mercoledì 13 agosto 2008

Prigione di note



Non vorrei mai togliere la giusta importanza alla dolcissima - al contrario del suo padrone - cagnolina Trippy, ma ho giusto qualche post di arretrato, e mi piacerebbe recuperare sul mio carissimo - al contrario del co-admin del suo blog - co-admin.
Il racconto che ho deciso di postare è la versione originale (e quindi estesa) di un racconto con cui ho partecipato al concorso "Coop for words", i cui risultati si sapranno solo ad inizio settembre! Spero che, intanto, piaccia a voi! buona lettura!

PRIGIONE DI NOTE


Quando il vecchio arrivò, il locale era già gremito di folla. Quella sera, nell’Older Pub, si esibiva Christian Clemency, uno dei chitarristi più affermati del panorama musicale inglese, e nessuno voleva lasciarsi sfuggire la possibilità di vederlo dal vivo. Il vecchio, pur non amando particolarmente la musica, aveva conosciuto Christian quand’era ancora un ragazzino, l’aveva visto crescere, e ora non voleva perdersi la sua esibizione per nulla al mondo. Si avvicinò ad uno dei tavolini della sala centrale, proprio di fronte al palco dove il musicista stava accordando il suo strumento. Il vecchio si accomodò ad un tavolino e, toltosi il soprabito, cominciò a guardarsi intorno. I suoi occhi stanchi si posarono subito su un bimbo che, seduto tutto solo ad un tavolino proprio lì accanto, stava fissando rapito il musicista e la sua chitarra. Poteva avere non più di sette anni, e aveva lo sguardo sognante di chi sta cominciando a scoprire il mondo per la prima volta. Il vecchio si accorse che il bambino si era voltato verso di lui e che lo stava guardando triste e malinconico.
- E’ una bacchetta magica, vero? - domandò al vecchio.
- Come, scusa? - rispose il vecchio a disagio, cercando di evitare quello sguardo così profondo.
- Quella è una bacchetta magica, e lui è un mago che proviene da una terra lontana, io lo so…
Il vecchio sorrise, colpito dalle parole del bambino…
- Quella si chiama chitarra, è uno strumento musicale - gli disse dolcemente.
- No, non ci credo…quella è una bacchetta magica, e un giorno mi farà compiere tante magie…
Poi, senza dire più niente, tornò al suo tavolino e riprese a fissare incantato il musicista che stava terminando di accordare la sua chitarra.
Il vecchio, ancora incredulo per quella strana conversazione, non riusciva a togliere gli occhi di dosso dal bambino. Quelle parole, improvvisamente, gli avevano fatto ricordare una scena che lui stesso aveva dimenticato, il giorno in cui sentì per la prima volta suonare una chitarra. Era un tempo lontano, che ormai non gli apparteneva più, in cui la vita sembrava un gioco che non dovesse finire mai. Ricordò che anche lui, in un certo senso, immaginò che quello strumento fosse una bacchetta magica e che l’uomo che la suonava fosse un mago capace di sconfiggere i mostri e i fantasmi. Immaginava che le corde fossero spade affilate pronte a sconfiggere in duello chiunque le avesse sfidate e che quel foro al centro fosse un’enorme prigione per i mostri, un luogo dove, attraverso quella musica, tutto il male venisse catturato e tenuto lontano dagli uomini. Le barrette verticali dalla parte del bastone, intrecciate alle corde della chitarra, erano diventate tanti piccoli quadretti vuoti su cui si poteva scrivere o disegnare tutto quello che voleva.
Il vecchio chiuse gli occhi, in preda a ricordi che fino a quel momento erano stati per lui inaccessibili. Le parole del bambino avevano risvegliato i suoni della sua infanzia, le immagini con cui si divertiva a trasformare il mondo a suo piacimento. I suoi ricordi continuavano a riemergere lentamente dall’oblio del suo passato, diventavano onde enormi che si infrangevano contro gli scogli eretti dal presente, corrodendoli lentamente. Sempre più fragorose, quelle onde si gonfiavano nel mare della sua mente, scrosciando violente e poi riformandosi veloci, fino a diventare tempesta. Non c’era argine che ormai potesse più tenerle a freno, nessuno sole che potesse placarle, nessuno scoglio che potesse arginarle.
