venerdì 31 ottobre 2008

L'ipotesi di Calamandrei



Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasfornare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori, si dice, di quelle di stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere.
Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi, ve l’ho già detto: rovinare le scuole di stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico.

(Pubblicato sulla rivista “Scuola democratica”, 20 marzo 1950).


Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale (Adsn), a Roma l’11 febbraio 1950.

Ps: Non essendo studente non significa che sono d'accordo con lo scempio che, sistematicamente, sta colpendo la nostra istruzione.
Ps2: Oggi ho manifestato per Caserta, un ritorno ai vecchi tempi.
Ps3: Ho copiato tutto ciò dal blog di Marinella, una mia cara amica. Grazie per avermi reso partecipe di qualcosa che non conoscevo.

mercoledì 29 ottobre 2008

Wake me up when Octomber ends...



Lacrime di gioia, lacrime di inizio vita,
lacrime di una storia che è già finita,
lacrime di condanna, lacrime di capricci,
lacrime di sentimenti posticci.

Lacrime di un uomo lontano
di una donna che non amo,
lacrime di un dolore, forse, vero
di un amore assai sincero.

Gocce che cadono via, senza fermarsi
per un litigio, un taglio, o era solo commozione
si, ricordo, erano le parole di una canzone
me le ripetevi quasi senza bloccarti
perchè sapevi, oltre al piacere che avevo nel sentirti,
la voglia che ci mettevo nell'amarti.

Gocce e pianti, lacrime in serie
catalogate negli anni passati e in quelli a venire.
Lacrime per un ideale o per un semplice odore
le cipolle, si, erano il tuo atroce tormento
ma eri lo stesso bella in quel momento
e non riuscivo, neanche volendo,
a vedere le lacrime scendere copiose sul tuo mento.

Con la mano, quindi, le fermavo
bloccavo il tempo e ti guardavo,
io e te nell'universo solitario
niente lacrime, niente pianti, niente dolore
noi due insieme e basta
il resto erano solo parole...

lunedì 27 ottobre 2008

Solo per te...



Questo è il mio mese da psicanalisi ormai si è capito. E tutto ciò che ho scritto e postato in questi tempi lo dà a vedere. Anche il mio umorismo certe volte ha subito cambiamenti così come la mia testa, il mio modo di vestire e anche il mio modo di capire le cose. E' un periodo strano e bello. Intervallato da cose che non capisco o che non voglio accettare ma bello. Un periodo di dolci e amare conoscenze che continuano a succedersi continuamente. E ne sono felice. Per suggellare tutto ciò, indi, ho deciso di dedicare a tutti coloro che mi stanno cambiando l'esistenza un pensiero, una frase, un gesto affettuoso da un omone sempre triste ma sorridente.

"Grazie"

Grazie ad Antonietta e al suo "scusa", alla faccetta triste che è capace di fare in qualunque istante, grazie alla risata spontanea che c'è sempre dopo ogni mia battuta, grazie di non avermi voluto sposare d'altronde non sarei un così gran buon partito.

Grazie a Carmen e alla sua dolcezza, alla sua abilità alla guida che,forse, mi darà la voglia di riprendere quella maledetta macchina, grazie ai suoi occhi , certe volte smarriti, incanalati in pensieri lontani, grazie al suo sorriso sincero, vero, quasi perfetto, grazie per aver donato la felicità ad una persona che ho vicino. Molto vicino.

Grazie a Marina e alla sua goliardia, al suo essere sempre al centro della vicenda, al suo tenersi i segreti, alle sue canzoni da karaoke, al suo modo di palleggiare meglio del sottoscritto, al suo riuscire a metterti di buon'umore in due secondi.

Grazie a Checca per la sua voce, mai sentita una cosa del genere. E per essere vera così come si vede, grazie per aver accettato un abbraccio molto spesso rifiutato e grazie per sorridermi sempre, sempre, sempre. E grazie per quel suo sguardo certe volte assente, conosco gente che ci morirebbe per due occhi così.

Grazie a Francesca e al suo visino. Grazie alla sua mania per i completini, alla sua preveggenza per le partite, al suo studio incessante. Grazie ai suoi occhi innamorati, per i quali non poche poesie si potrebbero declamare. Grazie al suo amore sincero, ad un sentimento che è sempre più vero.

Grazie a Jo e alla sua casa. Il mio rifugio di emozioni. Grazie al fatto che c'è sempre quando ho bisogno di lei, al suo amore verso il Dylan e al suo sopportarmi sempre. Grazie perchè credi in quello che sono e in quello che sarò. Grazie perchè mi aiuti a riprendermi, come ho già detto, mentalmente, psicologicamente e fisicamente. Grazie soprattutto perchè mi capisci, e non è poco.

Grazie a Michele e Vincenzo per esserci quando devono esserci. Per le chiacchierate sulle panchine a notte fonda, per le risate in continuazione, per Vincenzo che certe volte si fissa sulle cose e diventa insopportabile, per Michele e la sua lunaticità che ti fa modificare ogni giornata sul suo umore. Grazie per i passaggi, i prestiti, le parole gentili(una ogni mille anni), grazie per quel considerarmi parte della vostra vita. E grazie anche perchè siete scemi almeno quanto lo sono io, ed è difficile trovare tre menti così affini.

E grazie anche a Lei, che è nei miei pensieri in ogni momento. Che è la mia musa, il mio tormento, la mia gioia, la mia tristezza, la mia speranza, il mio sconforto. Colei che è il mio ottimismo e il mio pessimismo al tempo stesso. Colei per cui vivo ogni giorno ormai. E colei a cui penso ogni attimo prima di andar a dormire. Colei che purtroppo adesso non c'è, ovvero non esiste. Lei è in ogni donna che incontro, in ogni viso che amo in quel minimo secondo di visione, in ogni personcina che, in questo momento, condivide il mio cammino. Un giorno la troverò comunque. O forse già l'ho trovata e neanche me ne sono accorto...

