lunedì 14 novembre 2011

Contagio avvenuto


Ho partecipato, giustappunto oggidì, ad un concorso su LegaNerd con dei paletti ben precisi che vi dirò alla fine, intanto voi beccatevi il raccontino che ho prodotto ieri notte dopo che ero leggermente ma leggermente adirato contro il mondo per la mia eccessiva dabbenaggine.
Ah, il premio della vittoria è la pubblicazione sul loro sito. Yuppiyuppiye, direi. Meglio di niente. Se state leggendo ciò dopo le 21 di giovedì sera, controllare sul loro sito se c'è il mio racconto. Se non c'è vuol dire che ho perso. Disdetta. E quindi dovrete commentare dicendo che quello di luttazzi4ever era il racconto migliore.
Se per caso ho vinto, caso molto ipotetico, dovete commentare dicendo che quello di luttazzi4ever è il racconto peggiore. E lì capirò che mi seguite!

Buona lettura.


Mettiamo caso che un giorno ti svegli e noti che il mondo è cambiato definitivamente. Tua moglie ha deciso che è giunto il momento di azzannarti al collo e cercare di renderti ciò che lei è diventata: uno zombie. E non parliamo poi di tua suocera, che lo è sempre stata. L’unica soddisfazione, in tutto ciò, è poter fare ciò che hai sempre desiderato da venti anni: togliere la vita, o la morte, a quell’anziana meretrice che ha sempre cercato di screditarti agli occhi di sua figlia. Un colpo in testa con un tubo da lavoro e il gioco è fatto. Invece per Gloria ho approntato una prigione di fortuna chiudendo la cantina a chiave e con delle assi ben spesse per cercare di frenare la sua furia distruttrice. Anche prima del morbo aveva momenti di nervosismo, ma cercare di mangiarmi è troppo. E credo sia un ottimo motivo per chiedere l’annullamento del matrimonio alla sacra rota.
“Padre, mia moglie cerca di staccarmi un braccio a morsi!” – potrei dire al tizio in tunica.
“Ma lo fa nel Cristo, e nel Cristo c’è la verità” – mi risponderebbe facendo aumentare in me l’amore per gli altri prelati.
L’ho lasciata in cantina, mentre io ero scappato cercando qualcuno che sappia come guarire da questo morbo. Di solito nei film c’è sempre qualcuno che si sta dannando per trovare la pozione miracolosa, e non credo sia compito di un idraulico come il sottoscritto. Certo, il mio è un lavoro duro,  e non accade mai come nei porno dove le casalinghe si fanno trovare in sottoveste. Magari. Nel mondo reale ci aspettano vestite e coperte fino al minimo centimetro. E sono sempre nervose. Per diamine.
Un altro cliché degli horror è che c’è sempre un gruppo di sopravvissuti in un centro commerciale. Anche qui c’era. E non mi hanno fatto entrare. Credete in ciò che volete ma l’uomo è bastardo. Quegli idioti fighetti figli di qualche demone minore non hanno voluto che io, uomo di una certa età abbastanza appesantito, entrassi nel loro nuovo habitat naturale. Li ho visti, c’erano tutti: il leader carismatico, le gnocche impaurite, il negro forzuto, il bianco bastardo e così via. Era tutto come un film orrendo scritto da uno sceneggiatore scarso, fortuna che trovai un ospizio poco distante.
La puzza di vecchio era pesante e l’interno completamente deserto, o almeno così pensavo. Non ho incontrato zombie ma ho trovato Jimmy chiuso in uno stanzino. Aveva una targhetta con inciso il suo nome. Rannicchiato mi fissava: non aveva paura.

