giovedì 11 agosto 2011

(6)


Il tempo era sempre grigio, a Paradise City, la luce non passava da quelle parti da giorni, mesi, addirittura anni. Le strade erano sempre deserte e silenziose, tranne per alcuni momenti della giornata. Ora stava arrivando uno di quei momenti. Walter e Daniel escono dal portale proprio al centro della piazza. Si guardano attorno: odono solo urla lontane e un sole nero, coperto da nuvole ancora più nere, che li guarda indifferente. Walter si guarda in giro, vede solo desolazione, l’umore non è dei migliori per entrambi. Daniel cerca di stemperare la tensione.
“Siamo arrivati nel mondo post-apocalisse. Ottimo. Ci saranno poche donne, selezionate e di gradevole aspetto, che attendono solo noi per ripopolare la civiltà umana.”
“In effetti non sarebbe una cattiva idea, se tralasciamo il fatto che sono leggermente sposato.”
“Il prete ti ha detto che dovete stare insieme “nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia, finché morte non vi separi”. Non ha parlato del fatto che la promessa vale anche negli altri mondi che vai a visitare!”
“Non sono mondi, sono generi. E non credo ci sia un genere che non prevede alcuna presenza umana.”
“Potrebbe star per esplodere il sole, non lo vedo tanto bene. E quindi tutti gli esseri viventi sono partiti per un altro pianeta.”
“Quindi, per tua idea, siamo gli unici esseri umani su questa Terra.”
“Giusto. E non ti far passare in mente l’idea che vuoi ripopolare il nostro pianeta con me. Ti preannuncio che ti prenderò a sberle. Violentemente.”
“Daniel, sinceramente non sei il mio tipo. Tanto vale era meglio tuo fratello.”
“Che poi ci hai pensato? In tutti i telefilm apocalittici ci sono sempre sei-sette gnocche e una brutta. E quella brutta fa sempre una triste fine, o per meglio dire: “una brutta fine”.”
“Oh, come sei divertente. Sicuramente sei l’uomo più simpatico di codesto universo. Complimentoni!”
“Ma neanche tu sei andato tanto male. Un secondo posto è sempre un secondo posto! Distaccato di parecchio, ovviamente, ma è un buon piazzamento. Ovviamente non potrai mai superarmi ma puoi, con calma e tanta pazienza, diminuire lo svantaggio nel corso negli anni…”
“Shhhh.”
“Perché mi zittisci? Ti crea dolore tutta questa mia simpatia contagiante?”
“Shhh, sento dei passi!”
“Oh, la gnocca delle gnocche. Starà arrivando per il sottoscritto”.
Daniel si sistema i capelli, Walter si porta la mano all’orecchio. I due rimangono in silenzio per alcuni minuti finché non odono un rumore sempre più vicino: un lento strisciare, che si ode prima molto distante e poi attorno a loro. Sembra provenire da ogni direzione, sembra che sia proprio a due passi da dove si loro si trovano, sembra che stia quasi per attaccare.
“Non mi dire che ci sono baccelli alieni che ora sono diventati mostri enormi e bavosi che ci mangeranno in un sol boccone?” – chiede Daniel leggermente spaventato.
“Non ti so dire. Però mi sembra una situazione che conosco bene.”
“Vero. A te piacciono tanto ste cose apocalittiche! Le invasioni soprattutto. Che siano alieni, zombie, o anche dei vicini che non sopportano la musica ad alto volume ed iniziano a sparare a tutti, tu ci impazzisci.”
“Aspetta aspetta aspetta…cosa hai detto?”
“Vicini?”
“No. Prima!”
“Alieni!”
“No. Dopo!”
“Virgola? Il gattino?”
“No. Dopo!”
“ZOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOMBIE?” – urla Daniel mentre ne vede un gruppo esattamente a dieci passi da loro. Lo strisciare che avevano udito, era dovuto dalla camminata lenta ma costante dei morti viventi. Sono circondati. Non hanno pistole. E hanno paura.
