martedì 7 febbraio 2012

Incontro


Una giornata di sole mette allegria, e per Margherita il sole significava vita. Sentiva i raggi che le penetravano in ogni vena donandole così tanta forza da poter fare tutto, persino alzarsi in piedi, quasi. Non è che non ci provasse, alcune volte. Si spingeva al limite dalla sua sedia a rotelle e provava a darsi forza sulle braccia. Appena sentiva i muscoli contrarsi fino al massimo tollerabile cedeva di schianto ritornando a sedere sul suo mezzo portatile. Alcune volte superava quel limite. Altre volte non ci provava nemmeno e si sentiva male dal principio. Sentiva le braccia doloranti senza averle nemmeno mosse, le sentiva bruciare da dentro, e dopo qualche minuto tutto finiva, come se non fosse mai accaduto. Tutto questo non succedeva quando c'era il sole. Quando le nuvole scomparivano dall'orizzonte e il cielo era limpido, Margherita non voleva perdere nemmeno un secondo di quella meraviglia ed usciva, giocava, si divertiva.

Anche il giorno della gita, appena arrivati all'agriturismo lassù in montagna, la giornata era splendente. Il verde della campagna era sempre più scuro grazie alla lucentezza del sole primaverile, quello che ti rincuora per la fine dell'inverno e ti rassicura che il calore estivo è ancora bello lontano. Era la sua stagione, la primavera, Margherita la adorava.
Scesero dal pulman e si fiondarono tutti nelle stanze. Nessuno badò al vivace battibecco della loro accompagnatrice, la professoressa Braga, con il gestore del complesso. Era come un rumore di sfondo che non intaccava minimamente il loro entusiasmo per l'assegnazione delle camere. Margherita sapeva bene che avrebbe diviso l'alloggio con Michela, la sua migliore amica. Si erano raccomandate di non lasciarsi mai in quei giorni, e di intraprendere le passeggiate e le escursioni sempre insieme, a meno che una delle due non avesse trovato l'amore. Cosa molto difficile che accadesse considerando che nella loro classe non c'erano ragazzi che le potessero piacere. Quindi si erano autopredette una vacanza in coppia, nel vano tentativo di mettere da parte l'amore grazie all'amicizia. L'amore, quello platonico o reale, che nessuna delle due aveva ancora conosciuto.

Appena posati i bagagli e messo a posto i vestiti nei propri armadi, Margherita e gli altri capirono ben presto il motivo del litigio tra la loro professoressa e il titolare dell'agriturismo. Sulla prenotazione da parte della scuola non fu menzionata la presenza di Margherita, una disabile. Il gestore, visibilmente imbarazzato e mortificato per la cosa, rivelò che non c'era la sicurezza necessaria per portare la ragazza nelle escursioni che avevano programmato. Ma c'era una soluzione: bastava attendere solo un giorno per l'arrivo di un secondo istruttore e la ragazza avrebbe potuto partecipare ad ogni programma già preventivato. Solo doveva rimanere in complesso per la prima giornata, cosa che le avrebbe fatto saltare sia il giro nel bosco, sia la passaggiata fino alle pendici del monte.
Il gestore si preoccupò personalmente di dire a Margherita che avrebbe recuperato tutto il giorno dopo, ma purtroppo avrebbe dovuto attendere, e rimanere in panchina per l'intera giornata.
Inizialmente non la prese bene. Una lacrima le scorse il viso ma un raggio particolarmente caldo la seccò quasi subito. Capì che non doveva buttarsi a terra, tutto era risolvibile e un giorno di riposo non ha mai fatto male a nessuno, soprattutto considerando il viaggio che avevano effettuato. Alle numerose richiese di Michela di farle compagnia, Margherita rispose convinta che avrebbe preferito che si divertisse con le altre, e così fece.