Ps: Ho rubato il logo di Friends perchè mi sembrava l'immagine più adatta.

venerdì 24 ottobre 2008

Destino non scritto

A grande richiesta di pubblico (va bè, più o meno), pubblico (bello il gioco di parole, nevvero?) la sceneggiatura di "Destino non scritto", la storia presentata all'ultima edizione di Lanciano nel Fumetto e che mi ha consentito di classificarmi in terza posizione!!! Potete immaginare la soddisfazione nel ricevere la tanto attesa telefonata da Luca Veronesi, il bravissimo organizzatore dell'evento, e nel vedere il proprio lavoro pubblicato su un book!
Spero che possa piacervi! buona lettura!!

P.S. COME AL SOLITO TROVATE L'INTERO FILE NEL LINK IN FONDO!

Destino non scritto - Tavola 1

1/2/3/4
Cominciamo con una quadrupla d’ambiente, che ci permette di calarci meglio nell’atmosfera della nostra storia. Ci troviamo in uno dei quartieri popolari di Ho Chi Minh, odierna capitale del Vietnam, in una calda giornata d’estate durante le ore centrali del pomeriggio. Inquadrata in campo lungo, la strada brulica di cinesi e vietnamiti dalla pelle arsa dal sole e dall’abbigliamento estivo tipicamente occidentale che, con aria oziosa, si attardano sui marciapiedi chiacchierando tra loro o entrando in uno dei tanti locali che si dispiegano ai bordi della via. Immerso tra la folla, al centro della strada, notiamo uno strano personaggio, che si muove verso di noi. L’uomo è un occidentale di mezza età dal fisico asciutto e slanciato, che indossa un lungo impermeabile nero stretto in vita, guanti in pelle, occhiali da sole scuri e un cappello a larghe tese che impediscono di distinguere i suoi lineamenti. Nonostante il suo abbigliamento sia in netto contrasto con quello degli abitanti del quartiere, nessuno sembra fare attenzione a questa strana figura che, con l’aria tranquilla di chi si sente perfettamente a suo agio, sembra avere uno scopo ben preciso per cui essere lì.
In alto al centro, titolo e crediti.

[Titolo: DESTINO NON SCRITTO]

Didascalia: Il problema non è la folla.

5
Puntiamo la nostra attenzione sul misterioso protagonista, inquadrandolo a figura intera e leggermente dal basso. L’uomo si muove verso il lettore con il passo misurato e l’aria di chi mantiene un fiero atteggiamento di distacco dalla realtà. (N.B. Anche se non riusciamo a scorgere sotto il suo impermeabile, tenere presente che, sulla gamba destra, attaccata alla cinta c’è un’enorme pistola che ritroveremo in seguito. Regolarsi quindi per l’eventuale forma che la pistola lascerà da sotto l’impermeabile).

Didascalia: Per quella mi basta chiudere gli occhi qualche secondo, e la folla scompare.

6
Zoomiamo sul nostro protagonista, soffermandoci sul primo piano del volto. Il cappello a larghe tese impedisce di distinguere nettamente i lineamenti del suo volto, nonostante la vicinanza ci permetta di scorgere le sue labbra sottili serrate in una smorfia di disgusto.

Didascalia: No, non è per tutto questo. Questo, in fondo, fa parte del mio mestiere.


file intero:

http://host.xzshare.com/?d=7A0B33851

scaricare il file è un pò complicato, lo so, ma il sito che uso di solito da ieri ha deciso di non funzionare più! Per scaricare la sceneggiatura dovete scrivere le tre cifre che trovate in basso sulla pagina, e cliccare su "submit"! Poi aspettate un minuto, e il gioco è fatto!

martedì 21 ottobre 2008

Da grande voglio fare...

L'Inviato di Lucignolo




Ta-ta-ta- ta-ra-tata- ta-ta-ta ta-ta(Suvvia, è ovvio che sia la sigla del suddetto programma no?)
“Buonasera ragazzi, siete pronti ad una nuova infornata di Topa made in Italy perfettamente cucinata dal vostro diijei (volutamente scritto male!) della notte preferito? Si? Avete chiuso la porta della vostra stanza a chiave? Si? Avete detto ai vostri genitori che dovevate studiare e non volete essere disturbati? Si? Allora questo è il vostro momento ragazzi. Cristallizzatevi. Dopo dieci e dico dieci minuti di pubblicità saremo qui per voi. E non cambiate canale che dopo facciamo le interrogazioni sugli spot e, a chi non sa niente, non facciamo vedere il servizio di Melita. Mi raccomando ragazzi, cristallizzatevi!”
(Pubblicità. Dieci intensi minuti di ogni spot pubblicitario possibile.)
“Rieccoci in onda ragazzi. Ehi ehi ehi, che entusiasmo, state attendendo il momento del primo servizio vero? Tocca a te Davideeeeeee.”
“Grazie per avermi dato la linea, Luci, siamo qui a Cuba dove, con i soldi di Mediaset, mi sono scroccato una vacanza completamente gratis, ovviamente nella suite imperiale dell’albergo più costoso di tutta Havana. Ovviamente con milioni di extra in nota spese”
“Ah ah ah…che lenza che sei, Davide!”
“Ho imparato da te, mio Luci. Ma non dimentichiamoci che siamo qui per qualcosa di importante. Un servizio di scottante attualità: “Ma le cubane, quando camminano in topless tutto il giorno, non hanno freddo?”. Via col filmato delle 264 interviste fatte alle ragazze più gnocche che abbiamo visto qui, ah Lucignolo, se fossi qui anche tu con noi!”
“Ma ci sono Davide, ci sono! Ehi se ci sono!”
“Ma sei onnipotente!!! Ma dove sei??”
“Sono il tuo cameraman, imbecille!”
“Vero, me lo ricordavo un po’ diverso prima el cameraman, ma da quanto sei qui?”
“Due giorni ragazzo!”
“E il precedente cine-operatore?”
“L’abbiamo lasciato in pasto al club delle ninfomani cubane!”
“Ah…che bella fine per un uomo!”
“Concordo ragazzo. E mi raccomando miei amici, comprate il diario di Lucignolo, la chitarra di Lucignolo, il rossetto di Lucignolo, il porta-cartine di Lucignolo,, la borsetta con spray al peperoncino di Lucignolo, le manette di Lucignolo e, dulcis in fundo, il vocabolario di Lucignolo per sapere sempre i termini più giovani che ci sono in questo mondo.”
“Luci, posso mandare il servizio che c’ho due cubane in camera che mi aspettano?”
“Ma certo che si, Davide!”
“Allora via col filmato, io vado a scolarmi anche un paio di bottiglie di champagne!”
“Ovviamente tutto sul conto Mediaset…che lenza!”
“Alla cortese attenzione del signor Piersilvio. Ah ah ah!”
“Ma anche lui è qui con noi!!!”
“Cosa? Dove? Perché?”
“Si! E’ il microfonista!!”
“Ah ah ah…lui si che è una vera lenza, è quasi peggio del papà!”
“Ma no…ce ne vuole per essere peggio del padre!!”
“Ah ah ah”
“Ah ah ah!”
Fine collegamento. Seguono due ore di topa non stop.

