(Questo è un racconto a puntate. Prima di capirci qualcosa dovrai leggere i precedenti episodi o inventarteli da te. E se ti credi di essere così bravo, scriviti pure il finale. Ingrato!)
La testa fa un male disumano e la guancia batte all'inverosimile. E' giorno o notte? E sinceramente: chi sono e dove sono? Inizio a farmi domande sulla mia reale identità quando, in pochi secondi, i ricordi iniziano a farsi spazio nella mia mente.
E' agosto. Fa caldo. Stamattina sarei dovuto andare a Napoli per un ritrovo con i miei ex-compagni di classe, avrei assistito alla presentazione dei loro nuovi amori, avrei ascoltato i loro progetti e le loro speranze, forse avrei persino visto qualche foto di qualche bambino appena venuto al mondo ed avrei pensato alla mia vita che di sicuro, in questo momento, non ha nulla. E poi avrei parlato del mio lavoro, ed ognuno di loro mi avrebbe odiato perchè è di sicuro invidiabile.
E invece sono salito su un treno direzione Bologna, pagando una cifra considerevole per il biglietto che se ci penso ci piango, ho lasciato Mirko, uno dei miei amici che doveva essere presente alla festa, a Roma, ma a lui è andata benissimo, e tutto questo per cercare di seguire il sogno di un amore.
Forse sono sbagliato io.
Non sono così vecchio, quindi quando penso ad espressioni come "tutta la vita" mi rendo conto che sono esagerate. Diciamo che nel mio caso si può definire "tutta la mia adolescenza più quello che viene dopo". In questo lasso di tempo comunque, non ho avuto granchè fortuna con le relazioni amorose. E sono sempre stato il tipo che inseguiva un'idea, piuttosto che una realtà.
E per questo sacrosanto motivo, che dovrei eliminare dalla mia esistenza, ora sono su un treno diretto a Bologna, con una mandibola che mi fa malissimo e con un occhio nero. Almeno credo.
A rialzarmi dal pavimento ci ha pensato un vecchietto arzillo che aveva assistito a tutta la scena nel vagone ristorante, che mi ha poi adagiato sul sedile accanto a lui. Al mio risveglio, e dalla mia posizione, del mio assalitore non c'è traccia, ma sinceramente non avrei voglia di rivederlo a breve. Ho salvato la vita alla sua ormai ex-ragazza e invece di ringraziarmi come fanno tutti i comuni mortali con un cesto a Natale, ha avuto da ridire su ciò che è accaduto dopo. Compresi i due baci appassionati che lei mi ha estorto.
Che mi hanno fatto piacere, in effetti.
"Dove siamo?", chiedo, come se fossi Matt Damon in "The Bourne Identity".
"Sul treno, ragazzo, la botta deve essere stata bella forte immagino: hai dormito più di cinquanta minuti."
"Cinquanta minuti? Ma quindi..."
"Stiamo per giungere a Bologna", mi dice, sorridendo come il nonno che avrei sempre voluto essere. E che potrei diventare se Lei, la meravigliosa ragazza che sto seguendo, ha voglia di avere nipoti da me. Anche se credo dovremmo prima mettere in cantiere dei figli, per riuscirci.
"La ringrazio signor...", salto dal posto ed improvvisamente la mia voce si alza di due ottave.
"Ettore", pure un nome da nonno possiede. E' perfetto!
"Sono enormemente grato di quello che ha fatto per me, se poi sa anche dove sia andata quella ragazza bionda bella come il sole che sostava giustappunto lì durante l'intera tragedia greca di un'oretta fa, le sarei riconoscente e in debito per tutta la vita", gli dico, senza prendere fiato.
"Ah, ti sei preso una bella cotta eh, giovanotto? Eppure da ciò che ho notato non hai perso tempo con quelle due ragazze di prima".
"E' stato un piccolo problema di percorso".
"Capisco. Ne ho avuti a centinaia anche io alla tua età", e ride. Forse ho trovato il nonno di Cassano.
"Mi sa dire dove è andata?"
"Si è infilata nella carrozza tre se non sbaglio."
"Mi sa dire anche se era in compagnia o meno?", tra poco gli chiedo anche se conosce i suoi esami del sangue.
"Dubito fortemente. E questo, per te, è certamente un bene", sogghigna. Poi mi indica la strada: "Vai. Senza pensarci due volte."
"Grazie nonno", mi giro e percorro tutto il corridoio, barcollando leggermente. Arrivo all'entrata della terza carrozza e con forte difficoltà riesco a far scorrere la porta provocando un deciso rumore assordante per il cigolìo eccessivo della stessa. Sorrido a chi mi guarda male, tra le persone in corridoio, e mi fiondo alla ricerca di Lei.
Controllo con sicurezza, senza farmi notare troppo, se riesco a scorgere la sua presenza. E infine la vedo: discute a telefono con estrema gentilezza con qualcuno, forse è proprio il suo ragazzo, un uomo che non ha capito la dolcezza della stupenda donna che ha di fianco.
O forse è il suo capo che cerca di concupirla.
O forse è suo fratello che cerca di tenerla al guinzaglio.
O forse mi sto solo facendo più problemi di quanti non ce ne siano realmente.
Ora vado lì, mi siedo accanto a lei e le dico chi sono e da quanto tempo aspettavo di vedere una persona come lei sulla mia strada. Ora ci vado. Sicuro.
Sento chiudere la telefonata con decisione ma sempre con garbo.
"Scusami ma sto per arrivare a Bologna, ora prendo il treno e ritorno a Bolzano, a casa, così chiudiamo questa storia e metto più distanza possibile tra noi due."
Bolzano.
Casa.
Ho altro tempo, un altro viaggio, altre ore per riuscire nel mio obbiettivo. Sono così felice che non sento più il dolore alla testa e al viso. Scappo in direzione della mia carrozza un attimo prima che lei si volti e mi trovi in direzione del suo sguardo. Rientro felice al mio posto, canticchio qualche canzone d'amore e sorrido a tutti quelli che passano.
Il treno dopo un po' si ferma. Sono a Bologna, per la prima volta nella mia "adolescenza più qualche anno dopo", ma non la visiterò. La prossima tappa si chiama Bolzano. E su un treno in partenza tra venti minuti avrò solo qualche ora per farla innamorare di me.
Basteranno.
(9-Continua)
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