giovedì 30 agosto 2012

Pranzo d'affari


(Undicesima e forse terzultima parte di un racconto che è iniziato a metà mese d'Agosto e si sta per concludere ormai. La storia è quasi biografica. Racconta di tutti le fatiche che ha dovuto intraprendere Piersilvio Berlusconi prima di farsi accettare da questo mondo corrotto e nepotistico. Una storia struggente. Ah no: questa è la trama del mio romanzo, chiedo scusa. In realtà qui si parla di treni, di tratte lunghe, di donne, di amori e di incontri fugaci. Si parla in prima persona. Lo dovreste ormai sapere dopo dieci puntate)

Facendo finta che oggi sia un giorno come un altro posso dire che il destino ci ha messo la mano in questa storia ed ora ho un appuntamento con la donna più bella che esista al mondo, eliminando qualche top model, qualche soubrette, e Jennifer Aniston.
Questa ragazza è convinta di avermi incontrato per caso, per un fortuito avvenimento, per un viaggio che entrambi abbiamo fatto nello stesso giorno, verso la stessa meta, prendendo le stesse decisioni su treni, orari, e obbiettivi. Ma non è così.
Se Lei, o per meglio dire: se Samantha sapesse che sono ore che la inseguo per l'Italia solo per poterla conoscere, per farle capire che è speciale, che è la donna perfetta, come ho fatto già in passato con altre, sbagliando certo, perchè è Lei quella giusta.
O forse me la sono sempre ripetuta in testa questa scusa. Lei è l'unica. L'ho detto così tante volte a me stesso e ai miei amici che forse avevano ragione a seguirmi in qualuque storia mi lanciassi, per tirarmi fuori al momento opportuno.
Forse qualcuna l'ho fatta soffrire. E magari qualcun'altra si è pentita di avermi incontrato. Ma Lei no. Con Lei sarà diverso.
Lei è simpatica, lo so, mi ha parlato solo per qualche minuto ma so che è simpatica. Poi è intelligente, lo giuro, si vede dalle battute che ha fatto. Poi, ovviamente, è bella ma di questo me ne ero già reso conto. Ed ha due occhi che non sono nulla in confronto alla luna piena nel massimo del suo splendore.
Non è che poi il seno sia così brutto sia chiaro.
E le gambe non siano snelle e lunghe, si intendi.
E le forme non siano tutte al punto giusto, d'altronde.
Sì. La inseguo perchè è bona. Questo è il punto principale, questo è quello che ho sempre fatto. Che me ne frega se sa chi sono Battisti e Baudelaire, nemmeno io so più di cinque canzoni di uno ed ho mai letto un libro dell'altro. Voglio lei perchè è sexy, in ogni angolo la si guardi, e la sua voce mi provoca la pelle d'oca. E il sol pensiero di toccarle la mano mi fa lo stesso effetto delle droghe provate in gioventù.
Poca roba, sia chiaro.
Almeno questo è quello che mi disse l'infermiere all'ospedale durante il ricovero.
Ed ora sono con Lei, mentre ci dirigiamo in un qualsiasi ristorante per consumare un pasto che interesserà ben poco a me e forse niente anche a lei. In realtà questa è una prova: considerare se la persona che hai appena conosciuta la vuoi rivedere per tutto il resto che ti resta da vivere, ogni giorno, davanti alla tua faccia.
Io accetto, osservando la sua, mentre mi sorride.
Lei non so. Forse si sta domandando perchè non parlo da più di cinque minuti. Ed in questo momento anche io mi chiedo del perchè non parlo da più di cinque minuti.
"Scusa".
"Di che?", mi chiede.
"Del mio inaspettato mutismo".
"Ah, non preoccuparti, per me è normale. Ci passo anche io: inizio a pensare così intensamente che mi estraneo dal mondo. E certe volte faccio certe figure che non ti dico", mi confessa.
"E' una sorta di viaggio extracorporeo, non pensi anche tu?"
"Certo. Peccato che ti riporta in te quando prendi, dritto in fronte, un palo della luce", mi mostra la ferita nascosta tra i capelli, "Ecco. Due anni fa: tre punti. Non fu una bella giornata".
"Troppi pensieri indicano o un'elevata dose di fantasia o di indecisione, secondo te?".
"Entrambe le cose. Non posso dirti quante volte ci penso prima di effettuare una decisione importante, poi va' a finire pure che me la dimentico un secondo dopo aver ideato una soluzione accettabile".
"Tipo uscire a pranzo con un tizio appena conosciuto che potrebbe perfino essere un maniaco seriale da treno?".
"No. Quella è stata una scelta più instintiva. Mi sei piaciuto a pelle. Sei un bravo ragazzo, lo ti si legge in faccia".
"Sei sicura?"
"Certo. E poi sei qui con me invece che con le due ragazze del treno. Quindi: o sei un bravo ragazzo o sei un idiota. Preferisco la prima ipotesi".
"Non posso che darti ragione", in effetti un po' idiota lo sono.
"Allora mi darai ragione anche sul ristorante da scegliere, andiamo lì, dicono che sia ottimo".
"Chi lo dice?"
"Non  lo so. Qualcuno lo dirà, no? Entriamo, magari saremo noi a riferirlo ad altri", evitando due macchine che a velocità siderale ci stavano per falciare, ci dirigiamo verso il locale. Lei, instintivamente, mi allunga la mano per attraversare, io la raccolgo come se fosse la sola ancora di salvataggio nel mare di asfalto che ci circonda, forse si è imbarazzata per il momento. La vedo arrossita sulle guance, o forse è solo impressione la mia. O tiepida speranza.

