giovedì 31 maggio 2012

Corso Vittorio Emanuele


Sì. Due giorni senza scrivere alcunchè. Me ne pento e me ne dolgo. Anche se c'è un tizio, su questo spazio virtuale, che non scrive da ben 106 giorni, io mi sento in colpa. Ma ho avuto due giornate pregne e non ho avuto tempo, fantasia, spazio e amore per aggiornare il blog. Ma cosa mai avrò fatto di più importante che scrivere sonore minchiate su questo diario internettiano? Ve lo spiego subito dato che gli argomenti sono pochi e la papera non galleggia (antico proverbio popolare napoletano modificato per l'occasione).

Martedì è stata una giornata improntata nel segno del "non me ne tiene" e delle sue importanti regole basilari. Ve le spiego in quattro semplici punti:

-) Il "Non me ne tiene" è una religione. Quando non te ne tiene non te ne tiene.
-) Niente e nessuno modificheranno il tuo "non me ne tiene".
-) Eventuali ripensamenti serviranno a poco. Tanto non te ne tiene.
-) Non me ne tiene di scrivere una quarta regola.

Quindi avete capito benissimo che la giornata di Martedì l'ho dedicata alla mia squinzia, al libero sollazzo da tempo libero(che è divertente da dire), alla visione delle ultime due puntate di Alcatraz, che mi hanno causato odio verso la Abc, i telespettatori e chi non l'ha rinnovata e ovviamente alla serata lavorativa con cena all'una di notte mente gustavo un mirabile episodio di Misfits. E questo è martedì.

Mercoledì invece inizia in modo del tutto diverso: mi sveglio alle 10. Il che è già un evento.
Un mio amorevole amico doveva andare a Napoli per dello smercio di materiale cartaceo di un noto gioco di carte famoso in tutto il mondo. Obbiettivo: Alastor di Napoli, quella di via Mezzocannone che normalmente odio perchè i suoi simpaticissimi proprietari mi sembrano dei tizi odiosi che mirano al sol guadagno. Cosa che accade in ogni esercizio ma alla mia fumetteria di fiducia, guarda caso sempre Alastor ma di Caserta, i fumettari in oggetto sono simpatici ed è sempre piacevole scambiarci una chiacchiera di un'oretta prima di spendere miliardi.
Chiusa questione simpatia l'appuntamento è alle 10 e 30 sotto casa mia. Il mio amico, che in realtà è Mang'isse, arriva alle 11. Ottimo, si inizia una bellezza.
Il treno, casomai l'avessimo preso, era alle ore 11 e 02. A Caserta. Ora: se non ci sono macchine per la Nazionale, il tempo minimo da casa mia alla stazione è cinque minuti a centoventi all'ora. Quindi niente stazione, niente treno, si va' in macchina.
All'avventura.

Idea del mio amico guidatore: niente autostrada, così risparmiamo. Ok. Tanto la vettura non la porto io. Considerando che con l'autostrata e relativa tangenziale in quaranta minuti massimo siamo in Napoli Centro, che è dove dovremmo andare noi. Ma che sarà mai fare un po' di strada in più? Nessuno problema, alla fin fine.
Che è quello che pensavamo all'inizio. E l'idea era risultata ottima fino a quando siamo entrati in Napule, tramite tangenziale, uscita Fuorigrotta. Usciamo giustappunto dinanzi Piazzale Tecchio e respiriamo aria di Comicon. Poi andiamo in direzione "centro" senza alcun problema. Osserviamo le simpatiche manovre da guidatore napoletano, osserviamo le mirabolanti fanciulle napoletane, osserviamo anche una miriade di panzoni, così, tanto per pareggiare il conto tra belle cose e brutte visioni.
E poi vediamo, ad una svolta, la direzione "centro" bloccata da dei vigili. Ci avviciniamo e gli chiediamo indicazioni per raggiungere corso Umberto I, il simpatico tutore dell'ordine ci blocca e ci indica una strada alternativa: IL CORSO VITTORIO EMANUELE.
Andiamo fiduciosi ben sapendo che un corso, dalle nostre parti, comprende al massimo un paio di chilometri di strada. Quello no. Anzi.
Il civico parla di numero 691. Dopo un quarto d'ora nel traffico napoletano siamo ancora a 500, il mio collega ritorna indietro. Inutile dire che dopo altri venti minuti verso nessuna direzione plausibile, l'unica idea possibile è quella di farsi veramente il corso. Ritorniamo al numero 500 e scendiamo. Dopo altri zigzaganti venti minuti siamo ancora al civico 450. Il corso ha inglobato le nostre vite più di Goku sul serpentone.
Ma i cartelli "centro" stanno apparendo. Qualcuno dice "Piazza Garibaldi" e, per noi, è come un calendario di Juliana Moreira, in quel momento.
Si va' verso la piazza, palazzi conosciuti mi dicono dove andare. Siamo a Cavour, poi a Garibaldi, e poi al corso Umberto primo. Partenza ore 11. Arrivo ore 13 e 15. Due ore e un quarto. N'altra mezz'ora ed arrivavamo a Roma. La vergogna ci assale.
Ci fermiamo alla suddetta fumetteria mettendo la vettura in divieto di sosta (ci siamo adeguati al vivere napoletano) e mentre il mio compare vende e scambia, il sottoscritto compra. Che è peggio.
Un paio di Julia venduti a prezzo da edicola (ladri!) per la mia amata. Una rapida controllata all'ultimo Mega e si va', verso casa, verso il nostro piacevole traffico casertano. Ma...sulla via del ritorno...una visione...

