sabato 31 ottobre 2009

Uniti e amati



In molti mesi che ho conosciuto la mia modesta e tanto onesta pare ragazza, ho scritto decine e decine di post incentrati sulla sua persona. E meno male. Significa, secondo il mio modesto parere che prendo sempre in considerazione, che lei mi ha così migliorato l'esistenza che non vedo l'ora di ringraziarla con poesiole, canzoni, semplici riflessioni e tanto altro. Vivo per farla ridere, vivo per farla sentire felice. Le ho dedicato persino un'opera epica. Andatemeli a trovare fidanzati che scrivono opere epiche per la propria donna. Manco Stephen King. Manco Omero. Manco Mango, secondo me. Comunque non sono qui per vantarmi, o perlomeno voglio vantarmi poco poco.
Ho fatto di tutto e farò di tutto per quell'eccelsa signorina. Per quell'amore che lei, dal 1° Gennaio di quest'anno, ha deciso di donarmi. A me. Uomo qualunque sulla faccia della terra. Da lei. Donna meravigliosa che ispira fiducia e speranza nelle persone che le sono accanto. Per lei ho fatto tanto. Mi manca ancora una cosuccia ma credo che, se mi ci impegno, un giorno ci riuscirò. Non potrò farmi scarrozzare per sempre.
A lei, comunque, ho dato tanto. Amore, in primis, condito di fiducia, gentilezza, complimenti ad ogni ora del giorno, coraggio e, certe volte, l'ho abbracciata forte. L'ho stretta quasi a me, quando stava male. Quando piangeva e non sapeva come fare. E io non avevo argomenti con cui tirarla su. Un abbraccio e stava meglio. Un dolore che si assopiva pian piano, non pensavo che il mio torace fosse così miracoloso. Ma sono belle scoperte. Comunque questo piccolo componimento è per ringraziare quella "tipa" che mi ha cambiato la vita. Grazie piccola.

Dolori e dissapori, hanno
animato i nostri cuori.
Vita e costanza, hanno
innalzato la nostra speranza
di una storia sempre pulita
e, di un'esistenza, più unita.

Essere ciò che siamo è normale.

Contare su di noi, quasi banale.
Amarci per la vita o vivere per amarci.
Rimanere lucidi senza mai odiarci.
Migliorare un sentimento ogni giorno
e sentirci felici perchè, di
noi, abbiamo bisogno.


Ovviamente solito trucchetto laterale che, ormai, è noto a tutti.
La foto è per dire: "Io sono lì ma penso solo a ti!"

venerdì 30 ottobre 2009

Scambio



Questa è una "canzone" che scrissi per lei, la mia musa, quando ancora non ci eravamo, come dire, uniti in sacro vincolo...no, suona brutta. Ricomincio. Questa è una canzone, blablabla, che scrissi per lei quando ancora non era nell'aria l'idea di una nostra unione. Cioè nella mia aria c'era eccome, nella sua può darsi ma ancora non lo dava molto a vedere. Comunque scrissi questa specie di canzone e gliela inviai, chiedendole di musicarmela. Ebbene si, è una ragazza portata per la musica ed è pure capace di suonare il pianoforte. Anche io so farlo suonare ma credo che suonare tasti a caso non significhi necessariamente quello.
Comunque le inviai codesto testo che, lo capirebbe anche Sandro Bondi, era dedicato a lei. Non so se lei lo capii, o se abbia fatto finta di non capirlo, fatto sta che è rimasto inutilizzato per tanto tempo. Ora mi rendo conto che la canzoncina è molto giovane-style. C'è miele per tutte le carie del mondo. Moccia a me mi fà un baffo. Così mielosa che mi sono detto: "Tu quoque Davide, mi scrivi sta roba?". E mi risposi: "Ebbene si, per ammore si fa di tutto. E per fortuna che lo feci", aggiungo. Perchè ora ho ciò che più desideravo e nessuno dovrà mai portarmela via. Ah, com si deve fare. Finisco sempre per fare post melensi e pieni di zucchero a velo. Sono cotto. Si. Lo ammetto. Ve ne eravate accorti? Che perspicacia!


Ho freddo nelle ossa,
aspetto una tua mossa,
anche se non sai,
il bene che mi fai.

Attendo il mio istinto,
ho paura che sia finto,
che magari non esista,
che è solo nella mia testa.

Ti guardo da lontano,
ti osservo da vicino:
per me sei una chimera
ma forse più che vera.
E, per giunta, assai sincera.

Più sincera di chiunque altra,
migliore di ogni botta che ho avuto
di ogni dolore che ho vissuto.
Più vera di un’emozione,
di ogni felice sensazione.
E , forse per questo, io
ti scrivo una canzone

Rit: Solo rime per i tuoi occhi,
per ogni volta che mi tocchi.
Solo rime per il tuo viso,
per ogni tenero sorriso.

Una canzone per un amore.
Cosa c’è di più banale?
Una canzone per un sapore,
che non ci fa poi male.

Le parole si scrivon liete,
forse san del loro fine,
Vivono per fermare una sete,
qualcosa che vedon già finire.

Ma non voglio tormentarvi
su pensieri e atroci dilemmi.
Per te riesco persino ad intuire,
quello che finalmente ho da dire.

Rit: Solo rime…

Ed in questa vita incasinata,
ormai tu sei diventata
il centro del mio mondo,
ma aspetta ancora un secondo...

Ormai manca poco.
No, non è solo un gioco.
È un sentimento che ho dentro,
quindi attendi ancora un momento.

Solo due dolci parole
stra-usate, si sa, da sole:
È un “ti amo” che non riesco a pronunciare,
ma che tu puoi riuscire a capire
solo guardandomi negli occhi,
e, sperando, che il cielo mi sblocchi…

Rit: Solo rime…

giovedì 29 ottobre 2009

Come la neve non sa...


Saranno 3 i giorni in cui non vedrò colei che mi ha cambiato l'esistenza. E mi fa male non poterla abbracciare, baciare, stringere forte a me e parlare per ore con lei. Quindi, da romanticone che non sono altro, il blog continuerà ad aggiornarsi. Con cosa non ve lo dico ma, pur essendo lontano molti chilometri dalla mia Caserta immerso nelle atmosfere goliardiche di Lucca, questo spazio web vedrà nuovi aggiornamenti. In conclusione: li scrivo tutti insieme e li programmo giorno dopo giorno. Che lenza che sono.

Iniziamo da ciò:




Solo per te
convinco le stelle
a disegnare nel cielo infinito
qualcosa che somiglia a te

solo per te
io cambierò pelle
per non sentir le stagioni passare
senza di te

come la neve non sa
coprire tutta la città

come la notte
non faccio rumore
se cado è per te

come la neve non sa
coprire tutta la città

come la notte
non faccio rumore
se cado è per te

è per te
è per te
è per te

come la notte
non faccio rumore
se cado è per te

come la notte
non faccio rumore
se cado è per te

come la notte
non faccio rumore
se cado è per te

come la notte
non faccio rumore
se cado è per te


E' la canzone che cantavamo quando ancora non sapevamo che la nostra sarebbe stata una storia d'amore. In mezzo a tutta la città solo la tua voce arrivava alle mie orecchie, solo il tuo viso arrivava ai miei occhi. Ne è passato di tempo da quel momento. Più di un anno. Ne son successe di cose. Ora ho te. E non potrei sentirmi meglio.

venerdì 23 ottobre 2009

La Carmenide - "E fine fu" (Puntata Ventiquattro - Ultima!)



Mini-prefazione(perché le ultime indagini di mercato rivelano che ciò che state leggendo è molto interessante indi se lo allungo all’infinito il vostro interesse, per ciò che c’è dopo, aumenta a livelli vertiginosi quasi come quattro elefanti che dondolavano sopra il filo di una ragnatela e, visto che la cosa si faceva interessante, andarono a chiamare un altro elefante che prima erano in cinque a ballare l’hully gully adesso siamo in sei a ballare l’hully gully. Che manco so, alla fin fine, come si balla sto cavolo di hully gully. Figuriamoci in bilico su una ragnatela): La visione di quest’opera è accessibile a tutti. Vecchi, adulti e bambini. Nessuno escluso. Neanche gli animali. Nessuno nessuno. Neanche a Patty[1], pensate un po’!

La visione di quest’opera è sicuramente una delle cose migliori che potete fare in questo momento. Ovviamente a parte mangiare, bere, dormire, fare all’amore, ballare, correre, giocare a calcio, insultare la tivù come se la partita che sta facendo sullo schermo fosse davanti ai propri occhi, guardare le nuvole, guardare il cielo, guardare la pioggia, parlare, giocare, divertirsi a buttare cocomeri sulla gente, fare leggi ad personam, ruttare osservando il tramonto, saltellare insieme al proprio cane, accarezzare gatti, sparare zombie e soprattutto creare la pietra filosofale. Se, invece, quest’ultima cosa l’avete già fatta ditemi dove abitate che vi vengo a trovare con un’armatura.

La visione di quest’ultima puntata risponderà ad uno dei quesiti più stressanti degli ultimi sei mesi: si, sta baggianata finisce oggi! Alleluia.

Personaggi e mozioni:

Mang’isse: Il protagonista principale di codest’opera. Non bello come Raul Bova, non intelligente come Dario Fo, non simpatico come Daniele Luttazzi, non tenebroso come Gabriel Garko, non forte come Brad Pitt, non impegnato come George Clooney, senza giacca e cravatta come Nino D’angelo, ma con un particolare che tutti loro non hanno: conosce l’autore. Ed è per questo che è il protagonista. Sennò che motivo c’era?
Master: Lo scudiero, il nobile procacciatore di talenti. Colui che tutto vede e tutto provvede. Colui che capisce ciò che nessuno capisce. Colui che, in 23 puntate, è stato sbeffeggiato, insultato, rovinato, distrutto, svergognato, ma si è sempre rialzato. Sarà per il fatto che non è mai stato colpito alle gambe. Ecco la soluzione!
Turkodur: Presenza non presenza. Unico vero personaggio inventato dell’opera che sia resistito. Diciamo che trascende l’intelletto dell’autore e lo incanala in una personalità non affine alle direttive dell’intera storia. Insomma: non so cosa ho detto.
Lucaborrasso: Animale mitologico di dubbia utilità. E’ risultato un abile alleato e un abilissimo ingozzatore di cadaveri. Ha così tanti fan che si potrebbe creare una serie solo su di lui.
Tommy Show: Ex reggente, ex cappellano, ex calciatore, soprattutto. Ormai è sul viale del tramonto. Ha perso un regno, una casa, un popolo, ma ha guadagnato Mang’isse, Master e Turkodur. Che brutta fine.
RimPattule: Donna( questo è sicuro). Ragazza del Mang’isse(diciamo…ma va bene pure ciò). Intelligentissima(ah ah ah). Solitamente paziente(uah uah uah). Amante dei luoghi calmi(ahr ahr ahr su le maniiiii!). Decisamente un tipino difficile da trovare(questo l’è sicuro, per fortuna!). Egocentrica(nei modi giusti). E sempre sorridente(almeno un pregio, và, per gentilezza!).
Carmenide: Essere femminile di eccellente aspetto esteriore, mirabile bellezza interiore e sconvolgenti capacità di far impazzire autori di opere epiche. Ha classe, spara battute sempre più vergognose(colpa dello squinzio), e migliora sempre più nell’arte illustrata. Ha forza, grazia e bellezza. E ogni tanto se la crede pure!
RappAlessio – Ego 2.0: Giullare o cantante di corte. La prima parte della sua persona elabora rap improvvisati di dubbia felicità. La seconda semina tristezza. Non si sa quale delle due sia meglio.
Cocco Siffredi: Ex personaggio fondamentale dell’opera. Poi è deceduto(nell’opera, ovviamente), indi nessuno se lo ricorda più. Che brutta fine.
Cimichele: Ex re di Liga-bua(poi divenuta Croccantina Prima sotto le redini del perfido gatto Figaro), ora Re di SuperSantos. Attende la sua incoronazione. E’ il cattivo dell’opera perché così mi andava.
E poi perché i Fichi d’India erano troppo brutti e avrebbero spaventato i bambini.

Cimichele intanto, per puro diletto
l'alme del Cocco estinto a sé chiamava.

Tenea il bello in man Pallone d'oro,

che i mortali(maschi) i sogni presenzia,

sempre che lo bramino, e li dissonna ancora.

Con questo conducea l'alme chiamate,
e il Cocco, disperato, lo segua.


