martedì 13 marzo 2012

Invertebrati e assassini


Se vuoi capire qualcosa di questa storia leggi prima questo e poi quest'altro. Se li leggi in modo inverso non ci capirai alcunchè. Se li leggi dall'ultima parola alla prima, può darsi che si capisca lo stesso invece. Fai come vuoi, sei libero di scegliere. Questo è il libero arbitrio. Sinne felice.


Mangiai la pizza con avidità mentre il cielo stellato mi indicava l'ora esatta: erano le lucine sparse e un quarto. Decisi di dare una piccola ripassata veloce al piano per individuare tutte le falle presenti in esso. Mi feci aiutare in ciò da Ettore, un bambino vietnamita che passava da quelle parti. Non so perchè ci fosse un bambino vietnamita in Russia. Sarà l'effetto della globalizzazione. Ettore, che è un nome tipicamente vietnamita, ascoltò con molta dedizione ogni frottola gli dicessi.
"Allora: io entro, scopro dov'è il piano in cui c'è Chef Tony, attendo che finisce il programma e poi lo trascino in bagno. E lì avverrà ciò che non posso rivelare."
"E' il tuo amante?" - chiese il piccolo Ettore.
"No. Assolutamente no." - mi affrettai a smentire.
"Due negazioni. Allora è il tuo amante. Ti sei fatto tutto rosso. Ma non ti preoccupare, nel nuovo millennio c'è spazio anche per voi invertebrati." - evidentemente aveva qualche problema con la lingua italiana.
"Non siamo invertebrati e nemmeno invertiti. E tu dimostri di essere un Giovanardi se dici queste cose. Chef è il mio obiettivo da ben venticinque anni. E oggi è giunto il momento, per me, di agguantarlo finalmente."
"Oh, che romantici. Stavate alle scuole elementari insieme e vi siete innamorati lì?" - dannato piccolo vietnamita bastardo.
"Ti regalo cinque euro se te ne vai e non ti fai più rivedere in questa vita dal sottoscritto." - tentai la carta della corruzione.
"Per dieci le vendo anche una rosa, sai, per il tuo ragazzo." - pagai i dieci euro e si eclissò dalla faccia della terra. Non avrei mai pensato che le minoranze in Russia fossero così scaltre ed aperte alle novità sessuali. D'altronde conoscendo Putin dovevo essermene già accorto prima. Comunque attesi qualche minuto ed entrai nel palazzo facendo bene attenzione a non farmi notare. Cosa abbastanza facile per una spia vissuta nell'anonimato ed abile al travestimento come me.

Entrai e suonò l'allarme. Di colpo duecento persone si radunarono davanti all'entrata dell'edificio augurandomi buon compleanno. Cribbio. Avevano preparato una festa per qualcuno e mi ci ero ritrovato io di mezzo. Uno striscione fece capolino dalla destra. Il messaggio era inequivocabilmente chiaro: "Auguri Ettore". Capii di aver sbagliato qualcosa, ma non ero proprio sicuro di cosa. Mi scusai per averli fatti accorrere senza un reale motivo ed entrai nella prima porta a sinistra che trovai socchiusa. Pensai che i miei guai fossero finiti. Mi sbagliavo. Di brutto.

Ero capitato nel set di un film. La stanza, da fuori, sembrava un minuscolo ripostigio ma in realtà era un enorme capannone. Una decina di persone si aggirava davanti e dietro al set per preparare al meglio l'entrata della star. Rimasi per un attimo interdetto augurandomi che almeno ci fosse qualche bella topa da osservare. D'altronde c'era una piscina riproposta in scala uno ad uno sulla scena(sì, il capannone era molto enorme). Mal che vada avrei potuto vedere la Pellegrini mentre si cambiava il centododicesimo fidanzato stagionale. Credo che sia così fissata con le gare che cronometri anche i suoi amanti. E ben pochi superano il record del mondo.
Agitazione a pacchi, il regista si aggiustò sulla sedia fissando il vuoto. Prese il suo megafono e urlò, con voce meccanica, "aggiustiamo coltelli, ombrelli, cucine a gasse, ripariamo forbici, manufatti etruschi, etruschi a gasse". Aveva dimenticato di togliere la modalità arrotino. Premette il pulsante, appena accortosi dell'errore, e diede le ultime indicazioni per la scena.

"La star sta per arrivare. Mi raccomando: indossate tutti gli occhiali protettivi". Non capii cosa stessero dicendo, forse era solo gergo tecnico che io non conoscevo. Immantinente tutta la troupe si mise gli occhiali 3D con sopra dei comuni occhiali da soli. Forse stavano girando in tre dimensioni o forse la topa pazzesca in piscina doveva essere una topa di livello eccelso che avrebbe fatto squagliare i bulbi oculari di chiunque. Attesi in un angolo sbavando l'arrivo della suddetta star. Ero così entusiasta che dimenticai il tizio che dovevo trovare, chiunque fosse. Credo si chiamasse Ettore.
Qualche minuto dopo apparve. E io giurai a me stesso che me l'avrei fatta pagare. Non era una attrice famosa o una comune modella poco vestita, era Giuliano Ferrara in costume. Solo in quel momento capii che il titolo di lavorazione "L'orca assassina" non era un errore. Ed io che pensavo chi fosse stato un refuso su "orca" e che si fossero dimenticati la "p". I miei occhi bruciavano a tal punto che presi il primo bicchiere d'acqua adagiato su un tavolo e me lo buttai addosso. Era benzina. Avevano iniziato a venderla a bicchieri, tanto nessuno la comprava più a litri, ma non me ne fregai. In quell'istante capii che non avrei potuto aprire gli occhi per qualche minuto dato il bruciore incessante. E ne fui felice.

Tremendamente felice.

[3 - Continua]

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