mercoledì 2 luglio 2008

L'uomo dei semafori 2



Nella strada regnava il silenzio. Le luci basse dei lampioni illuminavano fiocamente piccoli angoli di marciapiede su cui si attardavano gli ultimi roditori della giornata. Dalle case provenivano voci di vecchi doppiatori consumati dall’età e da copioni superati, urla di bambini insonni a causa dell’afa che imperversava sulla città, odori che parlavano di vite stanche e logore.
L’uomo dei semafori camminava a passo lento e cadenzato, quasi a voler assaporare ogni centimetro di quella vita che si era negato per troppo tempo. Ogni tanto alzava lo sguardo verso le finestre illuminate, quasi a voler rapire un pezzo di quotidianità, quasi a voler diventare inconsapevole comparsa di quell’infinita messa in scena che tutti si affannavano a recitare.
Tutti tranne lui.
Era rimasto in quella stanza per troppo tempo, senza sapere nulla di quello che lo circondava. Certo, sapeva come regolare il traffico, sapeva il nome di ogni incrocio, sapeva quando era il momento di accendere il rosso o di far partire il verde, ma per il resto nulla. Il vuoto. In verità, da quando non era più uscito dal suo ufficio, poco era cambiato: i palazzi erano rimasti gli stessi di una volta, e anche la fisionomia della città era rimasta immutata. E questo, se da una parte lo tranquillizzava, dall’altra lo rendeva inquieto. Perché rivedere la città voleva dire rivedere la sua vita. Quella piatta, monotona e apatica vita che conduceva prima di diventare l’uomo dei semafori. In fondo aveva deciso di chiudersi lì dentro proprio per quello, per sfuggire al suo destino, per arroccarsi nella sua torre d’avorio a dirigere i destini degli altri senza sfiorare il proprio, senza che niente potesse più interferire con il suo. Si sentiva a posto, la coscienza era appagata, la sua autostima sorrideva sorniona senza più brontolare. Era un piano semplice e geniale, sparire dalla vita perché la vita non gli chiedesse nulla in cambio. Ma poi, come spesso succede, un giorno la vita tornò a bussare alla sua porta. Un errore, una piccola distrazione, e due macchine si scontrarono proprio sotto gli occhi di uno dei suoi monitor, provocando la morte di un ragazzo che poteva avere non più di vent’anni. E di colpo, in un attimo, il suo castello franò, scivolando verso un abisso di disperazione chiamato consapevolezza. La consapevolezza di aver sbagliato, di aver ucciso, di aver vissuto troppo tempo in una gabbia dorata fatta di ipocrisia e falsità. La sua coscienza tornò a farsi sentire, la sua autostima divenne carne da macello.
Si disse che doveva reagire, che doveva fare qualcosa, recuperare quell’uomo che non era stato per troppo tempo. Uscì dal suo ufficio, questa volta per sempre, mandò in tilt il traffico della sua città, ricominciò a leggere i giornali per scoprire l’identità dell’automobilista ingiustamente giudicato colpevole della morte di quel ragazzo. Doveva sistemare i conti con se stesso, e decise di farlo cercando quell’uomo, spiegandogli com’erano andate realmente le cose. Lo cercò giorno e notte per tutta la città, senza darsi un attimo di tregua, con i vestiti logori e le scarpe lacerate da tutti quei chilometri macinati. Lo cercò, disperatamente.
Lo trovò quella sera, che giocava alle slot - machines.

5 commenti:

MaxBrody ha detto...

Allora, io ti faccio i complimenti per il raccontino, scritto molto bene e, a modo suo, originale, ma ho un paio di dubbi:
1-se l'automobilista è accusato di aver ucciso il giovane, come mai se ne va "tranquillo" a giocare alle slot-machine? Non dovrebbe essere dalla polizia o tormentato dai giornalisti?
2-bella l'idea del prequel all'altro raccontino. Era un'idea che avevi già o hai improvvisato? Nel primo caso, le tue riflessioni dell'altro racconto potrebbero assumere un altro significato...

mmm..sì, dovrei mangiare di meno, la sera

DjJurgen ha detto...

Ti ringrazio per i complimenti, anche perchè non puntavo troppo sull'originalità...mi era venuta solamente l'immagine di quest'uomo che camminava per la città, e volevo scriverla...l'uomo dei semafori è venuto dopo, e ho cercato di ricollegarmi anche all'intervento dell'uomo delle slot-machine postato circa una settimana fa...
per quanto riguarda l'uomo accusato...io immaginavo che la ricerca dell'uomo dei semafori sarebbe partita qualche giorno dopo del fattaccio e che, tra il tempo di cercarlo e di trovarlo, fosse passato del tempo. Ora, non so di cosa possa essere accusato un uomo che compie un genere di omicidio...lui tecnicamente non ha commesso errori, visto che il semaforo era verde (così come per l'uomo ucciso)...magari la polizia può pensarlo pazzo o accusarlo di omicidio premeditato, ma lui non credo possa essere arrestato...o sì? Devo informarmi, perchè, come dici tu, con questo racconto ho aggiunto qualche tassello al precedente intervento, e qualcosa sta cominciando a muoversi nella mia testa...
semplicemente io lo immagino come un uomo disperato, che gioca alle slot-machines per sentirsi meno solo...mi era anche venuto in mente che questo uomo potesse essere "l'uomo senza idee", visto che altrimenti lui non saprei come collegarlo in una vicenda del genere...però, boh...ci devo ancora pensare...

Anonimo ha detto...

Secondo me l'uomo potrebbe essere accusato di omicidio colposo, quindi può benissimo non stare in carcere, in attesa di un eventuale processo...e l'idea che sia lui l'uomo delle slot mi piace tanto, anche perchè così aggiungi un altro motivo alla sua disperazione: essere colpevole (almeno, così crede lui)di un omicidio...
Adesso attendo impaziente di conoscere il passato dell'uomo dei semafori, cosa lo ha portato a fuggire dalla vita e a cercare conforto nell'illusione di poter controllare da lontano il destino di ogni uomo che passi per le vie della sua città...
Ah un' ultima domanda: perchè parlate della presunta originalità del raccontino? qualcuno aveva già provato a fare qualcosa del genere oppure quella dell'uomo dei semafori è una delle tante leggende metropolitane e io non lo sapevo?
Come sempre complimentoni al diggy e alla sua prosa, impeccabile!!!!

DjJurgen ha detto...

Sì, anche io pensavo ad un uomo disperato, che proprio per la sua disperazione si rifugia nelle slot-machines. Potrebbe essere accusato di omicidio colposo, certo, e quindi non essere arrestato fino a quando non verrà stabilita la sua posizione. Io all'inizio pensavo proprio a quello...
Per quanto riguarda l'originalità, io mi riferivo al racconto, che non aggiunge nulla di più a quello che avevo già detto nel precedente post. L'idea invece, credo (e spero) sia proprio mia, e non ho mai sentito nessuna leggenda metropolitana su questo fantomatico uomo dei semafori! :D

MaxBrody ha detto...

e io mi riferivo proprio a lui ed al finale, parlando di originalità :)

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