domenica 31 agosto 2008
Spia e lascia spiare*
*Ovvero in procidano: Chiedi e lascia chiedere.
Non vi stupite. Procida è un paese, oltre che un'isola, fuori dai canoni normali(che poi chi può dire cosa è normale?) e può capitare di trovare anche un vocabolario diverso, un'isola a forma di cane scodinzolante o, che ne sò, momenti di ilarità attorno ad un libro di scuola elementare che spiega cosa sono i pidocchi. Ma andiamo con ordine.
Sono andato nell'isola procidana ben due settimane fa. Con me stesso ho effettuato questo viaggio. Dico con me stesso perchè in quel periodo ero molto distante da me. Lo so. Sembra qualcosa da psicanalisi ma è così. Avevo il pensiero fisso di Lei nella mia mente e quel viaggio mi serviva per togliermela dalla testa o per farcela rimanere per sempre.
Dicevo che ci sono andato più di due settimane fa e ne parlo solo ora causa mille e duecento problemi familiari che mi hanno tenuto ansioso per un lungo periodo, ora sembra che le cose si stiano riprendendo, almeno credo, e posso rispettare la promessa fatta alla mia accompagnatrice eliastica personale: Giovanna.
La signorina di cui sopra è colei che mi ospita a Napoli, colei che mi accompagna ai concerti degli elii, colei che sente le mie paturnie più disparate e soprattutto colei che, forse, capisce più di chiunque altro le emozioni che provo. Non so perchè. Forse perchè le prova anche lei. Ecco. Soluzione più che giusta.
Comunque vado a Procida con non poche difficoltà, passi il viaggio in treno e la piccola passeggiata fino al molo ma sul traghetto stavo rischiando di rivedere la mia colazione. E manco l'avevo fatta.
Arrivato nel delizioso porticino(che non esiste come parola) dell'isola trovo ad aspettarmi la mia deliziosa Marinella che, dolce dolce, mi accompagna a comprarmi il pranzo e, sempre più dolcemente, a casa di Giovanna dove, da Babbo Natale in vacanza, distribuisco regalini.
Lì il fatale incontro con un sussidiario di una quindicina di anni addietro ci porterà alla scoperta di Nonno Gino e nonno Bruno, dei pidocchi e delle loro uova, e di tante piccole cose che noi, nella nostra vita quotidiana frenetica, non ci accorgiamo di avere avanti. Ma le sorprese continuano con la reciproca conoscenza di un simpatico ometto mezzo gnudo(il nipote della già citata Giovanna) e della di lui madre molto simpatica.
Ad un certo punto decidiamo di incamminarci verso una delle spiagge, d'altronde eravamo in un'isola e un pò di mare lo dovevo pur vedere. Il momento più bello, come ricordavo già dall'anno prima, era la meravigliosa eterna scalinata che porterò sempre nel mio cuore nella lista delle cose da odiare vita-natural durante.
Alla fine della suddetta scala mi accoglieva un mare perfetto, senza inquinamento, semplice, pieno di bambini urlanti(ma questo si può sopportare), e di belle figliole(e questo lo si sopporta più che volentieri). Ma io sono qui per uno scopo. Non mi devo far distrarre dalle altre cose. Non posso. E per una volta la forza di volontà a vinto.
Ho capito finalmente molte cose. Diciamo più in tre-quattro orette di spiaggia che in tutta la vita. Più in un viaggetto organizzato last-minute che in una vacanza di quindici giorni.
Ho capito che se una persona ti piace fai il possibile per conquistarla. Ma ho capito che se quella persona non condivide il tuo sentimento è inutile cercare di farlo. E magari passare avanti. Anche se è difficile.
Ho capito che un'amica vera è sempre lì per te. Anche per aiutarti a togliere la sabbia dai piedi, quella più difficile che si incrostra quasi. Anche per ascoltarti mentre le dici la stessa storia duecento volte. Anche per un abbraccio.
Ho capito che una persona, anche se ha cambiato la tua vita, è pur sempre una persona diversa da te. E non sarà mai ciò che tu vuoi.
Ho capito che se dormi due ore di notte e poi ti metti su un treno che ti porta su un traghetto che ti porta su un'isola e poi risali sul quel traghetto per il ritorno, ho capito, che puoi anche addormentarti felice lì. Anche mezzo distrutto. Anche completamente rosso.
Ho capito che la crema al carotene non fa per me.
Ho capito che se ci pensi, con molta calma, puoi arrivare a molte soluzioni per il futuro. Ed ho capito che se queste soluzioni prevedono la presenza di due persone a te care fai il possibile per realizzarle.
Ho capito che la vita è imprevedibile. Che dopo cinque anni, pam, può finire ,o meglio, credere che sia finito qualcosa. Che hai messo tutto da parte. Che speri, tuo malgrado, che la prossima volta niente ritornerà. Ma sai che forse è impossibile. Ma sai che forse ci starai male per sempre.
Ho capito che voglio bene a quelle due personcine che hanno condiviso con me una delle loro intense giornatine fatte di inciuci, studio, divertimento, mare, nipoti, amori veri o presunti, amori finiti, piccoli avvenimenti. Ho capito che voglio tornarci a Procida. Forse anche a dicembre, magari, quando farà freddo. Per capire se è così triste il mare d'inverno e se è possibile che io riesca a consolarlo come lui, d'estate, ha cercato di consolare me.
Giovanna e Marinella, ve voglio ben!
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1 commento:
Caro Davide, il tuo "resoconto" ci ha sbalordite. è dolce e divertente allo stesso tempo, velato da una maliconia che solo le persone sensibili come te riescono a trasmettere, anche attraverso l'ironia. Ti vogliamo bene e torna a trovarci. Un bacione, Jova Fasani e Marylove.
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