lunedì 20 ottobre 2008

Teatro - Psicologia spiccia da quattro soldi



Riassunto puntate precedenti: D si sente minacciato dal lieve cambiamento di F nei suoi confronti, ma più che altro si sente minacciato dalla suoneria del cellulare di F: la sigla di Pingu!

Terrore, raccapriccio e Orietta Berti. Tutto questo e molto altro al Saturday Night Live!!!!! Ehm…no, ho sbagliato, tutto questo a Teatro. No. Non intendevo che dovete andare a teatro. Intendevo che dovete continuare a leggere. Si. Leggere. E’ un’opera scritta questa, per diamine. No. Non intendo che la scrivo per Diamine. Non conosco nessuno co’ sto nome. Intendo solo che dovete restare e leggere questa commedia…dramma…opera…st’idiozia insomma. Non vi va mai bene niente!

D: Tò…dopo anni siamo di nuovo in onda!
F: Ci avranno considerati come a Biagi, Santoro e quell’altro li…come si chiama…Luttazzi!
D: Non so assolutamente di cosa parli.
F: Ma si. In fondo so sciocchezzuole. L’importante è essere ritornati!
D: Si, sono felice di questa nuova serie. Quando facevo la soap dicevo che avrei fatto due puntate a settimana, un suicidio. Ma ora scrivo quando me pare!
F: D…ma che stai dicendo?
D: Ehi, non mi dire che non ti ricordi la soap! Quel mega successone di livello mondiale!
F: D, amico mio, tu sei solo un personaggio di uno sceneggiato(insulso peraltro), non sei un autore.
D: Cosa? Scusa, ma io sono D! Che vuol dire Davide. L’ideatore di questo blog!
F: Seeee. Ed io sono Francesco, il co-admin bacucco. Ma dai! (La parola “bacucco” è stata aggiunta in post-produzione. Io, il signor F, non ho mai detto quel termine ma è solo un’idea dello sceneggiatore incapace. Con riguardo. Arrivederci) (Il termine “incapace” l’ho detto volutamente io!) (Mi dicono dalla regia che se non ritiro l’ “incapace” di poc’anzi mi cacciano dallo show e mi sostituiscono con Giucas Casella, indi, con rispetto, ritiro quel termine offensivo.) (Ovviamente devo riferire che, si, sono un “bacucco”.)
D: Fischia! Tutto sto bordello per un semplice “bacucco”?
F: Ehm…a che eravamo rimasti? Ah si. Tu non sei il luttazzi4ever. Sei solo una proiezione della sua mente!
D: Ma non è possibile! La sua mente proietta solo film porno. A tutte le ore.
F: E perché credi che quelle due biondone mezze gnude ci fissino da un’ora a sta parte? Eh?
D: Perché io so figo e tu hai la patta dei pantaloni aperta.
F: Esatto! Ehm…no, non è esatto. Ho la patta aperta da un’ora??
D: Certo che si!
F: E non potevi dirmelo.
D: Non me l’hai chiesto mica.
F: Questa è una di quelle cose che si dice senza far si che qualcuno te lo chieda prima.
D: Non credo di aver afferrato il concetto.
F: Siamo in due. Comunque tu sei D e basta.
D: Ma quindi non sono io che scrivo sta sceneggiatura?
F: Certo che no!
D: Evvai. Stavo quasi pensando di suicidarmi dopo sta puntata, non si è mai visto cosa peggiore di questa.
F: Ah no. Sicuro no. C’è qualcosa di peggio credo.
D: E cosa?
F: Che ne so…”Uomini e donne”?
D: Apprezzo la CULtura espressa!
F: Lucignolo?
D: Idem con patate più tette in quantità!
F: Studio Aperto?
D: Ha avvicinato orde di adolescenti alla visione del tg. Ovviamente dell’ultimo quarto d’ora.
F: E allora cosa c’è di peggio??
D: Uhm…diciamo Giucas Casella che cerca di ipnotizzare una gallina.
(Sulla scena appare, magicamente, Tonio Cartonio direttamente dal Fantabosco. Ah no. E’ Giucas Casella con una gallina in mano. Che tristezza. Era meglio Tonio a sto punto.)
GC: Ecco…ora ti addormenterai…quando lo dico io! Quando lo dico io!
F: AAAA! Vuole rubarmi il posto di lavoro, il marrano, io ti ammazzo. E perché tu hai due lettere ed io una??? Ah…vip da quattro soldi!!! Ti odio!!!!!!!
(F si scaglia su GC. D decide disordinatamente di destarsi destabilizzando donnine discinte.)
D: Non c’ho capito na mazza ma l’idea mi piace!

FINE PRIMA PARTE

domenica 19 ottobre 2008

I'm sad...so sad...



Possibile?