Il ristorante è moderno ma presenta tocchi del passato. Foto di attrezzi antichi costellano le pareti, immagini di luoghi di vacanze e cartoline sono situate dietro al bancone del proprietario, decine di clienti mangiano in religioso silenzio, un cameriere ci viene incontro.
"Buongiorno".
"Buongiorno a lei", rispondo gentile.
"Un tavolo per due?"
"Non so", mi giro e cerco Lei, "il tuo ragazzo è al lavoro fino alle 17 giusto, riusciamo a fregarlo o dobbiamo tenere un posto anche per lui", ride tantissimo, poi si fa seria in un attimo.
"Certo caro e mi raccomando", si rivolge al cameriere, "noi non siamo mai stati qui. Sa: è il suo migliore amico", il povero ragazzo sbianca in volto e ci indica un tavolo. Di sicuro saremo nei suoi aneddoti minimo per i prossimi cinque mesi.
"Hai distrutto la vita di un povero ragazzino", mi dice.
"Ma se ha più anni di me", le correggo.
"Allora hai distrutto la vita di un povero coetaneo".
"Ora è più probabile".
"Allora...caro, cosa prendiamo?"
"Tutto il meglio della casa, sappiamo benissimo che in questo momento a nessuno dei due interessa il cibo che ingurgiteremo", forse non è il verbo adatto da usare in un primo appuntamento.
"E cosa ci interessa?", chiede maliziosa.
"Che film ci piacciono, che interessi abbiamo in comune, che rapporti abbiamo con le nostre famiglie, chi ci pensa, quanti amici veri abbiamo, i nostri peggiori incubi, le nostre aspirazioni, quello che facciamo per vivere, come ci rapportiamo alla società, perchè tutti gli altri non ci capiscono, perchè abbiamo paura di rincontrare i nostri compagni di classe delle medie e delle superiori, se abbiamo mai finito o perlomeno iniziato l'università, cosa ci aspetta dal domani, i nostri cantanti preferiti, i concerti che avremmo voluto rivivere e i libri che hanno cambiato la nostra visione della realtà. Vado avanti?", dico, senza nemmeno riprendere fiato.
"Tutti quelli di Ben Stiller, i viaggi lunghi suppongo, con la mia è ottima, i miei genitori e i miei amici che sono pochi ma ottimi, ritrovarmi viva in una bara, fuggire ma poi ritornare, faccio la hostess per eventi, cerco di dimenticarmi che esiste una società, parla per te, perchè sono stupidi o forse lo eravamo troppo noi, finita ma è stato un sacrificio inutile, di sicuro un convegno di farmacologia a cui devo sorridere senza capire nulla di quello che dirano, non ho cantanti preferiti: sono onnivora, stesso vale per i concerti, il libro che ha cambiato la mia vita è stato quello che ho scritto perchè mi ha fatto capire che non so scrivere. Altro?", mi sorprende con la sua memoria.
"Ci saranno di sicuro tanti altri argomenti, ma l'obbiettivo finale sarà sempre lo stesso, non trovi?"
"Certo. Finire in una stanza d'albergo a donarsi venti minuti di lussuria per ricordare questo momento per sempre".
"Non è una scienza esatta, si può anche raccorpare tutto in un semplice bacio casto e puro, vissuto al termine del primo appuntamento insieme".
"E perchè aspettare?", mi chiede alzandosi dalla sedia.
"In che senso?", le domando senza capire dove vuole arrivare.
"Togliamoci il dente. Ci toglieremo il dolore", e mi bacia appassionatamente. Ricambio lo slancio senza tirarmi indietro. Di sicuro non è un momento che verrà ricordato per la sua castità e purezza. Ma è un momento così bello che non mi fa venire in mente nient'altro.
Voglio solo viverlo fino in fondo.

(11-Continua)

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