martedì 9 novembre 2010

Nient'altro che la verità

Libero si risvegliò dal suo torpore. Alzò lo sguardo sulla stanza, la televisione era spenta, anche se aveva giurato di sentire qualcuno parlare. Guardò l'orologio. Era ancora mezzanotte. Mancavano più di otto ore al suo appuntamento. Doveva dormire, doveva riposare. Non ci riuscì. Ormai l'aveva capito.
Ogni secondo, ogni minuto in cui era cosciente era dedicato a lei. La mente non riusciva a smettere di ricordare. Il primo incontro, il primo bacio, la prima volta, le prime risate, i primi litigi, le prime amare scoperte. Vedeva passare tutto davanti ai propri occhi ogni giorno, come se fosse in trance, come se fosse pazzo. Gli amici si preoccuparono. Libero era sì un ragazzo timido ed introverso ma era riuscito ad uscire dal guscio, dopo anni con loro. Ora era come se fosse regredito allo status iniziale. Per colpa di lei. Che gli ha rovinato la vita.

(Sette mesi prima)


Chiara sta ritornando al suo appartamento. E' raggiante. Ha appena passato una serata con Marco che si è prolungata ulteriormente dopo cena. Poi, alle tre di notte, l'ha salutato ed è ritornata verso la sua abitazione. Felice. Perchè Marco le ha sempre dato felicità, in cambio dei suoi sorrisi. Contenta, perchè lui è una persona solare, che le rischiara le giornate tristi. In colpa, perchè ha dovuto cancellare un appuntamento con Libero con una scusa qualsiasi. In colpa, perchè la sorpresa di Marco è stata forte e shockante.
Apre la porta di casa e nota dei cambiamenti. Non si ricordava assolutamente di quel soprabito sul divano, e nemmeno del mobile antico aperto. C'è qualcuno in casa, e lei deve scacciarlo via, senza paura. Fortuna che, anni fa, Marco le regalò l'abbonamento ad un corso di autodifesa. Utile, sicuramente. Si avvicina in punta di piedi verso la propria camera da letto. Nota dei petali di rosa a terra, che conducono verso il proprio letto. Afferra l'ombrello blu come arma, suo padre la perdonerà se lo romperà stendendo un ladro. Arriva in stanza, guarda sul letto: è Libero. Che dorme. Con una bottiglia di spumante alla sua destra. Un foglio è appoggiato sul comodino di Chiara. Sembra una poesia, Libero gliene ha dedicate tante in questi quindici mesi insieme. Chiara la legge con un groppo in gola.

"Io ti aspetto, ovunque tu vada.
Son qui mentre percorri la strada.
Se passeranno anni, mesi o semplici giorni,
ti attenderò finchè non ritorni.


Io ti aspetto e alla finestra
osservo la vita dei giorni di festa:
e piango, senza motivo.
Senza di te, son meno vivo.


Io ti aspetto, però, senza domande,
il tempo passa, ma tu non ritorni.
"Niente paura" ,il cuor mi risponde,
"per lei fai tutto, è unica e incredibile,
attendila anche una vita, seppur breve,
insieme, sarà irripetibile."

Chiara singhiozza. Si porta una mano davanti alla bocca e cerca di non far rumore. Libero si ridesta e la nota davanti al letto mente lacrime scorrono sulle sue guance. Non riesce a trattenersi.
"Sapevo di non saper scrivere, ma addirittura piangerci mi sembra eccessivo!" - dice sorridendo.
"E'...bellissima...e io non la merito." - risponde lei. Decisa, per una volta, a parlare di tutto.
"E perchè mai? Capisco che sia leggermente lesiva per la mia mascolinità, ma per te son capace anche di mettere da parte il mio essere macho."
"No, non è per quello. Anzi sì. E' anche per quello. Non so come spiegarti. Non so come dirti quello che non vorrei assolutamente dirti." - si siede sul letto.
"E non me lo dire, semplice. Fai così, ora dormiamo, ci svegliamo domani e ne riparliamo. Senza problemi e senza lacrime." - le toglie le lacrime con un bacio.
"Sì, hai ragione. No. Non posso." - si rialza. - "E' giunto il momento di parlarne. Costi quel che costi. Sennò non potrò più guardarmi allo specchio. Ho bisogno di dirti questa cosa e ti prego, ti scongiuro, non andartene poi." - e prepara la forza necessaria per parlare.
"Non mi dire che sei un uomo che non ci credo. So cosa ho visto e nessun chilurgo può fare certe cose così bene." - ride ancora. Chiara, invece, rimane impassibile.
"Libero, non voglio girarci attorno, ho un altro." - e ricomincia a piangere. Stavolta per il dolore.