“Chi è che mi chiama dal mio sonno eterno? Stavo, giustappunto, sognando la nuova avventura di Naruto! I miei Fansi[2] mi reclamano!” – chiese il fantasma del Cocco, richiamato in vita dal nuovo re.
“Ma tu chi sei? Io ho richiamato a me Pamela Anderson. Che me ne faccio di te? Manco un’evocazione buona mi riesce di codesti tempi…” – rimuginò affranto Cimichele.
“Sono Cocco Siffredi, ex cavaliere di ventura di questo mondo passato. E amico, anche dopo la mia dipartita, di nobili eroi che adesso vagano alla ricerca di un certo Cimichele.” – rispose l’essenza.
“Cimichele dici eh? E che vogliono sti tipi da questo vergognoso uomo?” – chiese il malvagio re, avvertendo un sottile pericolo.
“Sicuramente non giocare a carte, oh mio evocatore. A proposito, qual è il tuo nome?” – domandò lo spirito, rimbambito come era in vita.
“Il mio nome? Il mio nome? Eh…mica è facile…fammi pensare…il mio nome…non c’è un’altra domanda?” – sudò freddo mentre lo diceva, non gli sovveniva alcun particolare identità.
“Uhm vediamo…perché hai, sulla tua vestaglia, le iniziali ?” – una domanda che poteva smascherare il malvagio re.
“Ehm…mi chiamo Carlo Conti! Sisi. Carlo conti. Questo è il mio nome. Ma ora basta parlare di me. Parliamo di te. Come mai quest’uomini bravi e coraggiosi vogliono combattere contro Cimichele?” – chiese, salvandosi in calcio d’angolo.
“Mah, in effetti non lo si è mai capito, ma vabbè, tutta quest’opera non ha senso indi un problema in più o uno in meno non gli si fa caso! Ma ora scusami che ho la fan fiction sul fuoco.” – e si congedò.
“No, aspetta. Rispondimi almeno a codesta domanda…” – lo chiamò, disperatamente e lo spirito riapparve. – “Dimmi, così per curiosità, se hanno scoperto qualcosa su un certo portale. Ma così, per sentito dire eh!” – chiese, sudando ancora di più.
“Portale? Non so di cosa tu stia parlando. Anzi, in ventitré puntate non si è fatta minima menzione su nessun portale. Lei ne sa qualcosa signor Conti? Ma poi, lei, non era abbronzatissimo?”
“Mi sarò fatto la lampada al contrario!” – si salvò, ancora una volta.
“Giusto. Non ci avevo pensato. Arrivederci e legga le mie fiction su Naruto. Mi cerchi sul pazzo web, mi chiamo Naruxhina!” – lo avvertì.
“Ma certo, è la primissima cosa che farò! – e l’anima del Cocco svanì – prima di uccidermi urlando “kawabonga” su un letto pieno di chiodi!” – e rise, felice di aver scoperto che qualcuno era sulle sue tracce, una notizia che lo poneva in netto vantaggio nei confronti dei suoi nemici, chiunque siano. E, contento e felice, si diresse verso il suo nuovo comodo giaciglio per riposare un po’ prima dell’incoronazione.

Intanto, alle porte della città, i tre eroi e mezzo stavano cercando un modo per entrare senza farsi scoprire. Tommy Show era molto conosciuto e sarebbe stato molto difficile rientrare senza un adeguato travestimento. Il Master, invece, era sicuro che tutti lo avrebbero fatto entrare data la sua immensa notorietà. Arrivarono, tutti, davanti all’ingresso principale, lì li attendeva una sola guardia. Tommy Show decise di nascondersi dietro l’enorme mole di Turkodur[3].
“Altolà!” – urlò il milite, decisamente molto basso – “Presentatevi e dichiarate il motivo del vostro ingresso nella nostra città.”
“Gentili e amici miliziani. Sono qui giunto, dopo un lungo viaggio, con i due lord qui presenti, il mio borry e un altro mio sempiterno e fraterno amico, che, per puro sollazzo, si sta nascondendo dietro alcune fronde. Sono il nobile Master della casata dei Due di Picche. Mi conoscete sicuramente no? Indi, cari amici, vi prego di concederci l’ingresso alla magione e di poter, per cortesia, rifocillarci dopo questo lungo viaggio che abbiamo fatto solo per poter salutare l’avvento del nuovo re.” – disse Master con cauta gentilezza. Peccato per lui che un’altra guardia stava arrivando con nuove notizie.
“Non è consentito l’ingresso di alcuno visitatore. Ordini di Cimichele Primo in persona.” – annunciò quasi annoiato.
“Ma come? Io sono il nobile Master. Sono conosciutissimo. Il meraviglioso Cimichele non credo blocchi l’entrata a persone di alto lignaggio come il mio. Sarebbe molto strano. Vero miei lord?”
“Giusto!” – rispose Mang’isse fissando il vuoto.
“Giustissimo!” – gli fece eco Turkodur, che aveva capito al volo la situazione – “Anzi, mi permetto di dirvi che codesto atteggiamento è sintomo di una richiesta di guerra contro il nostro regno. Indi, purtroppo, mi trovo costretto ad inviare il Borry messaggero verso l’armata che, guarda caso, mi segue ovunque vada e attaccare codesta città. Che disdicevole situazione.” – affermò il mozzo or diventato lord.
“Eh, quello che ha detto lui!” – disse Mang’isse che ancora si dannava per non conoscere il significato di “disdicevole”.
“Lord o non lord, armate o non armate da qui non si passa, belli miei. La città è off limits, chiusa, sbarrata. L’avete capito o ve lo devo far capire con la forza?” – minacciò loro il guardiano assonnato.
“Ma non avete capito chi sono io? Io sono Master!!!! Capito?? Le mie avventure vengono narrate in tutte le locande, per mari e per monti. Io sono colui che veglia sui vostri sonni, io sono il vostro unico salvatore. Io sono invincibile!” – si esaltò, dall’alto della sua magnificenza.
“Master eh? Ma certo. E’ vero. Il tuo nome è narrato in ogni taverna di tutti i regni. Tu sei quello del 3 su 2!!!! Sei un benemerito idiota lo sai? Oh mio Jufka. Faros, adesso hai capito chi è?” – fece il piccolo guardiano all’altro.
“Ma certo. E’ quello che non acchiappa una squinzia manco se piange per ore e ore. Mi ricordo un aneddoto sulla sua nemesi, il Cocco Siffredi.” – rivelò – “Tempo fa, Master disse che se il suo nemico avrebbe mai avuto una ragazza prima di lui, il qui presente idiota si sarebbe privato dei gioielli di famiglia!” – e sghignazzò felice.
“Povera tua mamma eh Master?” – disse Mang’isse, conscio di non aver capito di cosa stessero parlando.
“Eh si. Povera lei.” – gli diede corda il lord, ormai rosso di vergogna.
“Ehi, sagoma. Se racconti a tutti la storia del 3 su 2 facciamo passare tutti voi, basta solo che dite che siete qui da prima della chiusura.” – propose Faros, la guardia.
“No. Non intendo farmi trattare così!” – urlò Master, poi notò tutti gli altri pronti a picchiarlo e cambio idea – “Allora…la storia iniziò così…”

TRE SU DUE – Sottotitolo: Come quell’individuo noto come Master non è capace di farne una decente. Raccontata dal Master stesso.

Tempo fa mi trovavo nella mia cittadina: Pottera. Vivevo felice la mia esistenza da giovane pulzello pieno di soldi e fascino. E niente risate su ciò.
Comunque frequentavo la scuola degli alti consiglieri e, puntualmente, ogni giorno ci provavo con qualsiasi e qualsivoglia signorina.
Il primo giorno riconobbi la figlia della mia ex professoressa dell’istituto superiore. Ero invaghito di lei e attaccai bottone.
“Ehi ciao.” – le dissi.
“Ciao…” – mi rispose lei visibilmente stufata.
“Scusami, ti è caduto un bottone, posso attaccartelo?” – gli chiesi.
“Fai come ti pare, idiota cerebroleso.” – mi rispose lei con l’aria di chi sa che sono l’uomo giusto per la sua vita.
Comunque niente. Non riuscii a concupirla. Il giorno dopo, indi, ci provai con un’altra. Si chiamava Malene. E furono rose e fiori. Avevamo tutto in comune, tutto. Era una così dolce ragazza, così attenta e così attraente. Avevamo gli stessi interessi e gli stessi interessi fino a che non mi disse che già era promessa sposa di un omone di due metri per 120 chili.
“Ma…non c’è spazio per me nella tua vita?” – gli chiesi.
“No.” – mi rispose senza mezze misure.
“Niente niente? Neanche un buchino?” – provai ancora.
“Pervertito!!!! Hai la fortuna che il mio amore sta raccogliendo banane per la sua tribù.” – e non le chiesi più altro. Alcune volte penso ancora che stia con uno scimmione, ma andiamo avanti.
Dopo giorni tornai a scuola e notai una così delicata pulzella simile alla seconda con cui ci provai ma con alcuni particolari che la rendevano ancora più intrigante. Aveva un velo davanti agli occhi per proteggersi dal sole cocente. Era, sì, simile alla piccola Malene ma aveva un qualcosa in più. Subito mi avvicinai.
“Ciao, è la prima volta che passi per di qui?” – le domandai, gonfio di autostima.
“Cosa?” – mi rispose.
“Cioè, è la prima volta che vieni in codesta scuola. Non mi sembra di averti mai visto. O, perlomeno, sei già venuta altre volte senza velo, magari?” – provai a spiegarmi meglio.
“Master…sono Malene.” – e la sorpresa per me fu grande. Insomma, ci avevo provato per due volte con la stessa ragazza pensando che ne fosse un’altra. Da quel giorno lasciai la scuola e partii per l’avventura. Ancora oggi immagino tutte e due le ragazze con i loro scimmioni dorati a deridermi, nelle loro tende piene di indumenti gettati a terra. E mi sento terribilmente solo e idiota.

Fine intermezzo comico.[4]

“Contenti adesso?” – chiese Master affranto.
“Contentissimi!” – dissero i due sghignazzando per ore – “ Entrate pure. Anche il vostro amico che gioca a nascondino. Prego prego! Che sagomaccia che è quest’uomo!!!” – Indi, grazie all’intervento, abbastanza strano, del Master, la truppa riuscì ad entrare in città. Per un ultima decisiva avventura.

Intanto il malvagio Cimichele era sul suo trono pronto a giurare per l’incoronazione. Il suo fidato assistente Stampella gli diede il discorso che aveva preparato con tanto amore. Il nuovo re, dopo aver osservato per l’ultima volta la foto del suo amato Figaro straiato sul dorso, iniziò a parlare.
“Oh, Figaro mio…perché mi hai tradito?” – disse sottovoce, solo in pochi lo udirono – “Eri così puccettoso…” – stavolta alcuni risero. Per fortuna, all’improvviso, Cimichele si riprese.
“Era un problema tecnico. Ora il vostro e nostro nuovo Re Cimichele Primo ci delizierà con un grande discorso!” – annunciò Stampella salito, per un attimo, sul palco.
“Violentami, violentami, violentami, miao! Oppure lasciami perdere, vattene subito, ciao!” – disse il regnante sconvolgendosi delle sue stesse parole. – “Ma che benemerita idiozia hai scritto?” – urlò al suo attendente.
“Le parole di una meravigliosa canzone che amo a tal punto da cantare in ogni attimo della mia giornata. Non è vero. In realtà volevo farti provare vergogna e farti deridere!” – gli rivelò.
“Perché? Stampella, perché?” – chiese disperato.
“Ah ah ah. Non lo intuisci? Perché sono un seguace di Figaro il Supremo e sono venuto con te solo per rovinarti la vita. Uah uah uah.” – e rise sguaiatamente per delle ore.
“Ecco, mai che si trovi una servitù come si deve. Che tempi!” – si intristì il re.
“Fermi dove siete!!!” – urlò un uomo tra il pubblico – “Quest’uomo non deve regnare! Quest’uomo è Satana in persona!”.
“E ci mancava pure questa! Dovevo leggere il mio oroscopo oggi. Sicuramente diceva: “Niente cerimonie di incoronamento, potrebbero esserci delle sorprese”. E comunque basta con le lusinghe che mi emoziono.” – si divertì, quasi, Cimichele.
“Tu, tu non meriti di essere su quel trono. Io sono il vero regnante di SuperSantos!!! Io, Tommy Show!” – e si rivelò al pubblico che subito fece una ola di bentornato.
“Vero.” – gli fece eco Master – “Solo lui merita quel trono. E tu, malvagio essere, torna da dove sei venuto e restaci. Il tuo piano diabolico verrà fermato. Ho sempre saputo ciò che tu volevi fare. Ho sempre saputo che miravi a possedere questo regno per poi combattere contro la Casa Forrester e diventare uno della loro famiglia così da spupazzarti mogli, figlie, nipoti, suocere, consuocere e chi più ne ha più ne metta! Pervertito!” – lo accusò il lord Master dei Due di Picche.
“Posso dire che non ne hai azzeccata mezza?” – gli rispose Cimichele.
“Giusto, in effetti questo è il mio piano.” – si corresse il Master. – “Ma sicuramente non sei qui per caso”.
“Ho io la soluzione”. – rivelò Mang’isse. – “In realtà, per supposizioni eh, Cimichele è qui perché ha capito l’importanza strategica del regno di SuperSantos nello scacchiere del regno. Da questo punto può udire tutto ciò che succede dalla Casa Forrester e diramare le vicissitudini e gli alterchi di quella famigliola molto strana come se fosse uno sceneggiato, dietro adeguato compenso, alla nazione. E non solo. In questo particolare territorio, qui dove noi ora perdiamo tempo amabilmente, c’è uno strano portale dimenticato da chissà chi, chissà quando anni fa. Questo strano oggetto a forma circolare e pieno di luce blu si dice che porti su altri mondi, su altri tempi, su altri dimensioni. Il perché di perché, appunto, ci sia st’oggetto è motivo a me non noto ma l’importante è che ci abbia azzeccato!” – disse, tronfio di gioia.
“Eh, lui si che ci ha preso.” – Così dicendo, il feroce Cimichele, gli alzò la mano. –“Finalmente abbiamo un campione!”.
“Modestamente il Sabbino, stanotte, mediante il Lucaborrasso mi ha detto tutto. Per fortuna che, almeno lui, sa qualcosa di codesta trama.” – affermò l’eroe vittorioso.
“Indi tutto è bene ciò che finisce bene?” – chiese Turkodur.
“Eh no.” – urlò una voce femminile dalla folla. –“Bene un corno. Te ne vai per ventiquattro episodi e non mi dici neanche “ciao” eh? Brutto essere schifoso inutile e cerebroleso. Io ti tiro cinqucient capelli!!!” – si adirò RimPattule che si ritrovò, chissà come nella piazza della città.
“Merito mio! E del mio teletrasporto.” – affermò Carmenide che spiegò la situazione.[5]
“Oh cielo, la mia squinzia! Io ne ho tanta paura. Quella mi fa lo strascino[6].” - provò a scappare ma la terra tremò.
“Cosa succede?” – gridarono tutti insieme nel medesimo istante, quindi, dopo il flic e floc gigante ritornarono ad avere paura.
“Il portale si sta aprendo, ci sta inglobando tutti. Stiamo per andare via!” – urlò Maestro Travaglio, un personaggio così importante da non essere mai stato nominato.
“Via dove?” – chiese Master.
“Via con chi?” – chiese Mang’isse?
“Via col vento?” – scherzò Turkodur.
“Via convento?” – si accodò Cimichele.
“Via in un momento.” – affermò il lucaborrasso tra lo stupore generale.