Il vecchio riaprì gli occhi e, accorgendosi che Christian aveva appena iniziato a suonare, all’improvviso capì cos’era quella terribile tempesta che si agitava dentro di lui: emozioni.
Le note scivolavano veloci sotto le dita affusolate del musicista, danzavano leggere inseguendosi in melodie sempre più complesse e perfette. Il vecchio ascoltava concentrato, osservando compiaciuto quel giovane ragazzo che a malapena si ricordava di lui. Era cresciuto, Christian, e mentre suonava aveva l’aria di un uomo che aveva vissuto mille vite, che aveva attraversato mille destini ed era tornato da se stesso sempre in maniera diversa, ma sempre profondamente uomo. Le sensazioni che riusciva a trasmettere la sua musica erano indescrivibili, sembrava che Christian stesse facendo l’amore con quello strumento. Forse, pensò il vecchio, era davvero così. Forse per Christian suonare era come toccare una bella donna: accarezzarla significava sentire il suo calore, assaporare il suo profumo, catturare la sua essenza; stringerla significava placare il suo spirito ribelle, domare il suo carattere testardo, ammansire il suo animo irrequieto. Le sue corde, strade infinite sotto le sue dita, erano il mezzo per parlare con lei, conoscerla e capirla; il suo manico, ponte magico verso un’altra dimensione, era il mezzo per volare con lei, possederla e amarla; la sua cassa, corpo sinuoso dalle forme armoniche e sensuali, era il mezzo per sfiorare la sua anima, farla vibrare e tirare fuori la sua voce, canto infinito di suoni ora incerti ora perfetti, ora violenti ora languidi.
Con un ultimo accordo, Christian terminò la sua esibizione tra gli applausi fragorosi del pubblico. Poi, posata la sua chitarra, si avvicinò al vecchio, accomodandosi al suo stesso tavolo. I due uomini si guardarono, stanchi. Senza dire nulla, Christian indicò al vecchio il bambino al tavolo lì accanto, che li guardava triste e malinconico.
- Perché l’hai fatto? - gli chiese poi, fissando il fondo del boccale di birra che gli avevano appena servito - Guarda com’è triste
- Lo so…mi dispiace anche per te, sei bravissimo…mi hai fatto emozionare, davvero…
- Io non conto nulla, sono solo una proiezione di quello che saresti potuto essere…ma lui, lui è reale, è il bambino che eri un tempo, e che hai ucciso…
Il vecchio scoppiò in lacrime, incapace di replicare. Christian e il bambino erano lì, proprio davanti a lui, e lo guardavano con occhi spenti. Lentamente, le loro figure cominciarono a diventare sempre più sbiadite e trasparenti, svanendo tra la penombra del locale.
- Guardaci, noi stiamo scomparendo…diventeremo solo ombre, fantasmi della tua vecchiaia, vite che non hai voluto vivere per uno strano scherzo del destino…
- Cosa devo fare per tornare indietro? - singhiozzò il vecchio
- Non si può - rispose il bimbo, ormai sempre più etereo - puoi solo tornare in questo locale, crocevia dei tuoi mille destini, ricordarti di noi, e assistere allo spettacolo della tua vita…
Detto questo svanirono nel nulla, lasciando dietro di sé solo i ricordi del vecchio. L’uomo, ormai solo, si alzò dal tavolo e si diresse verso l’uscita. Mentre stava per varcare la soglia, si accorse che seduta in disparte ad un tavolino, c’era una vecchia che piangeva. Il vecchio la ricordava bene, era il suo primo, unico grande amore. Da ragazzo aveva deciso di dedicarle una serenata, ma lei lo rifiutò. Così la chitarra venne gettata via insieme a quel pezzo di cuore che aveva ucciso la sua adolescenza. Il vecchio la guardò per un attimo, sola e invecchiata, poi uscì dal pub guardando il manifesto che preannunciava come seconda esibizione la messa in scena di una romantica storia d’amore.

7 commenti:

luttazzi4ever ha detto...