“Ciao” – gli feci.
“Ciao” – rispose, senza guardarmi.
“Cosa ci fai qui?” – fu la domanda più intelligente che mi venne.
“Sono venuto a trovare mio nonno” – E mi raccontò degli zombie, dell’attacco, del suo anziano parente che lo rinchiuse lì per salvarlo.
“I tuoi genitori sanno che sei qui?” – feci, tirando fuori tutta l’umanità possibile.
“Boh” – ottima risposta.
“Jimmy, tu sai che potresti non rivederli più?” – il tatto mi è sempre mancato.
“Giuda Ballerino!” – mi sorprese: non pianse. A ben vederlo avevo intuito che era un ragazzo leggermente differente dagli altri. Aveva una di quelle strane malattie che rovinano l’esistenza agli idioti che non sanno rapportarsi alle diversità. Mio fratello era down, come lui, lo adoravo. E non è che Jimmy mi era antipatico.
“Sai che potremmo sconfiggerli?” – gli feci.
“Come?” – chiese, ancora con gli occhi rivolti altrove.
“Un modo mi verrà in mente.” – e andammo in ricognizione.

Era grande, l’edificio. Lo circumnavigammo per un bel po’ fino ad arrivare in una stanza con un grosso televisore, di sicuro era la loro ala cinema. Accesi l’apparecchio senza pensarci due volte, magari avevano trovato una soluzione ed io ero lì, ad impaurirmi, per niente. Premetti il pulsante sul telecomando: nevischio. Nessun canale sintonizzato. Dannato digitale, hai rovinato generazioni di nipoti costretti a correre ad ogni minimo malfunzionamento dai nonni. E neanche qui funzioni. Ero ormai spossato e deciso ad addormentarmi in quel punto quando un attimo dopo Jimmy urlò.

“Diavoli dell’inferno!” – disse. Mi voltai. Uno zombie anziano procedeva lento verso di me, cercava di parlarmi. Io intanto consideravo l’ipotesi di un’arma. Non ne trovai nessuna, gli lanciai il telecomando. Jimmy rise.
“Mi fa piacere che almeno tu ti diverti.” – lo zombie raccolse l’ “arma” e non badò a me. Si accucciò su una poltrona, premette un pulsante e magicamente la tv funzionò.
Lo schermo proiettava una ragazza svedese con due poppe enormi che si dimenava in minigonna inguinale. Il nostro amico era felice e si distese ancora più rilassato.
“Anche da morti sono abitudinari.” – dissi.
“La malora!” – annunciò Jimmy e mi trovai d’accordo.
Proseguimmo il cammino, rigirandoci di tanto in tanto per controllare, ma non trovammo niente di pericoloso. Tornai dall’anziano non- morto, lo ritrovai liquefatto. La tv spazzatura l’aveva ucciso.
“Forse abbiamo trovato una soluzione” – esultai.
“Fiamme d’inferno!” – esclamò, credo felice.
Mentre ci dirigevamo verso l’uscita notai un gruppo di tizi sbavanti non proprio gentili provenire da essa: gli zombie erano entrati. Urlai a Jimmy di scappare, di tornare indietro. Gli feci strada ma inciampò, per riuscire a recuperarlo e farlo rialzare ci vollero troppi secondi preziosi: mi graffiarono, ma lo salvai. Ci dirigemmo verso la sala cinema, standoci attenti a farci seguire. Sullo schermo la donzella popputa continuava il suo lento agitamento: i nostri inseguitori si arrestarono e si incantarono.
Presi il telecomando dalla poltrona e cambiai canale: ci riuscii. Una tizia che non so definire maschio o femmina, con una cartelletta in mano, presentava una gara di corteggiamento con anziani: gli zombie crollarono all’istante. E anche io non mi sentii tanto bene.
Jimmy se ne accorse subito e iniziò a piangere. Mi dispiaceva lasciarlo solo, ma fui felice perché lui aveva visto come fermarli, lui sapeva. Sentii le forze abbandonarmi man mano,  Jimmy mi tenne la mano finché poté, poi mi salutò alla sua maniera.

“Peste!” – disse, sorridendo.
“Al diavolo!” – risposi, ricambiando la stessa espressione.

(I parametri erano:
Lunghezza: minimo 4000, massimo 6000 battute.
Racconto sugli zombie.
Protagonisti: Un idraulico ed un ragazzo down.
Altre caratteristiche: uno dei due doveva morire.


Io ho buttato tutto in risate, spero sia piaciuto.)

1 commento:

Mario Epifania ha detto...

Il fumetto sull'epidemia zombie a NAPOLi è NAPLES OUTBREAK:

http://outbreakzone.blogspot.com/p/fumetto-outbreak.html

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