Noi gggiovani siamo sempre lì a cercare un motivo per divertirci da gggiovani. E considerato che il sottoscritto si avvicina al quarto di secolo, e non riesce a capire ancora il divertimento gggiovane di discoteche et similia, ha altri modi per divertirsi. Non quelli che state pensando voi, cioè ci sono ma qui si parla di sollazzo, non di ammore. Che certe volte coincidono, guarda caso.
Comunque voglio parlarvi di un gioco che era considerato ggggiovane qualche annetto fa e non so se ora, tra i ragazzuoli, vada ancora forte. Parlo come un settantenne, lo so. Il gioco in questione è D&D, e da lunedì prossimo noi si gioca tutti alla quarta edizione, ovvero quella che da più parti ho letto sia squilibratissima e sbagliata fino all'inverosimile. Ma noi, forti della convinzione del nostro Master, procederemo a provarla e a capire se siamo in grado di fare il cosiddetto mazzo a tarallo(*) a tutti i mostri o creature o cattivoni che s'incontrano.
(*)mazzo a tarallo: deretano molto largo.
E quindi come potrei, io umile sgrittore, non scrivere i progressi che la mia compagnia farà durante il tragitto verso la beatificazione ad eroi leggendari o epici? E soprattutto come non potrei enunciare, di volta in volta, le mirabili stron...ehm...idiozie, che diremo, faremo e via dicendo. Quindi da oggi in poi, il martedì, o al massimo il mercoledì, diventerà il giorno del Dungeon e del riepilogo della nostra campagna. Se riusciamo a costringere un nostro amico disegnatore, potrò anche inserire un disegno del nostro gruppetto di bonaccioni in giro per il mondo. Un gruppo variegato che comprende.
Un tiefling ladro. Il sottoscritto. E' un mezzo demone ma dall'animo puro. Ruba perchè non gli fanno fare altro, poi leggerete più sotto.
Un minotauro guerriero. Un puccettone di due metri e venti, tanto coccolone, che prenderà solo mazzate.
Un elfo ranger. Di sicuro il più anziano del gruppo, e di sicuro colui che tirerà solo freccie a pala.
Un umano chierico. Un senzadio che ha scoperto il significato della vita dopo una notte con un botto di meretrici. Questo è per far capire con chi mi accompagno.
E dovrebbe esserci un mago, forse è un altro umano o forse no. Attenderemo che si faccia la scheda in settimana.
Ora vi lascio al mio background sul personaggio. Non fa ridere, ve lo dico a priori. Ho cercato di farlo serio, poi da settimana prossima vi prometto che ci saranno risate a profusione, d'altronde è una compagnia di brutti ceffi che si divertono a giocare immaginando di essere degli eroi, forse sarebbe meglio impasticcarsi in discoteca...
Le origini di un mezzo demone
Non è facile farsi volere bene quando hai un paio di corna vistose ed una coda di oltre un metro, neanche nella variegata città di Baldur’s Gate e Dailan Fog lo sapeva bene. Aveva sempre vissuto ai margini della società e difficilmente era riuscito a trovare amici, seppure lo desiderasse ardentemente. Era il tipo che si concedeva completamente pur di avere un rapporto di amicizia serio. E succedeva, quasi sempre, che incorreva in qualche grossa delusione, pur dotato di una forte intelligenza e scaltrezza. Ma si sa, in amore e in amicizia, il cervello certe volte è in vacanza e non permette di razionalizzare bene qualsivoglia richiesta ci viene fatta. E poteva accadere che un nano baffuto si facesse prestare qualche somma ingente di denaro senza mai restituirla, poteva succede che un hafling astuto riuscisse a farsi aiutare in qualche campagna ma senza dividere la ricompensa, e poteva capitare che Dailan, tutto preso dall’entusiasmo di aver trovato un nuovo amico o almeno qualcuno che gli desse confidenza, iniziasse a straparlare per troppa foga e felicità. Per questo e per altri motivi era sempre solo.
Avere un paio di corna, un aspetto demoniaco e un perenne ghigno quasi satanico sul proprio volto, non spinge il debole umano(e anche quasi tutte le altre razze) a fidarsi di un ragazzo che vuole solo fare del bene. E che non ci riesce quasi mai. Dailan ci provava, eccome se ci provava, era gentile e forte d’animo, cercava di combattere l’odio e i pregiudizi della gente e si adoperava per rendergli la vita migliore ma con scarsi risultati. Difficilmente lo stolto umano riusciva a capire la bontà d’animo di Dailan che con un sorriso più gentile possibile, prometteva di aiutare contadini, anziani e poveri a svoltare e a migliorare la propria condizione. E capì ben presto che non avrebbe mai trovato un lavoro normale e quindi fu costretto a seguire la sua vocazione: rubare.
Sia chiaro, Dailan è un ottimo ladro ma generoso. Non conserva quasi mai per sé tutto ciò che trova, ed è disposto a concedere i beni migliori ai suoi amici, se mai ne avesse. Inoltre qualche volta, in passato, è riuscito a farsi benvolere agli occhi di alcuni tristi umani. Infatti visse per un paio di mesi nel bosco di Cloak rapinando ricchi signori ed oscuri mercanti e devolvendo gran parte del maltolto ai contadini di quei boschi. Una di quelle contadine, Carmer, una dolce donzella, cercò anche di capire se sotto quella dura scorza da mezzo demone si nascondesse un animo nobile ma non riuscì a farlo. Infatti proprio la sera in cui i due si dovevano incontrare per un rendez-vous notturno, una banda di loschi figuri rapì Dailan e lo condusse in un luogo oscuro.
Un malvagio uomo, che lui non riuscì mai a vedere e conoscere, aveva dato ordini ai suoi uomini di rapirlo e addestrarlo per farne un meraviglioso ladro al suo servizio. Purtroppo per lui, Dailan non era il tipo da lotte all’ultimo sangue e uccisioni, anzi. E decise di sottostare alla mercé del suo aguzzino finchè non avesse imparato almeno i rudimenti del combattimento poi, una sera, fuggì. La notizia della sua fuga arrivò ben presto agli apparati auricolari del suo carceriere. Subito fece rapire la sua dolce Carmer e la rinchiuse in un luogo imprecisato. Da quel momento Dailan è in giro per Faerun in cerca di una squadra che possa aiutarlo nella sua missione personale. Intanto svuota tasche ai ricchi, regala ai poveri, si tiene qualcosa per se stesso e cerca anche un gruppo di amici su cui contare. La speranza è l’ultima a morire. Ci riuscirà o meno, questo ora non è dato saperlo.
FINE
Una sonora idiozia ve la voglio dire, và. Carlo(il chierico): "Io lo so l'inglese, ho dei parenti in Inglesia!" Con chi mi accompagno...
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