Possibile che mi innamori sempre dei casi più disperati? Della persona che meno di tutti è attratta dalla mia persona?
Possibile che, appeno vedo una missione impossibile, il mio cuore decide di partire senza sentire ragioni?
E sto lì, imbambolato a pensare a lei magari, per un bel pò di tempo nella giornata e magari anche prima di dormire, come primo pensiero al mattino e compagnia bella.
Ancora. Di nuovo. Innamorato di nuovo.
E, sempre, devo soffrirne. Forse è destino. Ce l'ho scritto tremendamente in fronte: "Uomo alla ricerca di personcina per la quale avere una cotta che porterà alla successiva tristezza da impossibilità della relazione". Se avessi una frase così scritta in fronte vorrebbe dire che ho una testa bella grande.
Si. Grandissima.
Capa Tosta si dice da queste parti. Una persona che non vuole sentire ragioni e va avanti sempre per la sua strada. Anche se sa che sta sbagliando.
Io di sbagli ne ho fatti parecchi nella vita e ne farò altri milioni. Non intendo iniziare da ora a vivere nel giusto.
Ma una cosa sola vorrei: finirla di innamorarmi di missioni impossibili!
Speriamo che si avveri sto desiderio...

Ps: Scusate la forma e il contenuto. Son parole scritte in velocità per cercare di mettere ordine nella mia mente.
Ovviamente non ci riuscirò ma è sempre bello provarci...
Ps2: La foto è quello che un giorno forse accadrà, troverò la mia Rachel. E poi Ross ci ha messo 8 anni per fidanzarsi con lei e altri 6 per rifidanzarsi seriamente con lei. C'è tempo per tutti!!!

sabato 18 ottobre 2008

Alone in the dark

Spero di non intromettermi troppo, se con questo post interrompo la creatività del mio prolifico co-admin, ma stasera avevo voglia di mettere "tutto" nero su bianco (anzi, più che altro bianco su nero) e così ho scritto di getto questo raccontino il cui titolo (che non c'entra niente col racconto...o forse sì??? :P ) è preso da un vecchio videogioco a cui giocavo da piccolo! Buona lettura!

ALONE IN THE DARK

Quella sera, quando Francesco entrò in casa, capì che era troppo tardi: lei era già passata.
Poteva sentire quell’odore inconfondibile permeare le stanze del suo appartamento, poteva notare tutti quei piccoli dettagli che lasciavano un’inconfondibile testimonianza del suo passaggio.
Francesco si chiese se non fosse troppo tardi, se ormai non fosse già tutto perduto. Completamente al buio, percorse il più velocemente possibile lo stretto corridoio che lo portava in camera sua, chiedendosi se anche questa volta avesse dimenticato qualcosa e se lei lo avesse battuto come riusciva a fare quasi sempre. Riepilogando mentalmente tutte le sue varie tappe della giornata, però, si rese conto che non aveva motivo di preoccuparsi. Questa volta era stato attento, scrupoloso, e nulla era stato lasciato a caso. Sì, ne era sicuro, lei questa volta non avrebbe potuto fregarlo. La sua fame di vittime da immolare all’idolo pagano che metodicamente venerava questa volta non sarebbe stata saziata, la sua furia sterminatrice non avrebbe alterato l’ordine delle cose. L’ordine delle sue cose.
Era una sporca faccenda, Francesco lo sapeva bene, e qualcuno doveva pur occuparsene. Ma, col passare del tempo, aveva spesso imparato che non tutto è come appare e che anche chi non sembra mai troppo pulito, in realtà dentro di sè nasconde sempre del buono. Ma per lei le cose erano diverse, non c’era mai una via di mezzo. Giusto o sbagliato, buono o cattivo, immacolato o marcio fino al midollo. E quando durante le sue spedizioni punitive il suo sguardo incrociava qualcosa di terribilmente putrido, nulla era più lo stesso. La sua era una vera e propria missione: un lavaggio del cervello, una pulizia dell’anima. Un’operazione che l’avrebbe vista vittoriosa, come sempre. Lei e il suo maledetto, voracissimo dio.
Francesco entrò in camera trafelato e, dopo una veloce occhiata, si sedette sul letto e si tranquillizzò. Nella sua stanza era tutto come quando era uscito. Lei non era passata, o, forse, era stata così abile da non lasciare tracce del suo passaggio. Aprì l’anta dell’armadio in cui si trovavano i maglioni, ma non mancava nulla. Sorrise, immaginando la sua faccia delusa quando aveva visto che tra i maglioni non c’era nulla da prendere. La vide muoversi freneticamente da un’anta all’altra in cerca di vittime da mietere, affamata come una belva che non riesce a catturare la sua preda. Francesco aprì il cassetto del pigiama e, proprio quando pensava di aver vinto la battaglia, si accorse che, anche quella volta, lei ce l’aveva fatta. Lei aveva vinto. Le era bastata una sua piccola dimenticanza, per poterlo colpire. Ricordandosi dello sbaglio commesso, Francesco capì di aver cantato vittoria troppo presto e, arrendendosi di fronte alla bravura della sua avversaria, non poté che ammettere di essere stato battuto.
Sconfitto e umiliato, Francesco si rassegnò a passare una notte con gli stessi indumenti del giorno e, preso il jeans che si era appena tolto, se lo rinfilò ringraziando mentalmente sua madre per aver messo in lavatrice il pantalone pulito del pigiama che aveva distrattamente lasciato sul letto

venerdì 17 ottobre 2008

Six Years...



Sei anni appresso ad un'illusione
ad un sorriso per un favore
ad un amore che era solo in me,
nella mia mente

Sei anni dedicati ad un'idea
ad un pensiero sfuggente e costante
ad un sentimento contrastante

Sei anni di sofferenze e scacrifici
di pianti e cicatrici
di opportunità mai sfruttate...

Sei anni per amare, capire, sognare
e poi odiare, lasciare, sperare
fino alla più degna conclusione
un rapporto che non era ne amicizia ne amore.
Sei anni...

