giovedì 11 novembre 2010

Il vento soffia


La sera prima era stata un continuo di pianti e passione, dolore e amore mischiato insieme. Libero ora dorme sul letto, non saprà neanche come ha fatto ad arrivarci. Chiara si è appena ridestata e osserva il suo viso, che riposa beato. Le lacrime già iniziano ad uscire ma le ricaccia indietro con forza di volontà. Si alza e va' verso la cucina, inizia a preparare la colazione. Mette il caffè sul fuoco, infarcisce di nutella un paio di cornetti. E aggiunge molto zucchero al suo latte. Una prima colazione sicuramente dolce, ma che si prospetta amara per entrambi. Libero si sveglia più tardi, saranno state le 12 o giù di lì. Si alza di soprassalto, si riveste in fretta e furia e si acquieta solo quando la vede, ancora seduta accanto al tavolo della cucina, mentre legge una rivista che, proprio in quel momento, non le interessa affatto. Libero si avvicina, le sorride, lei ricambia, gli fa cenno di sedersi. Lui inizia a parlare.
"Ieri sera è stato bellissimo, è stato meraviglioso. Non so cosa succederà adesso ma io so di amarti. E ogni giorno che passa mi sento sempre più uomo zerbino." - dice, con l'orgoglio sotto i piedi.
"Non è vero. Non lo sei. Sono io che ti ho mentito, io che ti ho rovinato la vita, io che non ti dovevo incontrare. Ti dovevo parlare di tutto già da prima, io che non ce la faccio a vederti andare via." - risponde lei, e ricomincia a piangere.
"Ormai è successo, e sappiamo entrambi che non riusciremo a lasciarci. Questo sentimento che provi per lui è reale? E' forte come il nostro? E' come quello che provo io per te? Come quando ti vedo e il cuore mi scoppia in petto, come quando ti avvicini e il mio corpo si dimentica tutti i dolori e riacquista nuova vita, come quanto ti bacio e mi dimentico tutto. E' così, il tuo amore per lui?" - si alza, un po' arrabbiato.
"Libero, io mi sposo." - e abbassa la testa, come la sera prima, ancora più distrutta.
Libero la guarda, prova a dire qualcosa ma non riesce più a parlare. Tutto quello che era successo la sera prima è stato cancellato da tre semplici parole: "io mi sposo". Un dolore lancinante colpisce il suo petto, non è infarto, non è fisico, è psicologico. E' il rumore di un amore che si conclude, di un sentimento che si spezza. Libero prende le sue cose, controlla di non aver dimenticato alcunchè, e si dirige verso l'uscita. La guarda, per l'ultima volta si promette, e sbatte la porta. Scende le scale piano piano per paura di cadere, non è al cento per cento della forma in quell'istante, esce in strada e va' verso casa. Piangendo. Soffrendo. Con il cuore ormai distrutto.

Chiara è rimasta ancora seduta. La rivista, sotto la sua testa, è diventata un contenitore per le sue lacrime. Distrutta, decide di alzarsi, e continuare la disperazione sul letto. Proprio in quell'istante, Marco chiama.
"Piccola, dove sei?"
"A casa." - si sforza di non piangere.
"Ma che cos'hai? Sai che me ne accorgo subito quando stai male!"
"No, non ti preoccupare. E' l'emozione per ieri sera." - mente.
"E certo che voglio preoccuparmi. E' lo sport che mi sono scelto di fare finchè non muoio. Vengo subito da te, piccola. Resisti." - e stacca. Marco non sa e non dovrà mai sapere. A meno che Libero non decida di vendicarsi un giorno. Ma non è da lui, anche se nessuno può mai immaginare, cosa può fare un uomo distrutto per amore.

(Ora)

Libero si risveglia. Sono già le sette. Sa che deve prendere il treno prima che sia troppo tardi. Non deve andare lontano, questo è certo, e di convogli per la sua destinazione ne passano a decine in un'ora, ma non vuole far attendere troppo chi lo aspetta. Si veste, fa colazione, e si lava i denti in neanche dieci minuti. Inizia la sua camminata verso la stazione, zoppicando. Ha avuto qualche problema il pomeriggio prima nella partita di calcetto effettuata. Ha iniziato a giocare, Libero. E' cambiato, non si sa se in meglio o in peggio, ma qualcosa in lui si è smosso. E' sempre un accanito lettore, ma ora è meno timido, meno triste a prescindere, più aperto con la gente. Ha deciso, sotto consiglio degli amici che l'avevano sempre chiamato, di iniziare a giocare a calcetto come una sfida contro se stesso. Non sapeva di essere così bravo, o quantomeno non incredibilmente scarso. Poi ha capito che quello sport i suoi strascichi li lascia, non passa una settimana in cui non si faccia male in qualche punto del corpo, ma ciò lo aiuta a sentirsi vivo.
La stazione dista ormai solo cento metri. Libero tira fuori l'abbonamento, casomai qualche controllore decidesse di lavorare proprio quella mattina, e si dirige al binario numero 3. Appena risaliti i gradini del sottopassaggio si blocca. Si ferma. Ricorda.