E tutti svanirono. Un’unica voce si udì nel momento in cui la luce inghiottì l’intera città:
“Nooooo! Il cliffhanger[7] nooooooo!!!!”
Ma purtroppo così fu.

FINE VENTIQUATTRESIMA ED ULTIMA PUNTATA

[1] Ovviamente parlo della Patty protagonista della mirabile sit-com argentina: Il Mondo di Patty. Che assurda scemenza.
[2] Plurale di Fan.
[3] Ma non diteglielo di persona che è grasso. Si offenderebbe.
[4] E sta storia, anche se romanzata, è tutta vera!
[5] Tanto ormai era già stato usato una volta. Due non faceva niente.
[6] Sarebbe una “paliata” molto dolorosa.
[7] Spiegazione termine qui!

L’opera è terminata col botto. Con un bel po’ di roba in più e tanto ma tanto ma tanto divertimento. No? Fa niente. O terminava o faceva ridere. Scegliete una delle due. Ah, ora vi va bene eh?

Appuntamento a settimana prossima con la seconda intervista all’autore, quel prode Luttazzi4ever che si è sobbarcato 6 mesi di lavoro duro per arrivare a quest’assurdo finale. Indi arrivederci a breve e non preoccupatevi, il finale aperto non significa, per forza, che ci sarà un’altra serie. Dormite pure sonni tranquilli.

martedì 20 ottobre 2009

I semi del male



Non lo nascondo, per me il momento è decisamente emozionante.
Sta per uscire "I semi del male", una storia di Nemrod che sarà possibile trovare in edicola tra circa un mesetto.
Dov'è la parte emozionante? Bè, gli sceneggiatori di questa storia sono un certo Francesco Savino e una certa Adriana Coppe. :D
E' la mia prima storia pubblicata e, come si dice in gergo, non sto più nella pelle!
Inutile starvi a raccontare del mix di emozione, paura, speranza e quant'altro che sto provando in questi giorni! Quello che importa, ora, è sapere se con la nostra storia siamo riusciti a trasmettere tutto quello che volevamo trasmettere al lettore.
A rassicurarci in quest'impresa, c'è il nome di colui che è riuscito a rendere in -splendide- immagini le nostre parole, Ivan Vitolo (a cui vanno tutti i miei complimenti e di cui linko il blog).
La parte tecnica, che rassicura non poco me ed Adriana, è affidata al bravissimo Ivan Vitolo, di cui rimando il link del blog per farvi avere un'idea di quanto è bravo sto ragazzo! ;-)
Per il resto, speriamo bene! E che i cacciatori della Bestia siano con noi!!! :-D

p.s. neanche a dirlo, l'immagine in alto è del bravissimo Ivan ed è tratta dalla storia! :)

lunedì 19 ottobre 2009

La Carmenide - Cambi di direzione (Puntata Ventritre)



Mini-Prefazione(perché sono da coccolare quando mi mangio le caccole dei nasi altrui): La lettura di quest’opera è verso la conclusione indi, il giorno 22 Ottobre è stato declamato festa nazionale. Una grandiosa festa dove tutti, e dico tutti, gli abitanti di questo Paese stamperanno le 80 e più pagine di quest’opera e le bruceranno in diretta televisiva. L’evento principale si avrà nelle cittadine campane dei protagonisti, e la prima copia sarà bruciata dall’autore in persona. Anzi, c’è un’ulteriore notizia. L’autore in persona brucerà con la prima copia. Accorrete all’evento, una supernova di fuoco, carta e grasso vi attende. Non mancate al grande festeggiamento. Mi raccomando!

Motivi per leggere codesta puntata: Al primo che la legge un Master in regalo, al secondo che la legge un Cocco Siffredi in regalo, al terzo che la legge un Lucaborrasso in plexiglass e al quarto che la legge una fornitura di un anno di mocassini a forma di nani di gesso. Che aspettate? Correte a leggere questa puntata. Ma se la state leggendo già, non correte che siete arrivati.

La visione della puntata di oggi risponderà ad uno dei quesiti più informanti della storia mondiale: si, il giudice Mesiano indossa i calzini turchesi. Che indecenza. (E se non sapete di cosa sto parlando significa che non v’interessa affatto della vicende italiane, e quasi quasi fate bene.)

Personaggi e illazioni:

Mang’isse: L’eroe rinato. Disponibile e sempre devoto alla causa comune: mangiare, mangiare e mangiare.
Master: L’ex uomo coraggioso per ben 2 episodi. Ora è ridiventato l’essere abbietto e pauroso che, al minimo stormire di un pellicano, inizia a piangere e a chiamare, nell’ordine, la mamma, babbo natale, il malvagio Sancrupiter che non è mai apparso in quest’opera, i reali d’inghilterra, l’orso Balù, l’orso Bear e tutta la casa blu.
Tommy Show: Ex re, ex cappellano, ex giocatore di calcetto, ormai si è dato all’ippica. Medita di ritornare a bearsi delle sue finte nel suo ex castello ma non ha ne un piano ne un aiuto.
Turkodur: Elemento cardine dell’intera vicenda. Qualche esempio? E’ stato lui a recuperare il teschio di Calazar e soprattutto lui a salvare Megane dalla cattivissima tribù dei Mediasetti. Non vi ricordate niente di tutto ciò? Smemorati! [1]
MostrAmi: Essere umanoide che consiste nell’abbraccio di un ragazzo e della di lui compagna. La parte maschile è a forma di Nino D’Angelo giovane ma senza maglioni orrendi. La parte femminile è una gentil pulzella che, ovunque vada, si porta dietro un interessante interrogativo: come fa ad apprezzare Nino?
Mostacco: Piccolo pimpo centile che secue semfre il MostrAmi. E ticiamo che gli rofina la vita. [2]
Lucaborrasso: Il vero nobile della compagnia. Vive per mangiare e mangia per mangiare. Indi vive in perfetta simbiosi con l’eroe. Forse è portatore di sfiga nei confronti di squadre con maglia bianco-nera.
Cimichele: Il cattivissimo dell’opera. Ma solo perché tutta la redazione di Studio Aperto correva appresso all’Arcuri.

Egli, poiché di lagrime fu sazio, così ripigliò i detti: "Straniero io voglio far prova ora di te, se, qual racconti Cimichele e i suoi tu ricettasti in città. Dimmi: quai panni rivestìanlo? e quale Di lui, de' suoi compagni era l'aspetto?"

“Mi volete dire, gentilmente eh, perché codest’uomo con i capelli strani piange?” – chiese il battuto Tommy Show, mentre camminava fuori dalla sua ex-città.
“Scusalo, è un po’ scosso. Abbiamo appena combattuto contro un essere demoniaco e il piccolo Master cerca ancora riparo e conforto dall’Orso Bear.” – spiegò Turkodur calmo e pacato.
“Addiooooo addioooo amici addioooooooo!” – singhiozzò Master strofinandosi il naso sul pelo lucido del lucaborrasso che arrancava stremato. L’amoria di cadaveri lo stancava particolarmente.
“Ecco che inizia con la canzone dell’arrivederci. Spero non inizi a parlare al sole credendo che sia la Luna.” – sperò il duro Mang’isse.
“Luna, perché sei così lucente? E perché non canti con me, amica luna?” – disse Master guardando il sole negli occhi e rimanendone abbastanza accecato.
“Se lui è soltanto scosso io sono Pippo Baudo.” – sentenziò Tommy Show osservando con stupore quella sottospecie di essere umano.
“Pippo!!! Da quanto tempo la volevo conoscere signor Baudo. Ma è vero che condurrà ancora Stitica in?” – chiese Turkodur onnubilato dall’idiozia.
“Ecco. Voi dovreste aiutarmi a vincere il mio scontro con Cimichele? E’ più facile che passi un cammello nella cruna di un cammello!” – e, così dicendo, si sedette a terra e incrociò le gambe.
“Credo che i cammelli non abbiano crune. Ma potrebbe anche essere così, io non conosco il significato del termine “cruna”[3]. Uah uah uah.” – rise Mang’isse, fiero della sua dabbenaggine.
“Ho tanta paura che rimarrò senza castello a vita. Che aiuto vergognoso!” – si rattristì l’ex cappellano – “Ormai manca solo che arrivino l’orso Balù e Cip e Ciop e siamo apposto. Loro si che mi sarebbero d’aiuto.”
“Hai visto l’orso Balù???? Dov’è?? Dimmelo maldido!!!!” – urlò Master tenendolo per la maglia – “Dimmelo o ne va della tua vita.”
“Oh Jufka. Che profonda tristezza.” – sconsolato, Tommy Show, fece due finte di corpo ai danni del Master sconvolto e si liberò dalla sua presa malefica.

Ad un tratto, nella sconforto generale arrivò il corvo Joe, l’uccello da compagnia del mirabile Tommy che accennò una specie di sorriso. Alla sua vista, il lucaborrasso scattò pensando finalmente che si iniziava a pappare ma così non fu. Il volatile aveva un messaggio arrotolato avvinghiato alla sua zampa e il disponibile Mang’isse lo colse subito, senza pensarci due volte. Lesse ciò che era stato scritto in fretta e furia e esultò.

“Abbiamo qualche possibilità. E’ il gazzettino del regno!” – Annunciò l’eroe.
“Cosa dicono? Cosa dicono? Un aiuto? Qualcuno che ci può far entrare?” – chiese Tommy Show con un pizzico di speranza.
“Babbo Natale??” – si aggiunse Master.
“No. Una notizia meravigliosa: un cammello è entrato nella cruna di un altro cammello.” – rivelò l’eroe. Tommy show, però, accolse la notizia con zero entusiasmo.
“Maledizione. Invece di dire codesta idiozia potevo vincerci minimo tre lotterie. Lol![4]” – disse e, riacquistando un po’ di forza, si alzò per dirigersi verso la sua città.

I tre, con il lucaborrasso al carico, lo seguirono speranzosi di trovare qualche aiuto all’interno della suddetta cittadina. Ma lasciamo i nostri eroi alla loro ricerca e passiamo dal nuovo re di SuperSantos: Cimichele che, adirato come non mai, discute dei preparativi della sua incoronazione con i suoi attendenti.

