lunedì 21 novembre 2011

Lunedì


Svegliarmi la mattina presto mi distrugge l'ecosistema interno. Sì, ho un ecosistema ed è considerato protetto dai ranger che vivono nel mio organismo. L'avete visto tutti "Siamo fatti così" no? E secondo me siete anche i tipi che tengono la raccolta De Agostini a casa, pronta e in bella vista per far colpo sulle sgallettate che vi portate a casa, tanto la scusa dello studiare anatomia funziona sempre. E' un evergreen, come i giovani che si drogono e i warrior che riescono a fare la piramide.
Che poi tanto "presto" manco era. Nove e mezzo. Conosco gente che si sveglia alle otto, alle sette, pure alle sei. Ma non sono mai stato, io, un tipo da questi orari. Considerando che in estate, nel periodo di massimo lavoro in gelateria, io tornavo alle cinque a casa(perchè cazzeggiavo dopo l'orario di chiusura), fa sicuramente rendere conto al mio vastissimo pubblico che adoro dormire mentre gli altri sono svegli. E adoro lavorare mentre gli altri dormono. Forse si chiama agorafobia. O è semplice anticonformismo che ci contraddistingue, siamo giovani d'altronde.
Alle nove e trenta sono saltato in piedi dal letto, mi sono vestito, mi sono lavato i denti, ho effettuato qualche timida funzione corporale(ma non scendo nei dettagli) e sono andato dalla mia pulzella in perfetto orario. Il pulmann è arrivato, anch'egli, molto presto e siamo andati dritti dritti in direzione Caserta con tanta gioia nel cuore. Il motivo? Un esame di Economia Aziendale per lei(cosa c'entra codesta materia in un corso di Biotecnologie è ancora oggi un mistero), e si sa che il sottoscritto è una sorta di pupazzetto portafortuna che mangia, consuma caffè o altre schifezze dalle macchinette e si lamenta. Però legge e cerca anche di essere lievemente incoraggiante per la propria pulzella, che è quello che devo pur fare per contratto. Si arriva a Caserta, si arriva con largo anticipo: faccio i voti del fantacalcio mentre mangiucchio un cornetto a nutella (65 centesimi, nel bar dell'università) e bevo una cioccolata calda (20 centesimi alle macchinette). Mi ritrovo tre punti in più nel fantacalcio più importante, e zero nell'altro. Sono triste ma felice, ma triste. Indi sono triste. In tutto ciò la mia lei ripete e si confronta con le sue amiche, io continuo a visionare voti, elaborare tabellini, calcolare risultati, in cuor mio so che il tempo che trascorrerò lì sarà utile, soprattutto perchè così mi leggo alcune cose che ho in arretrato, ma so che non è così: gli imprevisti sono dietro l'angolo.
Uno ha la forma di un mio amico, parliamo di cose importanti: fantacalcio, risultati, D&D, varie ed eventuali. Ci salutiamo: l'esame inizia alle 12, è scritto. La prof non si vede, vado a farmi un cappuccino con cioccolato(20 centesimi alle macchinette). Un'ora dopo arriva, è caruccia la prof: si mantiene bene e credo che l'unico difetto evidente sia il suo non aver mai partecipato a casting per film porno in America. Avrebbe sicuramente avuto la parte per qualche scena ambientata a scuola. Ma sto divagando. Esco dall'aula: ho tre ore, dico tre, di attesa. Che combino? Leggo.

Dopo mezzo XL di Settembre(l'avevo detto di stare in arretrato) vado a mangiare. Compro il comprabile: una pepsi(35 centesimi alle macchinette), una bottiglia d'acqua (20 centesimi alle macchinette) e vado in pizzeria. Mangio e sono felice. Decido quindi di camminare verso la fumetteria per il solo motivo di non voler rimanere altre due ore con il deretano su una panchina. Mi avvio felice.
Ci metto un po' e perdo anche del tempo in una liberia. Quell'odore intenso di carta mi dà alla testa, un giorno o l'altro ci lavorerò. Sicuramente il giorno dopo in cui gli ebook avranno sconfitto la stampa. Noto il volumone di "Post Coitum" di Makkox, e sto ancora lì a chiedermi perchè ancora non mi decido a comprarlo. Mi ripeto che è inutile: le vignette le conosco già, che bisogno ho di averlo? Ma io voglio averlo. Son sicuro che un giorno non resisterò e chiamo direttamente il signor Dambrosio a casa e me lo vado a prendere in bici. Esco dalla libreria per non pensare alle centododici cose che vorrei comprare (tra queste c'era il primo volume, di tre, del nuovo libro di G.R.R. sulle Cronache. Costa diciannove euri. Un terzo di libro. Diciannove per tre, se la matematica è ancora scienza esatta, fa cinquantasette. Sono pazzi. La Mondadori intende pagare il debito a De Benedetti con i soldi dei nerd. Potrebbe riuscirci.) e arrivo in fumetteria: altre cose che vorrei comprare.