E ci ricasco...

mercoledì 15 ottobre 2008

"Davide, tu non sai vivere"



Ecco. Questo pensiero mi è stato detto via google. Ovvero è un'altra delle superbe ricerche che portano il popolo internettiano su questi lidi, sul blog degli sgrittori. Richerche che continuano a farmi ancora più paura. Ormai la gente non cerca manco più il porno. Dove sta andando questo mondo? Dove?? E così, preoccupato e deluso, vi posto alcune delle nuove chiavi di ricerca usate dagli utenti di questo pazzo pazzo pazzo internetto:

"barbara palombini" - Oh mio Dio. Una volta si cercava Eva Henger! E' proprio vero che siamo in recessione!
"più colti del mondo" - Amico, hai sbagliato posto!
"spiare a mare" - Ah...i cari vecchi maniaci ci sono ancora! Almeno qualcuno regge ancora la bandiera...ecco, adesso mi accuseranno di doppi sensi vergognosi!
"blog djjurgen" - Oh...ma grazie per la considerazione! Molto onorato!
"emifero destro cervello" - Uhm...
"emifero destro sinistro" - Uhm doppio. In questo blog non capisco come ci possa essere quel "cervello" di cui parlano tutti. Mah..
"dj franz palinuro" - Diggi ma ti trasferisci e manco me lo dici?
"diggi biografia" - Si, e le opere cinematografiche? E i libri? Inizio a pensare di essere solo una spalla comica...
"foto dj diggi" - Ho paura dei risultati illustrati di codesta ricerca...uhm...rabbrividiamo!
"morte dj diggi" - "morto diggi" - Ah, mo capisco il perchè della biografia. La cercano postuma!
"max brody" - Toh...un intruso!
"mi vorresti suggerire sei numeri per il prossimo superenalotto" - E da domani anche io ricercherò cose tipo: "Mi vorresti dare il numero di telefono della Bellucci" o "Il codice segreto della combinazione della cassaforte di Berlusconi qual'è?".
"un momento de pantalone" - Questa non l'ho capita ma me piace un casino!
"ultim' ora paola" - Diggi, questi cercano te per mirare a Paola...attenzione!
"sfastriat traduzione" - Dal Davidelli 2009 è: Annoiato, scocciato.
"vorrei avere una voce" - Anche gli afoni ci seguono! Potremmo utilizzarlo come spot.
"ho sognato che ero fidanzato con una mia amica che vuol dire" - Sicuramente Google lo saprà!
"ho sognato che ero in cinta ed era stato il mio amico" - Uhm...possibile che si conoscano sti due? E poi...ma "incinta" una volta non si scriveva tutto attaccato?
"i guns n roses entrano in un caffè slash" - Diggi, hai fatto scuola!
"il bloggo degli sgrittori dj jurgen" - Ehi amici! Ci sono anche io! Me sento quasi la particella di sodio..
"davide ragazzina innamorata" - Ma certo che sono la tua ragazzina innamorata. Chiamami al mio numero privato, tesoro!
"forum capelli gelatinati" - Se esiste mi ci vado ad iscrivere di corsa!
E dulcis in fundo:
"giletti" - AAAAAAAAAAAAAAAAAAA! Per quale assurdo motivo una ricerca su quell'essere porta qui?? AAAAAAAAAAAAAAAA!

Quest'uomo è un Genio!


E secondo me il bimbo farà strada in futuro. Ma quanto è felice? E quanto è grande quell'uomino di nome Daniele quando ride? Ah...che mito.

lunedì 13 ottobre 2008

Facce ride!