AUCHAN

Come vi avevo già detto, la mia scorta di Samichlaus è terminata. Il centro commerciale che le vendeva non ne ha più e il sottoscritto è triste. Ma triste tanto.Quindi, da ricerche internettiane passate, sono rimasto convinto che ne circuito Auchan c'è una notevole vendita di birre estere. Anche della mia amica amatissima. Sono le 2 e mezza, a casa mi avranno già bello che digerito: andiamo all'Auchan. Località Argine. Poi scopriremo che è provincia di Napoli. Ma poco ce ne cale.
In un quarto d'ora siamo dentro. L'ipermercato è abbastanza enorme, e le birre sono tante. Scorro il primo scaffale e niente. Le solite marche che trovo ovunque. La tristezza e la depressione(facilmente curabili con una birra doppio malto da 14 gradi, una birra, non venti) aumentano.
Ma...c'è un'altro scaffale. E si chiama "birre dal mondo", "birre speciali", "birre artigianali".
Lei non c'è.
Non c'è, non c'è, non c'è.
Ma c'è la Schoss Essemberg. Che è della stessa casa produttrice e si afferma sui 9.6 gradi. Non la bevevo da più di un anno. E ce ne sono anche altre che non conoscevo. Quindi, visto che ci sono, si effettua spesa di birra anche se con la dovuta delusione.
Continuando nell'ipermercato compriamo anche nuvolette di drago(se non siete mai stati al cinese non sapete di cosa sto parlando, salame e panini per pranzo improvvisato in autostrata e un paio di coca-cola. Con stupore ci accorgiamo che la cassa è automatica. Questi dell'Auchan ne conoscono una più del diavolo, diamine.
Dopo aver dato ad uno sportello automatico le nostre sudate banconote si va' verso casa. Appena usciti dall'ipermercato, notiamo il cartello pubblicitario dell'Auchan di Volla. A tre chilometri. Il pensiero di passare anche da quelle parti ci entra in testa ma ormai sono le 3 e 20 e dovremmo giocare anche a pallone nel pomeriggio.
Ma la delusione di non aver fatto la giornata Auchan un po' è rimasta.

In conclusione:

-) Quasi verso casa ci ha fermato la polizia per controlli di routine. Hanno chiesto documenti nostri e dell'auto, per fortuna non hanno notato la scorta di undici birre stipate dietro al mio sedile da passeggero. Comunque ci siamo messi a ridere quando ci hanno chiesto se studiamo.
-) Arrivata alla Mang'isse House, per colpa della sua Sharpei che, per la foga e l'entusiasmo di vedermi, mi ha fatto colpire la sedia con una testata. Sì, stavo a terra mente lei cercava di leccarmi il viso.
-) Il mio collega ha imparato come guidare alla napoletana. Un giorno e ti abitui.
-) Ho preso in braccio sia la Sharpei che la Chow Chow, a fasi alterne. Stavo per spaccarmi la schiena.
-) Durante la partitella, persa miseramente, negli ultimi due minuti sono caduto di malo modo e ora, il mio sacro osso sacro, fa male. E sto meglio da alzato che da seduto o sdraiato.
-) Mi son reso conto finalmente di quante volte la notte mi rigiro nel letto. Stanotte, avendo dolore perenne ad ogni giramento, ho potuto constatare che era meglio legarmi in una sola posizione.
-) Le birre mi aspettano ma attendo il momento giusto: domani si dona il sangue. Vado a fare una buona azione.



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