domenica 23 maggio 2010

Non me ne tiene (*)

(*) Ovvero: Non ho voglia.

Credo che a tutti capìtino quei giorni in cui non si ha voglia di scrivere. Zero. Oggi per me è uno di quelli. Niente voglia, niente costanza, niente Federica(battuta capibile solo per pochi pervertiti). Comunque niente. Ho saltato, per due settimane, il consueto appuntamento settimanale con il concorso BlusuBianco per l'assenza del mio adorato pc. Questa settimana invece l'ho saltato perchè me n'ero dimenticato, e perchè ormai quel concorsino non mi attira. Non riesco a scrivere come vogliono loro, e ieri potevo anche andare nella città vicino alla mia perchè la curatrice del concorso era lì per promuovere dei suoi libri. Ma non ci tengo. Se vogliono un certo "stile" e un certo "modo" io son convinto che non posso darglielo. E soprattutto non sono quello che loro cercano. Hanno cassato, in quattro settimane, tutti i racconti che parlassero di temi un po' forti. Segno che il concorso non ci tiene all'attualità ed è ancora ancorato ai dogmi del passato. Ma non gliene faccio una colpa, ognuno imposta come vuole il proprio racconto indi ognuno può impostare come vuole il proprio concorso. Che alla fin fine è una possibilità in più per un autore emergente di farsi notare. Solo che per me è difficile capire cosa vogliono. Se pubblicizzare uno yoghurt o regalare un sogno ad un fortunato "scrittore". Altra piccola ramanzina e poi la finisco: i racconti inviati di Domenica difficilmente vengono pubblicati sul sito. L'ho notato dopo qualche settimana. Ma l'è così. Infatti molti partecipanti hanno iniziato a scrivere il proprio racconto nella prima giornata utile, ovvero il mercoledì. Almeno la soddisfazione della pubblicazione la dovrebbero avere un po' tutti.

Intanto ora sto scrivendo, e non so neanche il perchè. Forse perchè mi piace parlare col "pubblico" e considerare la forza delle mie idee o delle mie idiozie. Negli ultimi tempi vedo anche un po' di partecipazione nella pagina Facebook del Bloggo, un miracolo! Mi piace discutere in modo costruttivo. E mi piace vedere delle critiche, quando serve. Tirano fuori il lato di me che adora far valere le proprie opinioni quando son convinto di essere nel giusto. E mi piace un casino far scervellare coloro che mi "insultano"(non su questo Blog, sia chiaro) col mio italiano forbito che uso solo in quelle circostanze. Corsi e ricorsi storici, poi, aiutano non poco.

Ma il senso di tutto questo post è strano, perchè non ce l'ha, forse. Perchè parlo, inizialmente, di non voler scrivere, ma forse è solo perchè non sopporto più quel concorso. Ed ho paura di non riuscire a elaborare per il 7 di Giugno il racconto comico che mi servirebbe. Comicità. Questa parola assurda ed oscena. Far ridere con le parole, senza espressioni facciali, senza gesti, senza contatto col pubblico. Far ridere solo con le parole. L'è difficile. Ma, senza falsa modestia, so di esserci riuscito in passato. Il mio caro co-admin me l'ha sempre detto: "tu non devi far piangere, tu sei adatto solo per le cose che fanno ridere!". Intanto lui scrive post depressivi e tutti lo consolano, dannata mascherina. Lungi da me non credere al suo giudizio, però. So che ne son capace, ma devo trovare una sorta di comicità che riesca a far ridere tutti o almeno ci provi. Non mi sogno di essere un Max Pisu, per fortuna, anzi non ci tengo. Il mio esempio maggiore non è Luttazzi, però, perchè so di non calcare il suo stesso ambito, ma Giobbe Covatta. Il caro comico napoletano è perfetto. Nei suoi precedenti libri riusciva a creare certe situazioni che stimolavano per forza la risata. "Pancreas - trapianto del libro cuore", "Parola di Giobbe" e "Dio li fa e poi li accoppa" son capolavori per il sottoscritto. Perchè riescono a far ridere, a mio avviso, chiunque. Non fa della sua napoletanità l'unica arma per il sorriso, ma la usa molto bene. Nella rivisitazione della favola di Biancaneve intrattiene un'amabile conversazione tra la protagonista principale e strega travestita da vecchietta, decisamente memorabile. Il modo in cui Biancaneve insulta la vecchietta con una trentina di vocaboli napoletani(tradotti a piè di pagina) è meraviglioso. Quello è ciò che vorrei riuscire a fare io. Ho dieci pagine bianche che mi aspettano, con un massimo di trenta. "Massimo". Manco a farlo apposta.

Per chi può interessare: parteciperò. E comunque andrà sarà un successo. Ma se vinco offro la cena a chi per primo commenta il post, il viaggio, però, è a sue spese. Meglio di niente no?

PS: chi ha capito la battuta iniziale "federica" merita tutta la mia stima. Indi se ha capito la "Federica" di cui parlo ed è un maschio italico e non, sa che parlo di una bella visione. Molto bella visione.

PS2: Mi sto sempre più rendendo conto che la mia barba assomiglia a quella del Covatta. Forse è per questo che non ho voglia assolutamente di tagliarmela?

3 commenti:

Colei che... ha detto...

Primo post! e ora... in bocca al lupo per il concorso! :D

luttazzi4ever ha detto...

Crepi. Sperando riesca a far qualcosa di veramente divertente.

MaxBrody ha detto...

Concordo e boingo (ah ah) quanto affermi sul sig.Covatta. Grandissimo (e pure buon attore) e quei tre libri sono uno spasso (soprattutto "Parola di Giobbe")!
Detto ciò, in bocca al canis lupus for el concòrs! (detto in intahnescional stail)

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