E' una scelta. Da piccolo inziano a farti delle domande sul tuo futuro. Cosa diventerai da grande piccolino/a? Tralasciamo gli innumerevoli Zorro, l'astronauta e magari il pilota di aerei, la principessa(che, a dirla tutta, è un mestiere con i fiocchi!) o la veterinaia che sono, almeno credo secondo le mie conoscenze, ancora nei primi posti dei desideri dei bambini di oggi. Tralasciamoli perchè non ci servono. E togliamo anche i ballerini, i cantanti, i presentatori, gli impiegati con uno stipendio sicuro(e fra poco non pochi bambini spereranno di entrare in questa categoria), o magari i politici. Togliamoli. Troppo normali come mestieri o aspirazioni. Io da piccolo ne avevo altre. Tutte differenti o quasi. Ognuna mi ha accompagnato per un periodo più o meno lungo. Infatti ho iniziato con l'architetto, osannato dalla mia maestra delle elementari come il lavoro più adatto alla mia persona, poi sono passato al prete, verso le scuole medie quando ho constatato che il mio charme sulle ragazze durava il tempo di una puntura di spillo. Poi le superiori, ah, le superiori. Il luogo dove i ragazzi d'oggi si formano. E anche quelli di ieri, l'altroieri e ieri l'altro ancora. Un luogo dove si fanno le formazioni insomma. Infatti è risaputo che i Fantacalci scolastici sono quelli che si fanno in modo più cattivo e con il sangue agli occhi, ma non stiamo qui a divagare.
Ritorniamo al punto. Dicevo: le superiori. Un luogo dove finalmente una personcina di 14-15 anni inizia a cercare di pensare esclusivamente a modo suo. Così tanto a modo mio pensai che per due anni, e dico due, era difficile ,con i miei compagni di classe, intavolare una conversazione che durasse sui dieci minuti. Ero timido, molto timido. E pensare che alle elementari e alle medie ero uno dei più vivaci. L'architetto e il prete che erano in me si scontrarono lasciando spazio ad un essere del tutto simile ad un uomo ma senza l'uso della parola.
Al terzo anno mi riprendo leggermente e al quarto divento quel fluorilegio di idiozie che tutt'ora mi contraddistingue. Inizio a parlare, a dire ciò che penso, a fare tutte quelle battute che prima scrivevo o mi tenevo per me. Risultato: divento il comico, il Lenny Bruce della 4° e 5° F. Divento il Luttazzi de noartri. E me lo porto dietro.
Finisce la scuola e mi ritrovo senza amici, o quasi, qualcuno rimane ma dopo poco mi rendo conto che non erano quello che desideravo. Non erano quelli che vedevo nei telefilm diciamo. Nessuno era Joey e nessuno era Chandler. Erano solo persone che conoscevo e che mi sopportavano, punto e basta.
Poi la svolta, la conoscenza con due persone importanti che rientrano perfettamente nelle parti di Joey e Chandler e il consecutivo rafforzarsi di un'amicizia strana ma solida.
Ma sono andato fuori argomento. Parlavo del mio futuro. Vero. Il mio futuro, per puro caso, passa attraverso una soap opera. E quindi ritorniamo all'ultimo anno delle superiori. Una trentina di pagine di "sceneggiatura" sulle vicissitudini della mia classe raccontate dalla mia penna e dalla mia fantasia mi aprono un mondo, quello della scrittura. Inizio a scrivere un'altra soap opera. Ma su un forum. E ho un discreto successo, così importante per me, che mi porta a scriverne un'altra ancora, una specie di seconda stagione. E lì capisco. Voglio scrivere. Mettere su carta i miei pensieri e le mie facezie per donarle al mondo. Si. Ma il mondo non le vuole. Questo penso ,ogni tanto, per una sorta di cattiveria insita in "noi"(uah uah) scrittori(Uah uah uah uah uah uah uah) che non riusciamo ,certe volte, a vedere la bellezza delle nostre opere con i nostri occhi.
Ma si. Mi piace scrivere. E quando posso ci provo. Non dico che ci riesco ma me la cavo. A fasi alterne. E' più il periodo peggiore che quello migliore. Infatti il secondo ancora non si è visto. Comunque scrivo. Scrivo idiozie, tutti mi fanno complimenti. Provo allora a scrivere storie tristi: niente commenti. Scrivo sceneggiature divertenti o presunte tali: ancora complimenti. Scrivo poesie: niente. Timidi apprezzamenti e via.
Allora, penso tra me e me, faccio ridere. La gente ama il fatto che faccio ridere. Si. Mi piace. Allora farò sempre ridere. Quando usciamo, quando sto in compagnia, quando sto a casa, anche quando scrivo. Ridere ridere ridere. E' questo il mio ruolo nella società: sono una tenera bertuccia.
E non è male, lord signori, io sono qui per voi. Ho sempre odiato i clown, si mettono trucchi in faccia per mascherare la loro vera fisionomia, è inutile. La vera cosa che fa ridere siamo noi, con i nostri occhi normali, la nostra faccia normale, e le nostre espressioni e i nostri atteggiamenti. Io ci riesco a far ridere. Penso ad un ritmo di tre-quattro battute al minuto. O meglio: non così, a comando, basta solo che mi ci concentri un pò e ,pam, la battuta è servita! Sono utilissimo. Nelle cene con una ragazza che non conosci. Negli scontri con il capo dove lavori. Nelle uscite di gruppo, quando vedo che sono tutte coppiette e io sono lì, per addolcire la serata, almeno finchè non inizino tutti a limonare. Oppure in un pomeriggio d'autunno, triste e sconsolato, a dover usare le parole in modo appropriato, prima che succeda un casino, e magari riuscendo ad evitarlo così bene ma così bene che ho si salvato un'amicizia, ma mi sono rovinato, forse, qualcosa di meglio.
La bertuccia serve sempre. E non solo quando scrive o parla. Anche quando sta zitta, in un angolo a cincischiare con la sua mente. La bertuccia dà sicurezza ai timidi, gioia ai tristi e magari coraggio agli impauriti. La bertuccia è sempre lì. E' quell'amico che vedete ogni sera. Quello che dal primo all'ultimo minuto della serata è lì con voi, scherza con voi, vi fa ridere molto e bene. Vi dà la buonasera alla fine, sempre col sorriso, ma poi rimane da solo. Solo con le sue battute, magari anche usate più volte, eh si, mica si possono sempre sfornarne di nuove. E solo se ne andrà, a prendere un treno, a passeggiare piangendo per la città, a guardare le stelle, a sentirsi la persona più inutile del mondo, ad immaginare come sarebbe il mondo senza la sua inutile presenza. Quando incontrate sti tipi. Fermatevi un attimo. Guardate oltre i capelli alla beatles e lo sguardo da idiota. Guardate oltre. Guardateli negli occhi. Un "come stai" sincero e la vita sembrerà andare già meglio.

Messaggio a cura del Consiglio dei Ministri per il mantenimento e la sopravvivenza delle Bertuccie in Italia. Pubblicità Progresso.

Ovviamente l'immagine che presenta l'intervento non è mia. E ovviamente tutti i diritti riservati ai discendenti del compianto Schulz.

sabato 11 ottobre 2008

Autunno...



Giornate amare di un autunno qualsiasi
vedere amici andarsene sembra quasi normale
forse è il pensiero che mi fa star male
ma sento che non c'è più niente da dire.

I giorni sono passati ormai
li guardo da lontano, sono vicini:
mi sorridono, mi salutano, mi rincuorano,
forse stanno per ritornare o forse
mi staranno, solo, per abbandonare.

Giornate amare...

mercoledì 8 ottobre 2008

Perchè piangi? è il mascara...



Non vi preoccupate. Non è un'altra poesia sulla tristezza e la depressione e i dolori del mondo. Ma una ricerca effettuata su Google che ha portato il malcapitato ricercatore in codesto blog. Ma andiamo con ordine.

Da quanto ho installato, all'insaputa del mio co-admin, il Google Analytics mi diverto, ogni tanto, a leggere le chiavi di ricerca effettuate dai clienti del dannato WWW che portano a questo delizioso blog. Eccone alcune corredate da alcuni commenti:

"consigli su come passare l'estate imparando" - ovviamente non ne ha trovati qui. Non impariamo d'inverno figuriamoci d'estate.
cose da spia - si, quelle cose lì, il tacco che spara, la roba che usa quello lì, coso, 007...si...dove potrei trovarla? C'è un negozio specializzato via internet? Ho sempre voluto essere figo come lui!
ma quant'è bona l'uva fogarina - Questa è incommentabile.
film in prigione per scherzo ma loro fanno davvero - Sento odore di porno quasi. Mi puzza come cosa!
stong' a rot' - Come ti capisco caro collega...
tito faraci incapace - Io non l'ho mai detto eh! Eh! Eh! Non c'entro eh! Eh! Eh!
paola dove sei? - Caro Diggi, io mi preoccuperei!
"riuscitissimo scemeggiatore" - Co-admin, sei desiderato!
22 luglio morto diggi - Anche qui sei desiderato. Ma sotto terra!
come è la vita reale per gli attori di friends - Chissà se mangiano, parlano, scherzano e respirano come noi...ah...come vorrei saperlo!
come diventare super dj - Ecco...non ci mancava un Diggi normale. C'è uno che vuole diventare ancora peggio...ma dove sta andando il mondo?
avere voce graffiante - Grrrrrr! Grande ricerca...soprattutto in un blog con due esseri che hanno la voce a cartone animato!
dj diggi foto - Questo ragazzo è troppo richiesto!
buttafuori accoltellato davide - Ecco...io avrei preferito restare nell'anonimato!
pesce pericoloso - Uhm...non oso pensare cosa cercasse l'uomo che ha effettuato sta ricerca. Squali o altro?
fine di un matrimonio perchè finisce l'amore
- Allegria!!!!
cause che portano alla fine di un fidanzamento - Felicità!!!!
amore mio sono la ragazz di qst mondo più cont di averti - Gioia e incapacità nello scrivere!!!!

