(Leggi prima il prologo!)
Il treno è partito da una decina di minuti, e alla stazione di Cancello gran parte della marmaglia ha decisoo di farmi un piacere e scendere. Sono sempre in angolo all'impiedi ma perlomeno respiro, ho uno spazio vitale e il tizio che non ricorda l'uso del sapone è scomparso in un altro vagone perchè, a suo dire, "trenitalia non bada alle esigenze di noi corpulenti". La frase esatta era ben diversa ma mi sono divertito a dargli una connotazione meno volgare.
Alla fermata di Acerra la gente continua a sfollare e salgono in pochi, l'aria rarefatta sembra un lontano ricordo e decido di respirare finalmente a pieni polmoni dimenticandomi che sono, pur sempre, in un regionale che viene lavato perfettamente una volta ogni vittoria di scudetto del Napoli. Scorgo anche un posto lasciato libero accanto al finestrino. E' nella direzione contraria allo scorrimento del treno ma per una volta decido che si può fare il sacrificio.
Ovviamente cinque minuti dopo sono in bagno in procinto di vomitare. Mi ricordo che non si può usare la toilette in vicinanza delle stazioni. E il treno si ferma. Mi pulisco le mani, trattengo lo stomaco, una sciacquata veloce anche alla faccia e agli occhi, mi soffermo un attimo ad osservarmi le occhiaie, chiunque mi darebbe minimo dieci giorni di insonnia guardandole. Prendo la carta, (c'è!) e me ne esco barcollante.
E sale lei.
Credo che ricorderò con entusiasmo ogni mia prossima sosta a Casalnuovo. Lei sale sul treno e io mi squaglio in un attimo. Ha due gambe che...due occhi che... un viso che...due braccia che... insomma è perfettamente umana e potrebbe essere usata per descrivere il meglio della nostra razza a qualsiasi alieno giunto per studiarci.
E' bella come non ne ho mai viste in giro. Lei si sofferma a guardarmi giustappunto mentre esco dal bagno con uno sguardo di chi ha appena perso cinque anni di vita. Mi vergogno all'istante e fingo che il telefono inizi a squillare, dopo qualche secondo mi rendo conto che forse è sembrato di più un attacco di dissenteria. Lei entra nel vagone, presumibilmente, io rientro nella toilette rosso in volto, innamorato all'istante, e pieno di vergogna.
Mi ritrovo il cellulare nella mano destra e decido di usufruirne: chiamo Mirko, il mio migliore amico. Sono le dieci, si dovrebbe essere già svegliato, spero.
"Pronto?", una voce dall'altra parte della linea. E' vivo.
"Mirko?"
"Sì affermativo, ma se hai chiamato me già sapevi che avrei risposto io, ora mi interessa sapere chi sei, amico."
"Mirko...sono io, Andrea."
"Ecco: ritiro il termine amico, che vuoi in piena notte?", un altro che la pensa come il sottoscritto.
"Senti...sono sul treno, sto venendo a Napoli..."
"E quindi? Già è tanto che ti devo sopportare per tutto il giorno, cosa vuoi? Devo incitarti per far correre il treno più velocemente?"
"No. Ti volevo dire che ho visto una ragazza. E' la donna della mia vita."
"No, cazzo no! Non di nuovo. Non un'altra volta. No. Categorico: NO!", le sue urla mi urtano un tantino.
"Non ti preoccupare questa volta è diverso!", per fortuna evito di sentirmi quando parlo.
"E' sempre diverso! Sei malato, Andrè, sei malato forte. Ora scendi da quel cazzo di treno e non iniziare un'altra delle tue sonore minchiate, andrè. Giuro che ti sgommo a sangue", fa così ma in realtà mi vuole un bene dell'anima.
"Mirko, è bella, è bionda, ha una camminata, uno stile, un viso...".
"Sì, lo so, e due tette, un culo stratosferici. E scommetto che l'hai vista per soli cinque secondi."
"Forse sei.", non è un'ottima giustificazione.
"Andrè, ti devo ricordare cosa è accaduto solo qualche mese fa?".
"Cosa?"
"E l'anno scorso? E quello prima ancora, e a scuola, e in mezzo alla strade di Milano?"
"Non ricordo alcunchè!", ricordo tutto invece...
(Lucia: vista in terza superiore un attimo al bar della scuola. Ci sono stato dietro due anni senza parlarle. Poi ho scoperto che se la spassava con un culturista. Però è stata una bella storia d'amore.
Elisa: la figlia della mia professoressa di italiano, l'ho notata al mio esame. Per colpa della sua visione angelica ho fatto il compito più orrendo della mia esistenza. E' durata un'estate. Con lei ci ho parlato. Ma era meglio che non l'avessi mai fatto.
Michelle: vista a Milano mentre passeggiava in una piazza abbastanza popolare. Era sempre circondata da un mare di gente, era bella pensavo. L'ho seguita tutta la giornata rimandando tre colloqui di lavoro e un concerto. Alla fine mi hanno arrestato per stalking. Era la Hunziker. Ho spiegato che non conoscevo affatto la sua persona perchè non guardo la televisione ma niente. Mi hanno pure schedato.
Katia: la mia ex. Una storia durata un anno iniziata in un caffè. Lei era col suo ragazzo io l'ho amata fin dal primo istante in cui l'ho vista. E per puro caso quel giorno hanno avuto un diverbio al bar. Per una volta ho avuto la faccia tosta di provarci. Ci riuscii. E ora lei dopo un anno è tornata con lui e c'ha pure fatto un bambino.
Paola: il mio amore scomparso. Nel senso che è stata la prima donna che abbia mai amato. Seconda elementare: un anno intero compagni di banco. Quando ero sul punto di dichiararmi è partita via con la famiglia. Non so in che posto sia e nemmeno il suo cognome.
E tante altre che è meglio non ricordare)
"Dove sei, idiota?"
"A Casalnuovo, massimo venti minuti mi dovrei trovare alla stazione centrale."
"Facciamo così: ti vengo a prendere io. Tu non ti muovere. Tu non fare niente di avventato, non parlarle, guarda altrove. Anzi: chiuditi in bagno."
"Già ci sono."
"Ecco, bravo! Hai già fatto metà del tuo lavoro. Rimani lì e non uscire per nessuna ragione al mondo. Conosci te stesso, sai che combini sempre guai. Ora cerca di essere forte e rimani lì. A tra poco", e riattacca in un nanosecondo.
Ci penso seriamente a non muovermi. E infatti per la prima volta avrò un briciolo di autocontrollo.
Quindici secondi dopo sono fuori. D'altronde non potevo rimanere tutto il tempo in bagno, occupare un servizio pubblico, e magari far star male chi ha bisogno della toilette.
La cerco con lo sguardo tra i due vagoni e niente: non c'è. Ma il treno non ha fatto ulteriori fermate, quindi è sicuramente nel terzo vagone. Mi armo di faccia tosta e mi ci precipito come un folletto alla fine dell'arcobaleno. Ora la vedo. Ha un vestito rosso che le delinea le forme ed è un chiaro invito a venerarla come una dea. Sento di amarla già.
Mi seggo alla sua sinistra e ascolto il rumore del treno che viaggia. Sono nella direzione opposta a quella di marcia ma non sento niente. Solo il mio cuore che batte a ritmo sui binari.
(Continua)
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