venerdì 22 maggio 2009

Un attimo e via



Salve a tutti. Mi chiamo Davide, ho 22 anni e faccio lo scrittore. Si, lo so, è una parola grossa, grossissima. Lo scrittore è un mestiere strano. Tutti lo siamo. Tutti scriviamo, chi più e chi meno. Per essere considerati effettivamente tali però ce ne vuole. Bisogna avere un editore, un contratto, o almeno un libro in vendita, un progetto, una storia da raccontare. Non sono "scrittori" certificati quelli che scrivono sui social network o su messenger. Non sono "scrittori" quello che scrivono sui blog anche se, da un po' di tempo a questa parte, molti blogger sono diventati importanti dato che facevano qualcosa che ormai nessuno fa: dicevano ciò che pensavano. Senza problemi. Senza censure. Ma non è di questo che vi voglio parlare. Sono uno scrittore no? Ho qualcosa da dirvi, sicuramente. Non è che butto parole a caso sperando di azzeccare qualche pensiero. In napoletano si dice "incarrare". Rende perfettamente l'idea.

Dicevo che ho 22 anni e scrivo. E' qualcosa che và contro il mio volere alcune volte, cioè non è che voglio farlo assolutamente, ma è la mia stessa fantasia che lo reclama. Lei mi dà gli imput, lavora al posto mio e certe volte mi ritrovo a scrivere sottoforma di trance perchè è lei che elabora, è lei che crea, è lei che è viva. Io sono soltanto l'involucro. Una persona come tutte le altre con i suoi problemi e i suoi pregi, e i suoi difetti, e i suoi pensieri sulla vita e su quello che ci aspetta. Principalmente sono una persona che ha paura. Come tutti, d'altronde, ma ha paura. E che si lamenta sempre. Giusto. Un mio caro amico me lo dice sempre. Adoro lamentarmi. Adoro sentirmi male, adoro stare al centro dell'attenzione. Quanto lo adoro. E' forse il destino di ogni ragazzo che ama stare in mezzo alla gente e farla sentire al suo agio. E' forse il destino di ogni ragazzo che non ha vissuto quella che si può definire una bella infanzia. E' forse il destino solo mio. Magari.

Che adoro lamentarmi è assodato. Ogni uomo o donna o bambino adora, quando sta male, sentirsi protetti, coccolati, curati. E' il caso del padre di famiglia che, per una volta, vuole che sia trattato come un re. Succede a tutte le famiglie. E' normale che sia così. Nel momento del bisogno si cerca il contatto altrui. Ma io lo cerco sempre, forse sono anche un po' petulante oltre che odioso. Io. Io che condivido la mia vita, da qualche mese, con un essere femminile che ne ha passate molte ma molte ma molte più di me. E resta sempre in piedi. Puoi scalfirla, rovinarla, insultarla, abbatterla, ma lei resta sempre in piedi. Ha una forza d'animo che non sa neanche di avere. Vive perchè sa che sarà felice. Vive perchè adesso sente che è felice. E ad ogni botta va avanti e ricomincia. Non so come faccia, forse so cosa l'ha portata ad essere così e sempre più mi meraviglio per la sua tenacia. Adoro lamentarmi. Anche con lei. Cioè non mi lamento di lei, è meravigliosa, mi sfogo con lei. Butto su di lei i miei malumori e poi, non so come faccia, li fà diventare, in parte, suoi. Credo abbia dei superpoteri. Non so. O forse è solo piena d'amore, chissà.

Ho tristezza dentro di me. Tanta. Forse troppa. Ma ho 22 anni. Lo so. E' normale. E' il passaggio dall'adolescenza all'età adulta, dicono. Adulto. E' una parola troppo grande per il sottoscritto, non so se lo sarò, effettivamente, mai. Adulto. Bella esperienza. Adulto è chi insegna alle altre generazioni ciò che sà o è chi ha dimenticato cosa vuol dire essere giovani? O tutte e due le cose? Ogni tanto questo vedo nei genitori. Qualcuno che cerca di insegnarti la vita dimenticando quando erano loro al tuo posto. E di quanto potevano soffrire al tuo posto, e di quanto stavano male quando non potevano uscire, o per un amore finito, o per qualcosa che non è mai iniziato. La memoria fa brutti scherzi. Molto brutti. A volte ci cancella parte della vita. Che poi siamo noi che ce la scordiamo. Con i nostri pensieri, i nostri cambi continui della necessità della vita. Quando siamo giovani il nostro unico scopo è trovarci degli amici, divertirci, avere una persona che ci ami per ciò che siamo. Ma poi andiamo avanti e cambiamo. Cambiamo nelle scelte, nelle amicizie, negli amori, nel lavoro e nelle paure. Nell'adolescenza abbiamo paura dei mostri, alcune volte di non tradire la fiducia dei nostri genitori, altre dei professori, altre ancora di non piacere agli altri. Poi cresciamo. E abbiamo paura di tutto. Ma niente di fantastico o meraviglioso. I mostri non esistono più, ci basta la gente comune. I genitori invecchiano e ci lasciano un pò stare prima della fine. Ora siamo nel mondo normale. E abbiamo paura.