Chiudo qua per stavolta, ci sono qualche altro milione di ricerche che meritano di essere rese pubbliche ma la prima puntata già ha dato qualche chicca importante!

Ps: Il titolo è una ricerca favolosa. Credo lo userò come titolo per il mio primo libro!
Ps2: Caro Diggi, non è che aspetto i tuoi interventi per mettere i miei. Diciamo che è una coincidenza! E mi piace metterti in secondo piano!

La Gang Dei Diamanti



La Gang Dei Diamanti (Jack of Diamonds)
Cast: Carroll Baker, Joseph Cotten, Maurice Evans, Zsa zsa Gabor, George Hamilton, Alexander Hegarth, Chaz Hickman, Marie Laforet, Karl Lieffen, Lilli Palmer
Regia: Don Taylor
Sceneggiatura: Jack Dewitt, Sandy Howard
Data di uscita: 1967
Genere: Giallo

Aspiranti ladri professionisti o topi d’appartamento dell’ultima ora, la domanda è la seguente: può un uomo con una faccia all’incrocio tra Mr.Bean e Topo Gigio, un’aria da scemo e un sopracciglio inarcato come unico segno di espressione facciale essere uno dei ladri più abili della scena furfantesca mondiale? La risposta è sì. Perché ve l’assicuro, non è da tutti ascoltare l’ingegnoso piano di un capo che si chiama Asso fumando la stessa sigaretta da dieci minuti senza far cadere neanche il minimo accenno di cenere e camminando con l’aria di chi la sa lunga dentro un salone che è stato adibito a base segreta per l’organizzazione del colpo. Colpo che, detto tra noi, è di una difficoltà inenarrabile: bisogna svolazzare leggiadri come una farfalla per i tetti di una città non meglio identificata, mentre un complice aspetta con la macchina ferma in mezzo alla strada e il naso rivolto all’insù (nella speranza di passare inosservato, si intende) e mentre un’altra abile ladra che però anni prima aveva avuto una crisi di Parkinson durante l’ultimo colpo sta dietro a guardarci le spalle nel caso qualcosa vada per il verso sbagliato. Poi, finita la fase “svolazzante” viene il difficile: bisogna calarsi lungo un non meglio identificato condotto di aereazione, aprire la grata che permette di accedere all’edificio, accendere una torcia elettrica da puntare contro delle lampadine da 50 watt ( che, secondo lo sceneggiatore, avrebbero dovuto fungere da raggi infrarossi), eludere il reparto di sorveglianza (costituito da sei gendarmi imbecilli che si trovano tutti nella stessa stanza mangiando placidamente pasta asciutta e bevendo del buon vino rosso), aprire la cassaforte auscultando a orecchio la sua combinazione, entrare in una stanza in cui dover indossare degli sci da fondo ristretti per impedire a dei sofisticatissimi sensori di percepire il peso del nostro abilissimo rapinatore, entrare nella stanza dove si trova la collana, disattivare la videocamera di sorveglianza (stranamente non puntata contro la porta) e fuggire col bottino senza far suonare l’allarme. Il tutto ovviamente indossando un costumino alla Diabolik che lascia scoperto solo il viso (sempre per passare inosservati, mi sembra giusto ricordarlo) tra il Topo Gigio e il Mr.Bean.
(ah, dimenticavo, visto che in questo film non si sono fatti mancare nulla, per aumentare il pathos in queste scene è stato inserito un montaggio alternato in cui viene inquadrato l’ufficio del capo della polizia che mostra delle foto segnaletiche a una donna appena rapinata: “signora, è questo il nostro uomo?” e la signora, ridendo e guardando la foto del nostro imbecille immortalato mentre si aggirava furtivo per le stanze della villa della donna, ammette: “oh, sì, è proprio lui! Me lo ricordo perché mi ha colpito la sua bellezza).
Ma il nostro uomo, come accennato un po’ più su, non è un ladro qualsiasi, no, lui è IL ladro per eccellenza (aggiungiamo, per dovere di cronaca, che oltre ad essere uno dei migliori furfanti in circolazione, lui è uno con un sex appeal da rimanerci secchi e una spaventosa sicurezza di sé). Il suo volto, allo spasmo per la tensione e la concentrazione, è tutto un fiorire di sudore e di sopracciglia inarcate. Non sa se ce la farà, è davvero un piano in cui nulla può andare storto. Ma cosa dovrebbe andare storto ad un cretino con una tuta da mimo, la faccia da scemo, dei mezzi sci da foca ai piedi e una complice sul tetto che ha la fermezza di mani pari a quella di una buccia di banana? Potrebbe, per esempio, succedere che il suddetto cretino faccia scattare l’allarme, in un colpo di scena senza eguali. Così, dopo una rocambolesca fuga (con i gendarmi che, dopo aver sentito l’allarme, stanno a guardarsi per circa un paio di minuti per chiedersi cosa MAI possa essere successo), l’uomo fa esplodere la grata da cui era entrato (ricordiamo che per aprire la grata la prima volta era stata sufficiente una semplice forcina per capelli, mentre ora, a quanto pare, è necessaria quasi una Molotov) e risale lungo la corda da cui si era calato poco tempo prima. La complice, che ovviamente lo stava aspettando sul tetto per dargli una mano nel caso in cui qualcosa fosse andato storto, non appena sente l’allarme, si dà alla fuga, lasciando il nostro imbecille da solo tra i tetti. Ma attenzione, qui entra in scena un personaggio che in teoria doveva essere solo marginale ma che, visto lo spessore psicologico che lo delinea, decide di diventare il fulcro di tutta la vicenda. Stiamo parlando ovviamente di Asso, il capo del nostro ladro preferito, chiamato Asso non per la sua abilità nel giocare a poker ma per la sua innata scaltrezza: il nostro Asso, infatti, sentito l’allarme, capisce subito che c’è qualcosa che non va e decide di aggirarsi tranquillamente tra i tetti, le mani infilate nell’impermeabile e il suo inconfondibile aplomb inglese. Così, quando la polizia punta un bel faro da circo sull’edificio, a spuntare tra i gargoyles c’è proprio lui, Asso, che guarda in giù con la faccia più casta del mondo pensando: “ops, mi sa che mi hanno visto”. Nel frattempo il nostro eroe (che ha eluso la sorveglianza aggrappandosi con una sola mano al cornicione, facendo ricorso alla sua indomita forza e al suo sopracciglio sempre più inarcato) ha raggiunto la sua complice, l’ha ringraziata con un bacio appassionato per essere fuggita (si sa, il nostro eroe non sa resistere al fascino femminile) e si è dato alla fuga ridendosela con la ragazza e dimenticandosi completamente del suo capo, che intanto era stato arrestato.
Ma ne siamo proprio sicuri? In teoria dovrebbe essere così, ma il nostro capolavoro del cinema mondiale ha in serbo un’altra, grossa sorpresa per noi: il prode regista, infatti, sposta la scena nell’ufficio del capo della polizia, dove si svolge un’interessante conversazione tra il capo della polizia e il nostro Asso. I due sorridono e bevono insieme, ridendo felici e spensierati e gettandosi ogni tanto frecciatine sui loro rispettivi ruoli di guardie e ladri. Ma cosa succede?, pensa l’ignaro spettatore, sempre più confuso e ignaro. Il regista intanto decide di dimostrarci che con il montaggio alternato non è secondo a nessuno e così, di punto in bianco, sposta la scena nel covo segreto dei ladri, dove il ladro più bravo del mondo (ebbene sì, sempre lui con il suo sopracciglio inarcato), rivela serafico alla sua complice la geniale idea che gli è venuta in mente per ottenere la liberazione di Asso (quale liberazione, pensa sempre l’ignaro spettatore, visto che Asso è nell’ufficio del capo della polizia a sbevazzare goliardicamente?): restituire tutto il malloppo accumulato in anni e anni di onorata e fruttuosa carriera ladresca. Così torniamo nell’ufficio del capo in cui il nostro eroe, soddisfatto come non mai, mostra al poliziotto i vari frutti del suo lavoro e si offre, insieme alla sua complice, di restituire tutte le varie collane un tempo sostituite con dei falsi d’autore. Il capo della polizia, sbalordito, acconsente e così, in un’esilarante (almeno secondo le intenzioni) scena, i nostri due – ormai innamorati persi – novelli Diabolik ed Eva Kant fanno tornare al loro posto collane, gioielli e accessori vari, riprendendosi i falsi con cui li avevano sostituiti al momento della rapina.
Alla fine, i nostri tre ladri, ormai senza più una lira e completamente al verde, si ritrovano nel salone della casa adibita come rifugio segreto e, ridendosela come dei borderline che non si rendono conto di ciò che hanno appena fatto, spengono le luci e si ritirano dalla loro leggendaria e intramontabile carriera.
Fine.

