domenica 14 agosto 2011

(7)

Il posto in cui erano giunti Walter e Daniel non era un luogo come tutti gli altri. Non aveva grattacieli, non aveva strade, non aveva civiltà o quasi. Era una strana isola, un lembo di terra circondato dal mare che non ammetteva vie di fuga. Niente si poteva scrutare all’orizzonte. Niente. Neanche una piccola imbarcazione, o un aereo da turismo. Niente. E loro erano capitati proprio in mezzo al niente.

“Giurami che non è quello che penso io.” – disse Walter al suo amico, visibilmente spaventato.
“Giurami che è quello che penso io!!!” – rispose Daniel piuttosto entusiasta – “Siamo nel posto più bello al mondo! Io ti amo Walter, io ti amo!” – qualcuno iniziò a ridere dopo questa affermazione.
“Chi c’è là? Hugo? Sawyer? Jack?” – chiese Walter impaziente. Ad un tratto un uomo decisamente in là con l’età gli si parò davanti. Era così anziano che pareva morto. In effetti puzzava anche parecchio.
“Walter, questo è uno zombie! Ci ha seguiti!” – rivelò Daniel mettendosi sulla difensiva.
“Lo vedo da me, amico mio, come ci difendiamo? E perché ci indica e ci deride?”
“Sarà per la mia dichiarazione d’amore!” – appena ebbe finito di parlare, lo zombie continuò a sghignazzare ancora più forte. Daniel si irritò non poco.
“Era un “ti amo” di amicizia. Non stiamo insieme!” – lo zombie non accennava a finirla. – “Guarda che ti pianto un paletto di frassino nel cuore, cioè una pallottola d’argento, cioè…dannati horror…ti stacco la testa!”
Lo zombie, appena ebbe finito di ridere, cercò di spiegare a geti qualcosa ai due ragazzi. Che si scambiarono un cenno d’intesa e arrivarono ad una soluzione comune.
“Credo ci stia dicendo che dato che abbiamo saltato il suo mondo ora lui, pur essendo zombie, non sente più la fame che prima doveva sentire per forza e ora è solo un morto vivente che cammina ma che non provoca per noi nessun pericolo!” – disse Walter, in poche parole.
“E tu hai capito tutto questo? Io pensavo stesse dicendo che ci saremmo sposati in una chiesa e io ero vestito di bianco con un bouquet di rose bianche e orchidee!” – chiosò Daniel vergognandosi leggermente – “comunque ora ce lo portiamo appresso?” – cambiò discorso.

(Suono incessante di violini. Iniziano lenti ma aumentano gradualmente di volume)

“Oh no! Quando sti cosi suonano sta per succedere qualcosa. Dannata orchestra!” – imprecò Daniel.
“Il fumo nero?” - chiese Walter.
“Brr sgggr crmnol?” – domandò lo zombie non facendosi capire da nessuno.
“Non so tu cosa intenda ma dobbiamo scappare, in qualsiasi direzione ma dobbiamo scappare!” – Daniel iniziò a correre, seguito da Walter e dallo zombie che non aveva una camminata piuttosto veloce.

(Suono di violini ancora più forte. Sparo.)

“No. Daniel. No!” – disse Daniel.
“Secondo logica, nel caso avessero colpito me, non dovevi dire: “No. Walter. No!”?” – si adirò leggermente Walter.
“Io mi preoccupo prima per me e poi per gli altri. Ma dov’è Zomby?” – i due si girarono al medesimo istante. A terra c’era il loro nuovo amico con un proiettile piantato proprio nella testa. Ormai era a terra esanime, dietro di lui si intravedeva un uomo di una quarantina d’anni, senza capelli, con un pantalone marrone e una maglietta tendente al giallo cadaverico. Lì saluto con un sorriso largo quanto una portaerei e uno sguardo pieno di speranza.
“Ciao ragazzi, io mi chiamo Lohn Jocke. E voi chi siete?”

(Violini fino all’inverosimile, poi silenzio e buio. Scritta enorme su uno sfondo nero e rumori spettrali di sottofondo.)

I tre stazionavano intorno al cadavere nel morto ormai non più vivente. Lohn li guardava con fiducia ma nello stesso contempo li giudicava a seconda delle parole che loro avrebbero detto.
“E quindi come siete giunti qui?” – chiese, non abbassando mai lo sguardo.
“Un…sottomarino!” – rispose Daniel, ricordandosi qualcosa che aveva sentito o visto in passato.
“Il sottomarino eh? E questo essere che vi inseguiva? Un vostro amico che ha improvvisamente cambiato aspetto?
“Amico è una parola grossa. Diciamo conoscente, avevamo fatto il viaggio insieme.” – continuò Walter visibilmente in difficoltà. Stava sudando non poco, e non era solo colpa della temperatura tropicale.
“Sentite, se mi promettete di non essere un pericolo per me e la mia gente, vi porto al campo. Ma se fate una sola cosa senza il mio permesso, vi ritroverete a dividere la buca con il signorino qua a terra. Sono stato chiaro?” – disse Lohn con lo sguardo pieno d’odio.
“C-certo, signor Jocke. Affermativo!” – urlò Daniel mettendosi sull’attenti.
“Ragazzi, pace. Sto scherzando! Non sono una persona così cattiva, abbiate fede. Io ne ho tanta.” – appena finì di parlare un’altra persona si aggiunse al gruppo. Era grasso e grosso, aveva una folta barba e dei lunghi capelli. Ispirava simpatia a prima occhiata.
“Oh, Coso. Non può essere! Anche gli zombie! Non bastavano intrighi, trame di potere, divinità, orsi polari, sparatorie e quant’altro! Anche gli zombie! Che accozzaglia di generi, dio santo!” – disse – “Comunque mi presento, ragazzi, il mio nome è
Rhugo, ma potete chiamarmi Rharley. Venite con me, andiamo al campo, vi presenterò agli altri.”
“Non credo che possiamo, stiamo giusto per andare via.” – annunciò Walter tirando di tasca il telecomando – “Oh, dannazione! E’ scaduta la mezz’ora. Ora dobbiamo per forza stare fino a domani qui. Sennò…”
“Rimaniamo sempre qui, rimaniamo sempre qui, rimaniamo sempre qui!” – disse saltellando Daniel visibilmente felice dalla notizia.
“Coso, che aggeggio strano! Ne sarà felice il nostro dr. Tishop!” – disse Rharley.
“Il dr. Tishop? Io ADORO i cross-over!!” – urlò Daniel prima di svenire dall’emozione.

(Buio)

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