“La situazione non è delle migliori. Quanto manca al prossimo salto?” – chiede Daniel, ormai terrorizzato.
“Dieci minuti. Dobbiamo trovare un nascondiglio. Un buon nascondiglio!”
“Non vedo superstiti nella zona, o troviamo un’arma o dobbiamo sperare in una leggera botta di culo.”
“Tipo un elicottero che frana su di loro consentendoci di andarcene indisturbati?”
“Neanche il peggior sceneggiatore penserebbe ad una cosa del genere” – ipotizza Daniel. Ma, un istante dopo, si ode un rumore inconfondibile di un aereo. Barcolla, senza dubbio, il pilota, semmai ci fosse, non riesce a tenere dritto l’elivolo e cerca di attuare un atterraggio d’emergenza. La lunga ala bianca sul nero delle nuvole crea un colpo d’occhio maestoso come un angelo mandato dal Signore pronto a salvare le anime dei credenti. L’aereo conclude la sua lotta con la forza di gravità a poca distanza dal gruppo di zombie pronto a sferrare l’attacco contro i due ragazzi. Il fato è dalla loro parte. Gli zombie fuggono via spaventati dal fuoco dell’esplosione. Non tutti però.
“Ho indovinato! Ho indovinato!” – esulta Walter dimenticandosi di dove fosse. Preso dalla foga dell’entusiasmo non si accorge che uno zombie, molto alto e decisamente più veloce degli altri, è quasi arrivato alle sua spalle. Con uno scatto felino Daniel si lancia sull’immondo essere senza cervello, ma viene sbattuto a terra con un semplice pugno. Cadendo sbatte, con la testa, contro il muro di una casa abbandonata. Un istante dopo è con gli occhi chiusi, a terra, che perde sangue dal capo. Walter è ormai in balìa della forza dello zombie.
“Vai via” – urla cercando di dimenarsi mentre l’essere senza cervello, ma con molta astuzia, lo issa sulle sue spalle e lo porta via con sé, probabilmente per dividere il pasto con gli altri. “Ho beccato l’unico zombie con una coscienza civile”, pensa Walter mentre escogita qualche piano che gli dia la possibilità di liberarsi, ma è ormai completamente alla mercé del morto vivente. Mentre viene portato via, dà un’ultima occhiata al corpo di Daniel, sotto la casa distrutta. Non lo trova. Si guarda in giro, nessuna traccia del suo amico. “Sicuramente è stato rapito da qualche altro essere”, pensa, e intanto si maledice per averlo costretto ad accompagnarlo in questa avventura suicida.
“Ci vuole ben altro che un colpo alla testa per mettermi k.o., bello mio.” – urla Daniel allo zombie che, stranito, si ritrova davanti a se il ragazzo il quale, senza pensarci due volte, lancia nella sua direzione un portacenere di Swarovski, souvenir di una precedente visita che i due avevano effettuato. Il colpo, preciso al centro della fronte, fa cadere l’enorme bruto e con se anche il povero Walter che si ritrova sdraiato su di lui con la testa a due centimetri dalla sua enorme bocca. Daniel corre a rialzare l’amico. Scappano in una direzione apparentemente disabitata e deserta e Walter preme il pulsante per l’apertura del portale.
“Mi hai salvato la vita.” – afferma con molta gratitudine.
“Anche tu me l’hai salvata, tanto tempo fa!”
“Ordinare una Samichlaus al posto di una Heiniken non è salvare la vita!”
“Questo lo dici tu, il mio palato intanto ti ringrazia enormemente.”
“Comunque complimenti per la mira!”
“Lo sapevo che cinque anni di tiro con l’arco dovevano per forza servire a qualcosa. Mi sei costato un posacenere da mille e passa euri, comunque, ricordatelo!”
“Te ne prendo uno uguale…”
“Oh, grazie. Che gentile che sei.” – Daniel salta nel portale.
“Quando e se sarò mai ricco!” – sogghigna Walter e si lancia anch’esso senza accorgersi che, dopo di lui, anche un altro essere li ha seguiti.

1 commento:

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