Non male, veramente niente male. Oh...mi stai sorprendendo caro mio. Un altro pò e mi diventi veramente bravo.

Ovviamente è tutto uno scherzo e il tuo racconto fa schifo!

Topa!

Ehm...comunque scherzavo...veramente ben fatto. Anche se in certi versi mi sa di già visto! Una critica la dovevo pur fare.

DjJurgen ha detto...

Sì, infatti prima di leggere il tuo commento ero indeciso tra quale di queste critiche mi avresti fatto:

1) il pezzo è troppo soporifero e poco coinvolgente
2) il finale si capisce già dalla seconda lettera della prima parola
3) Soltanto nelle prime dieci righe ripeti sei volte la parola "tavolino", il che mi fa pensare che il tuo sia un racconto progettato a tavolino.

Non sai come sono contento che la tua critica sia stata un'altra!! Ah, che uomo di poca fede che sono!!!


p.s. grazie per i complimenti, però non ti rammollire, eh!! :P

p.s.2: Topa!

p.s.3: In che punti ti sa di già visto??

X-Box: ok, la devo smettere con questa battuta! L'ho fatta anche a Cajelli, e non mi ha più risposto all'email! Mi sta venendo il dubbio che non faccia ridere!!!

luttazzi4ever ha detto...

Cajelli? Mio padre vorrai dire!


Ah...non è che c'è un punto particolare ma mi sa un pò tutto di già visto. Se mi viene il dove te lo dico!

MaxBrody ha detto...

Dj, la devi smetterla di crederti un umorista. Sei un poeta, il tuo scopo è far piangere, non far ridere!
Questo lo deduco:dai tuoi racconti e dai tuoi post sempre tendenti al drammatico e sempre ben fatti (questo più del solito), magari non proprio originalissimi, ma sei all'inizio, no?

E poi lo deduco dalle tue battute, che non fanno ridere :D (io sono uno di quelli che ridono quando uno dice "caccona" o "topa!", allora sì che mi scompiscio)

DjJurgen ha detto...

Max, sono dilaniato: da un lato mi hai fatto un gran complimento, dall'altro mi hai offeso dicendomi che non faccio ridere e che, anzi, faccio piangere. Bè, sai che ti dico? Grazie!!! Grazie per considerare il racconto "ben fatto", anche se non troppo originale...d'altra parte quello che mi importa di più in questo momento è scrivere, poi l'originalità verrà col tempo (se deve venire, altrimenti vuol dire che non c'è proprio trippa per gatti).
Per quanto riguarda le battute, voglio smentirti subito facendoti scompisciare: TOPA!!!

Hai riso, eh? Stai ancora ridendo, ammettilo!! :P

(lo so che tendo al drammatico, non sono bravo a scrivere di umoristico...far ridere è troppo impegnativo!! :D :D :D
...
...
...
TOPA!
)

Colei che... ha detto...

Complimenti, Dj! ;)

DjJurgen ha detto...

Piccolo edit per dire che sono usciti i risultati del concorso, e io non figuro neanche tra i primi dieci... :(
Le opzioni che posso scegliere, tra tutte le frasi sentite sono:
1) Va bè, i concorsi vanno così...
2) Tutti raccomandati!I vincitori sono tutti raccomandati!
3) Ritenta, sarai più fortunato..
4) Fai veramente cagare, il racconto era orribile e tu non sai scrivere! Impiccati al lampione sotto casa tua, così almeno renderai felici tutti i passanti (soprattutto se hanno letto il racconto)!
5)Non importa com'è andata, l'importante è che non molli, perchè arrenderti vorrebbe dire aver perso. Io credo che tu sia talmente bravo da poter scrivere qualsiasi cosa...devi solo capire cosa, provando e riprovando a scrivere di tutto...è ovvio che subirai delle sconfitte, fin quando non lo capirai, ma tu non devi smettere perchè hai talento e riuscirai a realizzare tutti i tuoi sogni...

Diciamo che, dopo vari giorni in cui era la 4 a farla da padrone, adesso sto lentamente cercando di convincermi che la numero 5 abbia il suo perchè... :D

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