“Io sono un re, non un volgare nobile. Voglio il meglio. Voglio un amaro lucano, ehm, voglio sete e tessuti ornati di ornamenti e di ornitologi. Subito!” – urlò ai suoi galoppini, il malvagio Cimichele. – “E trovatemi un modo per spegnere quest’affare.” – disse indicando RappAlessio che continuava a cantare ininterrottamente da ore.
“E il reame ha trovato il successore/ per finire una partita ci son volute ore e ore/ ma adesso il nuovo re finalmente è arrivato/ anche se a guardarlo è sicuramente un po’ suonato.”
“Ah, eppure ci deve essere una soluzione. Ho provato con squinzie, cibo e scudisciate ma continua imperterrito. Avrà qualche punto debole o no?”
“Mi sento sai stranito, mi sento assai diverso/ vado sulla strada in modo un po’ perverso/ ma sicuro sto attento ed ad ogni piè sospinto/ trovo la mia strada e finalmente ho vinto.”
“Era quasi meglio prima quando mi derideva, qui si va verso il rap impegnato. Io odio il rap impegnato. Impegnato da chi?” – si chiese Cimichele da solo come sanno fare i veri cattivi[5].
“Capo” – urlò Stampella, il suo assistente – “il comandante della guardia cittadina mi dice di premerlo delicatamente sulla caviglia e andrà in stand bye. Finalmente, direi.” – Appena saputa la notizia il temerario re premette delicatamente l’osso del rappatore e il presente cantante si fermò come un frullatore spento.
“Uhm…così va meglio!” – ne convenne Cimichele.
“Unica avvertenza: in questo stato si trasforma nell’Ego 2.0 e diventa una specie di catalizzatore di tristezza. Ora capisco perché il re Baustelle l’aveva nominato suo consigliere.” – disse Stampella dall’alto della sua elevata statura.
“Ecco. Non è possibile che una cosa mi vada bene eh?” – affermò il re guardando il rapper in stand bye.
“Odio puro, egoismo a tratti, fai il duro ma contano i fatti!” – disse Ego 2.0
“Non so quale delle due sia meglio. Credo che piangerò per ore solo per il gusto di farlo.” – annunciò il nuovo re prospettando un’era di tristezza meglio di quella del re Baustelle.
“Giudicami pure, membro della razza umana, ti confermo che la mia mente ancora non è sana.” – riprese la parola la nuova versione del RappAlessio.
“Ho paura che mi suiciderò prima dell’incoronazione.”
“A proposito, mio re, la cerimonia inizierà verso le 16. Ovvero tra due ore. Si faccia trovare pronto, lindo, pulito e, se vuole, le preparo un discorso. Ma le avverto che non ne sono effettivamente capacissimo.” – propose il suo scudiero.
“Provaci. Tanto ci riuscirai meglio del sottoscritto. Infilaci un paio di morali, qualche notizia sconvolgente e tanta suspance e troverai il discorso perfetto. Attendo tutto per l’ora della cerimonia e ora và, oh galoppino dei miei stivali.”
“Il sangue sgorga a litri, ti guardo e ti benedico, mi osservi attraverso i vetri ma non mi vedi, stai attento a ciò che dico!” – rimò Ego 2.0 dall’alto della sua tristezza.
“Ah, anche un profeta ora abbiamo. Ci mancava pure questa.”
“Troppo ho scritto, troppo ho parlato, vicino alla conclusione siamo, sicuro c’ho azzeccato! E mi raccomando, teneri virgulti, aspettate la fine e ci saremo tutti. Non è una promessa, è sicurezza accertata, tutti insieme per l’ultima e macabra rimpatriata.” – disse stramazzando al suolo esanime il povero Ego 2.0.
“Dacchio!” – commento Mignolo, passando lì per caso.[6]

FINE VENTITREESIMA PUNTATA

[1] Se non ricordate tutto ciò si vede che non avete letto le puntate 14-bis e 18-quater. Vergogna.
[2] Prima descrizione in perfetto tedesco.
[3] E credo che sia molto vero!
[4] Esclamazione di felicità per chattatori.
[5] Ogni cattivo deve parlare da solo. E’ la regola suprema!
[6] Pure senza sondaggio, le guest star non mancano mai.

Manca poco, manca pochissimo, manca pocherrimo. Pochi giorni, poche ore alla fine dell’opera più scandalosa di tutti i tempi: il Decamerone. No? No? La Carmenide? Che tristezza. Diciamo che la terminiamo solo perché l’autore si è rotto. No, non è vero. E’ ancora intero. Ma non è effettivamente tanto sano di mente. Pensate che l’altro giorno indossava calzini turchesi. Vi rendete conto? Che stravaganza! E, vi confesso, che parla di se in terza persona. Cioè queste parole le scrive lui ma si chiama col lui. Ve lo dicevo che era strano.

Prossima e ultima puntata: Giovedì 22 Ottobre. Ed è finita!

Il chi, il cosa, il come




Il "culo preventivo" di mercoledì scorso del sig. Cajelli mi ci ha fatto riflettere molto. E' da una settimana che ci penso in continuazione, e non credo che arriverà mai un giorno in cui saprò darmi una risposta definitiva. La domanda è: in una storia, conta più il cosa racconti o il come lo racconti? Il "culo preventivo" era, in sostanza, un cazziatone fatto per stimolarci ad arricchire il nostro background culturale (guardando film e telefilm, leggendo libri e fumetti, assorbendo tutto più o meno come fa una spugna) e diventare esperti conoscitori di storie e delle relative strutture, per poterci poi fare largo nel mondo delle idee come degli esperti navigatori. Dobbiamo diventare dei bastardi marinai figli di puttana, in parole povere, capaci di "sentire" dove ci porterà il mare e, soprattutto, se stiamo facendo una buona pesca. Dobbiamo essere bravi a pescare, per prendere quante più idee/pesci possibili, e, soprattutto, sviluppare una sorta di "campanello d'allarme" che ci farà dire, ad ogni tirata di rete, se quello che stiamo pescando ci porterà da qualche parte o se, viceversa, ci farà morire di fame.
Le idee, già. Bisogna farsi venire tante idee, innanzitutto. Bisogna possedere gli strumenti tecnici necessari a capire se queste idee sono buone, come seconda cosa.
La mia domanda, però, è: quanto in una storia (o in una sceneggiatura) conta l'idea e quanto, invece, conta il "come" viene raccontata questa idea?
Due esempi recenti: stamattina ho letto "Interni" di Ausonia, e mi è piaciuto un casino. La mia riflessione, a freddo, è stata: mi è piaciuta un casino perchè 1) l'autore ci ha infilato dentro tanti pistolotti sul mondo della scrittura, analizzando il problema della letteratura impegnata vs. quella disimpegnata; 2) sceneggiatura e disegni sono funzionali alla storia. Quello di cui mi sono accorto quasi subito, però, è che la storia non è poi così originale: uno scrittore famoso (ok, è un insetto, ma è pur sempre uno scrittore famoso) scopre di essere vittima di un complotto ordito dal suo editore per convincerlo a continuare a scrivere i best-seller che puntualmente scrive (letteratura disimpegnata) e non iniziare a scrivere un romanzo impegnato. Bene, è tutto qui: uno scrittore famoso è vittima di un complotto.
L'idea, tutto sommato, non mi sembra un granchè originale. Però "Interni" è figo, e a me è piaciuto un casino.
Secondo esempio: sempre stamattina ho iniziato a leggere "Northlanders", un fumetto scritto da Brian Wood e disegnato da Gianfelice che, a quanto pare, in giro sta riscuotendo un gran successo. Ho cominciato a leggerlo, non andando troppo oltre, ma la mia impressione è che la storia sia sempre più o meno la stessa: un ragazzo, principe ed erede di alcune terre norvegesi, si allontana da casa per parecchi anni. Al suo ritorno trova lo zio che ha ucciso suo padre e si è preso tutte le proprietà del ragazzo. Il ragazzo sfida lo zio e cerca di combatterlo.
Dicevo, non mi sono spinto oltre e non so nè come è caratterizzato psicologicamente il protagonista, nè cosa succederà nella parte centrale. Ma l'idea iniziale non mi è sembrata un granchè originale. Eppure Northlanders è figo.
Allora dov'è il giusto equilibrio tra il "cosa" e il "come"? Quanto, e in che modo, uno sceneggiatore deve lavorare di creatività e quanto di mestiere? Domande troppo impegnative, forse, e che per ora non trovano una risposta.
Da quello che ho avuto modo di vedere a lezione, per ora stanno spingendo molto sul versante della creatività e, parallelamente, su quello della struttura. Partire quindi da un'idea originale, e svilupparla secondo lo schema classico. Forse è solo l'inizio, ed è giusto che ogni esordiente cerchi di partire con una forte spinta creativa per abbandonarsi, solo più tardi, alla parte più tecnica della sceneggiatura. Quella in cui, pur partendo da un'idea già vista e rivista, l'autore riesce ad esprimere il proprio punto di vista e a conferire alla storia un qualcosa in più rispetto a quanto già visto. Forse è anche per questo che il sig.Cajelli ci ha fatto il "culo preventivo". Per spingerci a conoscere il più possibile quanto è stato già fatto in modo tale da avere un'idea abbastanza chiara di cosa possiamo fare risultando innovativi e di cosa invece ci porterà al plagio.
A tutta creatività, quindi, e che la pesca abbia inizio.

domenica 18 ottobre 2009

Lasciandoti andare...



"Giurami, che vivrai di me, che ogni sentimento sarà per me, che tutta la tua esistenza la donerai a me".

Ho giurato, ho amato,
ho perduto, ho urlato
il mio dolore su un foglio bianco,
il mio stupore di uomo stanco.

Ho capito, forse troppo tardi.
Ho trovato una ragione
per quegli sguardi.

Ho lottato finchè ho potuto,
ho pianto, non solo per un minuto.
Ho guardato e, in cuor mio,
non potevo rimanere muto.

Ho forse distrutto tutto in momento,
rovinato ciò che più sentivo
e ora sono morto dentro.

Ho ricordato quei bei attimi:
i baci, le carezze, gli abbracci stretti,
ho ripensato a ciò che sento
e aspetto, silenzioso,
che passi il vento.


La conclusione di un rapporto è un dolore che tutti abbiamo provato, chi più chi meno. E' successo anche al sottoscritto in passato ma ciò che, adesso, ho raccontato non è personale. Ho cercato di appropriarmi di un dolore che non ho e che non voglio avere. Ma anche se la mia situazione sentimentale regge molto bene, ho guardato chi ho vicino e ho tentato di capire quanto potesse stare male. Un amore può dolere per tanto, troppo tempo. Purtroppo.

giovedì 15 ottobre 2009

La Carmenide - "Ehi Brò!" (Puntata Ventidue)



Mini-Prefazione(perché le lenzuola ancora non si sono asciugate): La visione di quest’opera vi porterà nei meandri del buio più oscuro e, per completare, nelle tenebre dell’oscurità più abbietta. E, per compensare, nella luce più splendente aggiunta ad un pizzico di luminosità rarefatta. Insomma: sta puntata non si deve vedere! E’ una metafora. O è troppo scuro o è troppo luminoso. Il caro Luttero ha capito che l’opera è inguardabile e corre ai ripari. Poi non dite che non vi vuole bene.

Motivi per vedere questa puntata: finalmente, dopo puntate e puntate, i due si baceranno!!! Si. Finalmente!! Era da tempo che volevo vedere baciare Dawson’s[1] e Pacey! Ah…ma non stiamo per vedere Dawson’s Creek? No? E che vediamo? La Carmenide???? Allora non c’è nessun motivo per vederla! Spegnete e vedetevi Dawson’s! Quello si che merita!
E non dimenticatevi Gossip Girl ed OC, mi raccomando!

La visione di questa puntata è di vitale importanza nell’economia domestica e generale. Infatti per tutti coloro che stanno leggendo ciò, in questo preciso istante, si sta per verificare una situazione patrimoniale ed esattoriale. Ebbene si. Ci siamo venduti. Attendete l’arrivo del funzionario pubblico che vi deprederà di tutti i vostri averi. Addio cari lettori. E’ stato bello conoscervi.

Personaggi e funzioni:

Mang’isse: destabilizzante datore di dinosauri dinoccolati e distrutti.
Master: La sua parte del “coraggioso” è ormai naufragata da una vista mostrifera. Ora è a terra che prega la sua maggiore divinità, gli Abba, di salvarlo da questa orrenda situazione.
Tommy Show: Essere poco incline alle perdite di tempo, ovviamente se non è lui che ne perde.
Turkodur: Personaggio di fantasia che, per piccino che lui sia, sembra quasi che sappia la via per la gloria. Anche se spera ancora che sia una femmina mit Zwei Melonen(ho usato il tedesco per non turbare le menti sensibili e Carlo).
RimPattule: C’è e non c’è. Diciamo che c’è. Ma non c’è. Indi ci potrebbe essere, ma non c’è. Quando ci sarà si vedrà!
Carmenide: L’unica che riesce a creare il teletrasporto ed ad usarlo per recuperarsi un vergognoso Dylan Fog. Santa subito!
MostrAmi: Essere mitologico gigante che comprende: due facce, quattro braccia, quattro gambe, e elementi distinti di un essere umano femminile e uno maschile solo che sono aggrovigliati tra loro. La loro arma segreta è l’eccesso abbondante di zucchero, che entra nelle orecchie dei poveri derelitti che li ascoltano e li trasforma in orsetti gommosi a forma di cuore[2].
Lucaborrasso: Conte dei Lukokò. Nobile più dei nobili stessi. Almeno lui sa che mangia schifezze e ne và pure fiero.
CoccoSiffredi: essere umano che aveva qualche importanza in passato e che poi è stato mangiato dal conte dei Lukokò. Dovrebbe esserne felice. Meglio un conte che un buzurro leghista.
Cimichele: Nemico principale dell’opera ma solo perché Bruno Vespa aveva un impegno.