La parte più brutta nell'ingresso in quel limbo che è l'università, il lavoro, la vita, l'amore, gli impegni è la continua paura di non farcela unito a quel bisogno immane che, nella società moderna, abbiamo tutti: i liquidi. Il denaro, i soldi, gli euri o come si chiamano chiamano. Tutti ne abbiamo bisogno, tutti non ne possiamo fare a meno. E' il mondo e così ce lo dobbiamo tenere. Giusto o sbagliato che sia. Perchè non possiamo fare assolutamente niente per cambiarlo. Ormai siamo programmati per un unico obiettivo: il denaro. E quello ricerchiamo in ogni ambito, in ogni momento, in ogni parte del mondo in cui ci troviamo.
E senza ne moriamo. Perchè così è. Viviamo per fare soldi e certe volte, anche senza rendercene conto, cerchiamo di averne sempre di più per soddisfare i nostri vizi, le nostre manie e anche quei bisogni necessari quali sono mangiare e bere. Ma effettivamente abbiamo bisogno di tutto il resto? Abbiamo bisogno del contorno? Badate bene che non sto facendo il moralista. State leggendo un manoscritto di un individuo che colleziona carta, che ha un computer portatile, un ipod, quattro televisori in un appartemento condominiale e altre mille cose. Che ha i suoi sfizi, e i suoi vizi. E ci sta male quasi perchè ce li ha. Perchè la mazzata che ho preso, da cinque mesi a questa parte, mi fa sentire colpevole forse di qualcosa a cui non ho colpa. Ma la sento, e mi attanaglia. Mi sembra di vivere stretto in una morsa. E non riesco ad apprezzare il gusto pieno di ciò che ho e che mi circonda. Rovino un amore, delle amicize pluriennali, dei sentimenti, delle serate perchè io sto male e non riesco a parlarne con chi dovrei parlarne. Ma son fatto così. Prendere o lasciare. Chi mi capisce è bravo, chi mi conosce lo sa, vivo per far ridere ma certe volte non ne ho assolutamente voglia. Vivo per scrivere, perchè sì mi piace, ma, certe volte, non ne ho assolutamente voglia. Vivo per amare e, per fortuna, di questo ne ho sempre voglia. Ma forse non mi basta. Voglio alzarmi un giorno e sentire, detto da me stesso, che non sono inutile. Che un altro giorno è cominciato ma io servo a qualcosa in questo meccanismo. Detto da me stesso. Perchè so che la mia ragazza lo dirà, perchè so che alcuni miei amici lo diranno, perchè so che, forse, anche il mio cane me lo farà capire, ma voglio che me lo dica da solo. E non ci riesco, perchè ho colpa di tutto ciò che va male, per me medesimo ovviamente. E non voglio neanche cercare di riparare. Sono un caso perso.

Il post è personale e lungo. Ho cambiato mille volte modo di parlare perchè il flusso di pensieri cambiava ad ogni attimo. Se non ci si capisce niente forse è voluto. Se avete capito è perchè già mi conoscete. Se lo capirete piano piano significa che state imparando a conoscermi.

12 commenti:

DjJurgen ha detto...

Mi è piaciuta molto l'ultima parte, quella in cui dici che devi essere tu a dirti di valere qualcosa...è sempre così, nel bene e nel male...fin quando non saremo noi a capirlo, nessuno potrà mai convincerci del tutto...

DjJurgen ha detto...

Ah, e poi concordo con il tuo amico sul fatto che ti lamenti sempre! :P

MaxBrody ha detto...

Caro Davide, benvenuto nel Club di quelli che hanno l'autostima sotto i piedi! (il famoso Q.A.S.P.)

