(Riassunto delle puntate precedenti: Davidù è un sogno di D che sicuramente prima di dormire s'era mangiato molti peperoni. Davidù vive nell'immaginario mondo di Italandia dove le fate si strusciano con le persone comuni anche se tu non hai miliardi o favori da farle. Davidù, però, che è un idiota bello e buono, non accetta le provocazioni. E poi si chiede perchè gli altri del paese lo insultano)
IL MERAVIGLIOSO MONDO DI DAVIDU'
Terza Parte
"Primo ospite della puntata odierna di "Selva a Selva": Davidù! Cosa ti ha spinto in questi luoghi?" - chiese rigirandosi un grosso neo sulla fronte.
"La prego la smetta" - cercò di non guardare - "comunque ero lì che seguivo la retta via, che le indicazioni mi assicuravano fosse dritta. Poi la strada al centro si è interrotta e si poteva seguire solo le due vie laterali, e tra destra e sinistra ho scelto destra" - affermò l'avventuriero - "visto che ci sono: chi c'era a sinistra?" - chiese.
"God Lerna!"
"Ero tra due elefanti, come si suol dire, ed io ero la sottiletta. Vabbè, comunque ci tengo a precisare" - inizio a toccarsi parti delicate - "che non sono nel mezzo del cammin della mia vita. Non ci tengo." - mise le mani avanti. In senso figurato.
"Ed ha fatto bene!" - sorrise Vespolo.
"Argh, lei sorridendo è ancora più orrendo, senza offesa eh!" - disse Davidù.
"Ma le pare!" - ri-sorrise Vespolo.
"Che poi ho notato che si può dire tutto a tutti se ci inserisci "senza offesa" o qualche emoticon!" - rivelò.
"E' una bella ipotesi." - convenne.
"Per esempio: sa che unendo i suoi nei potrebbero uscire opere d'arte? :D" - disse, non so come, facendo la faccina.
"Ah ah ah, è vero. In realtà è un nobile stratagemma perchè collegando i vari nei esce il volto del prossimo ospite." - gli disse, sconvolgendolo.
"Posso?" - chiese, brandendo una matita.
"Prego!" - rispose, sorridendo.
"Però non sorrida, la scongiuro. E' già difficile così!" - si armò di pazienza e dopo qualche minuto fuoriuscì l'immagine di una donna.
"Ma...è..." - si blocco Davidù.
"Fata Carfà!" - e suonò il campanello, Vespolo si mosse subito per aprirlo.
"Buonasera Fata Carfà!" - dichiarò - a "Selva a Selva" la fata che tutti vorrebbero. Anzi, che quasi tutti vorrebbero. Diciamo che se esistesse, almeno mezza Roma la desidererebbe."
"Non faccia troppo il galante mio caro." - disse lei, un po' imbarazzata.
"Fara Carfà, ma da queste parte i vostri genitori, intendo di tutto il cucuzzaro presente in codesto bosco, si conoscevano? Erano tutti fan del club dell'accento?" - chiese divertito.
"Quello che VOI fate a NOI non interessa. Gli Italandi hanno eletto NOI per portarli in un'era di benessere e gioia che VOI non avreste mai potuto dargli e promettergli. Quindi NOI siamo i migliori e NOI staremmo sempre meglio e di sicuro anche LORO." - disse calcando molto sulle "o" e rispondendo ad una domanda che nessuno gli aveva fatto.
Davidù fissò Vespolo che lo rifissò, quindi distolse lo sguardo come accecato dalla profondità dei nei che, in quel frangente, parevano discutere tra di loro. Lo sguardo del conduttore si fese entusiasta quando ri-suonò il campanello.
"A "Selva a Selva" c'è il Professor Crèpes!" - annunciò, contento.
"Io preferirei il dottor Pancake" - disse Davidù provocando una grassa risata. La sua.