Di fretta, sciolto cotidiane baci,
mentre il foco della passione ardèa, ci scòrse, e disse:
"Forestieri, chi siete? E da quai lidi
prendeste a frequentar l'umide strade?
Siete voi trafficanti? O errando andate,
come corsari che la vita in forse,
per danno altrui recar, metton su i flutti?"
Della voce al rimbombo, ed all'orrendo
aggrovigliamento del mostro,
ci s'infranse il core.

“Io dico che è osceno. Da che mi ricordo non si bacia così una donna!” – sentenziò il Master, chino a terra in modo da pararsi da un possibile attacco del mostro gigantesco.
“Può darsi anche che, a quei tempi, le donne ancora non c’erano, dato che si parla di eoni fa! O era il tardo paleolitico?” – si burlò di lui il sempre simpatico Turkodur mentre si copriva le orecchie per non ascoltare frasi melense.
“Tu ed io facciamo i conti dopo, povero mozzo da strapazzo. Mang’isse aiutaci!!! Tu sai come fermarli!” – disse Master osservando l’eroe come un cane che guarda un osso – “Sei tu l’eroe! Salvaci oh eccelso Mang’isse!!!”
“E vi salverò amici miei! Mi sono appena rammentato come eliminare questo essere demoniaco intriso di zucchero e cannella. Ho la soluzione e la recupererò dentro al bosco! Attendetemi un attimo! Bye bye!” – e si infilò nella foresta correndo tra i molteplici alberi che gli ostruivano il cammino.
“Ma dove và?? Ci sta abbandonando!!!” – urlò Master ormai distrutto – “No! Non può essere. Mang’isse è fuggito. E’ veramente un codardo disumano. Solo io posso salvare l’onore di questa compagnia. Solo io posso veramente fare qualcosa, non quel ridicolo semi-dio!” – si beò l’ex-scudiero.
“Cosa devi fare tu?? Piccolo esserino, vammi a prendere dei cioccolatini per la mia amorina che oggi festeggiamo il 395° giorno assieme e dobbiamo fare una grande festicciola! Solo io e lei abbracciati abbracciati!” – disse la voce maschile dell’enorme mostro.
“E che novità!” – rispose Turkodur.
“Hai qualcosa da dire, insulsa creatura? Tu, vammi a prendere un telefonino rosa con una borsa rosa e un vestito rosa! Corri!!!!” – urlò al Master la voce femminile in modo leggero, vellutato e molto preoccupante.
“Hai sentito la signora? Corri!!! Inutile essere!!!” – lo derise Turkodur!
“Mi piace “inutile essere”, bravo piccolo umano!” – lo ringraziò lei.
“Or vi mettete anche a far comunella! Ma giuro che io vi sconfiggerò!!!” – si esaltò, da solo come sempre, il Master.
“A chi sconfiggi tu?” – disse la voce maschile dell’essere avvicinandosi alla sua persona – “Corri a comprarmi dei cioccolatini per la mia piccola, sennò ne subirai le conseguenze: due ore e dico due a discutere di fantacalcio! Sicuro che vuoi sentirmi?” – lo minacciò.
“AAAAA! Manco morto! Corro, fuggo, scappo, mi volatilizzo!” – disse, tremante, l’uomo un tempo noto come “il coraggioso”.
“Tu non vai da nessuna parte!” – urlò una voce maschile conosciuta.
“Mang’isse!!!!” – sentenziò il Master con gli occhi sbrilluccicanti.
“Ebbene si! Sono qui per sconfiggervi, esseri demoniaci e con un po’ di caramello sulle gote! Ecco chi ho trovato nella foresta! Beccatevelo, tiè!” – e Mang’isse fece uscire, dagli alberi, un mostro più giovane, aveva una spiccata somiglianza con la parte maschile dell’enorme MostrAmi ovvero, alla fin fine, era un Nino D’angelo junior junior.[3]
“Ma…chi è quell’altro? Non ci bastavano sti due?” – criticò il sempre acceso Turkodur.
“Certo che no. Questo è il Mostracco[4]. Solo lui li riesce a staccare. Solo lui può sconfiggerli. Solo lui li renderà normali.” – spiegò l’eroe ritornato tale.
E improvvisamente tutto si risolse. I due amanti-mostri-nino d’angelo-e l’altra si divisero e si rimpicciolirono. Ripresero l’aspetto di due umani, la loro essenza demoniaca era svanita alla sola vista del Mostracco che, anch’esso, perse la sua notevole stazza e si tramutò in un ragazzo di dodici anni. I tre furono felicissimi di riabbracciarsi e ritornare normali. Almeno questo è ciò che dissero ma si notava che i due ex appartenenti al MostrAmi guardavano in malo modo Mang’isse che, tutto trafelato, capiva di aver interrotto un piccolo momento di solitudine che avevano i due dato che leggenda narra che tutta la giornata i due si dovevano sorbire il piccolo che, diciamo, rompeva gentilmente i cosidetti e non permetteva ne di abbracciarsi, ne di sbaciucchiarsi, ne di fornicare, ne di esprimere con voluttuosità sentimenti d’amore. I tre, quindi, lasciarono i nostri eroi a riprendersi e tornarono nella foresta.
“Ma…tu sapevi!!” – chiese Master all’eroe.
“Certo che sapevo. La mia nutrice mi ripeteva sempre che, ovunque c’era il MostrAmi doveva esserci nelle vicinanze anche il Mostracco che veniva, molte e molte volte, legato a qualche albero per concedere ai due un po’ di intimità.”
“Ma…allora…tu sei un vero eroe!” – convenne il Master ormai onnubilato dalla meravigliosità di Mang’isse che, tutto tronfio, si beava della sua intelligenza.
“Non ci posso credere. Hai fatto qualcosa di buono!” – si rivolse Turkodur al Master.
“Ehm, ci ha salvati lui!” – Master indicò Mang’isse.
“Ah! Mi scusi, signor eroe, sa, con le mani sulle orecchie non ho sentito tanto. In effetti mi sembrava strano che quello lì sapesse fare qualcosa! Lei si che si merita il titolo di eroe. Lei si che è un grande ed eccelso individuo, lei si che non è Master!” – lo festeggiò.
“Modestamente…”

I tre, più lucaborrasso, si rimisero in viaggio verso il loro unico obiettivo, che non vi stiamo qui a ricordare. Ma passiamo all’accesissima battaglia tra Tommy e Cimichele che, ormai, è vicina alla conclusione dopo puntate e puntate e piccoli battibecchi tra i due contendenti e l’illustrissimo autore.

“E’ giunta la tua ora, Tommy Show!”
“E’ giunta la tua fine, Cimichele!”
“Lancio la mia sfera Pocket!!!! Vai Pidgeiotto!”
“Eh? Ma non era una partita a pallone questa?”
“Giusto! Ma ora che ci penso io sono il cattivo di questa storia e devo far qualcosa di cattivo. Vai Pickachu, elettrizzali tutti!”
“Mi permetto di dire che questa è crudeltà verso gli animali, li si incita a combattere e li si chiude dentro una minuscola sfera. Vergogna!”
“Non mi interessa. Vincerò questo regno ad ogni modo, sconfiggerò te e chiunque si metterà dinanzi alla mia furia vendicatrice! E, soprattutto, a chi non accetterà il mio comando gli farò vedere tutte e dico tutte le puntate di Dawson’s Creek. Con l’audio originale!!!!”
“Tu si che sei cattivo, meriti che io ti sconfigga!”
“Ma cosa fate amici miei/non è questo il momento per litigare/io so che buono tu sei/ non fatevi del male.” – disse una voce straniera scandendo le parole.
“Ma chi è quest’altro?” – chiese Cimichele.
“E’ il RappAlessio, il mio cantante di corte. E’ bravo ma ogni tanto parte a molla ed è difficile fermarlo. Tu annuisci e va tutto bene.” – gli consigliò Tommy Shò.
“Sono il vostro cantante/sono qui festante/vi racconto la mia/ una tragedia infinita. Nacqui nella foresta/avevo sempre l’aria mesta/fui rapito da una lupa/era ordunque molto cupa. Ma dopo solo un mese/mi ritrovarono e alfin mi attese/la mia vita da errabondo/tra corti in giro per il mondo.”
“Come si spegne?” – richiese Cimichele.
“Eh, a saperlo!” – disse tristemente Tommy Show.
“Era meglio quando non c’erano le guest-star!”
“Vero. La prossima volta niente lamenti, mi raccomando.”
“Quel Luttero è più malefico di me, alcune volte, strana sorte! Oh mio Jufka, or anche io parlo in rima. Maldido RappAlessio.”
“E non è tutto, ti viene l’istinto di urlare “Ehi brò” ogni due secondi e di vedere video di donne di colore con fondoschiena enormi.”
“E’ vero. Ho bisogno di quei video! Vado a cercarli!” – disse il Cimichele che, non visto dal Tommy imbambolato dal cantante rappante, approfittò della distrazione generale per segnare i due gol che gli mancavano alla vittoria. Il cappellano reggente notò la cosa proprio mente il malvagio ex-re sistemò la seconda palla in rete. Ormai aveva perso il regno. E Cimichele era il campione.
“Nooooo. Sei un malvagio, crudele, ignobile, bruto imbroglione!!!” – urlò Tommy Show.
“Oh, mi lusinghi, ex-cappellano! Fuori dal mio regno. Ormai questa terra è mia!!!” – e rise, il nuovo re.
“Questa è tutta da vedere! Riuscirò ad avere la mia vendetta, becero individuo. Ci rivedremo in tempi brevi. Non è una minaccia, è una promessa.” – e uscì dalla città, triste e distrutto.
“E il Tommy se ne andato/il re è cambiato/ noi tutti siam sconvolti/ ma rimarremo forti/ sperando che Cimichele non ci faccia torti.”
“Ehi brò, certo che ve ne farò! Da oggi comincia un’era di terrore per SuperSantos!!!!”
“Palloni bucati???” – chiese Pippot dei Melacredo che passava di lì.
“No. Peggio.”
“Allora apposto così!”
“E tutti si sconvolsero disperati/al cappellano Tommy eran tutti grati/ ma un’era di sconvolgimenti era in atto/ e ve lo dico quasi come se fossi un mezzo matto/ non sarà un tempo di frizzi e lazzi/ da domani qui son c...ehm…tutti pazzi!

FINE VENTIDUESIMA PUNTATA

[1] La “s” del genitivo sassone ormai è diventata parte del suo nome.
[2] Ecco, la parte difficile è essere un orsetto ma a forma di cuore. Ci vuole molta arte e pazienza per diventarci.
[3] Doppio Junior dato che il primo Junior era la parte maschile del MostrAmi. Semplice no?
[4] Mostro-Macco. E per fortuna non è quello che fa di cognome Marfè!

La singolar tenzone è conclusa. Il tommy è fuori dalla città ma tre baldi avventurieri sono sul suo cammino e lo aiuteranno a riprendersi ciò che gli è dovuto.
Ma non li incontrerà indi si dovrà accontentare di Mang’isse, Master e Turkodur. Che sfigato.

Niente sondaggi per le ultime due puntate. Faccio tutto io perché sono cattivo.

Prossima puntata: Lunedì 19 Ottobre. Meno due alla conclusione. Il bene contro il male…chi vincerà? Si accettano scommesse. Ovviamente i soldi li mantengo io. Spesa minima: 50 euri. Mi servono capitali per Lucca, of course!

lunedì 12 ottobre 2009

La Carmenide - Giuda Ballerino! (Puntata Ventuno)



Mini-Prefazione(perché un soldo risparmiato è un soldo guadagnato): La visione di questa puntata, così interessante ed onirica, porterà tutti i lettori(4!) a cercare di capire il perché questa puntata sia così interessante e soprattutto il perché abbiate perso tempo a leggerla invece di fare tutt’altro. Qualsiasi cosa. Tutto è più interessante e soddisfacente. Perdendo cinque minuti leggendo sta roba potevate: tagliarvi le unghie(o almeno togliervi i residui di sporco che stanno lì da San Silvestro), leggere “Il Giornale”, buttare “Il Giornale, decidere di tenerlo in casa come alternativa alla carta igienica, professarvi nuovo Messia del regno Sabaudo, professarvi il miglior presidente del consiglio degli ultimi 150 anni, professarvi leader del Pd(ma non ve lo consiglio!), giocare alla playstation con dei bambini e batterli sempre. E tante altre cose. Ma, per fortuna mia e del mio ego, leggete questa roba. Fortuna mia, sfortuna della vostra sanità mentale. Ma dimenticate ciò che vi ho appena detto.