Il gruppo partì dopo pranzo per l'escursione. Margherità saluto i suoi amici come una turista su una nave da crociera che guarda verso la terraferma. Pensò di mettersi a letto nella sua camera e trascorrere un po' di tempo leggendo, ma preferì fare un giro del complesso perchè un po' la intristiva stare da sola.
L'agriturismo non era ancora molto frequentato. C'erano un paio di famiglie che giocavano negli spazi dedicati ai bambini e una coppia di ragazzi intenta a baciarsi con passione su una panchina. Alla vista del loro abbraccio asfissiante Margherita arrossì e voltò lo sguardo altrove. La attirò un ragazzo in canottiera, nonostante l'aria primaverile non fosse esattamente così calda, che aggiustava uno steccato. Si avvicinò stando attenta a non colpire qualche sasso durante il percorso. Cosa che puntualmente fece un attimo prima di raggiungerlo.
"Ahi" - gridò, senza pensarci.
"Ti sei fatta male?" - chiese il ragazzo che le si avvicinò prontamente. Da vicino era veramente carino, pensò.
"No. Scusa. Non è successo niente, è solo una pietra. Ci sono abituata quando il terreno non è asfaltato." - disse, spostandosi i capelli dietro l'orecchio destro.
"Amante della montagna?" - domandò riprendendo il suo lavoro.
"Lo è mio padre e anche io con lui. Avevamo una casa, qualche anno fa, poi l'abbiamo dovuta vendere per pagare un mio intervento e la successiva riabilitazione, che non hanno nemmeno funzionato." - rispose, riabbuiandosi per un attimo.
"Scusa. Non potevo immaginare." - le si ritrovò di nuovo accanto.
"Non è colpa tua, se è per questo non è colpa di nessuno. E' la vita. Accadono cose, cose che producono cose che producono cose..."
"Filosofa, noto. Le ho sempre odiate le filosofe." - sorrise.
"No, quella è mia nonna. Io sono nipote di filosofa." - si accodò al sorriso.
"Allora ricordami di non provarci mai con tua nonna, mi raccomando." - Margherita rise di gusto. Il ragazzo mise a terra i suoi attrezzi.
"Ma se non mi dici come ti chiami, come posso avvisarti qualora la incontrassi in discoteca?" - chiese, ancora più divertita.
"Giusto. Piacere: Enrico. Sono il figlio del proprietario di questo baraccone assurdo che molti chiamano "albergo" o in altri modi strani. Io lo chiamo "casa" dato che ci vivo. E qual'è il tuo nome?"
"Margherita"
"Nome tipicamente montanaro. Sei sicura di non essere di queste parti?
"Certo che sì. Sono arrivata con la scuola, poco fa."
"Ah, la mandria di ragazzetti urlanti. Scusami ma i tuoi compagni di classe non hanno mai visto un luogo che non comprendesse la presenza dei loro genitori? Sembravano neonati dopo aver trincato una RedBull." - attese qualche attimo per la sua risata e rincarò - "Ora ti hanno lasciata sola perchè hanno capito che sei troppo grande per loro e gli ricordi casa?"
"No. Diciamo che c'è stato qualche problema con l'organizzazione e non c'è nessun istruttore che mi stia appresso per la mia condizione. Quindi fino a domani non farò nulla, mentre gli altri sono andati per i boschi in gruppo." - detto ciò abbassò la testa con tristezza sentendosi effettivamente esclusa.
"Vorrei accompagnarti io ma ho timore che mio padre mi prenda a badilate se non finisco di riparare questo steccato prima di sera. Facciamo così, vieni dopo cena nella sala ricevimenti, ti farò vedere qualcosa che i tuoi compagni non hanno visto. Così pareggerai il conto." - Margherita diffidò per un attimo dalla proposta di quel ragazzo. D'altronde non lo conosceva, ci aveva appena parlato per una decina di minuti e sembrava di sicuro più grande di lei. Ma sentiva che poteva assolutamente fidarsi della sua proposta e quindi accettò con un tiepido "sì".
"Allora deciso. Ci vediamo stasera, dopo cena. Non mancare. Mi raccomando. E vieni da sola." - le precisò riprendendo a lavorare. Enrico si ritrovò suo padre, qualche secondo dopo, alle sue spalle. Lo rimbeccò per un paio di minuti prima di ritornare a lavorare. Margherita, intanto, era andata verso le altalene. Nel suo cuore avvertiva solo un forte rumore. Sempre più forte. Sempre più bello.

(3 - Continua)

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