Dite la verità, un film così l’avreste voluto vedere anche voi, nevvero? Lo so, lo so, ma per ora questa fortuna è toccata a Me, Paola e la buona Anja (scesa dalle nordiche Marche solo per poter fruire quest’incommensurabile opera cinematografica insieme a noi). Credo sia superfluo ribadire il turbinio di emozioni che questo film così abilmente sceneggiato, diretto e interpretato (su tutti spicca il nome del camaleontico George Hamilton, impagabile attore e interprete di un ruolo evidentemente fatto suo) suscita nello spettatore, anche perché molto spesso le parole sono inutili, di fronte a capolavori di siffatto lignaggio. E’ per questo che sbalorditi ed estasiati, ci auguriamo che tutti voi possiate recuperare La Gang Dei Diamanti in versione integrale, per poterlo guardare insieme ai vostri amici e passare un sano pomeriggio di allegria, capendo come NON deve essere assolutamente scritto un fim.

giovedì 2 ottobre 2008

Termini style!



Mi piace la stazione di Roma. E' qualcosa che ho dentro che mi fa amare quel posto. La gente. La folla di gente che normalmente mi fa paura, in quello spazio mi sembra una grande orchestra. Ovviamente ognuno con il proprio compito. E lì, tra un addetto con la sua miniauto spazzatrice, un poliziotto intento ad osservare i passanti, una timida ragazza che ti guarda negli occhi e arrossisce al tuo sguardo, un signore anziano che sacramenta davanti al quadro delle partenze e tanti altri ancora, trovi la pace. Semplice e pura. E riesci quasi a sopportare alcuni prezzi vergognosi, il pagamento per usare la toilette, il dolore al piede che ti fa perdere i sensi quasi quando cammini, i pensieri confusi di una vita strana in testa.
Mi piace la stazione di Roma perchè è tanta. Nel giusto. Non ho mai visto la stazione di Milano ma so che Termini è un posto vero, divertente, pulito pure, il posto perfetto per pensare. Perchè anche in mezzo alla folla si riesce a pensare, ad isolarsi.
Il mio obiettivo è trovare un lavoro lì, so che alla lunga potrebbe stancare ma mi piace quel posto, è tutto e niente, è un arrivo, una partenza o una sosta veloce. Termini è qualcosa di magnifico e orribile. E',forse, la vera metafora della vita.

Eh si...stavolta l'ho detta proprio grossa.

Ps: Un altro motivo per amare Termini? I fumetti vecchi. Ce ne stanno a milioni.
Ps2: E soprattutto leggere prima che arrivi il tuo treno. E anche quando sei sul treno. Prossimamente: recensione del primo libro di Rocco Tanica. Letto tutto in un dì.