Motivi per leggere questa puntata: ci sono poppe, poppe, deretani, poppe e deretani, ma nella pubblicità della Tim. Qui non ci sono. Mi dispiace. Indi questo è un buon motivo per vedere la pubblicità della Tim, mica sta roba.

La visione di quest’opera risolverà uno dei misteri più nascosti dello spazio-universo: nel 2012 qualcosa accadrà sicuramente: uno scoiattolo provocherà ghiaccio con un po’ della sua aria. E tutti noi lo ringrazieremo. Devastando il suo bosco e costringendo i suoi tre fratelli cantanti (tali Alvin, Theodore e Simon) a fare cartoni animati e film su film. Alla faccia della protezione animali.

Personaggi e nozioni:

Mang’isse: degno depravato donatore di donnole dure e delicate.
Master: L’uomo un tempo noto come “L’Ambiguo” ora è diventato noto come “L’ambiguo coraggioso”. Un netto miglioramento, non c’è che dire.
Carmenide: Opera sua. O su di lei. O con lei. Insomma ci deve essere.
RimPattule: Donna(?) molto (?) simpatica (?) e avvenente(?). Ci scusiamo con i lettori ma dopo sta balla clamorosa non possiamo continuare.
Tommy Show: Il suo nome, in passato, era conosciuto come “colui che palleggia”, poi “colui che trinca” poi “colui che trinca mentre palleggia” poi “colui che ha finito di palleggiare e trinca solo e si nota dalla pancia da birra che si è costruito passo dopo passo”.
Turkodur: entrato in questo dramma a puntate per un attimo, serviva per una rima che Luttero non riusciva a fare, dimostra di avere più personalità lui che tutti gli altri messi assieme. Ed è un personaggio di fantasia. O no?
Cocco Siffredi: morto, deceduto, eliminato, kaputt! Alleluia!
Cimichele: il terribile nemico di quest’opera epica, ma solo perché Bossi era impegnato.

Sorrise il Master, e, della mano
divina carezzandolo, la lingua
sciolse in tai voci: "Un cattivello sei,

né ciò che per te faccio, scordi giammai.
Quali parole mi parlasti! Or sappia
che nessuno il mio cor danno t'ordisce.”


“Master la intimo di finirla di chiamarmi così! Non sono il suo cattivello e non mi carezzi! Pervertito!” – urlò Turkodur maledicendo il momento in cui è stato creato.
“Ehm…scusami oh mio nobile scudiero!” – disse il Master.
“Marinaio!”
“Nobile marinaio.”
“Più precisamente mozzo.”
“Nobile mozzo.”
“Più esattamente povero.”
“Povero mozzo.”
“Ecco. Che perde il suo tempo con un nobile ambiguo.”
“Nobile ambiguo…parli del lucaborrasso?”
“Perché? Il suo animale è nobile?”
“Ebbene si. E’ il conte dei Lukokò. Vinse la propria contea in un duello all’ultimo sangue, o per meglio dire: all’ultimo pezzo di carne.”
“Una battaglia sanguinolenta?”
“No, diciamo che c’erano troppi cadaveri ammassati fuori dalle mura di Lukonia. Lui passò, se li pappò tutti e fu dichiarato conte seduta stante.”
“Mio Jufka! Ormai danno titoli a cani e porci! Persino a lei!!! Che indecenza!”
“Farò finta di non aver udito il tuo favellar contro la mia persona. Andiamo, oh mio fido mozzo-scudiero povero e derelitto. La gloria ci attende!”
“E com’è?”
“Cosa?”
“La Gloria! Bella? Formosa? Tipo Bocciofila?”
“Ma che hai capito, oh sciocco e rozzo essere onnubilato dai sensi più perversi! Parlavo della gloria che ci daranno dopo la sconfitta del malvagio essere!”
“Ah, ora ho capito! E’ un premio, questa Gloria. Allora mi impegnerò molto di più e cercherò di non lasciarla uccidere come mi ero già prefissato.”
“Ah ah ah. Che burlone! Vieni, amico mio, tu si che mi dai soddisfazioni. Mica come quel becero Mang’isse che passa le sue giornate a dormire e abbuffarsi. Meglio così che se ne sia andato. Mah…cosa c’è dietro quel cespuglio. Oh mio Jufka!!!! E’ stupendevolmente orribile!”

Un urlo accecante scosse quella terra solitaria. Un urlo femminile, sconvolgente, pericoloso. Dalla “Maittella Prima”, Mang’isse udì quel grido lancinante e decise di correre verso di esso. Non voleva avere sulla coscienza la fine del Master che, pur essendo ambiguo ed osceno, è pur sempre diventato un vero amico, pronto a sorreggerlo sempre e soprattutto a cercare di concupirlo quando era sbronzo[1]. L’eroe, coraggioso come non mai, prese il guinzaglio del Borry e lo portò con se verso quella terra inesplorata. Seguì le urla sempre più acute e sempre più raccapriccianti, anche se aveva paura era un bene che quella ragazza urlasse così tanto, lo stava indirizzando bene. Mang’isse arrivò dai suoi due amici ma lo spettacolo che gli si parò davanti non aveva eguali.
Il Master era a terra che urlava, era sua la voce femminile giunta fino alla nave. Turkodur cercava di capire la natura dell’essere demoniaco che avevano davanti ma gli era impossibile. Improvvisamente anche il Lucaborrasso avvertì un pericolo così enorme che andava contro le sue proverbiali abilità[2] e si nascose dietro ad un albero. Mang’isse osservava quell’enorme aggrovigliarsi di mani, piedi, nasi, bocche e braccia. Davanti a lui c’era un essere mitologico che aveva conosciuto da piccolo, nelle storie che gli raccontava la tua nutrice. Mai avrebbe pensato di incontrarlo veramente. Davanti ai suoi occhi c’era il MostrAmi. Una tremenda creatura alta quattro metri dalla particolare conformazione: sembrava quasi una coppia di ragazzi, di diverso sesso, aggrovigliati in un abbraccio perpetuo. Mang’isse era ancora più sconvolto. Dalle storie che gli raccontava la sua nutrice, il MostrAmi, non era mai stato sconfitto. E la battaglia era dura. Più che dura.

“Mang’isse! Sei qui!!! Allora non è tutto perduto!” – disse il Master con un velo di malinconia e un velo di speranza.
“Certo che no. Ma non mi ricordo come sconfiggere questo mostro sconvolgente. Eppure son sicuro che lo sapevo. Lo sapevo!”
“Chi siete voi? Cosa ci fate qui nelle nostre terre? Chi vi ha dato il permesso di disturbarci proprio adesso che potevamo, un po’, stare insieme. E soprattutto chi sa gli attaccanti del Siena?” – disse una delle due facce del MostrAmi. La maschile per esattezza che ha una lieve somiglianza con Nino D’Angelo, il cantante più amato da Stitica fino a Neapolis.
“Ghezzal, Maccarone, Calaiò, Reginaldo! Ho detto giusto, Ami?” – rispose l’altra faccia, quella femminile, così carina che ancor non si capiva come poteva rimanere abbracciata al buzurro d’angeliano.
“Ma certo, Ami! Tu si che sei tanto brava e ti meriti tanti bacettini, Ami. Li vuoi i bacettini, Ami?” – chiese l’essere maschile.
“Certo che si, Ami mio. Ma quanto ti amo,Ami!” – replicò lei, ancora più con gli occhi da triglia.
“Oh mio Jufka. Sti due so’ insoppottabili. Giuro che non ce la faccio a vederli e sentirli per altri cinque minuti. A me un cortello, voglio la morte!” – contemplò Turkodur in un idioma pieno di errori.
“Ma io so come sconfiggerli. Io lo so! Ne sono sicuro. Ricorda Mang’isse ricorda…” - e l’eroe chiuse gli occhi e provò a ritornare alla sua infanzia. Superò, nell’inconscio nei suoi pensieri, le sue visioni di felicità: un panino col salame fresco fresco, un pezzo di carte arrostita, RimPattule in un angolino, una costata sulla brace, due pezzi di salsiccia nel sugo, e, finalmente, la sua nutrice, la sua infanzia. La sua salvezza. – “Ricordo!!!!” – urlò.
“Sconfiggili, ti scongiuro. Questo miele mi fa male! E poi diventa sale! E siamo in riva al mare! E un’onda ci accarezzerààààààààà!” – ormai Master era in preda ai deliri più deliranti.
“Ho capito come sconfiggerli! Questo è il mio momento!!!”

Ma lasciamo i nostri tre eroi al loro scontro epocale e ritorniamo sull’avvincente partita Cimichele-Tommy Show che dura, ormai, da puntate e puntate. I due contendenti, dopo i consigli per gli acquisti, sono al centro del campo da gioco, a braccia conserte e affiancati.

“Ah, ora il Sommo Luttero si ricorda di noi!” – affermò Cimichele.
“E certo. Prima quei due con il mostro e noi, che siamo qui per assegnare un regno veniamo dimenticati. Che vergogna. Che indecenza!” – replicò Tommy, infuriato.
“E poi a loro le guest-star. Tutti i vips, e a noi cosa? Un termosifone nella scorsa puntata! Protestiamo. Giuriamo di non continuare questa battaglia se non ci viene concessa la visibilità che meritiamo. E soprattutto anche un vips per noi! Che giustizia è mai questa? Venduto di un Luttero!” – urlò Cimichele dall’alto della sua ira. Il sommo Luttero era sconvolto e sorpreso così enormemente che decise, dal canto suo, di porre rimedio con una guest star d’eccezione. Un investigatore noto a grandi e piccini da ventitre anni a questa parte. Solo che, nella fretta, sbagliò una lettera e fece il suo ingresso nell’opera Dylan Fog[3].

“Buongiorno ragazzi, il mio nome è Fog, Dylan Fog.” – si presentò.
“Oh mio Jufka[4]. E’ proprio lui!!! E’ proprio lui!!!” – si esaltò Cimichele – “E’ proprio lui il fumetto che non mi leggo!!!” – ovviamente stava prendendo l’autore per i fondelli.
“Beh, meglio di niente!” – assentì Tommy.
“Giuda Ballerino!” – rispose il Fog.
“Cosa succede?” – chiese Tommy.
“Giuda Ballerino!” – ripete Dylan!
“Cosa accade?” – domandò Cimichele.
“Giuda Ballerino!” – ribatté la guest star.
“Spero non dica solo questo.” – affermò Tommy dando un’occhiata di tristezza al Cimichele.
“Giuda Ballerino! Sono troppo figo vestito così![5]” – si elogiò Dylan. – “Per non parlare del fascino animalesco che emano.” – continuò.
“Ci mancava un altro vanesio in quest’opera, come se ce ne fossero pochi!” – disse Cimichele, da che pulpito viene la predica!
“Sai, amico-sfidante Cimichele, non ho più voglia di guest star!” – disse Tommy.
“Anch’io. Che ne facciamo di questo?” – chiese Cimichele!
“Se non lo vuole nessuno me lo prendo io!” – rispose una voce femminile.
“Ma lei è…Carmenide??? Come ha fatto a venire qui?” – la interrogò Tommy.
“Non a tutto c’è una risposta. Allora, me lo date o no?” – dura la ragazza eh?
“Non ti daremo niente fino a che non ci dirai come hai fatto a venire fin qui in così poco tempo!” – la minacciò Cimichele, il malvagio.
“Giuda Ballerino! Una squinzia cerca di avermi! Sono troppo figo!” – sentenziò Dylan Fog.
“E per quale motivo? Lost va a avanti a misteri da anni. Vuoi una risposta? Ho il teletrasporto! Ti va bene?” – controbatté Carmenide dall’alto della sua avvenenza.
“Bella risposta, non c’è che dire. Ma ti avverto, non è un bel soprammobile!” – le raccomandò Cimichele. – “Te lo prendi a tuo rischio e pericolo.”
“Correrò il rischio. Sono una temeraria. Vieni da me, Dylan.”
“Ma certo, nobile pulzella. Giuda Ballerino e che due…”
“Due?? Non dica volgarità! Siamo in fascia protetta!” – lo fermò Tommy.
“Due occhi. Di cosa potevo mai parlare? Giuda Ballerino…sono tanto fortunato.”
“Buona continuazione della singolar tenzone.” – e la ragazza si allontanò.

I due contendenti rimasero soli e sconvolti dalla singolare presenza, finirono di protestare e ricominciarono la loro sfida infinita e finalmente uno dei due vinse. Ma questo lo sapremo nella prossima puntata.

