sabato 19 febbraio 2011

Rancore


Il giorno in cui ti rendi conto che è troppo tardi è troppo tardi. E io l'ho imparato molto ma molto presto. Mi chiamo Tommaso Salvemini ma in passato sono stato chiamato in molti modi diversi. Solo uno però era il mio vero nome che ora, purtroppo o per fortuna, non userò più e forse dimenticherò presto. Mi spiace avervi fatto aspettare tanto dall'ultima volta in cui ci siamo sentiti ma, sapete, avevo da fare. No, non vi preoccupate. Non sono rientrato nel giro che vi ho già raccontato nelle scorse settimane ma erano affari miei. E' sempre meglio tenersi qualche segreto no? Ogni uomo ha bisogno di avere dei segreti, qualcosa da non poter rivelare a nessuno se non a chi ti fidi veramente. E in quelle situazioni accadono le cose irreparabili: si sfasciano amicizie, amore e persino parentele per un segreto svelato. Qualcosa che non si doveva dire a nessuno, qualcosa che si doveva rimanere per sè ma che, per vanità o idiozia, si è deciso di rivelare ad altri, ad esterni, al mondo. Io mi fido di una sola persona purtroppo: me stesso.

Il perchè è semplice. Nel mio ambiente, ops, nel mio ex ambiente dovevi avere cento occhi ogniqualvolta camminavi per strada. Già vi ho raccontato di come ci sono entrato e della mia storia con Katia no? E sapete bene che se inizi a sporcarti anche solo un po' le mani, il tuo destino è già segnato. Ebbene in un giorno ero passato da spacciatore non drogato(sono come un politico onesto, difficilmente li trovi) a regolatore di conti. Una specie di bodyguard, alla fin fine, solo che i miei "assistiti", diciamo, non li vedevo mai. Io vedevo solo chi devo picchiare e/o mutilare. Eh sì, mutilare. Che brutto verbo.

Facevo il lavoro sporco, quello sporchissimo, quello che sinceramente non mi piaceva fare. Io sono dell'idea che se ad uno gli togli le gambe e le braccia è meglio che lo uccidi e non lo lasci a vivere e a trincerarsi dietro ad un mondo fatto di dolore. Sono umano, conosco la pietà. Peccato che chi mi era sopra di me non l'aveva. Si riconoscevano uomini di chiesa con valori e dignità. Oltre che una loro idea tutta particolare del rispetto. Ma non ce l'avevano. Nè il rispetto, ne la dignità, nè alcun valore. Mi sembra brutto dire queste cose, d'altronde erano i miei precedenti datori di lavoro. Succede sempre così quando si lascia un'azienda per un'altra. Mi sembra di essere un calciatore che salta da una squadra all'altra e sfoga tutto il suo rancore sulla prima per non averlo fatto giocare sempre. Che poi, sinceramente, quando guadagni due milioni di euro all'anno, che te ne frega di giocare la domenica? Giochi tutta la settimana, sinne felice, e goditi la vita. Che stronzi.

Mi arrabbio ogni tanto. Sì, è una cosa normale. Si dice che ci si arrabbia per vari motivi: il primo sarebbe per amore. Che poi è il motivo principale per cui ci sono state quasi tutte le guerre. Solo Hitler forse non ha ucciso per amore, tutti gli altri molto probabilmente sì. L'amore. Che brutta parola. Comunque dicevo che mi arrabbio ogni tanto e do in escandescenze. E questo particolare episodio voglio raccontarvi per bene.

Era inverno. Era notte e avevo freddo. Avevo venti o ventuno anni. Dopo un certo punto la memoria inizia a fare cilecca, non sono mica un idiota sapiente. Mi ricordo fatti e avvenimenti ma c'ho un piccolo problema a collocarli effettivamente nella linea temporale. E' questo quello che mi ha detto il mio psicologo, ma non ci credo tanto. Forse è solo il suo modo di togliermi i 100 euri settimanali inventandosi un motivo. Intelligente. Se fossi ancora in attività, prima di ammazzarlo gli avrei fatto ingoiare tutti i soldi che aveva nel suo portafoglio e nella sua cassaforte. Odio gli avidi. Sono il male dell'universo. Ma di ciò ve ne parlerò un'altra volta. Ultimamente tendo spesso a divagare, sarà che sono un po' nervoso. Il perchè? Sempre un'altra volta. Ecco, ora tendo anche a ripetermi. E' la tensione, cribbio. Comunque dicevo che era inverno, notte e avevo freddo. Quando si è giovani si pensa sempre che la notte sia propria, appunto perchè si è giovani. Invece non è così. La notte è dei netturbini, dei ladri, dei trafficanti. La notte è dei bastardi, dei disperati, dei lavoratori stanchi. La notte è mia solo quando mi ordinano di prendermela. E questa era una notte di quelle.

