martedì 6 aprile 2010

Terzo Giorno - Oscurità



Le notizie della sera prima mi hanno sconvolto. E non solo me. Il mondo sta cambiando, lo si capisce ogni minuto che passa. Il grido d’aiuto che ho letto ieri sulla mia mail è qualcosa che sta accadendo in ogni Paese, in ogni luogo. Gruppi di ragazzi, convinti che questi siano gli ultimi giorni sulla terra, si stanno divertendo a spese dei più deboli. Ormai i telegiornali parlano solo dell’ondata di pazzia che ha colpito ogni abitante di questo mondo in declino. Io sono qui. Davanti a questo pc. Ancora con la speranza che tutto ciò finisca e si risolva come una bolla di sapone. Ma niente. Il sole non sorge. La Luna è scomparsa. Niente è visibile in cielo. Le luci della città cercano di sopperire a questa mancanza ma ci fanno sprofondare ancora di più nel panico. Abbiamo timore che qualcosa di più grande stia per arrivare. E nessuno ci può salvare.

Luce, ed ad un tratto buio.

La città è completamente oscura, ora. Le luci sono completamente saltate. Se guardo fuori dalla finestra non riesco a osservare più in là dell’asfalto davanti casa. I bambini hanno paura. Si odono pianti fuoriuscire da tutte le case. Io continuo a scrivere a penna, su un block notes, sperando un giorno di rileggere queste cose e magari riderci su. Anche se non mi sento così ottimista. Alan è sceso in cantina per recuperare tutte le candele che mia madre ci ha regalato in anni e anni di matrimonio. Ho sempre pensato fossero un regalo inutile, non sapevo quanto mi sbagliavo.
Per la casa, ora, c’è un aroma contrastante tra le varie candele appostate sui mobili e sui comodini. Chase, alla vista di quella varietà di colori e profumi, si calma. Era ora. Mi fa male non riuscire a spiegargli cosa sta succedendo. Dovrebbe uscire, giocare, divertirsi e magari imparare. Invece è chiuso con me in casa e si domanda se arriverà, anche lui, a domani.

Buio. Luce.

E’ ritornata la corrente. Abbiamo spento le candele ma ho continuato a scrivere a mano. Ho scoperto che è molto più rilassante vedere l’inchiostro che da vita ai propri pensieri. Ho guardato fuori dalla finestra e ho visto persone in strada. La cosa strana è che erano in fila per due, vestite nello stesso identico modo, con una lunga tunica bianca, e si dirigevano verso un punto imprecisato. Nonostante le urla di Alan, li ho seguiti a debita distanza. Lui è rimasto a casa con Chase. A maledirmi, credo. Nel gruppo noto un po’di facce conosciute. Gente che salutavo la mattina quando andavo all’asilo, muratori che mi facevano il filo e mi riempivano di complimenti quando passavo davanti ai loro cantieri e anche un paio di mie amiche. Johanna e Kate. Non so cosa ci facciano lì in mezzo ma sono intenzionata a scoprirlo.

Luce intensa, luce debole.

Il “pulmino dell’orrido” è arrivato alla stazione centrale: il cimitero. Ho letto che, ogni qualvolta si diceva che eravamo arrivati alla fine del mondo, parte della popolazione cercava conforto nelle pratiche funerarie. Ci si avvicinava ancora di più alla religione, oppure ne inventavano una loro. Insomma cercavano un modo per espiare i propri peccati e non farsi trovare impreparati agli occhi di Dio, o chi per lui. Personalmente, dopo un’infanzia da credente, ho abbandonato la fede o è lei che ha abbandonato me. Non l’ho mai capito.
Il gruppetto, comunque, è fermo davanti al cancello. Il custode arriva in fretta e furia a spiegare che non si può entrare. Il “capo” o almeno quello che penso essere il più importante lì in mezzo, non ci pensa due volte ed estrae una pistola. Preme due volte il grilletto e per il povero custode non c’è niente da fare. Entrano tutti, io rimango inorridita: le mie due amiche complici di un omicidio. Non ci credo e faccio fatica a tenere gli occhi aperti.
Luce. Luce. Luce!

Un boato ci fa sussultare tutti. Sembra un’esplosione o qualcosa di peggio. E’ come se fossero state fatte saltare dieci automobili contemporaneamente. Il cielo è illuminato come se fosse ritornato il sole. Il “capo” del gruppetto sembra tutt’altro che sorpreso. Alza le mani al cielo e dice qualcosa tipo “E’ giunto il momento”. Tutti estraggono una pistola dalla propria tunica. Se la puntano alla tempia, tutti. Le mie amiche sono lì in mezzo, vorrei muovermi ma non ci riesco. Il rumore degli spari viene coperto dalla sirena dei pompieri. Cado a terra piangendo. Un altro giorno è passato.

1 commento:

Carmensì ha detto...

Wow!se le altre due puntate mi sono piaciute questa la trovo stupenda,sorprendente.bellissima veramente.Bravo il mio amore.
baci baci.

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