FINE VENTUNESIMA PUNTATA

[1] Si narra, infatti, che Master cercasse sempre di far sbronzare il povero Mang’isse per poi cercare di farlo suo con delle avances. Peccato, per lui, che l’eroe non fosse così tanto idiota da cascarci.
[2] Mangiare cadaveri o animali vivi.
[3] Essere mitologico visto per ben due volte al Comicon di Napoli. L’anno scorso con capelli alla Beatles, quest’anno con gruppone al seguito che lo osannava e lo incitava per la sua figaggine. Almeno questo è ciò che crede lui.
[4] Imprecazione molto usata oggi. Sarà per l’astinenza dal cibarsene?
[5] Ovviamente in codesta foto, si vedrà la beltate estrema dell’individuo Fog.

La puntata era così pregna che è durata un po’ di più. Tanto i miei lettori saranno felici. Tutti i miei lettori. E anche chi non la legge perché sarà ancor più contento di essersi evitato, un testo smisurato. Io sono il vero personaggio bipartisan di questo popolo. Ed è per questo che sono il miglior Luttero degli ultimi 150 anni. E anche di più.

Sono invincibile!

Sondaggio prossima puntata: il RappAlessio o il Killatore? A voi(2 votanti) la risposta.

Prossima puntata, sicuramente(!!!): Giovedì 15 Ottobre. Meno 3 alla conclusione. Siamo per avvicinarci al tremendo finale.

venerdì 9 ottobre 2009

Welcome to Milano!



Cavolo, da quanto non entro più qui? Ormai ho perso il conto, non riesco neanche più a ricordare a quando risalga il mio ultimo intervento.
E' che mi trovo in un'altra città, in un altro posto, in un altro spazio e in un altro tempo. Ho una stanzetta che è meno della metà della mia stanza di Chieti, ma non mi dispiace affatto. Qui ho una bella libreria capiente, un tavolinetto che fa da scrivania, un portacomputer che fa da portaoggetti e una bellissima finestra che mi permette di vedere i muratori che lavorano alla facciata del palazzo. Li vedo così da vicino che ormai siamo diventati amici, ci scambiamo battute sul tempo che fa e sul governo ladro. Per il resto, come potete vedere, ho internet e una buona quantità di tempo libero a mia disposizione. Il che, detto così, non suona propriamente rassicurante in termini di produttività. Devo imparare a gestirmi, questo è certo. O rischio di passare la maggior parte dei miei giorni ad oziare e a perdere tempo. In casa convivo con due donne, che all'occorrenza diventano tre. La padrona di casa è una donna squisita, sembra avermi preso in simpatia e cerca di coinvolgermi il più possibile nelle manifestazioni culturali a cui partecipa. Ha i suoi momenti no, ma del resto chi non ne ha?
La ragazza che vive nell'altra stanza, invece, costituisce uno dei grandi misteri del mio microuniverso milanese. E' russa, non parla bene l'italiano e sembra fare di tutto per evitarmi. Abbiamo dei seri problemi di comunicabilità, tant'è vero che quando l'altra mattina le ho chiesto se sarebbe rimasta in casa per prendere il computer che sarebbe arrivato via UPS, lei mi ha detto di no. Bene, nessun problema. Il bello è che quando sono tornato a casa, alle 3 di pomeriggio, mi sono ritrovato il computer sul letto. Dopo un pò mi ha bussato alla porta, dicendomi che aveva preso il computer, aveva messo una firma e sperava non avesse creato problemi.
Ovviamente non ha creato problemi, non al computer. Il problema più che altro lo crea a me, che ho la sfortuna di non saper disegnare e non ho la più pallida idea di come potermi mettere in comunicazione con lei.
La terza donna è la donna delle pulizie, una signora che viene qui tutti i giorni e, per fortuna della mia sopravvivenza, durante ora di pranzo. Ieri è stata così gentile da non avermi solo insegnato a fare la salsa, ma da farmela direttamente lei!
Intanto, oltre alle nuove attività casalinghe, ho cominciato la scuola del fumetto. Seguo il martedì e il mercoledì, in due classi diverse. Il martedì seguo in secondo con Crippa, un uomo che, se dovessi descrivere con una sola parola, definirei "compatto". Compatto nel fisico, compatto nei modi e nelle cose che dice. Mi sembra pratico, senza troppi fronzoli e molto alla mano. Insomma, mi piace, e spero che anche io piaccia a lui. Ho paura del momento in cui sarò schedato, ovviamente. Ho paura che quando risponderò al suo "telefilm?" con un sorrisetto rassegnato e la testa che viene scrollata mestamente, mi caccerà dalla sua classe a calci nel sedere.
Il mercoledì invece sono in terzo, la classe della mitica Cate. Come insegnante è capitato un certo Diego Cajelli, che per uno come me avere uno come lui come insegnante, è il massimo. Immagino che anche per lui valga lo stesso, visto come mi ha salutato appena è entrato in classe: "SCHIFO!SCHIFO!". Non ho ancora capito se scherzasse o meno, ma penso proprio di no.
Il Cajelli mi ha già assegnato un compito che non ho ancora svolto, ci ha fatto fare un compito in classe a sorpresa che ho svolto male e non so quante altre cose ci farà fare nel corso di quest'anno che spero di fare un pò meglio.
Magari mi smerderà, chi lo sa. Ma forse è proprio questo il suo compito, mentre a me spetta l'arduo ruolo di tenere duro e andare avanti per la mia strada.
Per il resto le cose vanno abbastanza bene, ho socializzato con alcuni ragazzi della classe di Cate (tra cui un ragazzo che si trova nel mio stesso mare del "seguiamosoloilcorsodisceneggiatura", a bordo di uno yacht che sfreccia veloce accanto alla mia zattera decadete) e mi sono trovato bene.
Il resto, lo scoprirò Martedì.
Che più? Milano è una città discordante. Alcuni mi dicono che fa cagare, altri mi dicono che è la città più bella del mondo. E' nuvoloso e fa caldo, c'è il sole e fa freddo. E' servita egregiamente dai mezzi pubblici, ma i mezzi pubblici ci sono solo dalle 6 di mattina a mezzanotte. Davvero, non l'ho ancora capita bene. Sarà che non l'ho ancora vista molto, ma per ora rimane un mistero. Sono stato in un paio di supermercati, il centro Sma e il Gs. In entrambi ci sono dei custodi privati, due ragazzoni in divisa che mi mettono non poca paura. Ma lo Sma è carissimo, mentre il Gs mi piace molto di più sia per prodotti che per prezzi. Va bè, sto ancora cercando come un disperato un riduttore per la mia ciabatta, ma per il resto con la spesa penso di cavarmela abbastanza bene.
Per il resto niente, è strano dirlo, ma mi manca casa mia. Mi mancano i miei genitori, i miei fumetti, la mia chitarra, i miei amici. Mi manca soprattutto Paola. E mi mancano quelle serate in cui, tutti insieme, cazzeggiamo guardando un film. Ma in fondo tutto questo l'avevo già scritto, quindi direi che è tutto come da copione.
In più, rispetto a quanto scritto precedentemente, insieme a Miriam sto gettando le basi di una nuova religione, e aspetto di ritornare in quel di Chieti per ricevere insieme a lei nuove rivelazioni dal nostro nuovo dio.
Che per inciso si chiama Amidar.
Che per inciso è una scimmia.
Che per inciso è stato intrappolato all'interno di un videogioco del Mame.
Ma di cui vi parlerò nella prossima puntata.
Scusate la lunghezza del diario di bordo, scusate i refusi e tutto quello che andava evitato. Ma avevo bisogno di buttare giù queste piccole considerazioni personali, e, in fondo, sentivo molto anche la nostalgia del blog.

Edit del Lutty intrufolato: Capisco la lontananza dal forum ma almeno non mettere come etichetta "p" e poi com'è sto fatto che mi rubi le paturnie? Ti odio!

giovedì 8 ottobre 2009

Prova di Rappata



Si, ormai mi cimento anche in questo e vi chiedo scusa per ciò che andrete a leggere. E' una prova. Non picchiatemi, vi prego.

Il fatto che ne sto qui a parlare/ non vuol dire che mi faccia meno male
Ma ho bisogno di qualcuno che mi ascolti/ che mi senta senza sconti
Il tutto è cominciato tempo fa quasi per gioco/ ho capito subito che con lei c’era fuoco
Una forza misteriosa che ci attaccava e ci staccava/ non capivo quanto, in realtà, lei mi amava

E ora passo il tempo ad osservarla di nascosto/ lei, lui e l’altro, qualcuno che non conosco
Un triangolo d’amore che mi passa addosso/ qualcosa a cui mischiarmi non posso
Li vedo felici senza sosta, da costa a costa/ vivi nella passione, abbracciati per delle ore
E forse quello lì avrei potuto essere io/ e certi giorni chiedo un piacere a Dio.
Che lei torni da me senza scampo/ che cambi idea all’improvviso come un lampo
Ma ormai è fuggita e io l’ho fatta andare/ e solo dopo anni ho capito che significa amare

Lei è là, con un altro/ io vivo nell’eterno contatto/ sogno il suo ritorno futuro/ piango contro ad un muro
Lei è là con un altro/ io ne capisco il motivo/ ma vado avanti finchè vivo/ ritornerà al mio cospetto/ ed io aspetto.

Dopo mesi ci ho pensato/ ero terrorizzato/ forse anche incazzato/ io non ti ho mai amato
Quello non era amore/ era forse solo un’illusione/ era capire che alla fin fine/ ero in un campo pieno di mine
Questo mi ripeto, e tutto ciò che chiedo/ che un giorno nella mia mente, tu scompari in un niente
E ti penso ancora/ il desiderio ritorna alla partenza/ cerco di dimenticarmi la tua essenza
Ma è difficile sempre, la mia anima non mente/ solo con te ero vero, umile e sincero/ solo con te capivo chi ero.

Lei è là con un altro/ io aspetto e non guardo/ è una situazione strana/ sono un uomo che ama
Lei è la con un altro/ e la colpa l’ho accettata/ adesso capisco tutto/ forse è un’ossessione o vivo nella passione

E ora mi manca/ do la colpa alla mia aria stanca/ non volevo farlo veramente/ ho sbagliato, si sente?
Ma forse ha ragione/ or mi mancano le parole/ io la urlavo, la sgridavo, ma era per lei che vivevo
E una volta l’ho picchiata/ senza fiato l’ho lasciata/ era lì, per terra tremante, piangeva dolorante
Lei mi ha denunciato, forse l’ho meritato/ ma la resa dei conti è arrivata, lei e lui sono in strada
Non me la doveva rubare/ or gli farò capire cosa significa veramente amare

Lei è là con un altro/ ora è finita/ mi riprendo la sua vita/ un tempo me lo diceva/ mi avrebbe amato fino a quando viveva
Lei è là con un altro/ adesso ci sono anch’io/ metto la parola fine a tutto/ tutto quello che le piaceva l’ho distrutto.
E un po’ mi dispiace/ ma d’altronde a me lei piace/ e dato che non sarà più mia/ voglio che di nessuno sia.

lunedì 5 ottobre 2009

La Carmenide - Consigli per gli acquisti (Puntata Venti)



Mini-prefazione(perché me l’ha detto Ratzi Ratzi il Magnifico!): questa puntata arriva in un periodo di assenza di idee, indi se per caso assistete ad incessanti deja vu o situazioni che avete già letto è tutto vero: le avete già lette.
Altra avvertenza: se assistete ad incessanti deja vu o situazioni che avete già letto è tutto vero: le avete già lette. Inoltre, mi raccomando, se leggete alcune situazioni che avete impressione di aver già letto è tutto vero: sono incessanti deja vu. Certe volte magari scritti in modo diverso ma la sostanza sempre quella è. E inoltre vi rammento che su sta cosa potrei continuare fino all’infinito.

Motivi per leggere codesta puntata: Ne mancano poche, fatemi sto piacere. O magari commentate senza leggerle, solo per aumentare il mio ego smisurato. Altri motivi: oggi si festeggia il primo giorno di università della mia amata, indi se le fate gli auguri sul blog inizierà a credersela più del sottoscritto. E ce ne vuole.

La visione di quest’opera risponderà ad uno dei quesiti più assurdi che, da sempre, si pone l’uomo: si, le zanzare hanno come unico scopo vitale quello di costringerci a prenderci a schiaffi da soli. E’ una specie di punizione divina.

Personaggi e mansioni:

Mang’isse: derelitto, distrutto, dotto(solo quando si parla di cibo), devoto, destro.
Master: l’insulsa spalla di quest’opera altresì insulsa. In questo momento è in altri lidi che pensa a cavalli e macachi. Solo poche persone possono capire la poesia di questa frase.
Cocco Siffredi: personaggio deceduto. Ha combattuto, o meglio, si è fatto infilzare dal pirata Pepe Nero per un’ideale. Il Master lo rimpiange. Soprattutto perché non gli ha detto dove ha nascosto i suoi tesori.
Carmenide: E’ apparsa anni fa ma la devo scrivere perché l’opera è dedicata a lei. E poi perché, essendo la mia squinzia, non può essere mai dimenticata. Ma se la guardate strano vi trancio in due con un grissino. Tipo tonno. Ci siamo capiti.
Tommy Show: Cappellano reggente di SuperSantos. Adora fare palleggi di naso, di caviglia, di testa, di cappello. E’ capace prima di insultare tutti perché troppo fragili e, dieci minuti dopo, uscire dal campo per una storta.
Cimichele: Il vero nemico di quest’opera, ma solo perché Sauron era impegnato.

