mercoledì 23 maggio 2012

Vent'anni fa. Oggi.



Non sono bravo con le parole quando si deve discutere di cose brutte. Ma brutte davvero. Vent'anni fa io ero piccolo, ma piccolo tanto. Era il 1992 e avevo compiuto a malapena cinque anni. Non potevo certamente immaginare cosa stesse succedendo nell'Italia che, pochissimo, conoscevo. Di quegli anni ricordo solo il "Ciao", la mascotte di Italia '90 che avevamo sottoforma di peluche gigante per casa. Mi piaceva moltissimo, successivamente ne avrei viste di migliori (poche) e di peggiori (la maggior parte). Passo gran parte della vita a ricordare le annate calcistiche per rammentare cosa facessi io, a quei tempi, nella mia reale vita. Il '94 me lo ricordo: a Giugno piangevo per il mondiale perso in finale contro il Brasile. Il '90 me lo ricordo per il "Ciao", come vi ho detto poco fa. E anche per Schillaci ora che ci faccio caso. Il '92 non mi entra in testa. Niente. Nada. Dimenticato. Cancellato. Mai esistito.
Forse il mio piccolo cervellino da bambino ha preferito evitare. Forse i miei non me ne hanno mai parlato. Forse guardando la tv qualcosa, dentro di me, forse l'innocenza dell'infanzia, me l'ha fatto rimuovere.
Il 1992 è stato un anno brutto. L'anno in cui è morta l'Italia.

E ancora oggi ne paghiamo le conseguenze.

La canzone sopra è di Daniele Silvestri - La bomba.


Riflettendo sui fatti, sui modi e sui tempi
c'è da finire matti a pensare che un attimo solo bastò
adesso lo so.
E non è che rimpiangi, nemmeno una volta
e non è la coscienza che brucia, è l'assenza che il buio portò
e che un giorno riavrò.

Non c'era nemmeno un segnale o il tempo di avere terrore
soltanto l'odore bruciato di plastica e un cielo che ha sbagliato colore
è la luce che cambia, che cresce che esplode
è la rabbia che sale e col sangue corrode
e intanto intuire o persino sapere che niente e nessuno
potrà mai spiegarmi perché

Ma tornando al presente, c'è un rumore costante
una nota stridente che ancora la mente scordare non può.

E' il regalo che ho avuto, da quel giorno per me il mondo è muto
e non chiedo un aiuto, anzi evito meglio di dire di no
a chi cerca in quello che so.

Non c'era nemmeno un segnale o il tempo di avere terrore
soltanto l'odore bruciato di plastica e un cielo che ha cambiato colore
e la luce che cambia, che cresce, che esplode
e la rabbia che sale e col sangue corrode
e intanto intuire, o perfino sapere
che niente e nessuno potrà mai spiegarmi perché.

2 commenti:

Debora ha detto...

Hai detto tutto quello che c'era da dire tu, qui, così, con questa frase: "Il 1992 è stato un anno brutto. L'anno in cui è morta l'Italia."

S ha detto...

Un bel post Lutt, davvero.

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