venerdì 5 agosto 2011

(3)


“Allora? Che si può fare con sta "macchina degenere"? Lo fa il caffè?” - chiesi divertito.
“Del genere! Del genere! E’ la risposta a tutte le nostre idee di universitari frustrati e di liceali picchiati.”
“Ah, bei tempi di una volta! E cosa si fa, in sintesi, con questa grande invenzione che ha sconvolto l’umanità tranne il sottoscritto?”
“Semplice: la macchina, premendo leggermente questa levetta, ci porta, senza colpo ferire, in un altro luogo che è sempre il nostro ma diverso. Nel senso che i tuoi cari ci sono ancora, i miei cari anche e persino il cane che mi attende al semaforo ogni mattina per andare a prendere il giornale col sottoscritto. Conosci i cunicoli spazio-temporali inter-universo? Quelli che collegano un universo ad un altro differente? Ho agito su questi, chiamiamoli varchi, per creare un passaggio che ci portasse non in un altro universo ma sempre nello stesso, nello stesso tempo, nello stesso luogo. Hai afferrato?”
“Mi sono fermato a “leggermente” e del resto ho capito ben poco. Alla fin fine non si viaggia negli universi, non si viaggia nel tempo e non si viaggia nei posti. In conclusione non hai inventato né una macchina che ci permetta di esplorare i mondi nuovi, né una che viaggia nel passato o nel futuro e nemmeno il teletrasporto? Cosa accidenti hai inventato?”
“La macchina del genere!”
“Giuro che se ripeti di nuovo questo nome mi metto a piangere.”
“Daniel, ti piacerebbe vedere com’è il mondo se vivessi nel selvaggio west? O durante un’invasione aliena? O se fosse un film strappalacrime romantico? Ora lo puoi fare. Ora possiamo viaggiare in tutti i generi narrativi e rimanere sempre qui. A casa nostra. Dobbiamo solo girare una levetta e vivremo da protagonisti ogni attimo della nostra esistenza. Come se fossimo in un serial, in uno dei nostri telefilm preferiti, come se fossimo entrambi i personaggi di un racconto scritto da qualcuno con poca inventiva, e con tanta voglia di esplorare ogni genere possibile per sapere a quale sia più adatto.”
“…” – Non riuscivo a parlare, era come se mi avessero appena annunciato la vincita di un milione di euro o la proprietà, da un’eredità di uno zio miliardario, di tutto lo stato di San Marino. Io e Walter avevamo ipotizzato, in passato, questa meravigliosa macchina. Ma era un sogno, qualcosa di impossibile da realizzare, una di quelle cazzate di cui parli con i tuoi amici quando sei sbronzo e poi te ne vergogni al risveglio. Il nostro progetto originale prevedeva un portale per le dimensioni alternative, volevo vedere come era il mondo visto da un’altra ottica, com’era la Terra che ricordo qualora avesse conosciuto diverse scelte, diversi uomini l’avrebbero calpestata o magari sempre gli stessi ma con più raziocinio. Tipo Nerone che prima di incendiare Roma avesse deciso di contare fino a dieci, o magari di farsi un bicchiere di assenzio che lo avrebbe portato ad un sonno profondo, con buona pace della capitale dell’Impero Romano. O magari Hitler che avrebbe deciso di continuare a dipingere case e farsi un canile. O addirittura cosa sarebbe accaduto se la Juventus non avrebbe mai comprato Felipe Melo. Son cose che mi hanno sempre affascinato. Son cose che, a quei tempi, desideravo sapere.
“Gira la levetta Walter, andiamo e dimentichiamoci di questo posto.” – gli dissi.
“Piano, piano. Non possiamo stare più di trenta minuti in nessun luogo. Se saltiamo il ritorno ci dovremo rimanere, al massimo, per ventiquattro ore. Poi la porta si chiuderà e non potremo più tornare indietro.”
“Cioè tu mi stai dicendo che se esiste un luogo dove tutte le donne sono sempre completamente nude, io devo tornare indietro entro massimo un giorno?” – gli chiesi, molto intristito.
“Ovvio. E poi sai meglio di me che le spiagge per nudisti più che attizzare, ti buttano a terra.” – mi rispose divertito.
“Non me lo far ricordare. Vabbè, qualunque cosa tu voglia fare sono con te. Via: verso l’infinto ed oltre!” – recitai, mettendomi in posa.
“Non iniziamo con le citazioni importanti. Entra nella macchina, inserisco un paio di dati e andiamo.”
“Mi raccomando: il mondo delle donne nudiste mettilo per quinto, ci voglio arrivare con calma.”
“Non è una macchina che attraversa le dimensioni. Questa attraversa i generi letterali, idiota!”
“Allora…anche la pornografia?” – chiesi dubbioso.
“Non ci avevo pensato. Sarà un luogo pieno di gente che si accoppia ovunque.”
“Mi ricorda una certa villa di un certo Presidente.”
“Ah, ecco il vero Daniel. Ora si che ti riconosco. Lassie è tornato a casa!” – festeggiò Walter.
“E ha sporcato tutto il tappeto per l’entusiasmo.” – aggiunsi.
“Entra, dai, che ci sono anche io. Partiamo, finalmente!” – girò la levetta, entrò con me nella macchina. Lo spazio era capiente a stento per due persone normodotate. Chiuse il portello con la maniglia interna e si iniziarono a sentire delle turbine che lentamente aumentavano di intensità.
“Walter?”
“Dimmi.”
“Posso farti una sola domanda?”
“Dimmi.”
“Quante volte l’hai collaudata?”
“Nessuna.”
“Lo sai che ti odio?”
“Non me lo dicevi da tanto tanto tempo. Bentornato Lassie.”
“Giuro che se torniamo integri sporcherò tutto il tuo tappeto con tanta felicità. E’ una promessa.” – Chiusi gli occhi e pregai. Il Dio dagli spaghetti volanti era dalla mia parte, lui sì che mi avrebbe aiutato.

1 commento:

Carmensì ha detto...

ahahahah divertente e anche molto interessante!Mi piace tanto questo racconto*_*

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