Credo che pesi molto il giudizio degli altri; della gente ma, soprattutto, dei nostri cari. Abbiamo bisogno di sapere che loro hanno una buona opinione di noi e di quello che facciamo, per andare avanti... ma non ne siamo mai certi... e ci blocchiamo... perchè siamo anche degli inguaribili testoni, e non vogliamo convincerci delle nostre possibilità finchè qualcuno non ce lo fa capire chiaro e tondo...

noto che la questione ritorna spesso nell'ultimo periodo... che dirti, spero che finisca presto ;-) (di solito, chi ha scarsa stima di sè, è bravo a rincuorare gli altri)

P.S.:vale pure per Dj, senza sovrapprezzo ;-D

DjJurgen ha detto...

Se,se, tu commenti solo i post di Lutty e quelli miei non li commenti mai! :(
Vuoi più bene a lui che a me! uffa!! :(

:P

luttazzi4ever ha detto...

Vuole più bene a me perchè io gli dò i biscotti! Cicca cicca!

E comunque, sior Max, il problema è che io ho qualcuno che me lo fa capire fino a fondo. Ma io non me ne convinco lo stesso. Devo convincermene io da solo. Per esempio: di alcune cose che ho scritto vado fierissimo. Tipo alcune puntate della soap. Alcune, non tutte. Lì, quando le rileggo, vedo l'autore, lo scrittore, lo sceneggiatore, il comico. Ma in molto altro vedo solo un ragazzo che cerca di scrivere ma senza successo.

Or mi trovo con i risultati del concorso di scrittura rimandati a Settembre(come a scuola) e con il racconto "Giallo" che, a me personalmente, piace parecchio. E spero con tutta la forza del mondo che piaccia anche ad altri. Soprattutto ai giudici.

Un giorno cammineremo a testa alta sicuri di noi. Sisi.

MaxBrody ha detto...

Hai partecipato ad un concorso, è già una cosa di cui andare fieri ;-) E tu stesso dici che questo problema che hai è solo parziale... allora è vero che stai sempre a lamentarti!!

(visto, Dj, che sono dalla tua parte? Io non ti ignoro mai, tranne quando leggo i tuoi post!)

@Dj:tu sei giovane, alto, bello, snello, con quella barbetta un po' così...hai una spumeggiante carriera da sceneggiatore davanti.. che ti devo dire? Rovinati l'esistenza pure tu, egoista! :-D

DjJurgen ha detto...

Max, lo vedi che ho ragione quando dico che non fa altro che lamentarsi? E' un lamentoso, altrochè...
E io non sono nè alto nè bello nè snello...anzi, ultimamente ho messo su una mezza panzetta che non mi fa proprio onore...
va bè, per la spumeggiante carriera da sceneggiatore vedremo...secondo me l'unica spuma con cui avrò a che fare sarà quella della birra durante le mie serate da alcolista disoccupato! :D

Colei che... ha detto...

Ciao Lutty! :) Mi è piaciuto il post, ma devo darti una "brutta" notizia: 22 anni non è "il passaggio all'età adulta": magari non ti piacerà sentirtelo dire, ma... sei già adulto!! ;) Spero di non averti spaventato, era per fartelo sapere... :P Un bacione!

luttazzi4ever ha detto...

Signorina Colei! Che piacere ritrovarti! E comunque lo so che sarei ben adulto da 4 anni ma non mi ci considererò mai credo. Indi ogni anno lo vedo come quello che mi porterà ad esserlo. Ma non accadrà mai.

Uah Uah Uah!

Colei che... ha detto...

Ovviamente non parlavo di età anagrafica... si può essere adulti anche a 16 anni, o meno. ;)
Può sembrare, come tu credi, che si è adulti solo quando si "decide" di esserlo, o si "crede" di esserlo... Io penso che l'adultità (come la chiamava Mafalda, anche se in seso spregiativo)è una condizione dell'essere che arriva quando si comincia ad entrare in un nuovo modo di pensare... quando si capisce che c'è qualcosa da qualche parte ma che non si sa cosè, o si sente di far parte di qualcosa. Quando si capisce quello che si è, ma allo stesso tempo non lo si capisce. Per intenderci, quando si comincia a farsi delle paranoie, si fa un passo dall'infanzia verso l'essere adulti.
Che poi si possa scegliere di essere adulti preservando il proprio lato "bambino", qeusto è un altro discorso. Spesso è una scelta cosciente, non sempre. Condivido, e apprezzo. Ciao!

Colei che... ha detto...

E mi scuso per i refusi (chiedere a Dj, vado sempre di corsa! :P )!

Miriam ha detto...

Davide di 22 anni, scrittore con la passione per l'introspezione...mica male come persona, penso che continuerò a leggere i tuoi manoscritti, chissà che più avanti non riesco a capire qualcosa di più di te!
Ciao...
Miriam

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