Cerco il vero motivo per cui sono giunto a quel punto: Munchkin Quest. La voglia di comprarlo instantaneamente è grande. Il motivo è evidente: io e la mia lei, ad ogni anniversario(che giunge al primo gennaio), ci facciamo regalini fino a raggiungere un massimo di cinquanta euri cadauno. Non è tanto se si considera che in quel periodo ci sono i nostri compleanni. Quindi si fa un regalo unico e tutti felici. Munchkin Quest è il gioco perfetto. Dato che normalmente, con la mia cricca di gente, ci compriamo giochi per serate in compagnia da cinque partecipanti a salire, questo invece si presta per serate da due a quattro persone. Dato che ogni tanto si gioca a Scarabeo uno contro uno, è bello variare. Solo che costa, da solo, già cinquanta patate(di quelle pregiate). Quindi, idea epocale: mezzo regalo a testa sarà Munchkin Quest. Allora visto che ci siamo vado in fumetteria, lo faccio tenere da parte, e prima di capodanno lo prendo. Non c'è. Sgomento. E' rimasto lì per sette mesi senza che nessuno se lo filasse. Sfiga epocale. Chiedo se si può ordinare: forse. C'è un altro ragazzo che gestisce una fumetteria, anche lui ne ha venduti due in settimana, chiede in magazzino se ci sono: niente, è ESAURITO! Forse faranno una ristampa, chissà dove chissà quando. Piango, o quasi. Marco, il mio nuovo Dio, mi assicura che se l'Alastor ne ha uno in magazzino è di sicuro mio. Spero che un giorno mi dia la bella notizia. Intanto spero, compro Bakuman numero 11 per un mio amico (3.50 euri, in fumetteria con uno sconto del 10 per cento) e me ne vò di nuovo in facoltà leggendo per strada. Ormai è diventata un'abitudine, brutta abitudine, ma ancora non ho colpito pali, persone, animali, macchine e quant'altro. La strada la riesco ugualmente a notare, cammino più lento, ma non sento le distanze, il che è sempre un bene.

Arrivo in una piazzetta a pochi minuti dall'università, sono le tre e dieci. Una coppietta inizia a sbraitare proprio al centro della piazza. Lei piange, chiama a telefono suo padre, gli urla di venire a prenderla continuando a singhiozzare, lui le prende il cellulare e gli stacca la chiamata. Nessuno si muove, dalle panchine un po' di gente osserva la scena, io rimango di pietra alzato ad osservare. Il tizio mi nota, forse un po' si vergogna ma continua a sgridarla. Lei piange forte, ad un certo punto dentro di me una strana sensazione viene a galla. Forse una vocina mi dice "aspetta che le dia anche solo uno schiaffo ed intervieni", un'altra dice "non sono affari tuoi, va' per la tua strada". Penso che tutti si fanno gli affari propri e vivono felici, io stavolta sento che è giunto il momento di non farmeli, mi fermo a dieci metri da loro e osservo lui. Attendo che faccia qualsiasi gesto inutile e giuro che intevengo. Le toglie gli occhiali e vuole il suo cellulare, lei continua a piangere e cerca di spiegarsi. Il padre richiama, lei riesce a rispondere e le dice di venire, lui mi osserva, forse un po' spaventato(avevo approntato la mia migliore faccia alla John Casey, ma non è mai stata nelle mie corde), la situazione sembra essere migliorata: decido di andarmene. Giunto al passaggio al livello un pensiero mi scorre per la testa: perchè non rimanere fino all'arrivo del padre? Sono il tipo che, se non vedesse quel momento, starebbe tutta la giornata a rimuginare sull'aver sbagliato. Torno indietro.

Mi siedo sulla panchina leggermente distante da loro che continuano nella loro diatriba. Lei sembra leggermente più calma, lui è sempre un cafone da prendere a cazzotti. Dopo cinque minuti si dirigono entrambi verso la strada, vedo lei salire su una macchina e lui prendere la via opposta. Qualunque sia la storia o il motivo lei starà bene, almeno adesso, almeno oggi. Torno in facoltà soddisfatto anche se convinto di non aver fatto niente, ma contento per la mia presa di posizione, Carmen ha finito l'esame è giunto il momento di tornare a casa, ma prima un bel tocco di caffè lungo (20 centesimi alle macchinette). Il resto è roba quasi normale: prendiamo il pulmann di ritorno per un soffio, ci facciamo una leggera passeggiata prima di arrivare alle nostre rispettive dimore, leggo il Bakuman di cui sopra, lo do al legittimo proprietario insieme al One Piece estorcendogli denaro, mi metto su internet, ho una voglia spasmodica di acquistare il libro di Zerocalcare (12 euri, spedizione inclusa con Makkox Spedizioni) e scribacchio questo post. Tra poco c'è il dungeon, la prima uscita ufficiale, vedremo che ne uscirà fuori e domani se ce la faccio scriverò un resoconto. Sono stanco, perchè ho sonno, sono capace di dormire poco ma è la sveglia che mi fotte. Sono il tipo che è più felice di dormire sei ore e svegliarsi alle 11 piuttosto che dormirne otto e svegliarsi alle 9. E' un fatto strano del mio ecosistema sbagliato, il caporal maggiore dei ranger me l'ha sempre detto: "il mondo non è adatto a svegliarsi alle sette, se così fosse tutti avrebbero considerato la sveglia una bellissima invenzione".

Morale della favola: se la trovate, fatemelo sapere.

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