimitata del tuo cuore.

Immobile resti e mi osservi,
nuotando tra il mare che,
fino ad adesso, sembro mettere tra noi.
Immobile resti ma capisci,
nonostante quello che combino,
irraggiungibile mi definisci ma,
tesoro, sempre ci riesci a farmi stare bene
o, semplicemente, ad amarmi per restare insieme.

lunedì 2 marzo 2009

Cambi d'umore...



Avevo solo voglia di piangere. E' una sensazione, un'emozione, un sentimento o che dir si voglia. Avevo uno sfrenato desiderio di far fuoriuscire lacrime dai miei occhi. Far scorrere sul viso gocce d'acqua salata come se fossero i problemi a voler scappare dal mio corpo. Ma non l'ho fatto. Prima ero sotto gli occhi di tutti, e non è il caso di esternare, a gente allegra, i tuoi drammi. All'improvviso poi, senza preavviso. Succese solo quando si vuole essere volontariamente al centro dell'attenzione o in caso di problemi veramente enormi. Difficili da tenere dentro, da mascherare. Come la perdita di una persona cara, la fine di un'amore o di un'amicizia, un momento di estrema gioia o il manifestarsi di un'emozione indotta. Ho resistito alla tentazione di lasciarmi andare. Prima, un pò prima, ho fatto subodorare la cosa, ma mi sono trattenuto, farmi compatire non era e non è nelle mie corde. Finchè c'è orgoglio c'è speranza.
Comunque, poi, la serata è finita, e stavo, pian piano, lasciandomi andare. Attendendo, quasi, il rilascio e la compressione sottoforma di lacrime dei miei mali. Ma al momento culmine mi sono girato, l'ho guardata e mi sono bloccato. Lei era lì per me, come sempre. Volevo, per una volta, non farla preoccupare, non farla star male, non farla penare. Lei, così dolce e comprensiva. Lei, così disponibile e delicata. Lei.
L'ho baciata e salutata. O meglio: ho biascicato parole sconnesse che sembravano un saluto. A testa bassa son tornato sopra. Ho tenuto un comportamento irreprensibile al rientro. Ho chiuso la porta, ho discusso due secondi di calcio. E, alla fin fine, mi sono rifugiato in un locale sufficientemente distante da tutto e tutti per lasciar fluire i miei pensieri. E, intanto, rivederli tutti sottoforma di inchiostro nero su di un block noter. Riverderli sottoforma di una grafia incomprensibile anche al proprio autore.
E alla fine non ho pianto. Non per fare l'uomo forte, pronto a tutto. Non ho pianto perchè ho scritto, elaborato, riprodotto. Ho posato le mie lacrime nella penna che cingevo nella mia mano destra ed essa ha prodotto queste parole. Ed ho capito, forse, che qualcuno bene mi diceva tempo fa. Mi dissero di scrivere e di non fregarmene, un giorno qualcuno si sarebbe accorto di me. Mi dissero.
Forse è vero, chissà, forse è il mio destino o forse sarò completamente un altro. Forse non esiste nemmeno il destino o, forse, non è stato scritto ancora il mio o non ne sono degno. So solo che stasera avevo voglia di piangere, probabilmente a breve, non so quando, ritornerà, ma ora non ne ho più. Voglio solo scrivere e creare, capire e trasformare. Voglio vivere, perchè sol vivendo potrò sapere.

E ogni volta che si tocca il fondo ci si rialza sempre. A testa alta.
Per me, per te, mio amore, per tutti quelli che, almeno un pò, credono in me.

Ps: Amore, grazie di esserci. Perchè in te vedo quello che mi manca, in te sento quello che mi serve. I tuoi occhi lucidi mi dicono più di mille parole.

Ps2: Piccolo edit. Alla fin fine un pò ho pianto. due lacrime sono scese dai miei occhi. Due sole. Ma non per i miei problemi, i miei drammi solitari. Ma per lei. Erano lacrime d'amore, di commozione, di gioia. Il pensiero di essere parte di lei mi fa stare bene, mi farà stare bene. Mi completa, mi esalta, mi fa vivere felice. Grazie piccola mia.