(Ora)(L'evento si svolge contemporaneamente a quello di Libero)
Chiara si sveglia prima che suonasse il promemoria del suo cellulare. Lo spegne. Si dirige verso la cucina per mangiare qualcosa prima di andare via. E' bella Chiara, forse ancora più di prima. Ha qualcosa dentro di lei che sta crescendo, e lo sa bene. Sarà da un paio di mesi. Chiara dovrebbe essere felice e lo è, per la creaura che porta con se. Ma non per Marco. Lo ama, quello è certo, e lui ama alla follia lei, ma sente che lo sta tradendo. Ogni giorno. Anche se non è vero. Almeno non fisicamente.
Chiara ripensa a Libero da quando è incinta, a come sarebbe stato il mondo se il padre di quel bambino fosse stato lui. Ma niente. La vita ha deciso altrimenti, lei ha deciso altrimenti. La colpa è stata solo sua. "La colpa", questo pensa Chiara. "La colpa". E' convinta di aver sbagliato, di aver puntato sul cavallo più comodo, quello più quotato. Quello con un lavoro stabile, quello che viene a lavorare, finalmente, accanto a lei in una succursale della sua azienda newyorkese. Quello che le trova anche il posto di lavoro, come segretaria, nel suo studio. Quello, insomma, che sceglierebbero tutte quelle che vogliono al più presto accasarsi. Ma che non amano. Chiara lo ama, lo sa, ne è convinta. E sa che dietro al manager importante c'è un uomo simpatico, estroverso, amabile e irresistibile. Ed è convinta che sarà felice con lui, ma non sa perchè non lo riesce ad essere da adesso. Oggi, comunque, deve andare da sua madre. Marco non c'è e quindi il treno è l'unica soluzione. Si veste, in modo casto ma seducente, come ogni donna sa fare. Ed esce in strada.
La stazione non è così lontana, Chiara si svaga osservando qualcosa per i negozi, quando si ricorda che il primo treno è a solo due minuti. Inizia a camminare un po' più velocemente ma il tacco si incastra in una grata. Ci mette poco a liberarsi, quel tanto che basta per lasciar andar via il treno e trovare il prossimo. Binario 3.

Libero l'ha vista, e la guarda come se fosse un miraggio, un dono del cielo. Chiara, in quel medesimo istante, si gira e lo osserva. E' proprio come se lo ricordava: bello, con quel viso che potrebbe far risollevare il morale a chiunque e soprattutto vero, reale.Uguale alla copia spiccicata che tormenta i suoi pensieri. Lui le si avvicina. Non sa cosa dire. Lei, di par suo, è nella stessa medesima situazione.

"Ciao" - le dice
"Ciao" - risponde lei
"Che treno passa?" - chiede
"Il Piedimonte" - risponde.

Ognuno dei due volge la testa in una diversa direzione del binario, come in attesa di un treno che non esiste e che arriva da entrambi i fronti. Il vento soffia su di loro e sul loro sentimento antico, e lo porta via. Dove non ritornerà più.
(6 - FINE)

(Nota dell'autore: A chi è piaciuto, che me lo dica così me la credo. A chi invece non è piaciuto, che me lo dica ancora più forte, che così mi intristisco, ma ne son felice. Perchè significa sempre che lo avete letto. Buona lettura a Diggi, invece, che son sicuro che non ha neanche iniziato a leggiucchiarlo. E grazie, in anticipo.)

(Prima Puntata)
(Seconda Puntata)
(Terza Puntata)
(Quarta Puntata)
(Quinta Puntata)

1 commento:

Carmensì ha detto...

Uffi cattivo, mi hai fatto piangere!Naturalmente scherzo sul fatto del cattivo!Che storia.Bella veramente, mi dispiace tanto per libero.Uffi sono troppo emotiva e mi immedesimo troppo...
complimenti.

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