Libero la osserva. Rimane pietrificato. Se ne esce balbettando qualcosa ma dal significato difficilmente distinguibile. Apre lo spumante, inizia a bere a canna, dopo mezza bottiglia riesce a formulare pensieri più coesi.
"Da quanto tempo va avanti questa storia? E' una nuova fiamma? Lo so che dopo un certo periodo l'amore tende ad assomigliarsi e si ha bisogno di nuove esperienze, ma se mi dici che con lui è finita, riuscirò a superarla questa cosa. Con difficoltà, ma ci riuscirò." - dice. Non senza sentirsi un po' zerbino.
"No, amore mio, no. Non c'è una nuova fiamma. Quella...quella sei tu." - si siede di nuovo accanto a lui - "Non sono mai riuscita a dirtelo, non sono mai riuscita a farcela. Io ho un altro, da ben quattro anni. Si chiama Marco, lavora a New York, è stato il mio primo vero ragazzo e purtroppo o per fortuna lo amo e non posso fare a meno di lui. E lo so che sembra strano, e lo so che sembra folle: io amo anche te. Lo capisci, no?"
"Anche..." - e abbassa la testa. Chiara riprende il discorso.
"Non te l'ho detto perchè avevo paura della tua reazione, neanche lui lo sa, neanche lui sospetta niente. Ci siamo incontrati, io e te, in un periodo in cui ero giù, e quello che successe quella mattina mi portò a cercare amore. No. Cosa ho detto?" - si accorge dell'errore ma ormai non c'è nulla da fare.
"Quindi, io, piccolo idiota, sono stato una specie di donatore di amore. Magari questo Marco era lontano da tanto tempo e tu avevi bisogno di qualcuno che ti donasse amore. Così dite sempre voi donne. "Donare amore". Non riuscire a dire "sesso" eh? Dovete passare sempre per le romantiche della situazione e far passare, noi uomini, come gli animali. Che pensano solo e comunque ad una cosa. Ma sai che ti dico? Ma viviti la tua vita, con Marco, e con tutti gli altri che ti vuoi scopare nei periodi in cui lui è fuori, ma non inventare balle. Non si può amare due persone nello stesso istante. Non si può. Ti sono servito come passatempo tra un passagio e l'altro di Marco. Chissà come dovrebbe sentirsi questo tipo se sapesse tutto eh? Comunque complimenti, è passato solo un anno e tre mesi e ce l'hai fatta. Ti applaudo e ti saluto. Tieniti le poesie, anzi, bruciale. Perchè sono state dedicate ad una persona che era solo frutto della mia immaginazione. E ormai è stata cancellata via." - Si alza e si dirige verso la porta. Ritorna indietro, prende il soprabito e va per uscire, apre la porta e viene fermato.
"No, non lo fare. Ti prego. Non te ne andare così. Io voglio stare con te. Io desidero averti affianco. Sempre. Io ti amo. Veramente. Desidero immensamente non perderti, ho bisogno della tua gentilezza, della tua timidezza, del tuo romanticismo enorme, ho bisogno di te." - si inginocchia, piangendo a dirotto.
Lui richiude la porta. Si inginocchia con lei. La guarda. La bacia.
"Non sai quanto ti vorrei e quando una parte di me vorrebbe che rimanessi. Ma l'orgoglio, in questo momento, mi spinge ad uscire fuori e a lasciarti andare, verso altri lidi, verso ovunque tu voglia andare. E' strano dirlo ma tu non mi meriti. Non avrei mai pensato lontanamente di dirlo ad anima viva, considerando la scarsa autostima che ho. Io me ne vado, è stato bello conoscerti, non rinnego niente, ma questo è quanto: mi hai illuso, tradito, mentito, ingannato. Mi hai usato come divertimento e come passatempo. Ti auguro una buona vita con Marco. Che tu possa essere felice più di me in questo momento. E non ci vuole tanto." - questo le avrebbe voluto e dovuto dire. Ma non le disse.

Invece, entrambi, presi dalla passione o forse solo per interrompere quel momento tragico, finirono per fare l'amore sul divano. Più e più volte. Per tutta la notte. Avvinghiati, come se non volessero più lasciarsi andare.


(Prima puntata)
(Seconda puntata)
(Terza puntata)
(Quarta puntata)

(5- Continua)

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