mercoledì 7 aprile 2010

Quarto giorno - Fuoco



Ieri sera sono crollata. Davanti a quel cimitero, dopo l’esplosione, dopo ciò che ho visto, sono crollata. E Alan mi ha riportato a casa. E’ riuscito a convincere Chase a stare un po’ con la signora Mulligan, una nostra vicina tanto gentile. Mi ha ritrovato piangente, in preda ad una specie di delirio. Non so se sia vero ma posso facilmente dire che sia fattibile. Ero sconvolta. Stamattina, appena sveglia, dopo una bella colazione son riuscita a rivelare a mio marito cosa fosse successo. Mi ha guardato con gli occhi sgranati, e annuiva ad ogni mia nuova rivelazione. Avevo il sospetto che non mi avesse creduto, ma è stato brutto far diventare quell’impressione realtà.

Fuoco. Luce intensa. Fuoco.

Fuori bruciano ancora le due case saltate in aria la sera prima. Alan mi prende le mani e, con tutta la calma del mondo, mi dice che tutto quello che gli ho raccontanto non è mai accaduto. Che sono state Joanna e Kate a chiamarlo e a dirgli dove ero, che tutta quella gente in tunica bianca ha fatto ritorno nelle proprie case dieci minuti dopo che io me ne fossi andata. Che mi sono sognata tutto, che forse sono tanto stanca e non sopporto questa situazione, come molta altra gente. Mio marito mi ha guardata come si osserva un malato mentale, mi parlava piano e delicatamente per farmi sentire al sicuro. Ho sbottato. Ho urlato. Ho fatto paura a Chase e di questo me ne vergogno. Ma sentirmi dire dall’uomo della mia vita che mi sono inventata tutto, è stato troppo. Non l’ho guardato in faccia per una mattinata intera. Mentre le fiamme ancora divampavano per la città.

Buio. Rumore. Luce.
Mi ero addormentata dopo pranzo. Ho sentito una sirena fortissima che mi ha risvegliato. Sono corsa subito alla finestra e ho notato che gli incendi erano arrivati anche davanti a noi. Ho cercato Chase per tutta casa ma niente. Sono scesa in cantina, in quella specie di rifugio che il padre di Alan costruì ma non c’era nessuno. Mancava anche mio marito, di questo sono certa, indi dovevano per forza stare assieme. Sono uscita fuori di casa dopo aver fatto le scale a due a due col cuore in gola. Non mi aspettavo quello spettacolo. La casa della signora Mulligan era definitivamente crollata su se stessa. Si sentivano le sue urla riecheggiare per tutto il quartiere. La cosa più sconvolgente era che suo marito Eric aveva una specie di torcia in mano e bruciava ogni cosa si trovasse a tiro. Ci son voluti cinque uomini per riuscire a fermarlo. Aveva appiccato lui l’incendio alla sua casa, diceva che era l’unico modo per vedere il sole, tra le fiamme. E non era l’unico ad aver pensato ciò. Nella città si moltiplicavano gli incendi, mi aspettavo ormai di vedere di tutto, ci avvicinavamo verso la fine del mondo, ormai ne ero sicura. Gli abitanti di questo pianeta stavano tutti impazzendo man mano. Quando all’improvviso mi resi conto che forse, anche io, lo ero già. Vidi il “santone” del giorno prima. Quello che aveva freddato con due colpi di pistola il guardiano del cimitero. Lo vidi felice, ridere davanti alle fiamme. Non so perché ne come gli saltai addosso, riuscii a sferrargli due pugni in pieno viso, prima che qualcuno mi staccò da lui. Ma, così facendo, mi spaventai ancora di più.
Non aveva mai smesso di ridere.
Fuoco. Calore. Dolore. Buio.

Nessun commento:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...