mercoledì 15 agosto 2012

Napoli Centrale


(Questo è un racconto a puntate. Leggere prima il prologo e la prima tappa)

Cinque secondi prima il mio cuore sussultava ed immaginava figli con la donna più bella che abbia mai visto. Cinque secondi dopo erano in realtà passati venti minuti o giù di lì, e il treno si era fermato: stazione di Napoli Centrale. Tutti erano saltati su dalle sedie nel medesimo istante. Lei no. E neanch'io.
Insieme attendevamo che il flusso di persone si dirigesse verso l'uscita per poter scendere con facilità e senza nessuno che ci mettesse fretta. E proprio un secondo prima che potessi dirle qualcosa, squilla il telefono e rimango immobile, a capire quanto deficiente fossi stato.
E' fidanzata.
O sposata.
O peggio ancora: è l'amante di qualche riccone che la riempie di regali solo per il suo aspetto meraviglioso ma che in realtà le distrugge solo l'esistenza.
Idiota. Idiota. Idiota. Sono sempre il solito idiota. Mesto ascolto con un orecchio la chiamata, sperando di captare il nome di lui, del bastardo, e magari capire anche come si chiamasse lei, la soave dea che mi ha rubato il cuore.

"Pronto?", anche quando risponde è meravigliosa. Sento qualcuno ciarlare dall'altra parte, ma non riesco a cogliere alcuna parola comprensibile.
"Sì mamma, sono arrivata a Napoli. Tra poco prendo il treno per tornare a casa", casa? Ha una casa non qui, il suo viaggio non è terminato, in effetti non sembra una donna meridionale. Più una svedese a dirla tutta, ma parla in italiano quindi è un altro buco nell'acqua.
"Sì, il solito frecciarossa per Bologna...ho già il biglietto...no no...sta bene non ti preoccupare. Ora ti lascio che il treno parte tra poco e sono ancora nel regionale. Ti chiamo quando arrivo a Bologna. Ciao", e la saluta con un bacio. Che perfetta figlioletta, sarà di sicuro una ottima madre di famiglia.

Squilla intanto anche a me il cellulare. E' Mirko. Devo rispondere, purtroppo. Sennò è capace far diramare l'annuncio della mia scomparsa dal capostazione in persona.
"Che vuoi?", sono così dolce che la faccio voltare nella mia direzione. Idiota. Non è certo un bel bigliett da visita.
"Dove sei, coglione?", lui è più mieloso del sottoscritto.
"Sul treno, sto scendendo. Non andare di fretta."
"Regionale da caserta? Ottimo, binario 12. Attenzione che sta per ripartire eh, tra due minuti", due minuti? Devo avvertirla! Mi volto e con tutta la dolcezza, non come quella di poco fa, le parlo impacciato.
"Mi hanno riferito dalla regia che questo convoglio è quasi vicino alla ripartenza, quindi le consiglio di scendere in poco tempo", e sorrido come un completo fesso.
"Ti ringrazio", e lei mi sorride come una venere che sa di essere stupenda ma conserva ancora quella innata semplicità ed umiltà. Evito di sbavare e mi ricordo che ho un tizio al cellulare che mi cerca.
"Mirko?", tutto tace. Chiamata conclusa. Decido di scendere.

Appena atterrato sulla terraferma, i gradini dei regionali distano minimo mezzo metro dal marciapiede, ricevo un sonoro schiaffo dietro la nuca. E' il mio grande e simpaticissimo amico.
"Allora? Dov'è la baldracca?", sempre pregno di soavi espressioni.
"Zitto. E cammina."
"E' ancora sul treno vero? Ora salgo a conoscerla."
"Fermo, e non voltarti"; ci incamminiamo verso l'interno della stazione, lei intando scende dal treno con naturalezza, senza preoccuparsi del dislivello e reggendosi alla sua enorme valigia.
"Porcaccia la miseria! Ma è una gnocca disumana", ci pensa un attimo ed aggiunge, "Andrè, giuro che stavolta non ti si può dire niente: è la migliore di cui ti sei mai innamorato in cinque secondi, quindi non fa per te."
"Cosa vorresti intendere?"
"Che è troppo per un ometto disgraziato come te", questo adoro di Mirko: la sincerità.
"Ho anche io i miei aspetti positivi, diciamo".
"Certo. E se addizioniamo i miei pregi ai tuoi siamo sempre fuori dalla portata di quel sogno", e la indica. Questo odio di Mirko: la sincerità.
"Comunque me ne frego. Si va a Bologna", mentre lo dico evito ancora di ascoltarmi.
"A Bologna? Ma che stai dicendo? Stasera c'è la cena di classe, e ci sono un mare di ragazze. Capisci? Ragazze alla nostra portata. Che se sanno cosa fai di mestiere stasera te ne ritrovi minimo cinque nel letto. Che se poi aggiungi che c'hai un divieto di avvicinamento firmato dalla Hunziker di sicuro fai il botto, andrè...andrea?", lo lascio a parlare lì da solo mentre mi fiondo nella biglietteria.

La signorina allo sportello mi saluta con un sorrisone. Bella ragazza. Me ne sarei potuto innamorare se non avessi conosciuto Lei. Che non ha ancora un nome.
"Uno per Bologna centrale, grazie".
"Delle ore?"
"Il primo che c'è, grazie."
"Parte tra cinque minuti, binario 14. Sono 92 euro."
"Cribbio...volevo dire: pago con la carta", e pago veramente, dannazione. La signorina, Rachele da ciò che leggo dal tesserino, mi dona il biglietto e mi fiondo all'uscita. Vedo Mirko cercarmi con lo sguardo, l'unica cosa positiva del suo tentativo di rendermi un uomo normale è che difficilmente riesce a fare due più due in tempi brevi.
Mi reco al binario quattordici in un minuto o meno. Il treno è in partenza. Lei è affacciata al finestrino, già dentro la carrozza numero sette. Io entro alla nove, per non spaventarla o che.
Salgo un gradino e mi sento tirare. Ha fatto due più due.
"Dove cazzo vai eh?"
"Te l'ho detto: Bologna!"
"Ma che bisogno hai di andare a Bologna se manco combinerai niente?"
"Chi te l'ha detto, sono un uomo nuovo adesso."
"Un uomo nuovo che decide all'improvviso di andare in Emilia da un secondo all'altro?"
"Il vecchio me sarebbe andato fino a Milano."
"Che gran miglioramento, compare. Comunque non ci vai da solo. Vengo anche io."
"E il biglietto?"
"Ma quando mai ci sono i controllori su questi treni? Fammi spazio va'."

Il Frecciarossa parte preciso e puntuale. Lei è distante due soli vagoni dal sottoscritto. Ho tre ore e mezza per entrare nel suo cuore, ma non so assolutamente come fare.

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