Il mio contatto doveva venire per dirmi chi dovevo picchiare. E' un giro lungo in certe circostanze ma è sicuro. Il ragazzo dovrebbe avere capelli neri, altezza media, tanti muscoli, e poca voglia di parlare. Un paio di occhiali a bordo nero mi daranno la conferma che sia lui. E lo vedo. La descrizione non era un granchè. Per fortuna erano le tre di notte e di gente in giro ce n'era ben poca. Lui mi chiama, mi da un foglietto e se ne và. Indossava un impermeabile nero. Non ne avevo mai visti. Ma erano molte le cose che non avevo mai visto, a quel tempo. Andai dall'uomo che dovevo, diciamo, convincere. Erano brutti i miei metodi di convincimento, ve lo devo dire. Le mazze da baseball originali dall'America fanno male, tanto. Possono romperti le gambe e non sei così felice nè di pagare nè di vivere quando ti manca qualche arto. Io odiavo quella parte del mio lavoro, soprattutto quando urlavano e pregavano di non farli male, era ovvio che io ero lì appunto per farli male. E lo facevo, malvolentieri ma lo facevo. E pure quella sera l'ho rifatto. Sono andato a casa di questo tizio, uno sui quarant'anni con una bella villa, sono entrato con facilità, ho trovato quasi tutto aperto ed accessibile. Ho bastonato ardentemente questo tizio pelato sulle gambe. Sono stato attento a rompergliene a malapena solo una, per fargli capire come ciò possa essere stato solo una sorta di avviso e sono ritornato a casa. L'indomani ho scoperto che c'era qualcosa che non andava. Troppa facilità, troppa calma e nessuno nella sua abitazione. Eppure aveva una casa a tre piani, eppure era in un bel letto matrimoniale quando l'ho trovato, eppure ho visto traccie sicure della presenza, passata, di una donna. Eppure mi avevano fregato.

L'ho scoprii il giorno dopo. Non era quello il mio obiettivo, non era lui che dovevo colpire, il mio contatto fece tutto il possibile per convincere i miei superiori che mi ero sbagliato. Ebbi il mio primo richiamo e non ci volle molto a farmi capire che di richiami, nella mia carriera, ne potevo avere ben pochi. Persi la mia paga settimanale e usai parte dei miei risparmi per la guarigione di quel tizio. Poi ebbi una soffiata. Il mio contatto. Quel bastardo. Mi aveva fregato in una maniera subdola e semplice allo stesso tempo. Il tizio era il marito della sua amante. O più semplicemente: lui se la faceva con la moglie di quel tizio. E mi hanno usato per fargli avere una brutta lezione. Il tizio si opponeva, giustamente, alla relazione tra sua moglie e il mio contatto. Ovvio. E lui gli ha fatto recapitare una bella lezione, non sporcandosi le mani. Ecco. Queste sono le situazioni in cui mi arrabbio. E il caro ragazzo l'ha capito ben bene poi.

Vi risparmio i particolari. Vi basti solo sapere che adesso il mio contatto, che per la cronaca si chiamava Ettore Corsetti, non esiste più. Letteralmente. Ha avuto un piccolo incidente con la macchina un paio di giorni dopo che scoprii chi mi aveva fregato. Non so come ma il mio gruppo di lavoro capii subito ciò che era accaduto. Non so chi glielo disse o come ne vennero a conoscenza ma da quel momento in poi cambiai status: niente più malmenatore di poveri cristi. Ma killer. Di quelli importanti. Di quelli forti. Di quelli che si mettono constantemente nei guai. La mia vita insomma, non sarebbe stata più la stessa. E così fu.

3 commenti:

Carmensì ha detto...

Se esiste nella realtà un tipo simile al nostro tommaso Salvemini mi auguro di non incontrarlo mai, inizia a farmi paura!Io sono molto delicata:P

Cristina Insinga ha detto...

Quest'uomo è sempre più inquietante e la storia si fa sempre più interessante! 0.o!!!

Unknown ha detto...

Scusa, ma sono stata via per un po'.
Ho ripreso il racconto e, chissà dove andrà a finire.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...