Pensoso resta e in forse il pazïente
Master divino, e con se stesso,
raddoppiando i sospir, tal si consiglia:
"Ohimé! Che nessun mi addossi
del Cocco alcuna colpa per la sua morte.
Che la Carmenide non pensi che io,
così tosto, pensai di non ubbidirle;
ma la terra, dove di scampo ei m'affidò,
troppo è lontana.”


“Idiota stai guardando dall’altra parte! Siamo arrivati!” – Aggiunse Mang’isse allo sfogo del Master.
“Ah. Vero. Era troppo strano che non vedevamo ancor ancora terra. Come non detto. Mi son sbagliato” – ammise il Master ancora distrutto per ciò che era appena avvenuto.
“Come ti senti, oh consapevole idiota mio?” – gli domandò l’eroe.
“Eh, ancora distrutto per ciò che è appena avvenuto.” – risposte Master dando un’occhiata alla ciotola vuota del lucaborrasso – “Comunque è rimasto indigesto fino all’ultimo, vedo. Il Borry è da tre giorni che non tocca cibo. Cocco è rimasto sullo stomaco a molti. Che ironia.” – sentenziò.
“Quale?” – chiese Mang’isse.
“Cosa?”
“L’ironia?”
“Che intendi?”
“Prima hai parlato di ironia. Qual è?.”
“Eh, beh, insomma…” – e a quel punto una tromba suonò lontana, e di conseguenza un urlo l’accompagnò.
“Cosa sta succedendo??” – chiese Mang’isse in una giornata piena di questioni irrisolte per la sua persona.
“Salvato dalla campana! Turkodur, spiegami cosa accade!” – urlò Master.
“E che ne so io!” – spiegò il fido assistente.
“Ah, marinai della domenica, a niente servite!” – biascicò tra se e se il Master cercando una risposta nei fondi della ciotola del Borry, che si avvicinò festante e barcollante alla sua persona. – “Oh, piccolo mio. Solo tu mi puoi salvare!” – disse e, ancor più felice, il macabro animale elaborò aria verso la sua faccia. [1]
“Beh, ti ha migliorato l’alito perlomeno.” – dichiarò Turkodur, sempre fiero della sua eterna lotta contro tutti i personaggi principali.
“Io so cosa sta succedendo!” – disse una persona dietro di loro.
“Oh poffarbacco!!!” – enunciò Mang’isse – “E’ il Cocco!!! E’ un fantasma!! E’ un missile!!! E’ un aerostato!!!” - Era ovviamente entrato in una sorta di febbre delirante.
“Ma…è veramente lui. Non è possibile tu sei morto!!!” – affermò, non senza stupore, Master.
“Woof…wof wowowof. Wowwowowof!”[2] – ricusò Borry, come dargli torto.
“Vade retro essere demoniaco!!!” – urlò, brandendo una lancia d’acciaio, l’impaurito Turkodur nei confronti del Cocco redivivo.
“Perché mi trattate così? Io sono il vostro simpaticissimo, nonché gentilissimo amico Cocco. Non veggo motivo di tutta questa paura.” – dichiarò senza problemi e in modo garbato – “Vi do una prova della mia coccaggine. A sette anni leggevo enciclopedie.”
“Uhm…potrebbe essere. Ma sei sempre un essere demoniaco!!!” – gridò lo spaventato marinaio che, ormai, aveva perso parte della sua proverbiale baldanza.
“Se sei chi dici di essere perché non ci dici ciò che dici di sapere?” – lo interrogò Mang’isse ancora alle prese con domande su domande.
“Vi enuncerò ciò che sta per accadere. L’assolo di tromba che avete, or ora, udito indica l’inizio del combattimento all’ultimo tiro per decidere chi governerà sul regno di SuperSantos. I due contendenti sono già ai loro posti. La battaglia sta per avere inizio.” – spiegò loro il Cocco redivivo con garbate parole.
“Cocco, amico mio, io ti ho visto morire. Son sicuro di ciò, non è possibile che tu sia qui!” – affermò Master, cercando di dare un senso a quella visione.
“Oh vero! Scusatemi! Avevo l’orologio fermo ad una settimana fa. Scusatemi. Si, giusto, sono morto. Mi dispiace per l’improvvisata. Tolgo il disturbo!” – e, pacatamente, svanì.
“Va vià essere demoniaco!!!” – strillò Turkodur dal vocabolario piuttosto limitato.
“E’ un catamarano! E’ un carrarmato! E’ un postino di Maria! E’ il diavolo in persona! E’ un aquilone! E’ Solange[3]!!!” – continuò a delirare Mang’isse non appena il loro defunto amico svanì.
“Mang’isse riprenditi! Non facciamo scene inutili!” – lo scosse Master con arguta virilità.
“Ehm, scusami oh capelli strani. Ho sbagliato a farmi prendere dalla paura. Io sono il figlio di Sabbino! Sono un immortale!!! Non devo aver paura di niente e di nessuno!!!”
“Secondo logica non sei un immortale, anzi, dovresti essere ancora più impaurito perché tutti vorranno farti la pelle per chiedere come riscatto al tuo vero padre tutto il mondo.”
“Ok. Credo che ritornerò a casa.” - annunciò Mang’isse il tremante.
“Ah, è questo ciò che vuoi?” – chiese il Master con un po’ di stizza.
“Certo che si!”
“Ah, è questo ciò che vuoi?” – richiese ancor più stizzito.
“Certo che si, se prima non era chiaro.”
“Ah, è questo ciò che vuoi?” – continuò il Master.
“Certo che si. Da quando ti metti i tappi nelle orecchie?”
“Ah, è questo ciò che sei? Un villano impaurito pezzente e derelitto??? Questo tu sei, oh Mang’isse l’infimo?” – e, affermando ciò, si girò su se stesso – “Vattene via, oh ex-eroe, su questa nave non abbiamo bisogno dei pusillanimi.”

Mang’isse, visibilmente scosso dalla situazione, voleva rispondere a quelle infamanti accuse ma non ne ebbe né il coraggio né la forza. Si sentiva ciò che era: un eroe per caso, senza lode e senza infamia. Non era adatto a quella vita. Non era adatto alle scorribande per mari contro strani ed oscuri stregoni. Non era quella la vita per cui aveva vissuto fino a quel momento. Vide il Master scendere dalla nave e dirigersi verso la città di SuperSantos. Turkodur era al suo fianco pronto a combattere a suon di ironia. Mang’isse osservò la scena dall’alto, visibilmente distrutto. Aveva seguito quell’uomo strano e dai capelli orrendi[4] per spirito d’avventura o perché non aveva alcunché da fare? Era la sua liberazione o la sua rovina? L’eroe ancora non lo sapeva, almeno fino a quando, da lontano, non sentì un urlo accecante e corse verso di esso, scendendo a velocità esasperante dalla nave.

Intanto la sfida tra i due contendenti al trono era già iniziata. Il malvagio Cimichele era riuscito a portarsi in vantaggio con uno dei suoi tiri abituali sotto la traversa, poi si era vantato per mezz’ora, nelle quali il Reggente Tommy-Show prima aveva cercato di concupire leggiadre fanciulle e poi si era deciso a fare almeno un gol e così fu. Mentre il suo sfidante raccontava del gol sotto la parte alta della porta, il Cappellano fece un tiro semplicissimo a porta vuota, tutto ciò ridestò il feroce Cimichele.

“1 a 1. Palla al centro, direi.”
“L’hai detto.”
“Appunto ho detto “direi”, per dire che lo direi!”
“Ma se tu hai detto “dire” ciò vuol dire che volevi dire “direi” o dirmi altro all’infuor di “direi”?”
“La prima che hai detto.”
“Indi la prima che io ti dissi!”
“Si, quella che tu mi dicesti poco fa dinanzi questa folla!”
“Perfetto. Ci siamo capiti. Scusami ma dopo questo discorso mi serve un po’ di energia.”
“Anche a me, oh caro Tommy”.
“Certo! Andiamo più in là.”
“Ti seguo, amico!”

I due arrivarono presso uno strano palchetto.
“Oh, amico Cimichele sai cosa mi serve in questo momento?”
“Cosa, oh Tommy il palleggiatore?”
“Mi serve proprio una barretta di “Segnoben”!
“Segnoben??”
“Si, Segnoben è l’ultimo ritrovato di barretta energetica per chi vuole sempre segnare, dappertutto, anche nella giornata lavorativa. Fate un pallonetto al vostro capo, con Segnoben!”
“Ma…funziona?”
“Certo che si, oh Cimichele! Il nuovo ritrovato dei nostri laboratoire[5]! è frutto di ricerche scientifiche che spaziano da più eccellente modernità unito ad una più efficacia realizzazione nella vita accoppiata ad una maggiore sicurezza in campo.”
“Non credo di aver capito!”
“Non importa. Con Segnoben non è più alcun problema fare gol. Corri nei nostri negozi. Segnoben è un prodotto “Truffaldix!”
“Ma è doping?”
“Certo che no amico mio, anzi, gradirei non facessi più questa domanda.”
“Ma sulla confezione è scritto “altamente mortale” cosa significa?”
“Ovviamente niente, è uno scherzo dei nostri laboratoire!”
“Una specie di concorso: Trova la scritta giusta?”
“Ma certo che si! Come hai fatto ad indovinare! Hai vinto una confezione di Segnoben e, in omaggio, due Paroben e un TaccoBen per chi vuole solo fare numeri di classe. Corri a comprarle!”
“Ma hai detto che le ho vinte!”
“Intendevo al nostro pubblico.”
“Ah giusto! Correte a comprare le barrette, sono il mio prodotto preferito.”
“Segnoben. La barretta preferita dai conquistatori di regni! Come il nostro Cimichele!”
BONK
“Oh Tommy, cosa ti è accaduto?”
“Un termosifone[6] mi è visibilmente caduto sul dito mignolo del piede sinistro.”
“No! Che disdetta! Ora non potrai più giocare?”
“Certo che si. Perché io ho “Acquafresc”! La nuova pomata contro i dolori!”
“Oooh! Acquafresc? E’ sempre della Truffaldix?”
“Certo che si. I nostri laboratoire non si fermano mai. Tanto se i nostri operai si fanno male c’è Acquafresc!E così non fanno neanche un giorno di malattia.”
“E via a lavorare!! Anche di domenica!”
“Non ci avevo mai pensato! Che idea stupendevole!”
“Lieto di esserti stato utile oh Tommy!”
“Grazie a te, amico Cimichele!”
“Appuntamento con la prossima puntata dopo la pubblicità!”

FINE VENTESIMA PUNTATA

[1]Dato che siamo una fiction letta anche dai bambini[1bis] non possiamo turbarli con gesti o frasi o episodi sconvenienti. Diciamo che, per darvi un aiutino, ciò che il Borry ha fatto al Master si può riassumere con l’epiteto “Borp”.
[1bis] Uah uah uah. Non se se ridere di più alla parola “Fiction” o alla parola “letta”. Uah uah uah.
[2] Tradotto dal borrassiano: “Ma sei veramente tu…non è possibile! Io ti ho mangiato!”
[3] Essere mitologico. Visibilmente androgino. Esiste con l’unico scopo materiale di provocare grasse risate ai suoi interlocutori e a chiunque veda la sua effige. Ha cinquant’anni ma si veste ancora da idiota per la gioia di grandi e piccini.
[4] Per non parlare della faccia. Ecco, meglio non parlarne.
[5] Fa molto più figo che dire “laboratori”! Il francese è sinonimo di efficienza.
[6] Se mettevo Scamarcio la scena veniva giù uguale.

Allora sto raschiando il fondo eh? Trame alla beautiful, morti che ritornano e un po’ di sano shopping telematico. Ah, mi sembra di essere a Mediaset. Siete pronti per il gran finale? Meno quattro alla fine di quest’opera che ha cambiato per sempre tutte le epopee epiche. Omero ormai è così superato che non si fa vedere in giro da anni, sembrano quasi millenni.

Sondaggio prossima puntata: Dylan Fog o Sergio Bonelli con i suoi avvocati che ci intima di non rendere partecipi nessuno dei suoi personaggi in quest’opera becera? A voi la scelta!

Prossima puntata: Giovedì 8 Ottobre. Ott’ottobre! Ott’ottobre. Lo direi per giorni!!! Provateci a dirlo di fila per dieci volte e non saprete più parlare per almeno sette secondi. O sette anni, mi scordo sempre come funziona.