"Questo divertimento decisamente fuori luogo ci fa capire che lei è una persona ottimista, ma in realtà pessimista. Gioiosa ma in realtà depressa, e pronta al dialogo ma in realtà egocentrica ed arrivista. Lei è del Pd, ovviamente da ciò che posso notare." - riferì il professore aggiustandosi gli occhiali e scambiando sguardi infuocati con la fata.
"Non so cosa sia sto Pd!" - affermò Davidù. E non è il solo al pensarlo.
"Leggenda narra..." - lo interruppe Vespolo - "che esista un manipolo di persone di un'altra fazione rispetto a quella di Lui che non apprezza quello che Lui fa. Pd significa Perenni Dormiglioni, perchè si fanno sentire sì, ma una volta ogni millennio."
"E io che pensavo parlassimo di Porcospini Dorati" - si intristì Davidù.
"O di Panda Disperati" - annuì la Fata scavallandosi.
"Io avrei detto fossero Poveri Derelitti" - disse un tizio passato lì per caso e dall'aspetto umile e smagrito. Credo si facessere chiamare Frassino, ma potrei anche sbagliarmi.
"Comunque no, non faccio parte di 'sta cosa e sarei venuto qui non per farmi analizzare 'da 'sto tizio che continua a guardare le coscie della fata." - affermò Davidù.
"Io..." - lo interruppe la Fata sentendosi chiamata in causa - "non ho MAI, e dico MAI, intrapreso nessuna relazione intima con l'onorato Italandio Boccò."
"N'altro accentato" - si esaltò l'avventuriero.
"E, SE MI FA PARLARE, potrei dire anche che io sono sempre stata fedele al mio promesso sposo, che al momento non mi ricordo chi sia, e non ho mai, e dico mai, rovinato la mia ammirazione per Lui con qualcun'altro anche contrario allo schieramento di Lui e al Lui pensiero." - affermò indispettita scavallandosi di nuovo. Crepès iniziò a sudare freddo.
"Ma sto Lui c'ha un botto di squinzie. E' diventato come quelli di Avatar a forza di strane complesse di color cielo?" - chiese Davidù, ridendo.
"Non sia mai, Lui è tutto naturale. E la forza di concupire otto donne su undici senza colpo ferire." - affermò Vespolo perdendo nei, a causa del dolore eccessivo, e riattaccandosi immantinente.
"Comunque ho capito, manco qui troverò ciò che mi serve. Spero che l'ultima fata riesca ad aiutarmi. Io vado, lord signori, buon continuo di serata."
"Non se ne scappi, signor Davidù" - disse Vespolo prendendolo per il braccio - "tra poco arrivano Boldo e Salvo col nuovo spettacolo di Natale!"
"Ecco un altro motivo in più per fuggire. La saluto signor Vespolo, si tenga a bada quei due che stanno passando alle vie di fatto." - indicò la fata che stava indicando la dritta via a Crèpes in un angolo dello studio. Il professore non era alquanto dispiaciuto.
"Fata Carfà! Di nuovo!" - urlò Vespolo.
"Bravo, la sgridi!" - incitò Davidù.
"Le ho sempre detto che deve aspettarmi, che modi sono questi?" - riprese il conduttore.
"Oh Buddha. Questo posto mi sembra sempre più una specie di casa chiusa, anzi, di casa aperta, apertissima a chiunque voglia entrare." - disse, non ricevendo risposta e si incamminò lungo la strada maestra.
Davidù aprì la porta del retro e vide, dinanzì a se, una reggia mastodontica ad enorme distanza. Decise di iniziare il cammino, di sicuro lì avrebbe trovato l'ultima fata, avrebbe risolto il suo problema e finalmente, avrebbe capito chi sarebbe questo Lui di cui tanto parlano. A meno che non sia un'invenzione della mente degli uomini come le divinità varie. E tra un pensiero sull'immaginazione umana, tra un'altro sulla caducità della vita terrena, uno sulle poppe della Lodovini e uno sul Fantacalcio, Davidù si incamminò per la sua ultima tappa.
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